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Il lavoro povero nel turismo: mercati del lavoro, dinamiche locali e difetti regolativi. I casi di Rimini e Venezia a confronto
Per via delle sue caratteristiche produttive e sociali, il turismo è internazionalmente riconosciuto come un’attività povera, dominata da lavoro mal retribuito e instabile, e con alti tassi di turnover. All’interno del panorama produttivo italiano, il comparto fa segnare il più alto rischio di basse retribuzioni a causa sia dei bassi salari unitari sia dei limitati periodi lavorativi durante l’anno. Tuttavia, in questo contributo, attingendo in chiave comparativa ai casi delle industrie turistico-alberghiere di Rimini e Venezia mostreremo come al variare di alcune condizioni sociali, istituzionali ed economiche corrisponda anche una variazione piuttosto significativa della qualità, della retribuzione, della stabilità e dei contenuti del lavoro e, quindi, delle esperienze dei lavoratori.
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Il lavoro precario e le strutture sindacali. Le strategie adottate dai sindacati italiani e spagnoli
Le trasformazioni avvenute in Europa nel mercato del lavoro e nei sistemi di welfare, le politiche di bilancio restrittive e il rafforzamento delle tendenze neo-liberiste nei governi europei, hanno rafforzato il carattere di incertezza che già segnava i rapporti contrattuali di lavoro in Europa. In questa situazione i sindacati hanno avuto la necessità di sviluppare strategie per la rappresentanza e l’organizzazione dei lavoratori precari. L’articolo ha lo scopo di mettere in luce le differenze e di spiegare la varietà nelle strategie organizzative sindacali per la rappresentanza dei lavoratori precari in Italia e Spagna. Mentre i sindacati italiani hanno creato strutture ad hoc per organizzare e mobilitare i lavoratori atipici, in Spagna i principali sindacati confederali non hanno sviluppato strutture specifiche. Le differenze nella natura delle risorse da cui dipendono le organizzazioni sindacali in Italia e Spagna, in particolare di natura puramente istituzionale oppure legate alla membership, sono cruciali per comprendere le diverse strategie per il precariato sviluppate dai sindacati in questi due paesi.
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Il lavoro su piattaforma in Italia: informalità, discriminazioni e rischi di lavoro povero
Attraverso i dati dell’indagine Inapp-Plus relativi al 2021, l’articolo si propone di gettare luce sul fenomeno del lavoro tramite piattaforma in Italia, focalizzando l’attenzione sui possibili rischi legati allo sviluppo in questo ambito del lavoro povero. Ricostruito lo sviluppo del settore, e descritto il ruolo dell’algoritmo nel radicalizzare una dinamica in parte già sperimentata nella lean production, vengono presentate le ultime evidenze disponibili dell’indagine Inapp. Oltre alle caratteristiche fondamentali dei lavoratori digitali, si analizza il livello di formali-tà/informalità delle relazioni di lavoro, le dinamiche di pagamento e gestione dell’account, nonché le modalità di valutazione e controllo delle attività lavorative e, infine, la condizione economico-sociale dei lavoratori. In sintesi, informalità dei rapporti giuridici e pratiche discriminatorie, rappresentano ancora questioni aperte ed espongono i lavoratori ai rischi all’inizio segnalati, nonostante rispetto a queste questioni cercasse di porre rimedio la legge n. 128/2019. L’articolo ricostruisce questa disciplina, e la controversa fase attuativa della stessa, anche alla luce delle evidenze disponibili, sottolineando il ruolo che potrà avere, in prospettiva de iure condendo, la proposta di direttiva europea recentemente approvata.
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Il lavoro tra globalizzazione e bene comune
10.00
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Una valutazione sui possibili percorsi per rinnovare e riaffermare il ruolo e il valore del lavoro nell’epoca della globalizzazione, attraverso l’assunzione di alcuni paradigmi di riferimento - lo sviluppo locale e i beni comuni - coniugati con i temi della sostenibilità, della democrazia partecipata e della contrattazione. «I temi di questa riflessione, l’agenda da seguire per un percorso di ricostruzione sindacale e del movimento operaio, sono scrupolosamente descritti e analizzati [...] Il primo anello da ricostruire è la ricongiunzione tra movimento operaio e società civile, sulla base di un progetto di società fuori della globalizzazione e diverso da quello del capitalismo di mercato [...] Di rado si incontrano testi capaci di riunire gli argomenti e le proposte del movimento sindacale e dei movimenti della società civile in un comune filo conduttore. Il lavoro di Antonio Castronovi, non solo nelle intenzioni ma nei risultati raggiunti, è già un importante risultato verso la ricomposizione del mondo del lavoro con la società, valutati mediante le esperienze e le proposte espresse dalle organizzazioni che li attraversano». (Dalla prefazione di Bruno Amoroso)
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Il lavoro tra progresso e mercificazione
25.00
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Il decreto n. 276/2003 introduce rilevanti modifiche nell’ordinamento lavoristico che ci riportano indietro nel tempo: gli appalti interni, i trasferimenti di rami di azienda, il lavoro somministrato costituiscono schemi in virtù dei quali chi effettivamente utilizza la prestazione lavorativa non è più il datore di lavoro, contrariamente a quanto si era consolidato in Italia a partire dal 1960. D’altra parte il medesimo decreto aumenta le possibilità di assumere manodopera secondo schemi negoziali atipici e precari che mercificano il lavoro e precludono ai giovani la possibilità di programmare il loro futuro. La stessa nuova figura del contratto a progetto presenta non pochi aspetti di ambiguità. Il presente commentario si colloca dunque tra presente e futuro, combinando una rigorosa lettura dell’innovazione legislativa con le considerazioni di politica del diritto rese necessarie dalla volontà di riprendere un cammino di progresso. Con la direzione scientifica di Giorgio Ghezzi, il commentario ordina in successione, rispetto a ciascun tema e a ciascun articolo del decreto, i contributi di illustri giuslavoristi e docenti di diritto. In allegato sono riportati: il testo coordinato del decreto legislativo 276/2003; la legge delega n. 30/2003; il testo coordinato della legge n. 142/2001 sulle cooperative, come modificato dalla legge n. 30/2003; il decreto legislativo n. 368/2001 sul contratto a termine; il testo coordinato del decreto legislativo n. 61/2000 sul part-time, come modificato dall’articolo 46 del decreto legislativo 276/2003.
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Il lavoro vulnerabile e la crisi del coronavirus
L’articolo presenta un’analisi della vulnerabilità del lavoro e delle sue dinamichedu-rante l’emergenza per la pandemia di Covid-19, al fine di contribuire alla discussione sulle dimensioni che la caratterizzano e i fattori che contribuiscono ad alimentarla o, al contrario, a contrastarla. Tale analisi muove da una definizione multi-dimensionale di vulnerabilità del lavoro e si basa su una ricognizione di studi, materiale documenta-rio e dati secondari di diverse fonti. Essa considera vari ambiti,che,per le loro specifi-cità,sono stati trattati in maniera separata: il settore pubblico, per il quale non èin-tervenuta la chiusura delle attività; i settori privati, che hanno continuato a operare anche con attività «in presenza»; il lavoro da remoto nelle organizzazioni pubbliche e private; il lavoro autonomo. L’articolo evidenzia l’ampliamento dell’universo (ormai assai variegato) dei lavoratori vulnerabili e l’aggravarsi di situazioni già esistenti di vulnerabilità. In tale ambito, si evidenzia il ruolo importante che possono svolgere i si-stemi di protezione sociale e i corpi di rappresentanza degli interessie la loroazione di intermediazione.
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Il Lavoro, l’Europa, il Programma: tre domande per la sinistra politica
Per la prima volta il lavoro e il sindacato si trovano di fronte a un doppio cortocircuito, quello concernente il rapporto fra rappresentanza politica e identità nazionale e, insieme, quello concernente lo status e la legittimazione internazionale del paese. Una riflessione sulle nuove sfide per la sinistra.
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Il legame (mancante) tra politiche industriali e del lavoro
Il contributo analizza la relazione che c’è tra politiche industriali di tipo verticale e selettivo, orientate cioè a favorire cambiamento strutturale e posizionamento dell’economia su una traiettoria di crescita superiore, e politiche del lavoro volte a promuovere la creazione di «buona occupazione». Investigando la recente evoluzione dell’economia italiana, l’articolo mostra come quest’ultima rappresenti un rilevante caso di studio per quanto riguarda il parallelo indebolimento di struttura produttiva e mercato del lavoro e, d’altra parte, la man-canza di un legame «virtuoso» tra politiche industriali e del lavoro.
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Il Libro bianco e la Carta di Nizza
12.00
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Nell’ordinamento dell’Unione europea i diritti sociali hanno avuto, nel tempo, una rilevante evoluzione dai trattati fino alla Carta di Nizza, grazie anche al cospicuo apporto alla loro definizione fornito dalla giurisprudenza della Corte di giustizia. E poiché le disposizioni comunitarie in materia incidono sempre di più nella legislazione italiana è necessario verificare la correttezza del "dialogo" tra le due normative. In Italia il governo in carica ha predisposto il "Libro bianco sul mercato del lavoro" e il relativo disegno di legge delega che hanno suscitato un serrato dibattito. Molti esperti della materia ritengono infatti che questi provvedimenti comportino una precarizzazione del lavoro attraverso presunte "tutele nel mercato" in sostituzione delle "tutele nel rapporto lavorativo"; che essi puntino a sostituire l’autonomia e imparzialità della giurisdizione del lavoro con forme arbitrali di dubbia garanzia, e con forme burocratiche di insicura definizione dei rapporti; e tendano a ridimensionare le relazioni industriali e a emarginare l’effettiva rappresentanza sindacale. I saggi contenuti nel volume sviluppano questi temi, rielaborando le relazioni tenute da alcuni fra i più importanti giuslavoristi del paese al Convegno "Il futuro dei diritti sociali in Italia e in Europa", svoltosi il 1° febbraio 2002 presso il Cnel, promosso dalla "Rivista giuridica del lavoro", da Magistratura democratica e dalla Consulta giuridica del lavoro.
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Il Libro Verde sul welfare. Prospettive deboli per problematiche strutturali
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Il libro-testamento di un sociologo eretico
Scopo di questo articolo è rileggere l’analisi che Luciano Gallino compie della crisi del capitalismo e del sistema ecologico alla luce del suo precedente lavoro teorico e di ricerca empirica. L’ipotesi è che lo sviluppo della sua prospettiva sociologica di analisi della crisi e la critica delle sue configurazioni istituzionali e culturali sia radicata nella teoria della società che l’autore ha elaborato nel corso della sua lunga carriera intellettuale ma prenda anche le distanze da precedenti rappresentazioni della struttura di classe e della lotta di classe. L’analisi di Gallino della finanziarizzazione della società e del modo in cui la sua logica è stata applicata alle relazioni sociali e politiche induce a un ripensamento della metodologia delle scienze sociali allo scopo di riconsegnare la sociologia alla sua originaria vocazione critica.
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Il lungo trentennio della stagnazione salariale: dinamiche retributive della Pa, cenni comparativi con i settori privati, e contrattazione decentrata
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