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Basandosi sui risultati di un progetto internazionale di ricerca, l’articolo esamina un’esperienza innovativa di contrattazione a livello aziendale sui temi dell’occupazione giovanile; in particolare i recenti accordi sottoscritti da Enel Spa e sindacati per una «staffetta generazionale» e un programma sperimentale di apprendistato con alternanza scuola-lavoro. L’analisi si concentra sulle logiche d’azione e le modalità operative degli attori coinvolti, nonché sul contesto che li ha agevolati; essa evidenzia i buoni risultati ottenuti, ma anche alcune importanti criticità.
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Questo articolo presenta una panoramica dei rapporti di lavoro e della contrattazione collettiva nel settore dei servizi. L’analisi mostra come negli ultimi anni ci sia stata un’erosione nella copertura della contrattazione collettiva e un progressivo decentramento, prodotti in gran parte da riforme approvate unilateralmente durante il periodo di crisi. In conseguenza, si è ridotta la capacità protettiva della contrattazione collettiva, e si registra un ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro nel settore dei servizi. Per illustrare l’interazione tra queste dinamiche, vengono analizzate la contrattazione col- lettiva nel comparto delle società multiservizi e le iniziative dei sindacati per sviluppare una negoziazione inclusiva. In particolare, i sindacati più rappresentativi hanno provato, da un lato, a promuovere la contrattazione collettiva di settore e, dall’altro, a includere negli accordi nuove clausole per contrastare le situazioni di vulnerabilità alimentate dalle nuove normative. Tuttavia, data la portata delle sfide che pongono questi cambiamenti, la risposta articolata finora sembra insufficiente.
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In apparenza non sembra esserci alternativa al declino sindacale: calo degli iscritti, scarsa influenza politica, messa in discussione del peso della contrattazione nazionale di settore. Eppure, se prendiamo in considerazione le variabili organizzative, i sindacati italiani non sembrano così in difficoltà. Anzi, con ogni probabilità, registrano in questi anni il massimo storico di fatturato e di dipendenti. Il sindacato, come profetizzato da Bruno Manghi quarant’anni fa (1977), continua ancora oggi a «declinare crescendo». Nell’articolo vengono fornite evidenze empiriche originali per documentare tanto il declino della sindacalizzazione quanto l’ascesa di un nuovo e diverso «sistema di offerta» (Normann, 1984) che ha come baricentro i servizi individuali invece della contrattazione collettiva. In un’ottica di lungo periodo, viene di conseguenza avanzata un’interpretazione in termini di «ciclo di vita» del sistema di offerta sindacale contemporaneo, suggerendo una sua possibile adeguatezza e coerenza rispetto alla composizione della forza-lavoro, alle domande dei lavoratori, alle conseguenze in termini di «diritti» e di «diritto» che derivano dai successi dell’azione sindacale svolta nei decenni passati.
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In solitudine tra chi riteneva dannoso correggere un sistema che andava rapidamente superato e chi invece lo riteneva inutile perché capace di trovare da solo i migliori equilibri, Caffè aveva il coraggio di proporre soluzioni concrete ai problemi più urgenti a cominciare dalla piena e buona occupazione. Ma, insieme al suo amico Bruno de Finetti, riteneva necessaria una visione utopica per dare libero senso al suo riformismo. La politica economica era da lui considerata a livello intermedio e come «ponte» tra l’economia pura e l’economia applicata, in una concezione unitaria della disciplina economica. Caffè si riconosceva nel programma ideale e programmatico della Costituzione che cercò di concretare come «civil servant», insegnante dedicato e consigliere del cittadino.
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Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip), in corso di negoziato tra Unione Europea e Stati Uniti d’America, ha l’ambizione di riscrivere le regole del commercio internazionale, superando lo stallo del negoziato multilaterale Wto di Doha, per imporre a livello globale un pieno esplicarsi del neoliberismo. Mentre sono aleatori gli eventuali benefici in termini di reddito e occupazione, evidenti sono i rischi per la democrazia. In particolare il previsto Consiglio per la cooperazione regolatoria e il meccanismo di risoluzione delle dispute investitore-Stato (Isds) mettono in discussione le prerogative democratiche dei parlamenti. I sindacati europei e nordamericani hanno avanzato critiche e proposte basate sui diritti ambientali, sociali e del lavoro, a partire dalle Convenzioni Oil. Per l’Europa servono politiche economiche e sociali che riaffermino lo stato sociale, pongano fine all’austerità e stabiliscano una reale cooperazione con i paesi del Mediterraneo e dell’Eurasia.
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Presentazione della sezione TEMA: Cambiamenti organizzativi per il sindacalismo del XXI secolo
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Intervista a Nino Baseotto, componente delle Segreteria confederale della Cgil nazionale e responsabile dell’Organizzazione.
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Il paper offre un’analisi storica del rapporto tra lavoro e politica a partire dall’assunto che il lavoro può essere pensato tanto come il fondamento universale della vita associata, quanto come una condizione parziale e conflittuale nel suo rapporto con il capitale. Si offre inoltre una lettura dell’articolazione del nesso tra sindacato e partito in una prospettiva Europea, anche alla luce delle trasformazioni prodotte dalla fine delle politiche keynesiane e dall’ascesa del neoliberalismo. A partire da questa analisi storica, sono infine offerte alcune considerazioni conclusive a proposito dei limiti e delle possibilità di un rinnovato rapporto tra sindacato e partito nel contesto italiano.
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In gran parte d’Europa, i diritti e le protezioni sociali conquistati nei decenni post-bellici sono stati gravemente erosi e ora ulteriormente minacciati dall’austerità neoliberista. Gli sforzi per resistergli sono stati finora ampiamente vani, ma un’efficace controffensiva è possibile? In questo articolo l’Autore delinea innanzitutto il ruolo dell’Ue quale elemento chiave per una rimercificazione del lavoro attraverso la sua crescente enfasi sulle libertà di mercato quale assoluta priorità, e sulla competitività co- me obiettivo politico centrale per i governi nazionali. L’Autore evidenzia come questo orientamento sia stato rafforzato dalla crisi economica, conducendo alla conseguente ricerca dell’austerità, con l’mposizione della nuova governance economica. Passa poi in rassegna alcune forme di protesta e opposizione, sia a livello sindacale sia di iniziative dei «nuovi» movimenti sociali. Suggerisce quindi un’attenta valutazione del loro successo e del loro fallimento. Infine sostiene che un’efficace articolazione delle di- verse forme di resistenza – transnazionali e fra differenti attori – sia essenziale al fine di arginare l’egemonia neoliberale.