• Il consueto acume di Aris Accornero ci guida nell’universo dei nuovi e vecchi lavori, ne descrive le caratteristiche riferendosi anche a molte ricerche internazionali, nazionali e territoriali condotte in argomento. Il libro, assai agile, ruota attorno a una domanda di stringente attualità: la precarietà in Italia è in aumento, chi riguarda, cosa sarebbe utile fare? Come è chiaro dalla stessa formulazione, la domanda si frantuma in molte altre, relative al dato in sé della precarietà, alla sua dinamica recente e pregressa, alle politiche messe in campo e a quelle auspicabili...
  • La notizia della sottoscrizione dell’Accordo para la mejora del crescimiento y el empleo (letteralmente: per il miglioramento della crescita e per l’occupazione) ha trovato grande eco nell’informazione. Particolarmente in Italia, com’è giusto che sia, posto che il modello spagnolo, incentrato sull’esasperata flessibilità del lavoro, ha costituito per anni un riferimento dominante, quasi oggetto d’invidia, per i liberisti nostrani impegnati nella guerra santa dell’abbattimento delle rigidità e del costo del lavoro quale condizione prima e indispensabile per la ripresa e per la crescita...
  • Al fine di accrescere la competitività dei sistemi produttivi locali sui mercati nazionali e internazionali sono ritenuti centrali lo sviluppo e la trasmissione delle conoscenze tecnologiche e organizzative, anche attraverso processi di apprendimento e coinvolgimento/partecipazione dei dipendenti e loro rappresentanze nelle imprese. I fattori innovazione e partecipazione risultano di particolare interesse proprio in sistemi locali caratterizzati da un apparato produttivo di tipo distrettuale e da una forte e radicata tradizione sindacale. ...
  • L’inizio degli anni 2000 è stato un periodo contrastato per le relazioni industriali in Italia. Innanzitutto è finito il coinvolgimento sistematico dei sindacati nella formulazione delle politiche pubbliche, come era avvenuto negli anni novanta, all’insegna di un (presunto) maggiore decisionismo governativo. Da questo sono anche discese, almeno in una prima fase, notevoli spaccature tra le maggiori confederazioni sindacali, con Cisl e Uil propense a cercare comunque uno spazio «dialogico» con il governo Berlusconi, e Cgil più restia a questa strategia. ...
  • Cambia il lavoro, cambiano le persone, cambia lo stile di vita. Le «voci di dentro» della precarietà mescolano i tasselli di esistenze sospese e frammentate, narrano il corto-circuito crescente tra presente e futuro, sondano quell’ombra di inquietudine che ha modificato, insieme al mercato del lavoro, l’antropologia delle nuove generazioni. ...
  • I lavori di questa mattina sono organizzati in due parti. La prima è dedicata all’analisi della Strategia europea in tema di occupazione, la seconda all’analisi delle strategie nazionali. A Massimo Pallini e a me compete di darvi qualche informazione su quanto sta accadendo a livello comunitario nella costruzione di quel modello sociale comune di cui ci ha parlato Adolfo Pepe. ...
  • In Italia soltanto in questi ultimi mesi la proposta di direttiva Bolkestein è uscita dagli angusti ambiti del dibattito accademico-scientifico cui era stata confinata, guadagnando la ribalta del dibattito politico-sindacale nazionale. Ha contribuito in modo decisivo a destare l’attenzione pubblica italiana l’eco della rilevanza che è stata attribuita in Francia a tale proposta di direttiva durante la campagna referendaria per il Trattato costituzionale europeo. ...
  • Svolgiamo questo convegno all’indomani di un parziale e tuttavia benaugurante risultato di una delle prime lotte di raggio e proporzioni europei contro la precarizzazione del lavoro e, più in generale, contro l’impronta liberista nella legislazione europea. Mi riferisco, ovviamente, alle conclusioni (provvisorie) cui è giunto il Parlamento europeo intorno alla famigerata direttiva Bolkestein. ...
  • È forse utile per la sua forza descrittiva cominciare dalla tabella sottostante. Essa mostra dati degli ultimi mesi relativi a una zona della Danimarca, da cui si evince come sia possibile, anche in regime di altissimi salari, conservare un saldo netto di posti di lavoro nell’ambito di una notevole mobilità e in presenza di rilevanti fenomeni di delocalizzazione. ...
  • Il mio intervento intende affrontare alcuni degli aspetti salienti del mercato del lavoro in Germania. È già emerso che le questioni delle qualifiche e della crescita economica sono strettamente correlate alle condizioni lavorative e all’organizzazione delle strutture sindacali. Riguardo alla situazione tedesca, possiamo dire chiaramente che abbiamo un problema a livello di crescita. Il reddito nazionale, quindi il Prodotto interno lordo, è una cifra aumentata solo di poco, ossia dell’1,3 per cento, nonostante il processo di unificazione della Germania negli ultimi decenni. ...
  • Vorrei tirare le fila di quanto detto stamattina, cercando di condensare le domande importanti che si pongono ai sindacati in Europa se parliamo di mercato del lavoro, di strategie per l’occupazione, soprattutto di strategie per una buona occupazione. Ciò che ha colpito stamattina, partendo dagli scenari europei, era la sostanziale asimmetria che si pone fra le politiche economiche, come vengono organizzate a livello europeo, e la politica per l’occupazione e per il mercato del lavoro. ...
  • Tra gli effetti del voto dello scorso aprile – trionfale per la destra e deludente per il centro-sinistra – possiamo annoverare il merito di aver rilanciato le riflessioni intorno ai cambiamenti sociali, alle trasformazioni produttive e all’evoluzione del lavoro operaio. Per questo è sembrato utile ripubblicare un saggio di Accornero di trent’anni fa che aveva come oggetto «l’operaio diffuso», che prendeva gradatamente il posto dell’«operaio massa», la figura che i sociologi e i sindacati avevano identificato come il protagonista delle lotte sociali di fine anni sessanta. ...