• Negli ultimi anni le riforme del mercato del lavoro in Francia e in Italia hanno contribuito all’ulteriore deregolamentazione della legislazione lavorista. Se in Italia queste hanno riguardato principalmente i temi della regolazione contrattuale e del funzionamento del mercato del lavoro, nel caso francese hanno riguardato più espressamente anche la contrattazione collettiva e il sistema delle relazioni industriali a livello aziendale. Sia l’ultima riforma promossa dal governo Renzi (il Jobs Act), sia quella promossa da Macron (Loi Travail 2), si sono mosse entrambe sulla scia di precedenti provvedimenti, più o meno in continuità rispetto ai contenuti, ma anche nel quadro di un confronto sindacale più conflittuale e condizionato da una crescente propensione alla disintermediazione da parte dei governi. Anche se i due paesi presentano caratteristiche differenti relativamente al loro mercato del lavoro (anche in ragione della loro economia) e al loro modello di rappresentanza sindacale (diverso peso dei contratti nazionali, tassi di sindacalizzazione, organismi di rappresentanza interni alle aziende, ecc.), le due riforme potrebbero in prospettiva favorire ulteriormente la de-sindacalizzazione, in particolari degli occupati più giovani. L’ipotesi contenuta in quest’articolo è in altri termini quella che l’ulteriore processo di precarizzazione contrattuale nel rapporto di lavoro e la riduzione delle tutele contro i licenziamenti, tanto nella riforma italiana quanto in quella francese, possa condurre nel medio-lungo periodo ad un indebolimento crescente dell’efficacia e della copertura della contrattazione collettiva, a partire dall’enorme incidenza dei contratti a termine nelle assunzioni e dall’introduzione di formule negoziali dirette tra lavoratori e aziende.
  • Mimmo Carrieri è docente di Sociologia economica presso l’Università di Roma «Sapienza».
  • La nozione di risorsa umana è diventata centrale per definire la «forma-impresa» che caratterizza il capitalismo di stampo neoliberale. Di che cosa è sintomo l’inflazione di questa nozione all’interno dei luoghi di lavoro e non solo? In che modo l’«umano» è diventato oggi la «risorsa» principale dell’economia capitalistica? In questo libro - attraverso una digressione che parte dalla disciplina di fabbrica novecentesca, si sofferma sull’invenzione del management moderno e arriva fino a oggi – si sostiene che la «risorsa umana», lungi dal segnalare l’avvento del lavoro infine umanizzato, è piuttosto il correlato di una tecnologia di potere che si situa all’incrocio fra il governo politico degli individui e l’organizzazione del lavoro. Ciò che sembra una nozione tecnica o neutrale proviene in realtà da un campo di conflitti e di lotte, e rappresenta l’esito attuale di una lunga storia di tentativi di addomesticare quella che Marx chiamava la «mano ribelle del lavoro».
  • Il 10 dicembre del 2010 a Sidi Bouzid in Tunisia si dava fuoco il giovane venditore ambulante Mohamed Bouazizi per protestare contro i soprusi della polizia. Fu l’inizio di quella che è stata chiamata la Primavera araba: una serie di movimenti di protesta, di manifestazioni, di occupazioni che hanno coinvolto decine di milioni di persone, giovani e donne, in tutto il Nordafrica e il Medioriente. In alcuni casi la protesta è stata essenzialmente pacifica, in altri si è fatto ricorso alla violenza, in altri ancora – in Libia, Yemen e Siria – si è arrivati alla guerra civile. A distanza di quasi due anni dall’inizio delle proteste il bilancio è ancora incerto: in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen sono stati rovesciati i regimi al potere da decenni; in altri paesi (Giordania, Marocco, Oman) le proteste hanno dato impulso a movimenti di riforma già in atto; in altri ancora (Arabia Saudita, Bahrein, Mauritania) le proteste non hanno prodotto apprezzabili risultati. In Siria la guerra civile ha assunto caratteri sempre più sanguinari. Laddove sono stati rovesciati i regimi e si sono tenute libere elezioni vi è stata l’affermazione di movimenti religiosi legati ai Fratelli musulmani, la forza politica meglio organizzata in tutto il mondo arabo; mentre in Algeria e in Libia hanno prevalso i partiti governativi di carattere «laico». Quali che saranno gli esiti ultimi dei vasti cambiamenti in corso, essi hanno rappresentato un risveglio della dignità e della volontà di autogoverno del mondo arabo, un prepotente bisogno di libertà e di sviluppo economico che ha indotto i paesi europei e gli Stati Uniti a cambiare le loro politiche estere e a cercare nuove forme di collaborazione. Nonostante la recente pubblicazione su internet di video oltraggiosi nei confronti dell’islam, che hanno provocato un’esplosione di violenza nei confronti del mondo occidentale, le «rivoluzioni della dignità» sono altra cosa e continueranno ad operare in profondità cambiando – sperabilmente in meglio – i rapporti tra mondo islamico e Occidente.
  • Allacciatevi le scarpe e partite. Il nuovo libro di Moscati parte da lontano, dal mitico On the Road, Sulla strada, di Jack Kerouac; e da molto vicino, dalla situazione in cui vive e si muove lo smaliziato spettatore della contemporaneità tra le immagini delle televisioni- e non più della televisione-, del cinema, delle navigazioni in Internet. La fantascienza è atterrata. La geografia non è più la stessa delle carte o dei mappamondi. La storia sembra smarrita, in cerca di bussole. Ed ecco il cammino costellato di racconti su cui si concentra il libro: un viaggio in otto tappe nell’America che non è più quella di Sulla strada e neanche quella che abbiamo conosciuto prima della ferita nel cuore di Manhattan; una Trilogia della paura, ovvero tre film-documento per la tv che da Manhattan sviluppano una ricerca dietro le cronache delle guerre combattute o annunciate o dimenticate; e infine alcune brevi guide nella foresta globale dei mass media. L’autore propone una sintesi dei percorsi che ci troviamo di fronte oggi, in un’epoca che lascia poco spazio alle illusioni e agli esotismi creati sia dal bianco e nero del cinema e della tv, sia dalle cartoline a colori che li hanno riproposti in una nuova luce. Esotismi, territori sottratti alla distanza, affidati al dominio delle immagini dell’attualità. Siamo in tempi di «breaking news», le notizie che irrompono all’improvviso sui video e ci spostano di colpo in Afghanistan e in tanti altri luoghi spesso oscuri, poco conosciuti, sfuggenti, dove si accendono drammi, tensioni, inquietudini. Le scarpe di Jack Kerouac entrano in una crescente dimensione di spostamenti che ci trovano impreparati e tuttavia ci riguardano.
  • Le basi sociali del voto in Italia negli ultimi 15 anni, con approfondimenti a livello territoriale e in relazione alle classi sociali. Come votano gli iscritti al sindacato? 80% della CGIL per il centrosinistra; non più del 50% di quelli di CISL e UIL.
  • La sorte del Trattato di Lisbona, dopo la bocciatura referendaria del 13 giugno 2007, è oggi legata alle iniziative del Consiglio europeo per superare la nuova impasse nel processo di riforma istituzionale dell’Unione, mentre la realtà sociale, economica e tecnologica continua ad alimentare quel processo di unificazione che ha fatto dell’Unione un laboratorio «sovranazionale» di sperimentazione e di confronto istituzionale innovativo ed originale, ben oltre la sfera del mero coordinamento e della mediazione tra gli Stati membri. Il percorso di strutturazione dell’inedito soggetto politico sovranazionale punta ora alla sfida «razionalizzatrice» del nuovo Trattato, mostrando – soprattutto in questo momento di grave crisi economica internazionale – la necessità di ridefinire e aggiornare continuamente lo stesso «progetto europeo». Il libro valuta l’impatto del Trattato di Lisbona sul funzionamento delle istituzioni e sulle condizioni di vita dei cittadini europei, offrendo un’ampia panoramica dei temi e dei problemi che attraversano l’attuale fase di costruzione europea, con l’intento al contempo di rendere omaggio al sessantennale della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Saggi tra gli altri di: Giuliano Amato, Marco Borraccetti, Giuseppe Bronzini, Donata Gottardi, Fausta Guarriello, Elena Paciotti, Silvana Sciarra, Giuseppe Tesauro, Françoise Tulkens.
  • l Rei è un provvedimento cruciale per il nostro paese, ma i passi da compiere sono ancora molti, se si vuole evitare che la riforma rimanga incompiuta. Innanzitutto c’è un problema di risorse, ancora insufficienti per raggiungere tutta la platea di persone in povertà assoluta e per rendere la misura adeguata, sia per quanto riguarda l’importo dei contributi economici erogati ai beneficiari, sia relativamente alla disponibilità di servizi. Gli importi stabiliti, infatti, non consentono ai beneficiari di raggiungere la soglia di povertà (l’importo di una misura contro la povertà si determina come la distanza tra la soglia di povertà e il reddito disponibile) e di soddisfare adeguatamente le proprie esigenze primarie. Da rafforzare anche i percorsi di inclusione sociale e lavorativa, ai quali deve essere assicurato un finanziamento appropriato, anche per potenziare le competenze tecnico-professionali incaricate di gestire tali processi.