• Questo articolo prende in esame lo sviluppo della dimensione sociale in Europa sin dai primi giorni dell’Unione europea. Identifica quattro periodi di costruzione «sociale», ciascuno dei quali utilizza metodi diversi, e difformi nella portata, in risposta alle particolari sfide del momento. In ogni periodo lo sviluppo della dimensione sociale riflette la necessità di recuperare la fiducia nel progetto di integrazione, dimostrando allo stesso tempo che l’Europa non è solo integrazione economica ma anche progresso sociale. L’articolo si concentra sul periodo successivo al 2005, che coincide con l’allargamento dell’Unione europea ai paesi dell’Europa centrale e orientale (Peco), e si conclude suggerendo alcune soluzioni per conservare e rafforzare il modello sociale europeo: ad esempio il coordinamento dei salari a livello nazionale in linea con i vincoli Uem, l’introduzione di un reddito sociale minimo e la creazione di una piattaforma tripartita per valutare il dialogo tra le parti sociali e la contrattazione collettiva. Tali scelte comportano la creazione di istituzioni che assicurino la solidarietà e limitino il potere delle forze di mercato.
  • L’articolo analizza la disciplina dei licenziamenti introdotta, soltanto per i lavoratori nuovi assunti, dal decreto legislativo n. 23 del 2015, nell’ambito del cd. Jobs Act del Governo Renzi. Il saggio ricostruisce le linee di fondo del provvedimento e ne valuta l’impatto sulle relazioni di lavoro e sull’azione delle organizzazioni sindacali. Vengono anche evidenziati i possibili effetti critici del provvedimento, quali l’effetto sulle condizioni di concorrenza tra le imprese, soprattutto in alcuni settori economici, e sulla spinta delle imprese a sostituire il personale già in servizio con lavoratori più giovani e meno costosi. L’autore delinea infine i terreni sui quali la contrattazione collettiva potrebbe temperare gli aspetti socialmente ed economicamente negativi della nuova disciplina legale.
  • Il libro raccoglie uno scambio epistolare tra Fausto Bertinotti e Riccardo Terzi, tra la nascita del governo Monti e le elezioni politiche del 2013, il cui significato vuole essere, come dice il titolo La discorde amicizia, la necessità per la sinistra di organizzarsi come un campo plurale, nel quale sappiano convivere e intrecciarsi le diverse culture politiche. Il comune punto di partenza è la chiara percezione della sconfitta culturale e sociale che la sinistra ha subito, a partire dagli anni ’80, con il conseguente cedimento strutturale di tutti i suoi tradizionali punti di forza. Occorre quindi un lungo lavoro di ricostruzione, ed è su questa prospettiva che si confrontano, in un dialogo serrato, i due rispettivi punti di vista, cercando di individuare una possibile via di uscita dalla crisi. Alla fine il confronto si allarga, con il contributo di Michele Prospero, e il libro si propone di provocare una più larga riflessione critica nel vasto e accidentato campo della sinistra. Con un dialogo conclusivo coordinato da Michele Prospero.
  • Il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216 ha attuato nell’ordinamento italiano la direttiva quadro 2000/78/CE sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizione di lavoro e ha introdotto, per la prima volta nel nostro ordinamento, una disciplina relativa al divieto di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Nonostante l’evidente rilevanza di tale decreto per quanto riguarda i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori omosessuali e bisessuali, la direttiva non è stata attuata in modo completamente soddisfacente e la disciplina introdotta dal decreto legislativo rischia di essere fortemente carente. Scopo del volume è non solo quello di esaminare le numerose questioni giuridiche che il decreto legislativo 216/2003 solleva e, più in generale, la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale sul posto di lavoro, ma anche di ragionare circa possibili soluzioni per gli operatori del diritto, vista l’assenza di giurisprudenza e la carenza del dibattito giuridico in questo ambito particolare. Per la direzione scientifica di Stefano Fabeni, dottorando di ricerca alla Columbia University School of Law di New York, e Maria Gigliola Toniollo, responsabile del Settore Nuovi Diritti della Cgil nazionale, il volume ordina, rispetto alle diverse questioni disciplinate dal nuovo quadro normativo nazionale ed europeo, i contributi di illustri giuristi italiani ed europei. Nell’allegato sono riportati la direttiva 78 del Consiglio europeo, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro; il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, «Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro»; la proposta di legge n. 4389, «Modifiche al decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216»; le linee guida di un «Codice di comportamento» per l’attuazione della direttiva europea 78/2000 con particolare riferimento alla discriminazione per orientamento sessuale.
  • Il paper analizza alcune delle strategie di mobilitazione sociale e politica implementate dai disoccupati e dai lavoratori non standard di Napoli. Il movimento di protesta più importante, unico in Italia nel suo genere, sorto per opera di gruppi di soggetti appartenenti alle classi subalterne del napoletano, è il «movimento dei disoccupati organizzati», un’organizzazione di base fondata a metà degli anni settanta nel centro storico di Napoli, caratterizzato da un’accentuata dinamica della sua composizione sociale. I protagonisti di questo movimento sono prevalentemente lavoratori precari e donne impiegate in forme di lavoro non qualificato e non protetto. Le considerazioni proposte si basano in larga misura su incontri e interviste con gli attori locali coinvolti. Si cerca di spiegare per quale motivo, a Napoli, a eccezione del movimento dei disoccupati organizzati, non si siano verificate proteste sociali radicali. L’analisi si propone di evidenziare se e come la necessità di rappresentanza propria di questa tipologia di lavoratori sia soddisfatta, e quali relazioni abbiano con attori sindacali, politici e istituzionali. Il movimento esprime una lotta per il riconoscimento (Honneth, 1992) e può essere considerato un concreto esempio della «capacità di aspirare» (Appadurai, 2004).
  • Nel 1895 i fratelli Lumière filmano l’uscita degli operai dalla loro fabbrica a Lione. Il cinema inizia dal lavoro. Negli ultimi anni è tornato a descriverlo: nel Duemila, e in particolare dal 2008 con lo scoppio della crisi economica, i registi italiani, europei e americani ricominciano a riflettere su questo grande tema. I licenziamenti, la disoccupazione, la difficoltà di trovare un nuovo impiego. Le figure deboli come le donne e i precari. Il libro è una mappa del cinema sul lavoro nei nostri anni: da Ken Loach a Laurent Cantet, dai fratelli Dardenne a Lars von Trier, fa il punto su come i registi di oggi trattano il lavoro e il lavoro che non c’è. Da film manifesto come Full Monty alle provocazioni estreme come Il grande capo, passando per la strada italiana di Smetto quando voglio. In sei capitoli divisi per temi La dissolvenza del lavoro analizza oltre cinquanta titoli, decifrando lo stile degli autori: dal realismo sociale di Loach al cinema hollywoodiano de Il diavolo veste Prada. Dalla commedia alla tragedia, dal lieto fine al pugno nello stomaco. Una bussola per orientarsi nel cinema del nostro tempo difficile: colpito dalla di soccupazione, ma illuminato da grandi opere. I capitoli sono seguiti da una scheda tematica a cura di uno studioso dell’argomento.