• Il lavoro in risaia, durante la prima metà del secolo scorso, ha coinvolto migliaia di donne. La scelta di rapportarsi storiograficamente a quell’esperienza attraverso un campione di testimoni nasce non tanto dall’esigenza di ricostruire la storia del lavoro in risaia, quanto dalla consapevolezza che il recupero della memoria soggettiva del lavoro può contribuire alla salvaguardia di una cultura e di una sensibilità civile oggi a rischio di fronte ai mutamenti epocali presenti anche nel mondo lavorativo. Le testimonianze sono state organizzate nel testo quasi a voler creare un racconto corale, come corale era il canto che dalle risaie si levava alto sulla fatica delle donne ricurve sull’acqua. Un racconto corale che ci ripropone quella trasmissione di esperienze che legava come filo invisibile la vita delle donne più giovani alle numerose madri simboliche da cui ricevevano l’esperienza, il coraggio e la forza affettiva per andare avanti. Filo che permetteva, infine, di sopportare le nostalgie di lontananze pesanti attraverso una fitta rete di solidarietà femminili antiche.
  • Scrivere una storia del Primo Maggio non significa limitarsi a ripercorrere le tappe di una manifestazione che si ripete di anno in anno da più di un secolo. Significa anche raccontare la storia di una speranza di riscatto, di una utopia, quella socialista di una società di eguali e senza sfruttamento, che per un giorno sembra farsi reale nelle speranze e nei comportamenti dei lavoratori in festa. Tradotto sul piano locale, il Primo Maggio, dalle origini alla prima guerra mondiale, è la cartina di tornasole degli sviluppi del giovane socialismo bresciano: i difficili inizi, la repressione, la prime libertà, la conquista della città in alleanza con i liberali, le divisioni interne tra riformisti e rivoluzionari, lo scontro con il forte movimento cattolico e l’addensarsi delle prime nuvole belliche. Il Primo Maggio è tutto questo: speranza, riflessione e accesa lotta politica.
  • Il congresso della Seconda Internazionale, riunito a Parigi nel luglio 1889, chiamò i lavoratori di tutto il mondo a manifestare simultaneamente per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore. La grande mobilitazione planetaria, fissata per 1° maggio 1890, ebbe una straordinaria riuscita. Così, quello che era stato concepito come un evento unico e irripetibile divenne un appuntamento da rinnovare ogni anno. Iniziava la tradizione del Primo maggio, 130 anni di storia, ripercorsi con linguaggio chiaro ed essenziale in questo libro, che attinge a una documentazione anche inedita e valorizza testimonianze, cronache, episodi poco conosciuti. Si va dai turbolenti comizi anarchici di fine Ottocento alle infervorate piazze del «biennio rosso», prima che la festa ribelle fosse soppressa dal fascismo. Il Primo maggio tornò a celebrarsi nel 1945, a pochi giorni dalla Liberazione e l’anno seguente diede un forte impulso alla campagna per l’avvento della Repubblica. Nel 1947 fu scritta la pagina più sanguinosa: la strage di Portella della Ginestra. Poi la scissione sindacale, le dure contrapposizioni della guerra fredda, la lenta e difficile ripresa del discorso unitario, i cortei di fine anni Sessanta con operai e studenti «uniti nella lotta». Con le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini e delle mentalità il Primo maggio ha perso molti dei suoi caratteri identitari, ma è riuscito a trovare altre e forti ragioni, sperimentando forme e linguaggi inediti, per affermare il valore del lavoro nel nuovo millennio.
  • La legge finanziaria per il 2007 (n. 296 del 27 dicembre 2006), pur nella complessità del testo normativo, si caratterizza per la rilevante presenza di disposizioni a tutela dei lavoratori. Con numerosi commi, infatti, è stata confermata una linea del governo tesa ad arginare la precarietà esplosa negli ultimi anni e a promuovere il lavoro stabile e sicuro. In tale direzione si era peraltro già mossa l’azione del ministro del Lavoro e della Previdenza sociale con gli interventi del 2006 e, in particolare, con quelli relativi ai lavoratori dei call center e alla sicurezza nei cantieri. Ed è in questo tracciato che si inseriscono le disposizioni contenute nella legge n. 296, aprendo così la prospettiva di un ravvicinato percorso riformatore. Il volume è il frutto della prima elaborazione di un gruppo prestigioso di giuslavoristi ed economisti, che, ciascuno per la propria specializzazione, descrivono e commentano in modo chiaro e completo i contenuti delle norme al fine di farle conoscere e renderle chiare a chiunque sia interessato ai problemi del lavoro. In appendice il testo delle principali disposizioni della finanziaria in materia.
  • I 65 anni di storia della FISAC CGIL, qui trattati, sono strettamente e inevitabilmente intrecciati con la storia del nostro Paese. Ad essa hanno contribuito le lavoratrici e i lavoratori del credito e delle assicurazioni, con le passioni e le ragioni delle loro battaglie per la democrazia e l’emancipazione. Evocarne la storia non ha voluto essere un esercizio di memoria commemorativa, né tanto meno nostalgica. Ha voluto invece essere un forte richiamo a un patrimonio di valori ricco ed importante, cui i giovani, semplici iscritti o già attivisti sindacali, possano essere motivati ad attingere a piene mani. La memoria infatti va intesa come ponte che unisce passato, presente e futuro, come valore rispettato e custodito, come chiave di interpretazione fondamentale delle vicende umane. C’è un filo rosso che lega queste pagine ed è il valore sociale del lavoro. Non poteva essere diversamente. L’articolo 1 della Costituzione recita: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro...». Il lavoro vi è assunto, cioè, come valore costituzionale essenziale, inteso e tutelato: come valore economico, ossia mezzo di soddisfazione dei bisogni umani; come valore sociale, cioè ambito nel quale contribuire al bene comune e ottenere un riconoscimento sociale; come valore personale, cioè spazio per la valorizzazione del talento individuale.
  • Il volume nasce, a conclusione della ricerca su «Il potere di organizzazione del tempo di lavoro», per rendere disponibile ad un pubblico vasto le riflessioni e i materiali su quella che si è ritenuto di qualificare come flessibilità «buona», intesa nel senso di «flessibilità positiva per il lavoratore», che si determinerebbe ogniqualvolta è a lui rimessa la facoltà di modificare la prestazione lavorativa, in termini di orari e di presenza. La finalità perseguita nella più recente legislazione e contrattazione collettiva – di cui si riportano i testi – è quella di garantire ai lavoratori di ambo i sessi la possibilità di disporre, per la cura della prole e dei propri familiari e, addirittura, per motivi personali e di solidarietà sociale, di maggiori spazi temporali, tutti ovviamente liberati dall’attività lavorativa.
  • È forse utile per la sua forza descrittiva cominciare dalla tabella sottostante. Essa mostra dati degli ultimi mesi relativi a una zona della Danimarca, da cui si evince come sia possibile, anche in regime di altissimi salari, conservare un saldo netto di posti di lavoro nell’ambito di una notevole mobilità e in presenza di rilevanti fenomeni di delocalizzazione. ...
  • Il volume ripercorre le tappe fondamentali dell'itinerario normativo che ha consentito nell'ultimo decennio di porre le basi, in Italia, del sistema di formazione continua. Nella prima parte si rivisitano le tappe fondamentali della politica europea in materia. Dopo aver analizzato il ruolo e le caratteristiche dei Fondi strutturali, si espongono i risultati prodotti dagli investimenti compiuti attraverso le risorse dell’Obiettivo 4 della programmazione 1994-99 del Fondo sociale europeo. Si evidenzia come molti obiettivi fondamentali non siano stati conseguiti, in particolar modo le indicazioni che miravano a privilegiare prevalentemente i lavoratori con limitate competenze e le imprese in crisi. La parte finale si occupa della nuova programmazione 2000-2006 dei Fondi strutturali e in particolare analizza i contenuti del Quadro comunitario di sostegno - Obiettivo 3, che riguarda gli investimenti del Fondo sociale europeo sulle risorse umane. Un capitolo, inoltre, è dedicato alla normativa nazionale in materia di formazione continua: dai riferimenti della legge quadro in materia di formazione professionale alla normativa prodotta nel corso degli anni novanta, fino alla più recente tra cui quella che si propone il rafforzamento del sistema attraverso la costituzione dei Fondi interprofessionali per la formazione continua gestiti dalle parti sociali.
  • I Fondi interprofessionali per la formazione continua sono organismi gestiti congiuntamente dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali, che finanziano piani di formazione per lavoratori occupati nelle imprese italiane, utilizzando lo 0,30% del monte salari versato all’Inps per questo scopo. Le parti sociali, in Italia e in molti paesi d’Europa, hanno scommesso sulle risorse umane come un possibile punto di sintesi tra le esigenze di competitività delle imprese e gli interessi dei lavoratori e del sindacato; sindacato che, da parte sua, intende accrescere il sapere dei lavoratori e rafforzarne il potere contrattuale in fabbrica e fuori. Questo libro vuole offrire, a tre anni dalla nascita dei Fondi, un’informazione puntuale su quello che hanno realizzato, e, presentando alcune esperienze significative che hanno visto un coinvolgimento importante del sindacato, vuole fornire strumenti utili a tutti coloro che nel sindacato stesso, nelle associazioni d’impresa, nelle imprese, nelle istituzioni, nei sistemi formativi e in altri luoghi ancora se ne dovranno occupare.