• Questo articolo tratta la questione salariale e occupazionale italiana attraverso l’elaborazione dei dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), dell’Ufficio statistico dell’Unione Europea (Eurostat), della Commissione Europea (Ameco) e dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (Inps). Lo studio analizza le dinamiche salariali e occupazionali e presenta un quadro in cui l’Italia, a differenza delle principali economie dell’Eurozona, si caratterizza per una stagnazione salariale di lungo periodo e per il peso crescente delle professioni meno qualificate. L’articolo mostra come l’aumento dell’area della precarietà alimenti quella del disagio salariale e del lavoro povero.
  • Per via delle sue caratteristiche produttive e sociali, il turismo è internazionalmente riconosciuto come un’attività povera, dominata da lavoro mal retribuito e instabile, e con alti tassi di turnover. All’interno del panorama produttivo italiano, il comparto fa segnare il più alto rischio di basse retribuzioni a causa sia dei bassi salari unitari sia dei limitati periodi lavorativi durante l’anno. Tuttavia, in questo contributo, attingendo in chiave comparativa ai casi delle industrie turistico-alberghiere di Rimini e Venezia mostreremo come al variare di alcune condizioni sociali, istituzionali ed economiche corrisponda anche una variazione piuttosto significativa della qualità, della retribuzione, della stabilità e dei contenuti del lavoro e, quindi, delle esperienze dei lavoratori.
  • Il contributo parte da una ricostruzione della distribuzione salariale nel lavoro dipendente in Italia. La mappa delle classi salariali può fornire un punto di partenza per fare emergere le strategie che le imprese adottano per governare le relazioni di lavoro, secondo una articolazione di coercizione e consenso. Questa prospettiva non è nuova nella ricerca sociologica, soprattutto dopo l’analisi condotta da Burawoy nell’ambito di una impresa industriale. Qui l’analisi trae origine dalle caratteristiche della composizione sociale della forza lavoro e procede con l’individuazione di due macro indirizzi: uno che si sviluppa nell’area del mercato del lavoro dove è più consistente la dispersione e il dumping contrattuale nella forma della coercizione (elasticità verso il basso del salario nominale), l’altro, collocato nelle posizioni lavorative dove è più significativa la presenza di profili professionali specifici e difficilmente riconducibili a prestazioni standardizzate, agisce sulla leva del consenso attraverso una gestione unilaterale del salario variabile. La combinazione di queste due tendenze schiaccia l’azione sindacale su un perimetro di azione sempre più ristretto. Gli elementi su cui si appoggiano queste due tendenze hanno carattere sempre più sistemico, non sono un fatto congiunturale. L’azione sindacale è chiamata oltre che ad intervenire sui fattori di maggiore vulnerabilità (in particolare su una legislazione che inverta la direzione della de-regolazione dei rapporti di lavoro e la proliferazione dei Ccnl), anche a ripensare un nuovo equilibrio nelle relazioni industriali, soprattutto nel rapporto tra contrattazione centralizzata e contrattazione di secondo livello.
  • La questione del lavoro «povero» viene tematizzata quasi esclusivamente sulla dimensione retributiva e reddituale. Nel testo si argomenta che, più in generale, la questione attraversa congiuntamente le condizioni e i contenuti del lavoro. Inoltre, essa non dipende solo dalle caratteristiche dell’offerta, ma va vista anche alla luce della presenza sul mercato di occupazioni con bassi salari, con durata intermittente, con scarse possibilità di crescita salariale e professionale.
  • Il saggio si propone di definire specifici settori del mercato del lavoro nei quali il fenomeno della povertà lavorativa è maggiormente diffuso, per utilizzarli come chiave di lettura degli strumenti legislativi esistenti e di quelli in gesta-zione a livello europeo.
  • Finora, l’attività di ricerca sulla presenza di Amazon si è concentrata sulle condizioni di lavoro all’interno dei suoi magazzini, sugli aspetti dell’organizzazione del lavoro e, parzialmente, su quelli legati alle relazioni industriali. L’obiettivo di questo articolo è invece quello di esaminare le principali caratteristiche dei candidati all’assunzione in Amazon per tramite delle Agenzie di somministrazione. L’articolo dà conto dei risultati di una ricerca promossa da Nidil Cgil nazionale nel 2019 su un campione di candidati selezionati in diverse città italiane dalle principali agenzie del settore. Dall’analisi dei dati, emerge la prevalenza di esperienze contrassegnate da rapporti di lavoro atipici e, soprattutto, con basse retribuzioni, a conferma di un target dell’offerta di lavoro già individuabile in altri contesti nazionali.
  • Le grandi mobilitazioni avvenute in Italia fra l’estate del 2001 e l’autunno del 2002 sono il centro di interesse del volume di Damiani e Framba. Mobilitazioni su temi «classici», quali la tutela dei diritti del lavoro aggrediti dalle ondate di ristrutturazione capitalista, come pure su questioni riguardanti l’ambiente, la pace, il moltiplicarsi delle diseguaglianze, la crisi democratica degli Stati nazionali. Dalla protesta in occasione del G8 a Genova nel luglio del 2001 alla grande manifestazione Cgil a Roma, nel marzo del 2002, in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, al Social Forum di Firenze nel novembre 2002. A promuovere le iniziative di protesta nazionali del 2001-2002 sono soggetti e associazioni non abituate a confrontarsi fra di loro, con obiettivi e metodi di lotta differenti e anche, a volte, con radicali diversità di analisi, costrette a individuare terreni di incontro unitari. Gli autori ripercorrono, con il contributo essenziale di chi allora era in prima fila nelle varie organizzazioni sociali e sindacali, le vicende del biennio, anche al fine di riportare le riflessioni e gli approfondimenti che hanno caratterizzato quel periodo storico e che possono ancora contribuire, a distanza di vent’anni, a dare risposte ai problemi attuali.
  • Il volume di Antonio Sassu si occupa principalmente del ruolo che hanno avuto, e che ancora hanno, le istituzioni – soprattutto quelle economiche – sulla società e lo sviluppo del Sud. A partire dal la seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di passaggio da un sistema economico-giuridico a un altro, sia il governo centrale, sia le amministrazioni locali hanno svolto un’influenza molto negativa sul progresso della società meridionale. C’è da dire che soprattutto in termini di risorse e di politiche, le istituzioni si sono comportate nel Sud in maniera nettamente diversa rispetto al Nord del paese. Oggi, e in particolare a partire dagli ultimi trent’anni, questa differenza è strumentalizzata dalla politica della Lega e da alcuni intellettuali e alimentata anche dalla corruzione, dalle mafie e dalla disuguaglianza dei redditi. Dopo un momento di scarsa attenzione verso la questione meridionale e il divario fra le due grandi aree del paese, attualmente il Pnrr fornisce più di 80 miliardi di risorse al Sud e potrebbe risvegliare l’interesse del paese e dell’Europa su un problema mai risolto in ben 160 anni.
  • «C’è una contiguità, un’analogia fra comunismo e femminismo?». A partire da questa domanda, la fondatrice del manifesto affronta teorie e percorsi storici dei due movimenti che hanno segnato in profondità il Novecento, la sua vita e quella dei tanti con cui si è confrontata e ha dialogato. Tracciando un bilancio di una generazione politica che si rivolge a quelle più giovani riflettendo su temi complessi con il linguaggio diretto del racconto giornalistico. Il testo, inedito, nasce da una corrispondenza con il filosofo comunista Étienne Balibar e la sociologa femminista Françoise Duroux, è introdotto da Maria Luisa Boccia ed è corredato da due interventi della stessa Rossanda, pubblicati sulla rivista femminista Reti.