• La struttura della popolazione dei lavoratori dipendenti è cambiata in molti modi nei 25 anni considerati dagli studi sulla qualità della vita lavorativa. Questi cambiamenti incidono anche sul modo in cui si sono evolute le esperienze della vita lavorativa stessa. I miglioramenti delle condizioni di lavoro, ad esempio, non derivano necessariamente dagli effettivi miglioramenti che sono stati introdotti sul posto di lavoro, ma dal fatto che tendono a prevalere alcuni tipi di mansioni rispetto ad altre. ...
  • In quel che segue procederemo ad una rassegna ragionata delle argomentazioni svolte in tre libri, che in qualche misura si integrano e i cui meriti e limiti si bilanciano, sui temi della crisi ambientale: di Ardeni e Gallegati (La trappola dell’efficienza), di Saitō Kōhei (Il capitale nell’Antropocene) e di Carl Cassegård (Toward a Critical Theory of Nature: Capital, Ecology, and Dialectics). Il nostro scopo non è tanto una mera critica quanto aprire un dialogo. E questo proprio quando l’impellenza di un intervento che prenda di petto quella che Claudio Napoleoni, più che crisi ambientale, preferiva chiamare «la questione della natura» – una natura intesa come alterità essenziale che si riconosce e rispetta, senza con ciò rinunciare romanticamente alla sua trasformazione – e che si fa ogni giorno più drammatica. Da questi testi c’è senz’altro molto da imparare. C’è però anche molto da interrogare.
  • L’articolo affronta la tematica degli effetti del sistema pensionistico in un’ottica generazionale e si concentra sull’analisi delle condizioni istituzionali, demografiche ed economiche nelle quali quattro generazioni rappresentative hanno accumulato i diritti per la loro pensione. Le generazioni esaminate, nate rispettivamente nel 1945, nel 1955, nel 1965 e nel 1975, fronteggiano al tempo stesso un assetto istituzionale in radicale cambiamento e condizioni sul mercato del lavoro molto differenti. Dal punto di vista istituzionale il passaggio dal sistema retributivo (che riguarda le pensioni delle due generazioni più anziane e in parte della terza) a quello contributivo (che riguarda soprattutto la generazione più giovane) prefigura una differente distribuzione dei rischi demografici, economici e politici. La proiezione futura delle sorti pensionistiche delle quattro generazioni mostra che solo in presenza di un significativo aumento dell’età effettiva di pensionamento l’adeguatezza del sistema pensionistico pubblico per le generazioni più giovani potrà aspirare al mantenimento dei livelli raggiunti da coloro che sono andati in pensione negli anni più recenti. Due temi risultano cruciali in termini di politica economica e di disegno del sistema pensionistico futuro: la capacità del sistema pensionistico di contribuire al contrasto alla povertà tra gli anziani e la tematica della produttività dei lavoratori in età avanzata. Il successo della riforma contributiva nel lungo periodo dipenderà in maniera cruciale da questi due aspetti.
  • Sono ormai sei anni e tre volumi che ci occupiamo della «questione salariale», in particolare di retribuzioni, inflazione e produttività. Il 2 gennaio del 2004 il quotidiano La Repubblica mise in prima pagina il tema dei salari in Italia, evidenziando i principali numeri del nostro rapporto di ricerca. Torniamo quindi a riaffrontarlo nel quadro di un patto per la produttività al termine di un percorso di concertazione tra le parti sociali e il governo, culminato nella sigla del Protocollo sul welfare del 23 luglio 2007. ...
  • Questo articolo tratta la questione salariale e occupazionale italiana attraverso l’elaborazione dei dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), dell’Ufficio statistico dell’Unione Europea (Eurostat), della Commissione Europea (Ameco) e dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (Inps). Lo studio analizza le dinamiche salariali e occupazionali e presenta un quadro in cui l’Italia, a differenza delle principali economie dell’Eurozona, si caratterizza per una stagnazione salariale di lungo periodo e per il peso crescente delle professioni meno qualificate. L’articolo mostra come l’aumento dell’area della precarietà alimenti quella del disagio salariale e del lavoro povero.
  • La Racaille

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    Racaille, feccia: così l’aveva definita l’allora ministro degli Interni Nicolas Sarkozy. Di questa «feccia» facevano parte anche Zyed e Bouna, 17 e 15 anni, morti mentre scappavano, inseguiti dalla polizia. È la scintilla che fa scattare la rivolta nelle banlieues, cinque anni fa. Gli scontri si susseguono per giorni, le immagini di quelle diecimila auto bruciate fanno subito il giro del mondo e si ripetono tre anni dopo ad Atene. Sono immagini che assomigliano a quelle di Los Angeles, solo che stavolta gli scontri razziali non c’entrano nulla: le rivolte di Parigi ed Atene sono, infatti, i simboli più evidenti del «modo» in cui intere generazioni hanno scelto di comunicare la loro rabbia e i loro desideri. Non si tratta del «malessere» dei figli dell’immigrazione, ma dell’espressione di una condizione di vita precaria che caratterizza tutti i giovani in Europa. Le periferie popolari francesi in cui infuria la protesta sono state per molti anni luoghi di emancipazione e di esperienze di protagonismo sociale, ma i grandi processi di ristrutturazione economica ne hanno cambiato il volto. Oggi la storia delle banlieues racconta solo la violenza poliziesca e l’incontro mancato tra la sinistra e le ultime generazioni, che rifiutano tutte le forme di rappresentanza, anche quelle introdotte col ’68. Ecco perché quelle periferie costituiscono la chiave di lettura per capire i nuovi fenomeni legati al lavoro e denunciano drammaticamente il vuoto di democrazia in Europa.
  • Il «ciclo virtuoso» dei rifiuti nasce dai nostri buoni comportamenti di cittadini educati, ma cosa accade dopo il nostro dovere quotidiano di selezionare e consegnare correttamente i rifiuti al servizio pubblico? La complessità del ciclo dei rifiuti è impressionante, tra una miriade di norme e condizioni gestionali talvolta spericolate, criticità e problematiche imprevedibili fino alla presenza, marginale ma ugualmente inaccettabile, di comportamenti illegali. Eppure, le opportunità di progresso e di crescita economica sono enormi a patto che nessun elemento incidente sia disconosciuto o evitato. In questo testo gli Autori, senza orpello ideologico e forti della loro decennale esperienza sul campo, compiono una ricognizione a 360 gradi su ciò che accade e perché e, soprattutto, esplorano le tendenze in atto e l’orizzonte che ci aspetta nella prospettiva di far diventare, davvero, i rifiuti una risorsa. Il libro contiene numerosi grafici e tabelle, documenta in profondità ogni dato analitico, valuta razionalmente i fatti, propone riflessioni e opzioni senza congetture. Facile e fluido nella lettura, ricco di richiami pratici e denso di concretezza, questo è il «libro mastro» per comprendere presente e futuro della raccolta differenziata e del ciclo dei rifiuti urbani del nostro paese.
  • L’occupazione nella pubblica amministrazione è stata per decenni considerata paradigma del lavoro stabile e garantito, oltre che altamente sindacalizzato. Con le politi-che di contenimento della spesa pubblica e l’affermarsi di nuovi modelli organizzativi anche in questo settore si sono diffuse le nuove forme di occupazione non standard e il ricorso alle esternalizzazioni. L’articolo riferisce i risultati di una ricerca su quest’a-rea, con riferimento agli enti locali di Napoli. In essa si illustrano i principali caratteri e il significato dell’occupazione collegata alla pubblica amministrazione napoletana e il ruolo della diffusione del lavoro non standard nel contesto più generale di un «mercato del lavoro atipico». Sono stati poi analizzati approcci e strategie di azione tanto dei principali attori sindacali locali quanto dei lavoratori sul tema dell’organizzazione, della rappresentanza e della mobilitazione dei lavoratori non standard nella pubblica amministrazione e nelle attività esternalizzate. In conclusione, sono proposte alcune osservazioni sui risultati dell’indagine di campo e sulle implicazioni che ne derivano per il rapporto tra lavoro precario, pubblica amministrazione e rappresentanza sindacale.