-
Non lavorano, non studiano, non si formano. Sono i NEET (Not in Education, Employment or Training): giovani che vivono in una condizione di estrema fragilità e vulnerabilità il delicato passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro, rimanendone ai margini. Da oltre un decennio i dati istituzionali ratificano una situazione di emergenza costante per le e i giovani. La crisi economico-sociale mondiale innescata dalla pandemia e potenziata dal conflitto in corso, ha ulteriormente peggiorato la questione giovanile in Europa e, soprattutto, in Italia. Questo Rapporto, nato nell’ambito delle attività di partenariato tra CGIL e ActionAid, analizza il fenomeno NEET nel nostro Paese e propone alcune raccomandazioni tese a influenzare le politiche nazionali e territoriali, a partire dalle lezioni apprese dai principali programmi di intervento, tra cui Garanzia Giovani. Nonostante le tante risorse investite, infatti, restiamo il Paese con il più alto numero di NEET, con cifre che aumentano al Sud, tra le donne, tra chi ha bassi titoli di studio e tra i giovani immigrati.
-
Questo articolo si basa su quattro argomentazioni. In primo luogo la contrattazione collettiva è in grado di mitigare gli effetti negativi generati dalla volatilità del mercato e dal processo di adattamento alle sue regole, attraverso la definizione di intese che garantiscono certezza sostanziale e procedurale sia ai lavoratori sia ai datori di lavoro, e una maggiore sicurezza ai lavoratori. In secondo luogo le intese contrattuali multi-employer sono più idonee a svolgere questa funzione rispetto a quelle single-employer. In terzo luogo vi sono differenze istituzionali fra le intese contrattuali multi-employer relative alla governance della contrattazione aziendale che influenzano in misura notevole la loro capacità di promuovere certezza e sicurezza del lavoro. In quarto luogo la pressione dovuta alla crisi sta accelerando l’adattamento al mercato della contrattazione collettiva multi-employer, con effetti potenzialmente dannosi sulla sua capacità di attenuare le spinte negative.
-
Questo articolo si basa su quattro argomentazioni. In primo luogo la contrattazione collettiva è in grado di mitigare gli effetti negativi generati dalla volatilità del mercato e dal processo di adattamento alle sue regole, attraverso la definizione di intese che garantiscono certezza sostanziale e procedurale sia ai lavoratori sia ai datori di lavoro, e una maggiore sicurezza ai lavoratori. In secondo luogo le intese contrattuali multi-employer sono più idonee a svolgere questa funzione rispetto a quelle single-employer. In terzo luogo vi sono differenze istituzionali fra le intese contrattuali multi-employer relative alla governance della contrattazione aziendale che influenzano in misura notevole la loro capacità di promuovere certezza e sicurezza del lavoro. In quarto luogo la pressione dovuta alla crisi sta accelerando l’adattamento al mercato della contrattazione collettiva multi-employer, con effetti potenzialmente dannosi sulla sua capacità di attenuare le spinte negative.
-
La parabola discendente della ricerca sindacale verso il Mezzogiorno, dalle grandi speranze dell'industrializzazione alla sola leva della spesa sociale assistenzialistica. Una ricostruzione storico-politica del rapporto fra sindacato e questione meridionale, nel secondo dopoguerra, e del ruolo che in esso ha giocato la ricerca sociale e quella sindacale in particolare. Il Mezzogiorno, conclude l'A., è la frontiera per qualsiasi sindacato che abbia intenzione di contribuire allo sviluppo economico e sociale italiano. Il banco di prova per misurarsi con le disuguaglianze che affliggono il paese
-
Ripubblicare il libro Le tre vite di Nella è un’idea nata dalle lavoratrici e dai lavoratori, incantati dal ricordo di Nella grazie all’iniziativa a lei dedicata lo scorso marzo. I racconti delle sue azioni straordinarie e dei suoi momenti più intimi hanno svelato una Nella amata e viva nelle testimonianze di chi ha condiviso anche solo un piccolo pezzo della sua esistenza, restando pro-fondamente colpito. Ripubblicare il libro, dandogli un’altra vita – forse la quarta vita di Nella – è un’iniziativa d’amore per lei, ma anche per noi, per come eravamo e per come siamo ora. I nostri più sinceri ringraziamenti vanno a chi porta Nella nel cuore. Ringraziamo inoltre le compagne e i compagni degli archivi storici della Cgil Nazionale e di Milano per la collaborazione, il compagno Salvatore Ba-rone per il materiale fotografico inedito e il compagno Bruno Ravasio per il suo contributo straordinario che troverete all’interno del libro. Luisa Perego Segretaria generale Filctem Cgil Lombardia
-
-
L’articolo discute il ruolo dei processi trans-contestuali di implementazione e governance nell’innovazione delle politiche sociali e del lavoro in Norvegia e Italia. L’analisi è basata sulla comparazione tra casi-studio qualitativi attraverso il framework teorico-metodologico delle logiche di welfare. Il testo descrive differenze e similitudini tra i due contesti in relazione sia alle caratteristiche dei rispettivi regimi di welfare e dei processi di path dependency, sia ai processi e alle dinamiche bottom-up e top-down e alle varie forme di mobilitazione degli attori. Le riforme hanno avuto un impatto positivo sulle modalità di attuazione delle misure individualizzate nel caso norvegese ed esiti molto più controversi in Italia. In entrambi i paesi modalità e risultati delle riforme appaiono tuttavia localmente differenziati, dipendentemente dai contesti, dalle risorse – non solo economiche – presenti, nonché dai modelli di implementazione, organizzazione e governance. A livello locale, infatti, le logiche in cambiamento possono supportare o ostacolare l’agency e l’attivazione degli attori, con importanti effetti sulla capacità dei sistemi di costruire progetti personalizzati e ridurre i rischi di esclusione sociale e dal mercato. Nel complesso, tuttavia, sia in Norvegia che in Italia le riforme appaiono limitate nella loro capacità di contrastare tali rischi e, con alcune differenze, di incidere sui fattori contestuali di esclusione. In conclusione, da un lato, gli operatori e i policy-maker dovrebbero considerare maggiormente questi ultimi nell’elaborazione e innovazione delle politiche. Dall’altro, una più ampia sperimentazione di analisi comparative attraverso casi-studio in profondità potrebbe migliorare la capacità della ricerca sociale di includere il ruolo dei contesti nell’analisi dei processi di innovazione delle politiche di welfare.
-
Negli ultimi anni il lavoro nei call center ha assunto una forte rilevanza, diventando di fatto una sorta di paradigma – anche simbolico – del lavoro poco remunerato, poco gratificante e soprattutto poco o per niente tutelato. Dopo la crisi del sistema di valori centrato sulla figura dell’operaio-massa, alfiere simbolico della centralità operaia degli anni settanta, e più in generale delprocesso di trasformazione del lavoro, i call center sono diventati il simbolo del nuovo lavoro, quasi fossero le nuove fabbriche del terziario a bassa qualificazione, dove si affollano decine...
-
L’attuale crisi economica e finanziaria globale ha stimolato un intenso dibattito scientifico, oltre che politico, sulle cause della crisi stessa e sulle possibili risposte. In questo quadro si è aperto un confronto sulle politiche orientate al mercato e alla competitività, con particolare riferimento alle caratteristiche e al destino del paradigma di azione pubblica di tipo neoliberista, che si è imposto nel mondo a partire dalla metà degli anni settanta del secolo scorso e che dura fino ad oggi. Ma quali tipi di politiche neoliberiste si sono affermate in Italia in questo stesso arco temporale? Con quali differenze e similitudini nei diversi settori di intervento? E cosa spiega la perdurante egemonia degli interessi e delle idee del neoliberismo in Italia? Al fine di rispondere a queste domande, il libro ricostruisce sistematicamente, con un’impostazione critica e di tipo comparativo, le forme assunte dal neoliberismo italiano in differenti ambiti e scale di azione pubblica: bilancio e finanza pubblica, mercato del lavoro, welfare state, istruzione, programmi per le smart city, uso dello spazio urbano, sicurezza nelle città.
-
Prendendo spunto dal volume di Mazzucato (2014 [2013]) e dal suo riferimento all’«ecosistema» dell’innovazione, il presente contributo propone un nuovo modo di pensare all’intervento statale nel caso delle attività innovative. Il concetto di Sistema nazionale di innovazione è qui analizzato, tra i più recenti schemi teorici che si occupano di Stato e delle sue politiche innovative. Si evidenziano le criticità di questo approccio, legate alla sua impostazione normativa fortemente influenzata dalla supply-side economics (economia dal lato dell’offerta). Si tratta di un approccio che Mazzucato aiuta a criticare, in quanto si limita ad aggiustare i fallimenti di mercato e/o garantire un ambiente friendly all’interno del quale le imprese possano innovare. Ci si deve invece muovere verso uno Stato innovatore di prima istanza.
-
Sono tre le date che hanno segnato i giorni che stiamo vivendo: dicembre 1989 che decreta il collasso definitivo del socialismo sovietico; agosto 2007 che, con il fallimento della Lehman Brothers, dà avvio alla più grande crisi del capitalismo dell’Occidente; 4 marzo 2018 che segna la più micidiale sconfitta della sinistra italiana nel dopoguerra. Il presente, in Italia e nel mondo, è tuttora dominato dagli effetti disordinanti di questi avvenimenti e l’accumulo di disordine sembra quasi inibire oggi, specie a sinistra, una visione razionale della politica. In tale disordine la destra ha un gioco più facile: l’America first sembra diventato lo scudo dietro cui si nasconde la destra di ogni angolo del mondo. Allo spazio chiuso della destra, la sinistra può rispondere solo con un’idea di spazio aperto ma governabile, che per la sinistra italiana può essere oggi solo lo spazio europeo, uno spazio politico in gran parte da conquistare. Ma questo è possibile solo reinterpretando la crisi innescata dal fallimento della Lehman come dinamica trasformativa dettata dalla rivoluzione informatica, che distorce, confonde e persino acceca la capacità di lettura delle contraddizioni che pure il suo avanzare continuamente produce. Per questo è sommamente necessario un «riarmo teorico» della sinistra sociale e politica. Pena lasciare il campo, nell’acqua sporca della crisi, a giullari e avventurieri di ogni risma. Questo lavoro è dedicato all’analisi della nuova «marca» di capitalismo e ha il suo ancoraggio nel Marx del capitolo dei Grundrisse sulle macchine, nella sua straordinaria e profetica attualità, e nel Gramsci di Americanismo e fordismo, oltre che nell’esperienza di dirigente sindacale e politico del suo autore.