• Tra gli effetti del voto dello scorso aprile – trionfale per la destra e deludente per il centro-sinistra – possiamo annoverare il merito di aver rilanciato le riflessioni intorno ai cambiamenti sociali, alle trasformazioni produttive e all’evoluzione del lavoro operaio. Per questo è sembrato utile ripubblicare un saggio di Accornero di trent’anni fa che aveva come oggetto «l’operaio diffuso», che prendeva gradatamente il posto dell’«operaio massa», la figura che i sociologi e i sindacati avevano identificato come il protagonista delle lotte sociali di fine anni sessanta. ...
  • Per indagare sulle relazioni tra forme di impiego atipiche e intervento sindacale prendiamo in esame la situazione di nove paesi, sette dei quali europei. Tutti fanno parte di quel piccolo numero di paesi che vantano uno sviluppo economico di vecchia data, nei quali la condizione di lavoratore salariato si è progressivamente imposta come forma dominante di integrazione della popolazione nella vita economica e sociale. ...
  • Il commercio al dettaglio costituisce ormai una componente principale di tutte le economie occidentali. Nel 2002 questo settore copriva il 9 per cento del totale della forza lavoro nell’Unione Europea a 25; negli Stati Uniti, nel 2005, la quota era pari al 13,4 per cento dell’occupazione del settore privato. Nei cinque paesi che sono stati oggetto dello studio internazionale, di cui qui riepiloghiamo i risultati, il Regno Unito aveva la percentuale più alta, col 10,5 (dati 2002), seguito da Olanda (8,8 per cento), Germania (8,6), Danimarca (7,1) e Francia (6,4). ...
  • Negli ultimi anni il lavoro nei call center ha assunto una forte rilevanza, diventando di fatto una sorta di paradigma – anche simbolico – del lavoro poco remunerato, poco gratificante e soprattutto poco o per niente tutelato. Dopo la crisi del sistema di valori centrato sulla figura dell’operaio-massa, alfiere simbolico della centralità operaia degli anni settanta, e più in generale delprocesso di trasformazione del lavoro, i call center sono diventati il simbolo del nuovo lavoro, quasi fossero le nuove fabbriche del terziario a bassa qualificazione, dove si affollano decine...
  • Nel corso degli anni novanta si è fatto sempre più chiaro in Italia che la crescente domanda di forza lavoro immigrata, per la parte che concerneva l’occupazione dei servizi domestici e di cura alle persone, mirava a supplire a carenze del sistema nazionale di welfare. L’immigrazione femminile diventava sempre più essenziale per garantire forme di assistentato di base, aiuto domiciliare o semplicemente compagnia in casa, rivolte agli anziani, ai bambini e a persone in difficoltà: disabili malati non autosufficienti o cronici. ...
  • Nel nostro contributo analizzeremo il fenomeno delle cosiddette badanti, nella sua complessità e specificità rispetto al lavoro di cura, i fattori che sono all’origine di tale presenza, i cambiamenti e gli impatti che tale figura determinano sulla relazione di cura, sul welfare e sulle dinamiche familiari, cercando, all’interno di queste questioni, di evidenziare alcune linee di politica sociale. Per comprendere appieno le peculiarità del fenomeno badante in Italia, oltre ad analizzare le peculiarità dei flussi migratori, è necessario capire inoltre le caratteristiche...
  • In Francia è in corso un vivace dibattito sui temi dell’aumento della flessibilità del lavoro e sull’emergere di nuove forme di impiego. Gli specialisti si dividono fra coloro che considerano l’aumento della precarietà del lavoro come un fenomeno strutturale, e coloro che negano la sua generalizzazione a tutte le categorie della manodopera (L’Horty, 2004). Se il dibattito resta aperto sulla natura congiunturale o strutturale, il carattere interno o esterno, l’ineluttabilità o meno della flessibilità, tutti riconoscono che in alcuni settori la forte diversificazione...
  • Cambia il lavoro, cambiano le persone, cambia lo stile di vita. Le «voci di dentro» della precarietà mescolano i tasselli di esistenze sospese e frammentate, narrano il corto-circuito crescente tra presente e futuro, sondano quell’ombra di inquietudine che ha modificato, insieme al mercato del lavoro, l’antropologia delle nuove generazioni. ...
  • I lavori di questa mattina sono organizzati in due parti. La prima è dedicata all’analisi della Strategia europea in tema di occupazione, la seconda all’analisi delle strategie nazionali. A Massimo Pallini e a me compete di darvi qualche informazione su quanto sta accadendo a livello comunitario nella costruzione di quel modello sociale comune di cui ci ha parlato Adolfo Pepe. ...
  • In Italia soltanto in questi ultimi mesi la proposta di direttiva Bolkestein è uscita dagli angusti ambiti del dibattito accademico-scientifico cui era stata confinata, guadagnando la ribalta del dibattito politico-sindacale nazionale. Ha contribuito in modo decisivo a destare l’attenzione pubblica italiana l’eco della rilevanza che è stata attribuita in Francia a tale proposta di direttiva durante la campagna referendaria per il Trattato costituzionale europeo. ...
  • Svolgiamo questo convegno all’indomani di un parziale e tuttavia benaugurante risultato di una delle prime lotte di raggio e proporzioni europei contro la precarizzazione del lavoro e, più in generale, contro l’impronta liberista nella legislazione europea. Mi riferisco, ovviamente, alle conclusioni (provvisorie) cui è giunto il Parlamento europeo intorno alla famigerata direttiva Bolkestein. ...
  • È forse utile per la sua forza descrittiva cominciare dalla tabella sottostante. Essa mostra dati degli ultimi mesi relativi a una zona della Danimarca, da cui si evince come sia possibile, anche in regime di altissimi salari, conservare un saldo netto di posti di lavoro nell’ambito di una notevole mobilità e in presenza di rilevanti fenomeni di delocalizzazione. ...