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Il presente e il futuro del lavoro pubblico s'intrecciano strettamente con il futuro del welfare e dello spazio pubblico del nostro paese. La carenza, finora, di riflessioni o progetti complessivi su questo tema. L'approccio parziale ed emergienziale che si è invece scelto di perseguire in questi anni, con tagli lineari e indifferenti ai loro effetti sulla qualità sociale. Gli insuccessi di molti degli sforzi compiuti in ambito contrattuale. I nessi fra riforma dello stato sociale e gestione del pubblico impiego. Come evitare che la cirsi del primo sia imputato al corporativismo del secondo.
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Questa tavola rotonda, che conclude la sezione tematica della rivista, riprende molti degli spunti descritti e approfonditi nei vari saggi che la compongono. Uno sguardo articolato e plurale sul futuro delle relazioni sindacali. Il tema della dirigenza e il suo ruolo fondamentale per l'innovazione e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni come nodo irrisolto delle stagioni che abbiamo alle spalle.
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L’articolo ripercorre i cambiamenti nel mercato del lavoro italiano, a partire dalla fine degli anni ’60, dalla formazione della nuova classe operaia e delle sue conquiste. Esamina l’evoluzione dei fenomeni della partecipazione al mercato del lavoro e della disoccupazione, evidenziando le molteplici differenze (generazionali, di genere, territoriali) che caratterizzano il nostro paese. Fino agli anni più recenti, quelli della precarietà e del riesplodere della disoccupazione giovanile, che trova una delle sue espressioni più evidenti nel Mezzogiorno.
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Il testo definitivo dell’Accordo sulla produttività del 21 novembre 2012 induce preoccupazione e sconforto per quello che dice e per quello che non dice. La tesi che si sostiene è che il testo non costituisce un passo avanti nelle relazioni industriali in tema di modello di regolazione del legame tra retribuzione del lavoratore e risultati aziendali, e neppure lo strumento potenzialmente adatto per fermare il declino della produttività italiana. È un’ulteriore occasione persa per indirizzare il nostro paese su un sentiero di crescita virtuosa.
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I risultati di uno studio comparato condotto fra Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna e Polonia. L'analisi si è concentrata sulle pressioni che sugli assetti nazionali esercitano oggi i tre principali agenti delle relazioni industriali: multinazionali, migrazioni, organizzazioni internazionali. La conclusione è che non esiste ancora un unico modello sociale europeo, sebbene vi sia una tendenza comune all'indebolimento dei sindacati e alla convergenza in termini di decentramento e individualizzazione contrattuale. Istituzioni e scambio politico resistono tuttavia a soluzioni estreme.
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Il "Tema" di questo numero dei QRS propone una serie di saggi che cercano di fornire elementi e riflessioni plurali e sfaccettate su vari aspetti delle relazioni sindacali nel lavoro pubblico, nella congiuntura attuale. Una introduzione generale.
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La legge delega n. 421/1993 sulla "contrattualizzazione del lavoro pubblico": un bilancio vent'anni dopo. Un excursus fra gli antefatti, il progetto, l'applicazione, gli ostacoli, l'attualità. "La sensazione oggi - scrive l'A. - è che ci troviamo di fronte a un passaggio assai difficile, tra l'eredità che quelle scelte e quelle vicende ci hanno consegnato e la necessità di individuare strade e soluzioni nuove, e che cominciare a riflettere, sia pure brevemente, sul tracciato percorso, possa aiutare a dipanare l'intricata matassa che abbiamo davanti".
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Il commento di Sebastiano Fadda sul Nuovo Piano del Lavoro proposto dalla Cgil che per tutelare gli interessi dei lavoratori si interessa delle politiche economiche destinate a incidere sulle variabili economiche da cui il livello di occupazione dipende.
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Il testo offre uno schema di riferimento basato sia sulle tendenze puramente demografiche sia sull’evoluzione dei comportamenti, nei confronti della partecipazione al mercato del lavoro, delle principali categorie della popolazione in età lavorativa in modo da poter mettere analizzare in questa cornice alcuni dei contenuti del Piano della Cgil
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Il commento di Giorgio Benvenuto alla luce di un’articolazione dell’azione sindacale che non può essere solo la tutela dell’esistente, ma deve essere capace di immaginare quel che non esiste ancora, ma che esisterà: le riforme.
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Un contributo alla riflessione su una ripresa del sviluppo economico e sociale intensa e duratura in cui la collaborazione cognitiva alla gestione delle aziende e la stabilità occupazionale a essa conseguente possono aprire la strada a una nuova fase di progresso economico e sociale.