• Piero Boni

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    Piero Boni (1920-2009) è stato un protagonista della storia dell’Italia repubblicana. Socialista riformista, ha dedicato l’intera sua vita all’emancipazione dei lavoratori e, in particolare, a realizzare i due obiettivi per cui aveva lottato fin da giovane: gli ideali antifascisti della Resistenza e la costruzione dell’unità sindacale, a partire dalla CGIL. Il saggio di Marco Minardi affronta, con dovizia di documentazione, la vita partigiana di Piero: prima a Roma, in stretto contatto con la leadership socialista, poi, paracadutato nell’appennino parmense, come capo missione della famosa chain Goff delle OSS statunitensi con il nome di «agente Coletti». La partecipazione alla Resistenza gli valse la medaglia d’argento al valor militare. Andrea Ricciardi ripercorre, in modo puntuale e accurato, i lunghi anni trascorsi nella CGIL, in cui Boni ha ricoperto incarichi di grande responsabilità, sia a livello di categoria, nei chimici e nei metalmeccanici, con Luciano Lama e con Bruno Trentin, sia a livello confederale come segretario generale aggiunto, avendo costantemente di mira il rafforzamento e il rinnovamento dell’unità sindacale più larga possibile. Riflettendo sulla sua generazione Piero Boni ha detto: «Nessuno di noi è nato partigiano o sindacalista, ma ci anima la stessa passione e lo stesso impegno. L’aver fatto la Resistenza segna la differenza…».
  • A quindici anni dalla sua scomparsa, l’interesse per l’opera di Bourdieu è così vivo da far sì che lo studioso francese sia oggi annoverato tra i classici della sociologia contemporanea. Il volume esplora, ripercorrendone la genesi e lo sviluppo, le categorie analitiche e i concetti di uno dei più controversi intellettuali del nostro tempo. Per rendere appieno la complessità della figura intellettuale di Bourdieu, analizza i rapporti tra teoria, concettualizzazione e ricerca empirica nell’opera del sociologo francese, individuando fecondità e limiti, luci e ombre, felicità e criticità relativamente al rapporto tra teoria e ricerca e tra concetti e loro traduzione operativa. Molteplici sono i riferimenti agli autori e alle principali scuole di pensiero che hanno esercitato un’in fluenza fondamentale su Bourdieu.
  • Esiste una vasta letteratura sulla vita e sull’attività politica di Pio La Torre, a cominciare dal suo Comunisti e movimento contadino in Sicilia. Fondamentalmente, però, è tutta incentrata sul La Torre politico, che ha profondamente innovato la legislazione antimafia e si è battuto per la pace e contro la base missilistica di Comiso. Su La Torre sindacalista, dirigente della più grande organizzazione sindacale d’Italia, la CGIL, solo pochi e fugaci accenni. Eppure senza la sua lunga esperienza sindacale (1947-1962) Pio La Torre non sarebbe stato l’efficace legislatore antimafia che conosciamo e nemmeno quel costruttore di pace che seppe tessere il filo di vaste alleanze ed entusiasmare migliaia di giovani. Questo libro, voluto fortemente dalla Camera del lavoro di Palermo, vuole essere un contributo per conoscere meglio gli anni della formazione di Pio La Torre, i suoi primi incontri con i braccianti e i contadini poveri delle borgate palermitane e dei comuni della provincia. Ma, negli anni in cui guidò la Camera del lavoro di Palermo, Pio La Torre imparò a conoscere anche gli operai della città, in particolare la classe operaia per antonomasia, quella dei Cantieri navali. E teorizzò e praticò l’unità tra gli operai della città e i contadini delle campagne da contrapporre all’unità tra gli agrari meridionali e la borghesia industriale del nord. Il libro si ferma alla fine degli anni Cinquanta. Su Pio La Torre segretario regionale della CGIL viene scritto un breve epilogo, lasciando aperte le porte per successive e più approfondite ricerche.
  • Lo scorso autunno provavo a spiegare alle amiche e ami ci italiani cosa stesse succedendo in Catalogna dicendo: “Questa è una storia che finisce male, ma è una storia vera”. Effettivamente “la rivoluzione del sorriso” s’infrange sulle violenze della polizia spagnola il 1° ottobre, sulla proclamazione unilaterale di una Repubblica durata poche ore e la repressione dello Stato. Ma che la storia non si fosse conclusa allora lo dimostra il risultato delle elezioni del 21 dicembre, in cui il blocco di forze repubblicane riesce a confermare la maggioranza assoluta di seggi parlamentari. E oggi, con la Generalitat sotto il giogo dell’articolo 155 della Costituzione, i prigionieri politici e quelli in esilio accusati di reati che non hanno commesso, la questione catalana si ripropone nella sua interezza e il movimento non rifluisce. Perché sono oltre due milioni a volere una relazione diversa della Catalogna con il resto della Spagna. E questa è la storia vera». Così l’autrice introduce la narrazione dell’autunno catalano: eventi che mozzano il fiato per velocità e spessore ed uno sguardo sulla percezione soggettiva dei protagonisti di un movimento popolare, pacifico e di massa che afferma la sua sovranità nella celebrazione di un referendum. Ma il libro, nato per raccontare «la rivoluzione del sorriso», finisce col diventare anche altro, perché in Spagna succedono cose che suscitano allarme. Non è solo la maxi-causa contro l’indipendentismo con l’imputazione di reati per una violenza che non c’è mai stata, sono la restrizione della libertà d’espressione e l’uso abusivo della legislazione antiterrorista che rendono la Spagna distante dagli standard democratici europei del XXI secolo. Perché la democrazia è quanto oggi è in gioco nella vicenda catalana ed è perciò qualcosa che riguarda l’Europa.
  • Gli ultimi dieci anni hanno riportato a galla una verità troppo a lungo dimenticata dall’analisi macroeconomica: gli sviluppi macroeconomici e le scelte dei policy makers sono raramente neutrali dal punto di vista distributivo. Negli scorsi anni, la tendenza secolare all’aumento della disuguaglianza è stata esacerbata dalle (pur sacrosante) politiche monetarie a contrasto della stagnazione secolare e, più recentemente, dalla fiammata in-flazionistica causata dalla crisi energetica e dalla guerra in Ucraina. Dopo aver ripercorso gli sviluppi macroeconomici degli ultimi due lustri, l’articolo si conclude auspicando che politiche macroeconomiche e politiche strutturali (in particolare di politica fiscale e redistri-butiva) siano in futuro meglio coordinate per garantire la sostenibilità sociale delle nostre economie a fronte delle sfide dei prossimi decenni.
  • Viviamo in un’epoca in cui la progressiva e drammatica scomparsa della «città» va di pari passo con il sorgere di un aggregato urbano in continua e inarrestabile espansione. Un «mostro» che divora il territorio, i suoi paesaggi e la sua storia. Restituire la città alla società, ridurre l’edificazione allo stretto indispensabile per allargare lo spazio alla fruizione di tutti i cittadini: ecco l’obiettivo della CGIL vicentina. Comune agli autori di questo libro - e in particolare agli urbanisti Edoardo Salzano, Anna Marson, Marco Guerzoni e Giampaolo Bassetti - è la critica argomentata dello sprawl, ovvero di un modello insediativo disperso che non solo aggredisce la bellezza del paesaggio, ma produce anche uno sviluppo insostenibile, esasperando i fenomeni di separazione sociale e indebolendo il senso di appartenenza a una comunità civile. Di sicuro non sono solo «urbanistiche» - come ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi - le ragioni per cui è profondamente sbagliato ospitare in Italia altre basi USA. Ma le analisi contenute in questo libro sulla vicenda «No Dal Molin» dimostrano che la militarizzazione del territorio porta al suo grave e forse «incurabile» decadimento ambientale. Ecco perché la protesta è divampata così forte a Vicenza e nel Veneto. Qui se ne dà conto anche attraverso le testimonianze di autori come Mario Rigoni Stern, Noam Chomsky, Dario Fo, Moni Ovadia.
  • L'impegno politico e civile della parlamentare europea siciliana nel campo della legalità, della giustizia, della lotta alle mafie. L'importanza dell'educazione, e quella dei giovani in particolare, per un cambio di civiltà, una metamorfosi in grado di favorire un nuovo rinascimento nelle terre più martoriate dal fenomeno mafioso.
  • In tempi di crisi le politiche macroeconomiche di redistribuzione dei redditi e delle ricchezze non bastano. È giunto il momento di avviare un percorso nuovo fatto di microprogetti definiti e misurabili in grado di rimuovere le disuguaglianze che si manifestano nella concreta vita delle persone. Di disuguaglianze si parla sempre di più, ma per attenuarle si fa sempre meno. Disuguaglianze nella salute, nell’istruzione e nella cultura, nel lavoro, nelle relazioni sociali, nella qualità dei servizi. La crisi, si dice, rende più difficile spostare risorse dai ricchi ai poveri. E allora se il PIL non crescerà più come prima dobbiamo rassegnarci a disuguaglianze crescenti? No, perché creare più uguaglianza e più benessere si può. Dopo un documentato esame delle disuguaglianze nel corso della storia, della loro relazione con crescita e globalizzazione, dell’evoluzione del pensiero filosofico e religioso in materia, fino alle nuove teorie delle disuguaglianze, l’autore propone di combatterle agendo dall’alto e dal basso. Dall’alto con nuove politiche macroeconomiche: redistribuzione delle ore di lavoro, reddito e lavoro di cittadinanza attiva, maggiore progressività del prelievo su redditi e ricchezze. Dal basso con progetti definiti e misurabili in grado di abbattere le disuguaglianze che si manifestano nei diversi aspetti che determinano il benessere delle persone. I nuovi indicatori di Benessere Equo e Sostenibile – alla cui costruzione l’autore ha contribuito partecipando ai lavori della Commissione Istat-Cnel– possono aiutarci ad individuare dettagliatamente le tante disuguaglianze da ridurre. E allora perché non rispondere con altrettanto dettagliati progetti territoriali capaci di rimuovere gli ostacoli per un’uguaglianza effettiva, concreta e condivisa? Un piano d’azione preciso che può riassegnare alla politica un primato sull’economia e riaffermare la funzione, fondamentale, degli enti locali.
  • Planetario

    15.00 
    Televisione e consumi di massa, bomba atomica, cinema, comunismi e capitalismi, contestazione e pacifismi, erotismo e merce, fascismo europeo, imperialismo americano, lotta sindacale, mafia, viaggi spaziali, Vietnam: di questo e altro si parla in questa antologia che raccoglie, tra i tanti articoli scritti da Gianni Toti, quelli più significativi e esemplari usciti tra gli anni cinquanta e sessanta su «Lavoro», rotocalco settimanale della Cgil, e su «Vie Nuove», a cui in quel tempo collaborava anche Pasolini. Toti è stato un protagonista della letteratura e dell’arte del secondo Novecento, attivo su più fronti: scrittore di poesia e prosa di fondamentale importanza, tra i primi autori di videopoesia e videoarte, attivo collaboratore di giornali e riviste. In questo libro viene documentata proprio la sua attività giornalistica, che si trovava fino ad oggi dispersa in varie testate. La raccolta è considerevole, non solo perché fa conoscere meglio questo autore ingiustamente trascurato dalla critica, ma anche perché offre un esempio singolare di scrittura giornalistica, priva dell’aria svagata e un po’ schizzinosa tipica dello scrittore prestato alla stampa. Toti è giornalista a pieno titolo, puntiglioso raccoglitore di indizi e solerte intervistatore, e però nello stesso tempo è un autore d’avanguardia, un acrobata del linguaggio dedito a continue invenzioni di stile e di terminologia. Il libro mostra uno spaccato storico degli anni della guerra fredda pieno di spunti polemici e acute analisi, in cui è dato scorgere peraltro non pochi elementi ancora di attualità; è inoltre un viaggio suggestivo per le vie di un mondo già in scala «globale» (tanto che il titolo di una sua rubrica è, appunto, Planetario), dove Toti dimostra tutta la sua versatilità e la sua fame di conoscenza e di parole.
  • Pandemia e guerra stanno travolgendo i paradigmi affermatisi con la globalizzazione neo-liberista al punto che le stesse domande intorno alle quali si sviluppa il dibattito pubblico sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – su cui si concentra il contributo con particolare riferimento al Mezzogiorno – assumono valore diverso quando non superate dalla realtà per come si sta manifestando. Con lo scoppio della guerra in Europa si molti-plicano le incognite con cui fare i conti. Ciò che purtroppo non muta sono la crescita delle diseguaglianze e dei divari nel contesto di un drastico peggioramento della crisi climatica. A questo occorre rispondere, sapendo che il tempo a disposizione è limitato; e a questo occorre guardare per valutare, e provare a correggere, il Pnrr e l’insieme delle politiche pubbliche di sviluppo.