• Un ricordo di Giacomo Brodolini a 40 anni dalla sua scomparsa. Il dirigente della Cgil, il politico socialista, il ministro al quale rimane legato il nome dello Statuto dei lavoratori, malgrado la sua morte gli impedirà di vedere il coronamento di quella successo, a cui tanto intensamente si era dedicato.
  • Alla legalità come bene pubblico l'autore dedica una serie di conversazioni con esponenti autorevoli della società civile, quali Rita Borsellino, Francesco Alì, Marcelle Padovani, Raffaele Bruno e Alessandro Pecorato. L'idea che accomuna questi contributi è l'importanza dell'esercizio consapevole della responsabilità da parte dei cittadini. Un lessico democratico, fatto di legalità, partecipazione, regole, responsabilità, sia dei cittadini che delle loro classi dirigenti.
  • La legalità come questione di etica pubblica, come valore fondante della convivenza civile. L’esercizio consapevole della responsabilità rappresenta oggi una chiave essenziale per rispondere, in maniera credibile perché efficace, alla crisi identitaria, legale, morale che investe il Paese ad ogni livello.
  • Pubblichiamo l’intervento col quale l’Associazione Universitaria Britannica per le Relazioni Industriali (fra gli altri studiosi della fama di Richard Hyman e John Kelly) – in contrasto con alcuni indirizzi neo-manageriali che si vanno diffondendo nelle accademie anglo-sassoni – ribadisce la specificità e il valore delle relazioni industriali come ramo delle scienze sociali critiche.
  • Due visioni a confronto: quella di chi considera gli enormi squilibri accumulati come la causa prima della crisi e quella che collega quegli eccessi all'enorme indebitamento derivante proprio da quegli squilibri. Un'attenta lettura critica a partire dalle scelte dibattute al G20 di Pittsburgh, lo scorso anno.
  • L'Autore, che ha curato la monografia tematica di questo numero della rivista, introduce i temi e i contributi sviluppati in questa sezione. In particolare, la crisi in corso viene interpretata e declinata dal punto di vista di una sinistra in grado di raccogliere la sfida sul terreno strategico cruciale dell'innovazione.
  • L’articolo elabora un’interpretazione schumpeteriana della crisi del 2008, sottolineando l’instabilità come tratto caratteristico del funzionamento del sistema capitalistico. Si dimostra come la comprensione dei ritmi e della direzione del cambiamento tecnologico sia determinante per comprenderne
  • Come è cambiato il lavoro postindustriale: insieme all’organizzazione fordista sono finite anche l’identità e il senso di appartenenza. Attraverso il racconto della vita lavorativa di quattro impiegati di un’azienda di servizi informatici si cerca di ricostruire la vicenda di una generazione che aveva partecipato ad un movimento di grande cambiamento della società e del lavoro. Sono cambiati i modi, i valori, gli obiettivi, e un intero mondo di significati, e con essi l’intera società.
  • Un ricordo di Gino Giugni, da parte di un altro grande maestro del diritto del lavoro italiano ed europeo. La prospettiva adottata ne iscrive l’opera nell’alveo della grande scuola giuridica weimariana di cui – secondo la tesi di Romagnoli – Giugni fu l’ultimo grande interprete.
  • L’opera di Giugni in un’articolata disamina delle influenze che il grande studioso, scomparso di recente, seppe recepire e originalmente declinare nel contesto giuridico e accademico italiano, contribuendo a forgiare – insieme ai fondamenti culturali delle nostre relazioni industriali – il quadro normativo nel quale esse hanno concretamente preso forma.
  • L'analisi di un documento che segnerà in modo significativo la nuova mappa delle culture e delle politiche manageriali in seno al padronato italiano. il Rapporto Pirelli, del marzo 1970, pur introducendo importanti elementi di novità e di rottura nella struttura organizzativa e nelle politiche della Confindustria, non arriva - secondo i due autori - a sganciare il sistema delle imprese italiane dalla necessità di agire sulle classiche leve dell’inflazione, della svalutazione e del contenimento del costo del lavoro per “aggirare” gli oneri dell’autunno.
  • Lo Statuto dei lavoratori, di cui ricorre quest'anno il 40 anniversario, è un pezzo fondamentale della storia italiana, una delle grandi riforme strutturali, frutto di una irripetibile stagione di protagonismo operaio e democratico. E tuttavia, pur sancendo finalmente l’ingresso della Costituzione nei luoghi di lavoro, non verrà mai accettato in modo definitivo da ampi settori delle classi dirigenti del Paese, le quali da subito proveranno in tutti i modi ad attutirne gli effetti. Una ricostruzione delle idee e degli eventi che portarono a quella riforma del diritto del lavoro