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La formazione continua tra cambiamenti, criticità e nuovi scenari di intervento
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La formazione degli operatori delle Case della Salute nell’Ausl di Bologna
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La formazione dei lavoratori, il sindacato e la contrattazione
13.00
€
I Fondi interprofessionali per la formazione continua sono organismi gestiti congiuntamente dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali, che finanziano piani di formazione per lavoratori occupati nelle imprese italiane, utilizzando lo 0,30% del monte salari versato all’Inps per questo scopo. Le parti sociali, in Italia e in molti paesi d’Europa, hanno scommesso sulle risorse umane come un possibile punto di sintesi tra le esigenze di competitività delle imprese e gli interessi dei lavoratori e del sindacato; sindacato che, da parte sua, intende accrescere il sapere dei lavoratori e rafforzarne il potere contrattuale in fabbrica e fuori. Questo libro vuole offrire, a tre anni dalla nascita dei Fondi, un’informazione puntuale su quello che hanno realizzato, e, presentando alcune esperienze significative che hanno visto un coinvolgimento importante del sindacato, vuole fornire strumenti utili a tutti coloro che nel sindacato stesso, nelle associazioni d’impresa, nelle imprese, nelle istituzioni, nei sistemi formativi e in altri luoghi ancora se ne dovranno occupare.
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La formazione professionale nel sistema italiano delle relazioni industriali
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La forte critica verso l’assuefazione al peggioramento nelle tutele
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La forza del modello sociale europeo
L’articolo riassume la tesi principale del libro "Who’s afraid of the welfare state now?" (Hemerijck e Matsaganis, 2024), ovvero «Chi ha paura dello stato sociale ora?», secondo la quale siamo entrati in una nuova epoca di ampio consenso politico, fondato sull’accettazione dell’idea che robusti sistemi di protezione sociale, se ben disegnati, rendono le nostre economie più dinamiche, le nostre società più serene e le nostre democrazie più forti. Il welfare europeo ha dato un contributo importante alla gestione delle ricadute sociali della crisi finanziaria globale dei primi anni dieci e al superamento della crisi pandemica dei primi anni venti. Questo contributo ha ormai reso in larga misura obsolete le vecchie polemiche contro il welfare che imperversarono per molto tempo dopo la fine del trentennio glorioso. Oggi non stiamo più vivendo sotto il segno dell’austerità, né sotto quello della sfiducia nello Stato sociale. Nonostante ciò, le idee superate connesse alla fase dell’ascesa ultraliberista resistono per inerzia nell’immaginario collettivo. Su questo punto il nostro libro suona una nota di dissenso: con una piccola dose di iperbole, si potrebbe concludere che il welfare europeo gode di ottima salute.
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La forza dell’utopia
12.00
€
Coloro che all'opinione pubblica benpensante appaiono rivoluzionari intransigenti e per la questura sono ribelli insofferenti delle leggi e delle regole dettate dalle classi dominanti, costituiscono il nerbo di quella classe di pubblici amministratori che ha contribuito alla crescita e al progresso della società italiana. - E' la storia di tanti dirigenti del movimento operaio e democratico italiano, che diventano sindaci e presidenti di provincia passando con facilità e con assoluta competenza dalla difesa delle parti sociali più deboli alle rappresentanze degli interessi più generali delle popolazioni. - E' il caso di Giuseppe Parpagnoli, che passerà dalla rivoluzione al giornalismo, dal sindacato all'amministrazione oculata degli enti locali, utilizzando l'esperienza acquisita nel rapporto con i lavoratori. L’intero ricavato per la vendita del libro sarà devoluto a favore di Emergency per il Centro di riabilitazione di Sulaimaniya, Iraq.
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La frattura economica e la frattura territoriale nelle elezioni del 2018
Le elezioni politiche 2018 in Italia hanno confermato la radicalizzazione delle motivazioni economiche del voto che già si poteva osservare nelle ultime tre elezioni nazionali. Inoltre, si è verificata una divaricazione delle preferenze politiche a base territoriale (Nord, Sud): anche in questo caso non si tratta di una novità assoluta nella geografia elettorale italiana, tuttavia la divisione bipolare Nord/Sud non si era mai tanto acuita come nelle ultime tornate elettorali, sovrapponendosi alla ragioni economiche del voto nel ridisegnare una inedita frattura economico-territoriale del paese. L’articolo esplora le determinanti di questa doppia spaccatura, a partire dalla ri-mobilitazione del voto meridionale e dalle variabili socio-economiche che più influiscono nella concentrazione territoriale del voto. Infine, l’attenzione viene portata su di alcuni aspetti caratteristici del rapporto partiti-elettori nel Meridione, per suggerire come la saldatura inedita della frattura economica con quella territoriale trovi una sua possibile spiegazione in una delle conseguenze della crisi del debito pubblico, ovvero nello spiazzamento dei ceti medi meridionali specializzati nella intermediazione dal centro in periferia dei flussi finanziari e dei consensi politici.
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La gerarchia fra libertà economiche e flexicurity scandinava
In un suo saggio incluso in un volume collettaneo pubblicato in italiano alcuni anni fa, G.A. Cohen si cimenta in un classico problema dell’analisi marxista, la libertà/costrizione dei lavoratori rispetto alla necessità di vendere la loro forza-lavoro: «Secondo i marxisti, gli appartenenti alla classe operaia sono costretti a vendere la loro forza lavoro (…). I pensatori borghesi celebrano la libertà contrattuale manifesta non solo nell’acquisto da parte capitalista della forza lavoro, ma anche nella sua vendita da parte del lavoratore. ...
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La globalizzazione delle migrazioni: un diritto di uscita senza diritto d’entrata
All’inizio di questo secolo siamo entrati in un fenomeno di globalizzazione delle migrazioni che coinvolge la maggior parte dei paesi, perchè luoghi di partenza, di accoglienza, di transito, o per tutti e tre questi elementi. Questo movimento di persone ha conosciuto un’accelerazione senza precedenti soprattutto a partire dalla fine del XX secolo anche grazie alla generalizzata possibilità di ottenere un passaporto. Ma proprio mentre il diritto di uscita si estendeva, il diritto di ingresso andava drammaticamente restringendosi. L’articolo evidenzia come uno degli elementi centrali del problema sia la trasformazione del fenomeno migratorio in fenomeno legato alla mobilità alla quale si aggiunge l’iniqua distribuzione del diritto di emigrare, la cui mancanza rappresenta oggi una delle più grandi disuguaglianze se si considera che la mobilità è la modalità utilizzata per sfuggire alla povertà e al mal governo del paese in cui si è nati.
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La governance
12.00
€
Il libro è risultato tra i finalisti del Premio Nazionale di Editoria Universitaria 2016
Dalla
governance
globale a quella dell’università, dal la
governance
d’impresa alla
governance
dei servizi pubblici, il dibattito politico è ormai segnato dal persistente riferimento a un oggetto oscuro e sfuggente che lascia nell’ombra il «chi» governa «cosa» e «come». Quando si usa la parola
governance
, sembra si voglia intendere che le cose devono governarsi da sé, magari per favorire un processo di riduzione del ruolo dello Stato e del peso della dimensione pubblica. In questo libro sono tratteggiate le caratteristiche di un «discorso politico» che non solo descrive alcune importanti trasformazioni della forma dello Stato e della relazione tra pubblico e privato, ma propone modalità nuove di governo e di autogoverno delle comunità umane. Collocata nell’odierno dibattito intorno al rapporto tra politica ed economia, la
governance
che emerge dai documenti istituzionali internazionali svela il volto oscuro di un inedito primato dell’economia sulla politica.
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La governance in un mercato del lavoro incerto: verso una nuova agenda di ricerca
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