Maria Brucale
Il valore (da resuscitare) della clemenza
La Repubblica (18/06/2019)

di Maria Brucale

Il Dubbio,

18 dicembre 2018

Un saggio a cura di Stefano Anastasia, Franco Corleone e Andrea Pugiotto. I detenuti nellenostre carceri sono ormai più di sessantamila. Circa 18.000 persone sono ristrette in attesa diuna sentenza definitiva di condanna. I suicidi sono in costante aumento. Le condizioni disovraffollamento sono drammatiche per tutta la popolazione degli istituti di pena: i detenuti, gliagenti.La riforma dell'ordinamento penitenziario con il suo vento di cambiamento si è spenta sotto lascure impietosa della paura e ha lasciato il posto alle spire dell'insicurezza sociale, fomentatecon slogan di immediato impatto emotivo che parlano alla pancia, ovattano la coscienza dellagente e supportano la contrapposizione al sé di qualcosa di altro, diverso dal sé, ladepauperazione dei diritti dell'estraneo appannaggio dei propri.È la squallida, grigia e mai così attuale scena dei capponi manzoniani, legati insieme per lezampe e diretti allo stesso patibolo ma capaci solo di beccarsi l'un l'altro e di ferirsi mentre lastessa disgrazia li accomuna. Gli istinti dominano, impellenti, rabbiosi e chiedono una gognaalla quale scagliare i propri sassi. E a loro parla la politica di governo ed offre pronto ristoro. Ilnirvana è lo stesso di sempre, cerbero, il tintinnar di manette, sangue e stridore di denti.In un clima simile, il libro "Costituzione e Clemenza - Per un rinnovato statuto di amnistia eindulto", a cura di Stefano Anastasia, Franco Corleone e Andrea Pugiotto, appare un attorivoluzionario. Il testo racchiude i contributi di giuristi e studiosi ed esprime lo sforzo condiviso digiungere a una riforma dell'art. 79 della Costituzione che renda la norma, ormai riposta in uncassetto polveroso, di nuovo vitale e serva a "restituire agibilità, costituzionale e politica, agliistituti di clemenza collettiva (amnistia e indulto) e individuale (grazia e commutazione dellapena)", in un'ottica di "pacificazione, giustizia e deflazione". Sono strumenti di politica criminaleche la Costituzione mette a disposizione del legislatore, sottratti per volontà del Costituente areferendum abrogativo "al riparo dal facile populismo penale".Amnistia, indulto, grazia e l'evocazione icastica della clemenza che tutti li accomuna e descrivenon trovano spazio, spiega Andrea Pugiotto, se impera il primato della pena esclusivamenteretributiva, revival della legge del taglione; se il concetto di "certezza della pena" è declinato nelsenso distorto che la pena sarà espiata per intero e in tutto il suo rigore.Eppure, dopo la riforma del 1992, che ha aumentato rendendolo inarrivabile il quorum perl'accesso alla misura indulgenziale, il sistema giustizia ha accusato il colpo incancrenendosi,incapace di gestire un insormontabile appesantimento del carico di lavoro negli uffici a fronte dirisorse umane e materiali sempre inadeguate.Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del 22 agosto 2005)

Ristretti Orizzonti - www.ristretti.orgIl valore (da resuscitare) della clemenzaLa tendenza sempre più marcata al panpenalismo, a dispetto del principio di residualità deldiritto penale, ha contribuito a determinare uno stato comatoso della giustizia penale in apertoconflitto con il criterio della ragionevole durata dei processi che informa l'art. 111 dellaCostituzione e l'art. 6 Cedu.Sovraffollamento carcerario e irragionevole durata dei processi "sfregiano il volto costituzionaledel diritto punitivo". Può, allora, rivelarsi necessario l'utilizzo di strumenti di clemenza collettivala cui natura deflattiva contribuisca a "chiudere una drammatica falla nel sistema delle garanziee dei diritti" ed a "restituire funzionalità a un sistema in condizioni di anormalità tali da mettere arepentaglio la sua stessa legalità costituzionale"."Clemenza di giustizia", secondo la definizione del Prof. Vincenzo Maiello come "adattamentodel diritto" o come "correzione del diritto", con la "vocazione ad operare quale mezzo di chiusuradel sistema ed a salvaguardia della sua coerenza complessiva", quali "risorse di un sistemapenale liberale".Certo, occorre, ricorda Pugiotto, sottrarre il ricorso alla clemenza alla arbitrarietà politicasottoponendola a precisi vincoli costituzionali di scopo e ricomporre amnistia e indulto, grazia ecommutazione della pena "entro l'orizzonte finalistico tracciato in Costituzione dall'art. 27, 3°comma" e, dunque, secondo l'insegnamento della Consulta: "allo scopo di favorire il cammino direcupero, riparazione, riconciliazione e reinserimento sociale" del reo."Se il vincolo teleologico della risocializzazione del reo accompagna la pena in tutta la suavicenda ordinamentale, fino a quando in concreto si estingue, ad esso non sono estraneineppure gli strumenti di clemenza, individuale e collettiva, che quella pena possono cancellareo ridurre o commutare. Grazia e commutazione della pena, indulto e amnistia, sono modalitàattraverso le quali il diritto si confronta con l'azione del tempo e con i dati della realtà rimediandoa situazioni dove l'applicazione o l'esecuzione della pena non risponde più al suo autenticosignificato costituzionale". La parola clemenza però fa paura a fronte di un concetto di giustizia, sempre più in osmosi conquello di pena e di pena in carcere, sospinto da malcelate pulsioni di vendetta privata. Èurgente una battaglia politico- culturale, è il monito di Stefano Anastasia e di Franco Corleone"contro l'uso populistico della giustizia penale e per il diritto penale minimo, contro la confusionetra giustizia penale e giustizia sociale", che veda "impegnate tutte le energie morali e intellettualiche abbiano a cuore la cosa pubblica"."Ridare dignità agli strumenti giuridici della clemenza, attraverso quello che Andrea Pugiottoimmagina come un loro rinnovato statuto costituzionale, rappresenta lo sforzo di rendere loStato più autorevole, forte e consapevole, capace di usare con senso della misura tutti glistrumenti di una politica criminale sagace. Essere passati dalla bulimia all'astinenza è statoinvece un atteggiamento debole, subalterno agli umori mutevoli della piazza".Occorre, per usare le parole di Marco Pannella, che con inarrestabili intensità e passione hainvocato l'amnistia per il ripristino di una condizione di legalità nelle nostre carceri, "impegnarsisenza riserve per disarmare boia e carnefici di Stato, tenutari di quel casino che chiamanoRegistro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del 22 agosto 2005)

Ristretti Orizzonti - www.ristretti.orgIl valore (da resuscitare) della clemenza"l'Ordine", i quali per vivere e sentirsi vivi hanno bisogno di comandare, proteggere, obbedire,torturare, arrestare, assolvere o ammazzare, e tentano l'impossibile operazione di trasferire iloro demoni interiori (di impotenti, di repressi, di frustrati) nel corpo di chi ritengono diverso daloro e che, qualche volta (per fortuna) lo è davvero"