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La violenza di genere in Italia, tra popolazione femminile generale e immigrata. Una prima valutazione del Reddito di libertà
Il ciclo pandemico ha aggravato le diseguaglianze e le emergenze politico-sociali esistenti, non ultime quelle fondate sul genere. In risposta all’acutizzarsi del fenomeno della violenza domestica, nel dicembre del 2020 il governo italiano ha approvato una nuova misura, denominata Reddito di libertà (Rdl), che destina alle donne vittime di violenza un contri-buto di 400 euro mensili diretto a sostenerne quell’autonomia economica e abitativa con-siderata essenziale per sottrarsi al contesto di violenza. Gli obiettivi della misura sono solo contenitivi, o sono piuttosto diretti a far emergere il fenomeno nelle sue dimensioni effettive: una policy sentinella? Il disegno della policy pre-senta la stessa efficacia di copertura e la stessa capacità di intercettare la domanda di accesso alla prestazione tra donne italiane e straniere residenti? L’articolo intende rispon-dere a queste domande. Partendo dalla letteratura su immigrazione e violenza di genere, e usando un frame di analisi delle politiche sociali, la ricerca prova ad avanzare un modello di stima delle potenziali eleggibili alla misura (target) e a misurare l’efficacia del Rdl per incrocio della domanda sociale (take-up). L’obiettivo è quello di verificare due ipotesi: che si tratti di una policy sentinella, e che la misura funzioni, per come è disegnata, in modo insoddisfacente rispetto alla domanda proveniente dalle donne immigrate vittime di vio-lenza.
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La violenza nella rivoluzione egiziana
La rivoluzione egiziana, come le altre rivolte arabe, era iniziata con il motto della «non violenza», della giustizia sociale e dell’apertura economica. Si è conclusa con la violenza e con il ritorno dell’autoritarismo. Cosa è successo in mezzo? L’articolo si propone di dimostrare come il solco tra attori laici (i «neo-secolari») e islamisti sia stato ampliato dal governo inetto del presidente della Fratellanza musulmana, Mohamed Morsi, e come l’incapacità di scendere a compromessi, associata al ruolo prominente dell’esercito egiziano, abbia messo fine al breve periodo della democratizzazione caotica. Il risultato è stato un nuovo autoritarismo seguito al colpo di Stato militare.
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La vita in una stanza. Bambini e genitori in ospedale
La transizione dalla salute alla malattia che investe bambini e adolescenti e che richiede ricoveri prolungati si configura come elemento dirompente nelle biografie familiari. La discontinuità biografica che ne deriva, per tutti i componenti del nucleo, si manifesta nella trasformazione dell’agency infantile, della relazione genitori-figli e nella scoperta di una nuova quotidianità, dapprima subita, poi accettata. In questa nuova routine, prevalentemente caratterizzata da una scansione sanitaria del tempo, la scuola ospedaliera non soltanto occupa un posto di spicco per mantenere saldi legami con il fuori, ma si inserisce nel processo terapeutico come attivatore di energie e competenze.
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La voce del lavoro
16.00
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Ettore Reina, orfano allevato ai Martinitt, fin da ragazzo poeta, drammaturgo, attore di teatro con una giovanissima Dina Galli, divenuto tipografo scopre il socialismo nella Milano di Turati; incarcerato nel 1898, elabora un orientamento, riformista e unitario, fondato sulla convinzione che la lotta per la dignità del lavoro e la libertà di pensiero siano i basilari, inscindibili ingredienti del socialismo. È a capo della Federazione di mestiere dei cappellai dal 1901 e di quella internazionale dal 1921 al 1927. Impegnato anche nel mutualismo, nella diffusione culturale, nella cooperazione, dirige con Rigola, D’Aragona, Buozzi, la Confederazione Generale del Lavoro, dalle origini nel 1906 allo scioglimento nel 1927. Rappresentante operaio dal 1903 al 1923 al Consiglio superiore del lavoro, elabora vari progetti di leggi sociali. Viene eletto deputato alla XXV legislatura e partecipa alla preparazione della legge sul controllo delle fabbriche. Sposato e padre di cinque figli, considera la famiglia che ha creato con la moglie Adele uno dei suoi successi. Ritiratosi negli anni del fascismo, è inviato in campo di prigionia nel 1940; il figlio Ennio combatte nella Resistenza in Val d’Ossola ed è ferito gravemente. Nel dopoguerra, quasi ottantenne, aderisce al nuovo Partito socialdemocratico e al Movimento federalista europeo.
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La «battaglia delle idee» e la costruzione della precarietà del lavoro nell’Italia repubblicana
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La «filiera dell’assistenza sanitaria»: tra diritto alla salute e leggi di mercato
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La «ricalibratura intergenerazionale»: sviluppi di policy e dinamiche politiche
Nei paesi del Sud Europa, tradizionalmente, la distribuzione della spesa sociale tendeva a essere significativamente sbilanciata a favore degli anziani. L’articolo introduce la nozione di ricalibratura intergenerazionale allo scopo di individuare, e di analizzare, le riforme volte a ri-bilanciare il profilo generazionale del welfare state italiano attraverso l’espansione degli schemi di assistenza sociale – sia in termini di servizi che di trasferimenti monetari – e di riforme sottrattive nel settore pensionistico. In seguito, compara le traiettorie di policy in questi due settori-chiave rispettivamente per i «genitori» e per i «figli» nel periodo che va dalla metà degli anni novanta al 2016. L’analisi porta in primo luogo a sottolineare come l’investimento a favore dei «figli» non abbia sufficientemente bilanciato i tagli e le sottrazioni nel settore pensionistico e, in secondo, a mettere in discussione sia l’idea che gli incentivi di politica interna volti a espandere le misure a favore dei figli siano necessariamente deboli sia il ruolo «facilitante» delle pressioni esterne rispetto alla ricalibratura intergenerazionale.
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La «ricalibratura intergenerazionale»: sviluppi di policy e dinamiche politiche
Nei paesi del Sud Europa, tradizionalmente, la distribuzione della spesa sociale tendeva a essere significativamente sbilanciata a favore degli anziani. L’articolo introduce la nozione di ricalibratura intergenerazionale allo scopo di individuare, e di analizzare, le riforme volte a ri-bilanciare il profilo generazionale del welfare state italiano attraverso l’espansione degli schemi di assistenza sociale – sia in termini di servizi che di trasferimenti monetari – e di riforme sottrattive nel settore pensionistico. In seguito, compara le traiettorie di policy in questi due settori-chiave rispettivamente per i «genitori» e per i «figli» nel periodo che va dalla metà degli anni novanta al 2016. L’analisi porta in primo luogo a sottolineare come l’investimento a favore dei «figli» non abbia sufficientemente bilanciato i tagli e le sottrazioni nel settore pensionistico e, in secondo, a mettere in discussione sia l’idea che gli incentivi di politica interna volti a espandere le misure a favore dei figli siano necessariamente deboli sia il ruolo «facilitante» delle pressioni esterne rispetto alla ricalibratura intergenerazionale.
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La «Strega Bianca» e l’elusiva diseguaglianza: le retribuzioni in Italia negli anni dell’euro
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Laboriosi oroscopi
15.00
€
Uno straordinario gruppo di scrittori e scrittrici della nouvelle vague italiana indaga sul lavoro, la precarietà, la disoccupazione affidandosi alla scrittura e alla sua capacità di entrare là dove non riescono intellettuali e esperti all’apparenza più adeguati: e cioè politici, economisti, sociologi. Si tratta di perlustrazioni non tradizionali, di visioni inattese, di oroscopi, appunto, che manifestano tutta la potenza della loro carica conoscitiva a chi sappia penetrare i leggeri meccanismi del loro codice, riservato ma non segreto. Il lavoro non è un aspetto residuale della vita dei giovani. Le sue caratteristiche, quando c’è, la sua attesa, quando non c’è, condizionano le giornate, le paure e le gioie di una generazione che accorcia il tempo e restringe gli orizzonti per non cadere nel vuoto indecifrabile del futuro, mentre laboriosamente si mette a disposizione delmondo con rancore, con felicità, con rassegnazione. In questo presente, allora, fluido ma senza sviluppo, le risposte posono arrivare dalle figurazioni dei racconti: anche questi - qui illustrati con un tratto elegante e non comune - dove ciascuna delleesperienze narrate parla di uno ma suggerisce segni che valgono per tutti. Illustrazioni di Mario Ritarossi. Testi di: Andrea Bajani, Andrea Carraro, Silvia Colangeli, Mario Desiati, Francesco Dezio, Marco di Marco, Giulia Fazzi, Angelo Ferracuti, Elisabetta Liguori, Andrea Melone, Lorenzo Pavolini, Alessandro Piperno, Flavio Santi, Roberto Saviano, Carola Susani, Emanuele Trevi, Sara Ventroni, Massimiliano Zambetta.
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Lavorare con piacere
8.00
€
Il lavoro ben organizzato, oltre a produrre reddito, diventa una componente importante del welfare, in quanto assicura benessere ai singoli, donne e uomini, dando stabilità ai legami sociali e fiducia nel futuro. La guida propone alcune linee di intervento che attengono al welfare, ponendosi dal lato delle imprese e guardando soprattutto agli attori impegnati a creare benessere organizzativo. L’esperimento consiste nell’adottare un’ottica di genere per aprirsi a una visione sociale del lavoro, a vantaggio di donne e uomini. Dopo aver mostrato come la produzione di benessere all’interno delle organizzazioni trovi rispondenza nel contesto locale, si offrono chiavi di lettura per scoprire i tratti maschili, falsamente neutri, della cultura organizzativa, portando esempi di interventi nel settore pubblico e privato nei quali risalta il ruolo attivo delle donne, dirigenti e amministratrici di enti locali. L’attenzione si sposta poi sulla qualità del territorio, passando dai miglioramenti nelle aziende a quelli per la vivibilità fuori dal lavoro. La guida suggerisce come collocare le iniziative per rendere «gradevole» il lavoro nel contesto unitario del territorio; una sorta di «piano dei piani» per lavorare con piacere.
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Lavorare condividendo: natura e organizzazione del lavoro nella sharing economy
L’articolo si interroga sulle trasformazioni del lavoro legate alla sharing economy e in particolare sulle implicazioni delle piattaforme digitali per i lavoratori e le relazioni d’impiego. Se la retorica celebrativa del fenomeno enfatizza l’ampliamento delle opportunità occupazionali, l’evidenza fornita in questo articolo consegna un quadro più ambiguo. Nel capitalismo delle piattaforme le imprese alimentano forme accentuate di taylorismo con cui mettono a valore, a costi minimi e senza un’effettiva relazione contrattuale, una vasta gamma di abilità, competenze ed esperienze di lavoratori flessibilizzati che ampliano le fila del cyber- precariato.
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