Primo riformare le pensioni
Lavorare per vivere, non vivere per lavorare
Proposte concrete per ripensare un welfare equo e sostenibile.
A cura di:
Giugno 2015
128 pag
ISBN: 978-88-230-1981-2
Collana: Saggi
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Descrizione
La riforma Fornero non è stata né equa né sostenibile. Non è stata equa perché ha fatto pagare ai lavoratori a basso reddito un prezzo spropositato tra prolungamento della permanenza al lavoro e prelievo contributivo: i lavoratori, quelli manuali ma non solo, non ce la faranno a lavorare fino a un’età così avanzata e le aziende preferiranno liberarsene. Si prospetta un futuro terribile per milioni di lavoratori: ben altro che gli esodati! D’altra parte ha lasciato sacche di privilegio e ha persino migliorato i requisiti per l’accesso alla pensione dei lavoratori della fascia più alta di reddito. Dunque a pagare sono soprattutto le donne, gli operai, i parasubordinati, i precari e i lavoratori stranieri. E non è sostenibile perché non ha messo in sicurezza i conti dell’INPS non avendo risanato i fondi in passivo cronico e avendo scaricato sull’INPS il debito accumulato dalla gestione pubblica, non per colpa dei dipendenti ma delle amministrazioni, a cominciare dallo Stato, che per decenni non hanno versato i contributi. Infine non è stata neanche una riforma «europea»: la previdenza e l’assistenza in Germania sono gestite molto diversamente, in particolare per gli stati di bisogno, di cura, di maternità e di disoccupazione. Occorre quindi riformare profondamente il sistema tenendo conto dei mutamenti demografici, della nuova famiglia e delle caratteristiche del mercato del lavoro. La solidarietà, anche alla luce dei profondi mutamenti avvenuti nelle famiglie, non potrà che essere pubblica, pena l’insostenibile abbandono degli anziani a se stessi. L’Europa ci mostra esempi, a cominciare dalla Germania, per ripensare un welfare equo e sostenibile.
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