• Il lavoro è cambiato. Ma non è cambiato in modo adeguato il modo di regolarlo per affrontare con efficacia i nuovi problemi che sono proposti dai cambiamenti in corso. In questo volume viene mostrato il deficit di regolazione che connota il sistema sociale italiano: dalle relazioni industriali e dalla contrattazione, fino alla rappresentanza e alla carenza di un disegno ampio di protezione sociale capace di includere il lavoro instabile e precario. Nello stesso tempo viene rilevata la difficoltà di fornire risposte efficaci alle aspettative dei lavoratori (che riguardano tanto l’attesa di una migliore qualità del lavoro che la domanda di maggiore stabilità) da parte delle organizzazioni di rappresentanza: in modo particolare di quelle che si muovono nella sfera politica. Il mondo del lavoro immerso nell’economia globale manifesta una crescente insicurezza e richiede soluzioni meno congiunturali. In questa chiave l’autore propone l’esigenza di un nuovo patto sociale, capace di aggiornare un compromesso durevole ed efficace tra gli interessi delle imprese e le ragioni del lavoro, e più in generale tra democrazia e mercato.
  • L’articolo discute il tema della regolazione del lavoro autonomo in Italia. Messa a fuoco preliminarmente l’importanza di una discussione sul lavoro autonomo nel momento economico e politico attuale, l’Autore si sofferma sulle premesse concettuali e sui fondamenti dell’ordinamento italiano concernenti la figura del prestatore di lavoro autonomo non imprenditore. Analizza poi la tecnica legislativa e le norme principali del disegno di legge in questo momento in discussione in Parlamento, auspicandone l’approvazione.
  • Il nuovo disegno dei rapporti tra Stato, Regioni e Autonomie locali, incentrato sulla sussidiarietà e su relazioni di tipo cooperativo e basato sul presupposto della leale collaborazione istituzionale tra tutti i componenti della Repubblica, stenta a delinearsi. I disposti costituzionali che disciplinano la partecipazione delle Regioni e degli Enti locali all’attività dello Stato restano in gran parte inattuati. Risultano, al contrario, sensibilmente aumentati i conflitti tra Stato e Regioni, che rendono, tra l’altro, evidenti i limiti delle attuali Conferenze interistituzionali, Stato-Regioni, Stato-Città e Autonomie locali e Unificata. Il volume di Giovanni Caprio e Giulia Pavese, giornalisti ed esperti di politiche locali, «racconta» l’evoluzione dei rapporti tra i diversi livelli di governo del nostro paese e delinea alcune ipotesi di riforma dei modelli di relazione interistituzionale. Gli autori evidenziano anche i ritardi delle Regioni nel dotarsi di un organo comune previsto dalla Costituzione, in grado di superare gli equivoci, le disfunzioni e le anomalie della loro attuale Conferenza.
  • L’autrice approfondisce il nesso tra occupazione, nuove misure di flessibilità, incidenti e caduti sul lavoro. Da almeno trent’anni infatti i più seri studiosi del mercato del lavoro hanno avvertito sulle conseguenze derivanti dalla forte crescita della fascia secondaria del mercato del lavoro (lavoro informale, sommerso, irregolare), di solito definito lavoro nero, nel quale sono occupati in gran parte lavoratori senza diritti, lavoratori immigrati e giovani costretti alla ricerca di una qualsiasi forma di occupazione. L’autrice documenta che, a differenza di quanto spesso ancora si crede, gli incidenti non riguardano solo i settori delle costruzioni, dell’industria e dell’agricoltura, ma di recente si sono diffusi di più nei servizi, caratterizzati da una maggiore flessibilità. Occorre dunque domandarsi se le ormai decennali politiche incentrate sulla valorizzazione della flessibilità e sull’incremento dei lavori atipici non abbiano favorito in modo decisivo la mancanza di sicurezza sul lavoro. Il volume esplora queste problematiche con rigore ma senza tecnicismi. Vengono riportate in sintesi anche le valutazioni emerse da interviste a rappresentanti di reti istituzionali e di organizzazioni sindacali, ad attori locali e ad alcuni infortunati. Per giungere a parlare di «sicurezza» in concreto, infatti, si è ritenuto necessario andare oltre la dimensione numerica, normativa e tecnica, ritenendo che fosse fondamentale raccogliere le «storie» di vittime di incidenti, che spiegano come «si sarebbe potuto evitare…».
  • Questo articolo sottolinea l’importanza crescente della contrattazione decentrata nel dibattito e nelle misure legali in materia di relazioni industriali nei principali paesi europei. Il testo ricorda anche come le potenzialità della contrattazione di ambito aziendale abbiano condotto ad accordi importanti e innovativi in diverse imprese. Nello stesso tempo viene rilevato come la diffusione della contrattazione decentrata, specie di quella di maggiore qualità, sia ancora modesta e insufficiente in tutti i paesi. Per questa ragione viene ribadita l’importanza del ruolo delle grandi organizzazioni di interessi nel rafforzare azioni più mirate ed efficaci riguardo a questo oggetto.
  • L’articolo esamina le recenti modifiche che lo schema di decreto legislativo emanato dal Governo il 20 febbraio 2015 in attuazione della legge n. 183/2014 (Jobs Act), intende apportare alla disciplina delle mansioni del lavoratore. Partendo dall’analisi legislativa e giurisprudenziale in materia, le autrici affrontano da un punto di vista di diritto costituzionale le implicazioni che le nuove norme sul demansionamento, abbinate a quelle sui licenziamenti, potrebbero avere sulla garanzia di diritti fondamentali dei lavoratori, quali il diritto alla salvaguardia della professionalità e alla conservazione del posto di lavoro, che sembrano destinati dalle nuove norme ad una tensione inconciliabile.
  • Il saggio tematizza la configurazione dei confini e dei processi di confinamento e segregazione nel vigente regime migratorio, nella connessione tra politiche di regolazione dell’accesso e dell’insediamento nello spazio nazionale. Nel mutato scenario migratorio, nell’evoluzione del discorso pubblico e delle retoriche sulle migrazioni l’Europa protegge i propri confini. Le misure adottate in materia di migrazioni dal governo Lega5Stelle mostrano, pur nella coniugazione particolarmente autoritaria e razzista, la continuità con il management della mobilità umana, sia europeo sia nazionale (precedente ministro Minniti). La ricostruzione di due vicende paradigmatiche (Diciotti e Riace) consente l’individuazione dei processi di securizzazione delle frontiere e dei territori come dimensioni centrali delle strategie adottate nella costruzione del regime interpretativo sui fenomeni migratori e sul loro governo. La criminalizzazione e la smobilitazione del sistema di seconda accoglienza, l’inasprimento del controllo selettivo e l’esternalizzazione delle frontiere, la marginalizzazione e la criminalizzazione dell’intervento delle Ong, la «chiusura dei porti» e l’affidamento degli interventi di soccorso e salvataggio a paesi «amici» mostrano l’inclinazione autoritaria e razzista che, ponendosi «oltre» la sfera giuridica e costituzionale, disvela la deriva antiumanitaria delle politiche del ministro Salvini.
  • Attraverso l’indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia, l’articolo analizza l’andamento della ricchezza in Italia dal 1991 al 2014. Si valuterà inoltre in che dimensione la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è associata a fattori quali differenze nel livello di reddito familiare permanente oppure quanto è forte il peso dell’eredità nel determinare gli esiti distributivi
  • L’analisi empirica delle organizzazioni ha visto il succedersi in diversi periodi di una pluralità di approcci e metodologie scelte in relazione agli orientamenti teorici più diffusi e rispetto agli obiettivi delle indagini. I sindacati costituiscono un tipo specifico di organizzazione. L’importanza oggi di una riflessione sulla cultura organizzativa del sindacato, al fine di individuare quali approcci offrono migliori opportunità non solo da un punto di vista conoscitivo, per incidere positivamente in termini di apprendimento collettivo
  • Mutamenti strutturali e recessione economica hanno impatti significativi sulle condizioni di vita, specie nei sistemi di welfare familisti dell’Europa del Sud comparativamente meno redistributivi e inclusivi. Tra le implicazioni più evidenti vi è una fatica crescente a mantenere l’alloggio di abitazione, l’incremento delle morosità in relazione sia agli affitti sia ai mutui, l’aumento e l’accelerazione delle procedure di sfratto. Chi perde la casa e non trova soluzioni nelle proprie reti primarie si rivolge ai servizi sociali dei Comuni. In assenza di soluzioni adeguate, questi ricorrono tipicamente a strutture ad alta intensità assistenziale (come Rsa e comunità) o a stanze d’albergo, soluzioni al tempo stesso costose e inappropriate. Per far fronte all’aumento dei bisogni nel quadro di risorse decrescenti, molti enti locali sperimentano – in ordine sparso – soluzioni innovative. Questo contributo analizza la recente sperimentazione di un programma di «Residenzialità sociale temporanea» promosso dal Comune di Milano, che, insieme a una riconversione e maggiore efficacia della spesa corrente, mira a configurare soluzioni residenziali più appropriate.