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Le aliquote Irpef medie su figure-tipo: analisi per classi di reddito nel periodo 1974-2020
L’evoluzione dell’imposizione Irpef in Italia non ha avuto le stesse conseguenze per tutte le classi di reddito. Si può individuare una traiettoria in riduzione per i redditi bassi come per quelli molto alti. Per i redditi medi da lavoro, invece, l’imposizione diretta sul reddito è cresciuta dal 7,2% del 1974 fino all’attuale aliquota attorno al 20%. Se si considerano anche i redditi esenti Irpef e tassati separatamente, per i top incomers si arriva ad aliquote paragonabili a quelle che si applicano a redditi da lavoro medio-alti. Alcuni interventi da porre in atto nella prossima riforma fiscale non sono rinviabili, specie in relazione alla base imponibile.
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Le alterne vicende della governance delle imprese
Il tema della Responsabilità sociale delle imprese (Rsi) ha conosciuto, da una decina d’anni a questa parte, un eccezionale sviluppo. Luciano Gallino, in modo giustamente provocatorio, titola il suo ultimo saggio L’impresa irresponsabile, perché, a onta di tutto il gran parlare che si fa oggi di Rsi, stiamo assistendo come mai prima d’ora nell’economia dei paesi sviluppati a una proliferazione assoluta di imprese irresponsabili. ...
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Le aree interne nel Mezzogiorno: la Snai e le politiche di welfare come strumento di sviluppo
L’articolo si pone l’obiettivo di evidenziare la stretta interconnessione tra le politiche per lo sviluppo e le politiche di welfare come strategie sinergiche per limitare il declino delle aree interne. Con tale finalità il lavoro ricostruisce e analizza l’innovativa esperienza della Strategia nazionale per le aree interne (Snai). Quest’ultima, attraverso l’attivo coinvolgi-mento degli stakeholders pubblici e privati operanti nelle comunità locali, supportati dall’esterno dalle Regioni e dall’Agenzia per la coesione, cerca di attivare processi di ri-lancio delle aree interne promuovendo il rafforzamento dei servizi di welfare e l’innovazione sociale. L’intero paese in generale, e il Mezzogiorno in particolare, stanno sperimentando una rapida crescita delle diseguaglianze sociali e territoriali, proiezioni di una più profonda crisi della cittadinanza sociale che ne mette a rischio la coesione interna. L’articolo argo-menta che, per arginare tale dinamica auto-espansiva, risulta sempre più necessario agire contestualmente sul fronte delle politiche per lo sviluppo locale e delle politiche di welfare, intrecciando e creando interazioni sinergiche negli interventi su questi due fronti concepiti, fino a qualche anno fa, come indipendenti e autonomi.
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Le aree interne tra istituzioni, politiche e regolazione sociale
L’articolo si sofferma sui percorsi di sviluppo possibili nelle aree interne, da un’ottica che privilegia le interazioni con le istituzioni. I luoghi sono analizzati come contesti regolativi nei quali si può esprimere adattamento o innovazione in relazione alla diversa capacità dei soggetti protagonisti dello sviluppo di recepire le opportunità di cambiamento. Le aree interne si configurano anche come contesti sperimentali nei quali ristabilire connessioni e creare sviluppo, creare punti di equilibrio tra coesione sociale ed efficienza economica, ter-ritorio nel quale condurre esperimenti di disegno istituzionale consapevole. L’intento è sof-fermarsi sul valore delle istituzioni la cui forza o debolezza incide sulle funzioni di pro-grammazione e di pianificazione, sulle possibilità di integrare i diversi bisogni e rilanciare nuove e ampie progettualità affinché si creino le opportunità per le aree interne di essere protagoniste sulla scena politica ed economica, conquistando nuovi margini di autonomia e nuove capacità politiche.
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Le aree militari nelle città italiane: patrimonio pubblico e rendita urbana nell’era dell’austerity e della crisi
Le aree militari nelle città italiane sono ormai da alcuni anni al centro di politiche contrastanti. Quattro ordini di tensioni permettono di rendere conto delle negoziazioni, dei disaccordi e dei frequenti fallimenti nel riuso di tali patrimoni pubblici: sull’oggetto di intervento, come attivi di bilancio o beni territoriali; sulle procedure, tra riforma costante e politica dello status quo; sugli obiettivi per le città, tra massimizzazione e redistribuzione della rendita fondiaria; e infine sulle risorse da mobilizzare per il riuso, legate all’aspettativa e all’assenza di un mercato per tali beni. Lo studio delle aree militari, riunendo analisi delle riforme dello Stato e economia politica delle città, permette di riflettere sui nodi della trasformazione della città pubblica in un’epoca di riforme di austerity, contrazione del pubblico e crisi economica.
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Le armi del Belpaese
8.00
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L'Italia, dopo gli Stati Uniti, è il secondo produttore mondiale di armi piccole e leggere. Tale fiorente industria esporta in tutto il mondo armi di tipo sia militare sia civile. Mentre il settore militare (mitra, fucili d'assalto, mitragliatrici, lanciagranate, mortai, ecc.) è sottoposto ad una normativa abbastanza restrittiva (legge 185/90), nel campo civile (pistole, revolvers, carabine e fucili concepiti per la caccia , lo sport o la difesa personale) le disposizioni della legge 110/75 continuano ad essere drammaticamente inadeguate. Infatti, con un miliardo e mezzo di euro nel solo quinquennio 1999-2003, il made in Italy si è conquistato un posto di rilievo nell'export di armi leggere ad uso civile, non solo verso gli USA e l'UE, ma anche verso paesi in guerra o dove i diritti umani sono violati. La ricerca che ha dato occasione al volume è stata realizzata all'Istituto di Ricerche internazionali Archivio Disarmo, nell'ambito della campagna internazionale Control Arms. In allegato una mappa dettagliata delle esportazioni italiane per paese di destinazione dal 1999 al 2003, il planisfero e il quadro dei paesi in stato di conflitto armato, sottoposti ad embargo o condannati per gravi violazioni dei diritti umani che hanno importato dall'Italia armi comuni da sparo, munizioni ed esplosivi negli anni 1999-2003.
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Le associazioni di rappresentanza datoriali tra misurazione della rappresentanza, nuove sfide e vecchi dilemmi. Introduzione
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Le autonomie e il lavoro
10.00
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Il volume raccoglie alcuni scritti di Vittorio Foa significativi per la comprensione del percorso intellettuale e politico di uno dei maggiori protagonisti della storia del nostro paese e della sinistra italiana del Novecento. In particolare sono riprodotte, con la relativa discussione, tre lezioni tenute da Foa nel 1988 ad altrettanti seminari organizzati dall’Università di Camerino su tre temi ricavati utilizzando alcune delle grandi codificazioni binarie che segnano l’universo della politica: fascismo/antifascismo, destra/sinistra, con- servazione/progresso. Nelle lezioni e nelle risposte di Foa al dibattito si di spiega una riflessione che investe le questioni del bene e del male, dei valori e dei disvalori, della tolleranza e dell’intolleranza nei progetti di trasformazione, fino all’analisi della collocazione del sindacato nella Costituzione della Repubblica. La seconda parte del volume è dedicata ad un ampio saggio in cui, con il titolo Il paradosso del lavoro, Foa ripercorre la sua esperienza di sindacalista della CGIL che, durata per 35 anni, ha occupato un posto centrale nella sua vita. Accompagnano questo saggio il commiato di Foa dalla CGIL, avvenuto al compimento del sessantesimo anno d’età, e un suo intenso e affettuoso ricordo di Giuseppe Di Vittorio.
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Le autrici e gli autori
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Le badanti come nuove figure sociali
Nel corso degli anni novanta si è fatto sempre più chiaro in Italia che la crescente domanda di forza lavoro immigrata, per la parte che concerneva l’occupazione dei servizi domestici e di cura alle persone, mirava a supplire a carenze del sistema nazionale di welfare. L’immigrazione femminile diventava sempre più essenziale per garantire forme di assistentato di base, aiuto domiciliare o semplicemente compagnia in casa, rivolte agli anziani, ai bambini e a persone in difficoltà: disabili malati non autosufficienti o cronici. ...
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Le banche dati sulla salute – Verso la costruzione di un’epidemiologia assistenziale
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