Luciano Lama. Il sindacalista che parlava al Paese
Il sindacalista che parlava al Paese
Una biografia per documenti ed immagini capaci di far rivivere gli snodi principali della storia di Luciano Lama e della CGIL
Settembre 2016
128 pag
ISBN: 978-88-230-2041-2
Collana: Arte & lavoro
biografiaCgilstoria del sindacato
Descrizione
Il 31 maggio 1996 muore a Roma Luciano Lama, partigiano protagonista della stagione fondativa della democrazia italiana, dirigente sindacale e uomo di sinistra, costruttore del sindacato e della Repubblica. Per ricordarlo il volume propone gran parte dei documenti esposti nella mostra storico-documentale Luciano Lama, il sindacalista che parlava al Paese, svoltasi a Lecce dal 27 al 29 maggio 2016, nell’ambito dell’iniziativa nazionale della CGIL «Le giornate del lavoro». Cinque sono i focus principali del volume: gli anni della formazione e la Resistenza; il passaggio da Forlì a Roma; la segreteria generale della CGIL; l’impegno istituzionale come vicepresidente del Senato; le sue passioni. Dai documenti spesso inediti riprodotti emerge un forte spirito di ricerca che permarrà in Lama tutta la vita, spirito di ricerca e volontà di conoscenza che a volte lo faranno parzialmente discostare dall’ortodossia del Partito e dalla dottrina tradizionale comunista. I documenti ci restituiscono anche un Lama sotto certi aspetti poco conosciuto, raccontandoci di un uomo riservato e a volte schivo, dalla immensa personalità e carica umana: un uomo circondato di vero affetto, amato dai suoi compagni e dai lavoratori, stimato dagli avversari come avversario duro ma leale. «Un uomo che parlava al Paese» lo definisce sulle colonne de l’Unità Giorgio Napolitano il giorno seguente alla sua morte. Scriverà il 3 giugno Bruno Trentin nel suo diario personale, riservato e ancora inedito: «Venerdì scorso è morto Luciano Lama. E da quel momento [...] mi sono ritrovato immerso nella tristezza e nei ricordi [...] Molte cose ci hanno diviso durante la sua direzione della CGIL e dopo; e certamente le nostre ‘ansie’ erano diverse. Ma egli resta il dirigente migliore che la CGIL poteva esprimere nel lungo periodo della sua reggenza e ha segnato una parte importante della nostra vita. Certamente della mia».
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