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L’Ue del dopo-elezioni europee del 2014
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Federico Caffè: il tempo dell’utopia e lo spazio del riformismo
In solitudine tra chi riteneva dannoso correggere un sistema che andava rapidamente superato e chi invece lo riteneva inutile perché capace di trovare da solo i migliori equilibri, Caffè aveva il coraggio di proporre soluzioni concrete ai problemi più urgenti a cominciare dalla piena e buona occupazione. Ma, insieme al suo amico Bruno de Finetti, riteneva necessaria una visione utopica per dare libero senso al suo riformismo. La politica economica era da lui considerata a livello intermedio e come «ponte» tra l’economia pura e l’economia applicata, in una concezione unitaria della disciplina economica. Caffè si riconosceva nel programma ideale e programmatico della Costituzione che cercò di concretare come «civil servant», insegnante dedicato e consigliere del cittadino.
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Ttip e commercio internazionale: chi detta le regole del gioco
Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip), in corso di negoziato tra Unione Europea e Stati Uniti d’America, ha l’ambizione di riscrivere le regole del commercio internazionale, superando lo stallo del negoziato multilaterale Wto di Doha, per imporre a livello globale un pieno esplicarsi del neoliberismo. Mentre sono aleatori gli eventuali benefici in termini di reddito e occupazione, evidenti sono i rischi per la democrazia. In particolare il previsto Consiglio per la cooperazione regolatoria e il meccanismo di risoluzione delle dispute investitore-Stato (Isds) mettono in discussione le prerogative democratiche dei parlamenti. I sindacati europei e nordamericani hanno avanzato critiche e proposte basate sui diritti ambientali, sociali e del lavoro, a partire dalle Convenzioni Oil. Per l’Europa servono politiche economiche e sociali che riaffermino lo stato sociale, pongano fine all’austerità e stabiliscano una reale cooperazione con i paesi del Mediterraneo e dell’Eurasia.
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I presupposti per le innovazioni organizzative nei sindacati. Presentazione
Presentazione della sezione TEMA: Cambiamenti organizzativi per il sindacalismo del XXI secolo
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Tra complessità organizzativa e strategie inclusive. Il senso della Conferenza d’organizzazione della Cgil. Intervista a Nino Baseotto
Intervista a Nino Baseotto, componente delle Segreteria confederale della Cgil nazionale e responsabile dell’Organizzazione.
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Lavoro e politica: tra sindacato e partito
Il paper offre un’analisi storica del rapporto tra lavoro e politica a partire dall’assunto che il lavoro può essere pensato tanto come il fondamento universale della vita associata, quanto come una condizione parziale e conflittuale nel suo rapporto con il capitale. Si offre inoltre una lettura dell’articolazione del nesso tra sindacato e partito in una prospettiva Europea, anche alla luce delle trasformazioni prodotte dalla fine delle politiche keynesiane e dall’ascesa del neoliberalismo. A partire da questa analisi storica, sono infine offerte alcune considerazioni conclusive a proposito dei limiti e delle possibilità di un rinnovato rapporto tra sindacato e partito nel contesto italiano.
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L’«austeritarismo» e l’Europa: quali vie per resistergli?
In gran parte d’Europa, i diritti e le protezioni sociali conquistati nei decenni post-bellici sono stati gravemente erosi e ora ulteriormente minacciati dall’austerità neoliberista. Gli sforzi per resistergli sono stati finora ampiamente vani, ma un’efficace controffensiva è possibile? In questo articolo l’Autore delinea innanzitutto il ruolo dell’Ue quale elemento chiave per una rimercificazione del lavoro attraverso la sua crescente enfasi sulle libertà di mercato quale assoluta priorità, e sulla competitività co- me obiettivo politico centrale per i governi nazionali. L’Autore evidenzia come questo orientamento sia stato rafforzato dalla crisi economica, conducendo alla conseguente ricerca dell’austerità, con l’mposizione della nuova governance economica. Passa poi in rassegna alcune forme di protesta e opposizione, sia a livello sindacale sia di iniziative dei «nuovi» movimenti sociali. Suggerisce quindi un’attenta valutazione del loro successo e del loro fallimento. Infine sostiene che un’efficace articolazione delle di- verse forme di resistenza – transnazionali e fra differenti attori – sia essenziale al fine di arginare l’egemonia neoliberale.
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Il potere delle coalizioni sociali fra sindacati e comunità
In questo articolo a partire da tre concreti esempi di coalizioni tra sindacati e reti locali (la Public education coalition del Nuovo Galles del Sud con base a Sydney in Australia, la Grassroots collaborative di Chicago negli Stati Uniti e la Ontario health coalition di Toronto in Canada), l’Autrice esamina le caratteristiche che rendono le coali- zioni più forti, prestando attenzione in particolare ai seguenti fattori: a) il numero di realtà che vi aderiscono: meno estese sono le coalizioni e più riescono ad essere sostanziali e incisive; b) i contenuti delle alleanze: le coalizioni devono basarsi su interessi delle singole associazioni, ma allo stesso tempo devono essere in grado di andare oltre i singoli interessi particolari e aprirsi a temi più ampi; c) l’importanza della leadership; d) la centralizzazione delle campagne ma anche l’autonomia a livello locale, in modo da attuare le strategie più adatte a coinvolgere altre persone attivamente; e) la costruzione di coalizioni multilivello; f) una pianificazione attenta e a lungo termine.
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Sindacati e alleanze sociali. Riflessioni a partire dalla campagna «Fight for $15!»
La costruzione di coalizioni tra organizzazioni sindacali e altre forze sociali è diventata un fenomeno sempre più rilevante e dibattuto in letteratura. Diversi contributi hanno mostrato come queste pratiche siano più diffuse in alcuni contesti nazionali rispetto ad altri e che ciò deriva in misura preponderante dal livello di radicamento istituzionale dei sindacati all’interno di ogni sistema di relazioni industriali. Partendo da un’analisi della recente campagna «Fight for $15!» portata avanti da una coalizione di sindacati e organizzazioni delle comunità locali per organizzare e migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori dei fast-food negli Stati Uniti, il presente contributo riflette sulle ragioni che spingono i sindacati a costruire coalizioni con altri soggetti e analizza il rinnovato emergere di tali pratiche anche nel contesto italiano.
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Le frontiere dell’azione sindacale nella frammentazione del lavoro
L’articolo presenta i risultati di una ricerca sulle esperienze di innovazione sindacale promosse dalla Cgil in contesti caratterizzati dalla frammentazione del lavoro, dal lavoro disperso e precario. L’analisi prende in considerazione gli ostacoli, i limiti e i fattori che hanno favorito lo sviluppo di queste esperienze. In conclusione l’articolo presenta alcune riflessioni sull’impatto di queste esperienze sul modello organizzativo del sindacato, in particolare considerando il rapporto con la democrazia.
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Come cambiano i modelli di rappresentanza verso i lavoratori atipici e i giovani
L’articolo si propone di spiegare quali fattori possono influenzare il cambiamento sindacale, con particolare riferimento alle scelte strategiche messe in atto e ai modelli di rappresentanza adottati per la rappresentanza dei giovani e dei lavoratori atipici. L’obiettivo è quello di capire come e perché un sindacato possa adottare modelli di rappresentanza molteplici e diversi e spiegare la natura e la dinamica di tale cambiamento. Si sviluppa una tesi sul cambiamento del sindacato, che sottolinea l’importanza di prestare attenzione a fattori come il tempo, gli attori coinvolti e il mutamento dei rapporti di potere, al fine di comprendere in che modo la riconfigurazione dei rapporti di forza possa influenzare le scelte strategiche sui modelli di rappresentanza adottati. In conclusione sono spiegati i cambiamenti che si sono verificati nelle tre confederazioni sindacali italiane dal 1998 al 2012 e individuate le possibili e ulteriori trasformazioni in corso.
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Capitalismo digitale e azione collettiva
L’emergere di un’economia basata sulla produzione e sulla circolazione di conoscenza è considerato uno dei fatti fondamentali della società attuale. Il contributo approfondisce il rapporto tra impresa e società che si configura nel «capitalismo della conoscenza» e le sue ambivalenze principali: quelle tra mercato e cooperazione, tra partecipazione e verticalizzazione dei processi decisionali, tra autonomia del lavoro e neotaylorismo. In secondo luogo analizza le caratteristiche principali delle mobilitazioni nell’ambito dei settori della conoscenza avvenute in Italia in questi anni, ponendole in relazione con queste ambivalenze. Se la conoscenza è un elemento rilevante del capitalismo contemporaneo, infatti, i lavoratori della conoscenza ne sono l’elemento chiave, la cerniera tra settori tradizionalmente ad alto contenuto di conoscenza e gli altri settori. L’analisi del rapporto tra impresa e società nell’economia della conoscenza declinato attraverso i «lavoratori della conoscenza» – e in particolare i lavoratori dell’università e dello spettacolo – mostra che le rivendicazioni, l’autonarrazione e i frame proposti incorporano una specifica analisi del ruolo della conoscenza nelle dinamiche produttive delle società contemporanee, e si collocano al centro delle ambivalenze di tali dinamiche.
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