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Concertare le riforme: note introduttive
La concertazione fra governi e parti sociali ha raggiunto il suo apice in Europa negli anni settanta del secolo scorso. Non a caso il dibattito sul neo-corporativismo, il cui sviluppo viene così magistralmente ricostruito nel saggio di Streeck pubblicato in questo numero, ebbe inizio con un articolo di Schmitter del 1974 e conobbe un vero e proprio boom negli anni successivi. Nel corso degli anni ottanta lo scambio politico e la concertazione entrarono ovunque in una fase di declino, al punto che lo stesso Schmitter (1989), come altri teorici del neo-corporativismo, forse influenzati...
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Lo studio degli interessi organizzati: prima e dopo il passaggio del secolo
Nel corso degli anni sessanta, fra gli studiosi europei di scienze sociali iniziò a svilupparsi una reazione contro quello che potrebbe essere definito «normalismo americano». Con questa definizione intendo l’assunzione più o meno tacita, condivisa da quasi tutta la scienza sociale americana quand’era in procinto di conquistare il dominio mondiale, del fatto che le società industriali avanzate convergessero ineluttabilmente verso il modello della più avanzata fra tali società, gli Stati Uniti. ...
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Slittamento ed evoluzioni nella regolazione sociale
C’è ancora uno spazio per la concertazione sociale, feticcio positivo e demone negativo nei dibattiti scientifici e politici di tanti anni, nella regolazione delle economie avanzate? Questo è un tema che rinvia a tante questioni intrecciate: la partecipazione di attori privati alle politiche pubbliche, il ruolo dei sindacati verso le istituzioni e il sistema politico, il compromesso sociale come metodo per affrontare i nodi dello sviluppo economico. ...
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I governi e la concertazione. Perché alcuni la vogliono e altri no
La letteratura sul corporativismo e il tema della concertazione tendono a fondere insieme una serie di domande che dovrebbero essere tenute separate. 1) Perché i governi vogliono (o non vogliono) condividere le loro prerogative decisionali con attori privati (generalmente sindacati e associazioni dei datori di lavoro), non solo in maniera informale ma anche in maniera formale, avviando apertamente negoziati con loro? 2) Una volta che il governo ha espresso la sua volontà di «organizzare un tavolo negoziale» o di delegare la regolazione alle «parti sociali», in quali condizioni si realizza...
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Concertazione locale. Note a partire da una ricerca empirica
Da qualche tempo il tema della concertazione locale ricorre di frequente nel dibattito culturale e politico. Fioriscono gli studi volti a documentarne la diffusione e a tentare di valutarne gli effetti. E si moltiplicano i contributi che più o meno apertamente ne propongono l’estensione e il consolidamento come modo per affrontare e provare a risolvere molti dei problemi che affliggono il nostro e altri paesi europei, cui spesso oggi si allude parlando di «declino». Il tema appare rilevante, dunque, sia come oggetto di approfondimento conoscitivo sia come progetto per un auspicato...
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Il dialogo sociale in Europa: verso una convergenza funzionale nella regolazione del lavoro?
Condividere le decisioni di interesse generale, o quanto meno confrontarsi con i portatori degli interessi diffusi nella società, costituisce una scelta delle istituzioni europee fin dall’immediato secondo dopoguerra. Gli assetti istituzionali previsti e concretamente adottati sono mutati nel tempo, e sono stati anche molto diversi tra loro. Alla ricostruzione di questa continuità nella diversità è dedicata la prima parte di questo articolo. Cercherò poi di discutere brevemente alcuni effetti di questo approccio, a livello europeo e a livello nazionale. ...
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Uno scambio senza contropartite
Il dibattito sulla concertazione in Italia si è spesso polarizzato tra chi la propone come strumento per la difesa dei redditi e chi invece la rifiuta, perché vi intravede una deriva verticistica dell’organizzazione sindacale, con conseguenze sull’autonomia rivendicativa del sindacato e sul suo ruolo di rappresentante degli interessi di classe. Questo ha portato, molto spesso, a un uso mistificato e propagandistico del termine concertazione, sia da parte di coloro che la hanno criticata sia da parte di coloro che invece la hanno celebrata. ...
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Lavoro e individualismo di mercato
Perché l’enorme crescita di produttività nell’ultimo secolo non si è tradotta in un significativo aumento del tempo libero per gli esseri umani, e nel paese più ricco del mondo, gli Stati Uniti, si registrano addirittura negli ultimi decenni quantità più elevate di ore lavorate? Perché in Francia e in Germania leggi e accordi collettivi sugli orari di lavoro sono diventati carta straccia nel tentativo disperato di far fronte alla nuova competizione globale, mentre il lavoro straordinario continua la sua «crescita secolare», anche nelle più aggressive economie asiatiche?...
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Gli enti bilaterali in chiaro
Fino a qualche tempo fa gli enti bilaterali erano un istituto pressoché sconosciuto, anzi «negletto», di cui «i pochi che sanno non parlano né sembrano interessati a sentir parlare da estranei: prediligono la discrezione, il silenzio – meglio ancora l’oblio – incuranti di destare in questa maniera il sospetto di occultare chissà quali compromissioni» (Romagnoli, 2003). Monografie e saggi in argomento si contavano sulla punta delle dita (Bellardi, 1989; Perulli, Sabel, 1997). Poi sono arrivati la legge 30 e il d.lgs. 276 del 2003, in cui all’art. 2, lettera h, gli enti bilaterali,...
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Le strutture bilaterali aiutano le organizzazioni?
Il volume di Salvo Leonardi esamina un aspetto delle relazioni industriali che ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo, anche se alcune esperienze erano già avviate da molto tempo. Il tema è quello degli enti bilaterali, nel volume sono contenuti una serie di saggi relativi a questo fenomeno sia a livello nazionale sia in altri contesti. Per l’Italia ci sono poi approfondimenti settoriali dedicati al settore edile, all’artigianato, all’agricoltura e al commercio, turismo e servizi (questi ultimi due capitoli sono di Giuseppe D’Aloia). Il tema della formazione è esaminato...
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Nuove disuguaglianze nelle fatiche e nelle soddisfazioni del lavoro
Nel secolo scorso, e ancor più in quello precedente, la maggior parte delle utopie prefiguravano radicali trasformazioni della natura del lavoro; non tanto la sua abolizione, quanto una sua progressiva riduzione, in particolare della parte determinata dalla necessità, e per tale via prospettavano crescenti possibilità di liberazione, autodeterminazione e realizzazione di sé per tutti gli individui. Ronald Dore comincia la sua riflessione (Il lavoro nel mondo che cambia) proprio rammentando quelle «utopie varie»; una rievocazione che permette all’autore di sottolineare, ancora una volta,...
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La gerarchia fra libertà economiche e flexicurity scandinava
In un suo saggio incluso in un volume collettaneo pubblicato in italiano alcuni anni fa, G.A. Cohen si cimenta in un classico problema dell’analisi marxista, la libertà/costrizione dei lavoratori rispetto alla necessità di vendere la loro forza-lavoro: «Secondo i marxisti, gli appartenenti alla classe operaia sono costretti a vendere la loro forza lavoro (…). I pensatori borghesi celebrano la libertà contrattuale manifesta non solo nell’acquisto da parte capitalista della forza lavoro, ma anche nella sua vendita da parte del lavoratore. ...
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