• In vaste aree del territorio italiano la delinquenza organizzata condiziona lo sviluppo, «affama» i soggetti più deboli, crea emarginazione, impedisce ogni forma di vita associativa e nega ai giovani la speranza del futuro. Con la strage di sei giovani ghanesi a Castel Volturno si è raggiunto l’apice di un clima di violenza e di terrore, che ha portato alla ribalta dell’opinione pubblica una delle mafie più potenti del territorio casertano, quella dei cosiddetti «casalesi». Eppure in quelle realtà sono anche in campo esperienze diffuse di resistenza civile e di cittadinanza attiva rivolte a far progredire, attraverso l’educazione permanente, una cultura della legalità che possa realizzare un vero argine sociale di contrasto e di lotta ai modelli finora vincenti della camorra. L’autore racconta alcune di quelle esperienze facendoci constatare, con la memoria e l’aiuto di tanti protagonisti, come anche in un territorio così difficile sia possibile ricostruire percorsi di liberazione e messaggi di speranza. La sfida è assai ardua, ma è la sola che possa restituire prospettive di futuro e di dignità ai giovani e ad intere popolazioni di Terra di Lavoro e di grandi aree del Mezzogiorno. Le storie narrate nel volume dimostrano che oggi è possibile combattere e vincere la criminalità organizzata se, in questa battaglia, alle istituzioni si uniscono le strutture organizzate della società civile. menzione speciale Premio Sele d’Oro Mezzogiorno - XXV ed.ne
  • Il Mezzogiorno d’Italia è nel pieno di un declino economico e non solo economico che ha caratteristiche sue proprie e si somma a quello generale del paese. Il divario tra Nord e Sud aumenta e si ripropone una «questione meridionale» peraltro mai risolta, che ha caratteristiche nuove rispetto al passato. Oggi la «questione meridionale» è, soprattutto, una «questione cognitiva»: pochi i giovani meridionali che si laureano, molti i giovani laureati meridionali che vanno via, poche le aziende che nel Mezzogiorno producono beni e/o servizi ad alto tasso di conoscenza aggiunto. Inoltre, quella meridionale è una «questione dimenticata». La cui soluzione prevede una nuova consapevolezza e la necessità di entrare finalmente nella società e nell’economia della conoscenza.
  • Nel passaggio dalla prevalenza di malattie acute alla maggiore incidenza di malattie croniche si sono rese evidenti le difficoltà del campo medico e di quello sociale nell’affrontarne la gestione e le ricadute sociali. Nel caso di patologie come le demenze o l’Alzheimer la scarsa visibilità nel dibattito pubblico appare una spia della difficoltà di affrontarne la gestione, nonostante le stime ipotizzino un loro aumento consistente nei prossimi decenni e, attualmente, si contino circa un milione e mezzo di pazienti, quasi la metà dei quali con Alzheimer. L’articolo ricostruisce l’attenzione altalenante alla condizione della non autosufficienza e delle demenza in Italia per riflettere sulle possibili ragioni di quanto accade e sui rischi che tale rimozione può determinare nella gestione sociale di questo articolato insieme di patologie.
  • Il teatro contemporaneo non è soltanto il prodotto della millenaria storia del teatro, ma è anche l’espressione di una società che, grazie alle nuove tecnologie, si teatralizza in tutte le sue manifestazioni. In questo volume, dopo un accurato percorso dalle origi ni fino alle soglie del secolo passato, l’autore intraprende il viaggio nella storia contemporanea del teatro fino a quello più recente, con un corposo spaccato sulla scena italiana e un quadro aggiornato delle ultime tendenze. Un’attenzione particolare è riservata all’aspetto sociale di quest’arte, alle dispute politiche tra le varie correnti, alle polemiche religiose e alle questioni economiche che ne hanno talvolta segnato il destino. Il lettore, soprattutto quel lo non abituato a frequentare i teatri, potrà avvalersi così di una piccola guida in grado di orientarlo nelle sue scelte critiche, fornendogli strumenti indispensabili, una buona dose di informazioni e stimoli per intraprendere e sviluppare la propria esperienza teatrale.
  • L’articolo pone in luce i dilemmi del bilanciamento vita-lavoro e le sfide poste alla contrattazione. Dapprima, si presenta una riflessione sul significato socialmente attribuito al lavoro e la necessità di decostruire gli stereotipi di genere ad esso associati. Questa prima riflessione è funzionale a ragionare sul rapporto tra lavoro retribuito, svolto principalmente fuori casa, e il lavoro non retribuito, domestico e di cura. È infatti questo rapporto – e l’asimmetria (e la diseguaglianza) di genere che lo connota – a definire le modalità della partecipazione di donne e uomini al lavoro retribuito. Senza questa necessaria decostruzione degli stereotipi associati al lavoro e della divisione di genere che ne deriva, l’attività di contrattazione non può che riprodurre le presenti diseguaglianze. Viene poi esaminato l’uso del rapporto a tempo parziale, le distorsioni presenti con particolare riferimento al caso italiano, e le problema-tiche che esso pone al bilanciamento vita-lavoro e alla contrattazione.
  • A partire dalla metà degli anni novanta il problema delle risorse disponibili sul territorio raggiunge ormai il livello di guardia a causa delle politiche fiscali territoriali che mortificano le spinte di autonomie locali, mentre il rischio che incombe sulla tenuta dei servizi diventa sempre più incontenibile. In questo contesto negli ultimi anni anche in Piemonte, come altrove, si diffonde la pratica della negoziazione territoriale, attraverso la quale il tema dello sviluppo locale si concilia con l’esigenza di partecipazione e codeterminazione del processo decisionale. ...
  • È davvero così difficile elaborare un modo laico e liberale di affrontare il problema della rinuncia all’accanimento terapeutico? O è possibile riconoscere, senza infingimenti, che esiste un diritto all’autodeterminazione personale, che esiste il principio dell’autonomia del singolo individuo? Medici, giuristi, storici, scrittori, teologi e sindacalisti discutono su un tema appassionante come quello del cosiddetto testamento biologico, denso di implicazioni religiose, morali, culturali, giuridiche, costituzionali. Nell’ottica del riconoscimento di una sovranità personale che consenta libertà di decisione e anche eventualmente di rinuncia alle cure, emerge un punto di contatto tra laici e cattolici che si rinviene nel paradigma del rispetto della persona umana. In questa nuova luce finisce con il diventare secondaria quella distinzione che invece viene oggi drammatizzata nel dibattito e che costituisce oggetto di una contrapposizione quasi violenta anche nelle proposte di legge in discussione, e cioè la differenza tra trattamento medico in senso stretto e strumenti cosiddetti di sostegno, come l’idratazione e l’alimentazione artificiale.
  • L’articolo, partendo da un aggiornamento sullo stato di avanzamento dell’iter di attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, per il riconoscimento di maggiore autonomia alle regioni che lo richiedono, analizza gli elementi di criticità dei rapporti tra Stato e regioni, in particolare, prima e durante la pandemia, delineando gli obiettivi da realizzare affinché siano superati. Si pongono in evidenza gli elementi problematici emersi nell’emergenza Covid-19 in merito all’uniforme riconoscimento dei diritti civili e sociali fondamentali, alle disuguaglianze esistenti e ai conflitti di competenza tra Stato e regioni.