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La flessibilità positiva
8.00
€
Il volume nasce, a conclusione della ricerca su «Il potere di organizzazione del tempo di lavoro», per rendere disponibile ad un pubblico vasto le riflessioni e i materiali su quella che si è ritenuto di qualificare come flessibilità «buona», intesa nel senso di «flessibilità positiva per il lavoratore», che si determinerebbe ogniqualvolta è a lui rimessa la facoltà di modificare la prestazione lavorativa, in termini di orari e di presenza. La finalità perseguita nella più recente legislazione e contrattazione collettiva – di cui si riportano i testi – è quella di garantire ai lavoratori di ambo i sessi la possibilità di disporre, per la cura della prole e dei propri familiari e, addirittura, per motivi personali e di solidarietà sociale, di maggiori spazi temporali, tutti ovviamente liberati dall’attività lavorativa.
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La flexicurity come idea centrale del Modello sociale europeo
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La flexicurity nei paesi scandinavi
È forse utile per la sua forza descrittiva cominciare dalla tabella sottostante. Essa mostra dati degli ultimi mesi relativi a una zona della Danimarca, da cui si evince come sia possibile, anche in regime di altissimi salari, conservare un saldo netto di posti di lavoro nell’ambito di una notevole mobilità e in presenza di rilevanti fenomeni di delocalizzazione. ...
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La formazione continua dei lavoratori
10.00
€
Il volume ripercorre le tappe fondamentali dell'itinerario normativo che ha consentito nell'ultimo decennio di porre le basi, in Italia, del sistema di formazione continua. Nella prima parte si rivisitano le tappe fondamentali della politica europea in materia. Dopo aver analizzato il ruolo e le caratteristiche dei Fondi strutturali, si espongono i risultati prodotti dagli investimenti compiuti attraverso le risorse dell’Obiettivo 4 della programmazione 1994-99 del Fondo sociale europeo. Si evidenzia come molti obiettivi fondamentali non siano stati conseguiti, in particolar modo le indicazioni che miravano a privilegiare prevalentemente i lavoratori con limitate competenze e le imprese in crisi. La parte finale si occupa della nuova programmazione 2000-2006 dei Fondi strutturali e in particolare analizza i contenuti del Quadro comunitario di sostegno - Obiettivo 3, che riguarda gli investimenti del Fondo sociale europeo sulle risorse umane. Un capitolo, inoltre, è dedicato alla normativa nazionale in materia di formazione continua: dai riferimenti della legge quadro in materia di formazione professionale alla normativa prodotta nel corso degli anni novanta, fino alla più recente tra cui quella che si propone il rafforzamento del sistema attraverso la costituzione dei Fondi interprofessionali per la formazione continua gestiti dalle parti sociali.
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La formazione continua tra cambiamenti, criticità e nuovi scenari di intervento
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La formazione degli operatori delle Case della Salute nell’Ausl di Bologna
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La formazione dei lavoratori, il sindacato e la contrattazione
13.00
€
I Fondi interprofessionali per la formazione continua sono organismi gestiti congiuntamente dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali, che finanziano piani di formazione per lavoratori occupati nelle imprese italiane, utilizzando lo 0,30% del monte salari versato all’Inps per questo scopo. Le parti sociali, in Italia e in molti paesi d’Europa, hanno scommesso sulle risorse umane come un possibile punto di sintesi tra le esigenze di competitività delle imprese e gli interessi dei lavoratori e del sindacato; sindacato che, da parte sua, intende accrescere il sapere dei lavoratori e rafforzarne il potere contrattuale in fabbrica e fuori. Questo libro vuole offrire, a tre anni dalla nascita dei Fondi, un’informazione puntuale su quello che hanno realizzato, e, presentando alcune esperienze significative che hanno visto un coinvolgimento importante del sindacato, vuole fornire strumenti utili a tutti coloro che nel sindacato stesso, nelle associazioni d’impresa, nelle imprese, nelle istituzioni, nei sistemi formativi e in altri luoghi ancora se ne dovranno occupare.
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La formazione professionale nel sistema italiano delle relazioni industriali
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La forte critica verso l’assuefazione al peggioramento nelle tutele
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La forza del modello sociale europeo
L’articolo riassume la tesi principale del libro "Who’s afraid of the welfare state now?" (Hemerijck e Matsaganis, 2024), ovvero «Chi ha paura dello stato sociale ora?», secondo la quale siamo entrati in una nuova epoca di ampio consenso politico, fondato sull’accettazione dell’idea che robusti sistemi di protezione sociale, se ben disegnati, rendono le nostre economie più dinamiche, le nostre società più serene e le nostre democrazie più forti. Il welfare europeo ha dato un contributo importante alla gestione delle ricadute sociali della crisi finanziaria globale dei primi anni dieci e al superamento della crisi pandemica dei primi anni venti. Questo contributo ha ormai reso in larga misura obsolete le vecchie polemiche contro il welfare che imperversarono per molto tempo dopo la fine del trentennio glorioso. Oggi non stiamo più vivendo sotto il segno dell’austerità, né sotto quello della sfiducia nello Stato sociale. Nonostante ciò, le idee superate connesse alla fase dell’ascesa ultraliberista resistono per inerzia nell’immaginario collettivo. Su questo punto il nostro libro suona una nota di dissenso: con una piccola dose di iperbole, si potrebbe concludere che il welfare europeo gode di ottima salute.
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La forza dell’utopia
12.00
€
Coloro che all'opinione pubblica benpensante appaiono rivoluzionari intransigenti e per la questura sono ribelli insofferenti delle leggi e delle regole dettate dalle classi dominanti, costituiscono il nerbo di quella classe di pubblici amministratori che ha contribuito alla crescita e al progresso della società italiana. - E' la storia di tanti dirigenti del movimento operaio e democratico italiano, che diventano sindaci e presidenti di provincia passando con facilità e con assoluta competenza dalla difesa delle parti sociali più deboli alle rappresentanze degli interessi più generali delle popolazioni. - E' il caso di Giuseppe Parpagnoli, che passerà dalla rivoluzione al giornalismo, dal sindacato all'amministrazione oculata degli enti locali, utilizzando l'esperienza acquisita nel rapporto con i lavoratori. L’intero ricavato per la vendita del libro sarà devoluto a favore di Emergency per il Centro di riabilitazione di Sulaimaniya, Iraq.
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La frattura economica e la frattura territoriale nelle elezioni del 2018
Le elezioni politiche 2018 in Italia hanno confermato la radicalizzazione delle motivazioni economiche del voto che già si poteva osservare nelle ultime tre elezioni nazionali. Inoltre, si è verificata una divaricazione delle preferenze politiche a base territoriale (Nord, Sud): anche in questo caso non si tratta di una novità assoluta nella geografia elettorale italiana, tuttavia la divisione bipolare Nord/Sud non si era mai tanto acuita come nelle ultime tornate elettorali, sovrapponendosi alla ragioni economiche del voto nel ridisegnare una inedita frattura economico-territoriale del paese. L’articolo esplora le determinanti di questa doppia spaccatura, a partire dalla ri-mobilitazione del voto meridionale e dalle variabili socio-economiche che più influiscono nella concentrazione territoriale del voto. Infine, l’attenzione viene portata su di alcuni aspetti caratteristici del rapporto partiti-elettori nel Meridione, per suggerire come la saldatura inedita della frattura economica con quella territoriale trovi una sua possibile spiegazione in una delle conseguenze della crisi del debito pubblico, ovvero nello spiazzamento dei ceti medi meridionali specializzati nella intermediazione dal centro in periferia dei flussi finanziari e dei consensi politici.
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