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Le pensioni nella nuova governance europea
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Dalla crisi degli Stati ad Europa 2020
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Sulla rappresentanza politica del mondo del lavoro
Lotta per l’uguaglianza e liberazione del lavoro dalla condizione di merce sono le issue che hanno identificato la sinistra; la seconda rimane ora nell’ombra. Non è possibile definire il ruolo del lavoro nella società senza elaborare una teoria dell’impresa. La visione dell’impresa è mutata nel tempo in relazione al prevalere di politiche riformiste o politiche liberiste. Le teorie alternative alla shareholder value, dominante negli ultimi decenni, sono state elaborate in tempo reale, ma non hanno avuto voce nel dibattito politico a causa della subalternità culturale della sinistra. La rivoluzione tecnologica e l’emergere dell’economia della conoscenza, anche se non hanno finora intaccato il potere del capitale finanziario, nella governance delle imprese costituiscono una base oggettiva per ritematizzare il ruolo del lavoro nella prospettiva di definire le forme della partecipazione creativa all’attività produttiva e le forme di codeterminazione nella governance in imprese multistakeholder. Il limite dell’approccio marxiano sta in una sottovalutazione della funzione imprenditoriale intesa come distinta dalla proprietà. La sinistra deve elaborare una sua teoria positiva della funzione imprenditoriale.
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Riformare il capitalismo, oltre il mito del «valore per gli azionisti».
Il modello dello «shareholder value», che ha egemonizzato il trentennio neoliberale nei paesi anglosassoni, ha fallito essendo responsabile della crisi iniziata nel 2007-2008, a causa degli effetti sulle diseguaglianze e le ipotesi errate circa la razionalità dei mercati finanziari e gli schemi di incentivazione dei manager. Il modello dell’impresa socialmente responsabile, basato sulla governance multi-stakeholder e democratica, generalizza idee tratte dal modello di «gerarchia di mediazione imparziale», dalla co-determinazione tedesca, e dalle esperienze di Rsi. Secondo questo modello, chi governa l’impresa ha doveri fiduciari estesi verso tutti gli stakeholder, e la clausola fondamentale è consentire l’equa partecipazione al surplus da parte degli stakeholder essenziali, minimizzando gli effetti esterni negativi sugli altri. La sua superiore efficienza è qui dimostrata in termini di economia dei costi di transazione (e quindi produttività) in presenza di investimenti specifici molteplici, risorse cognitive complementari e rischio di abuso d’autorità. Se non si integra la corporate governance multi-stakeholder nel contratto sociale per la giustizia distributiva, sarà sempre impossibile evitare il «paradosso della tela di Penelope» secondo cui la tela dall’equità, tessuta dal welfare state, viene sempre disfatta dall’abuso di autorità nell’impresa.
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La macchina delle disuguaglianze
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Lotta alla povertà: rischi e opportunità
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Dal trattato di Maastricht alla crisi dell’euro: cosa abbiamo imparato?
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Presentazione
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Unione europea e crisi delle politiche di welfare. Rilievi critici sui sistemi di governance
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Crisi economico-finanziaria, rigore fiscale e tutela dei diritti sociali. Protagonisti ed esiti di una tensione istituzionale
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Il «nuovo» modello sociale europeo: fine dell’eccezionalismo?
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Lavoro e aspettativa di vita
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