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L’articolo è dedicato a un periodo della vita di Aris Accornero, gli anni Cinquanta, in cui in Italia operava la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Condizioni dei Lavoratori. Racconta dei costruttori, gli operai specializzati e qualificati che nel dopoguerra avevano contribuito a ricostruire le fabbriche e dell’avvento dei nuovi arrivati gli operai comuni, in gran parte immigrati. Da un lato il disincanto su un’idea di classe operaia composta da operai militanti, molti di loro qualificati, quelli delle sue prime esperienze politiche e sindacali, che si erano alimentati di momenti «eroici» della cultura di quegli anni. Dall’altro l’organizzazione scientifica del lavoro e il racconto dei nuovi operai, quelli del «compromesso fordista» (sicurezza in cambio di ubbidienza), che per le società occidentali ha corrisposto al periodo storico in cui si è creata maggiore ricchezza e insieme si sono riconosciuti nuovi diritti e abbassate le disuguaglianze all’interno di tali società.
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Nel 1979-80 il Partito Comunista Italiano promosse un’ampia ricerca su orientamenti e atteggiamenti, politici e culturali, di operai occupati in 36 stabilimenti della Fiat, situati in diverse regioni italiane. Lo stesso avvenne, con un diverso questionario, per i lavoratori non manuali in 19 unità produttive. Torino e l’Italia vivevano allora un periodo turbolento, caratterizzato da disordini sociali ed eventi terroristici. I risultati della ricerca fecero molto scalpore nei media nazionali e internazionali. Essi permisero di descrivere una realtà, quella dei lavoratori dell’automobile, assai poco conosciuta e mal valutata. Essi anticiparono in qualche modo l’esito della vertenza tra sindacati e azienda nell’autunno 1980, che si concluse con un’azione collettiva di quadri e capi squadra (la cosiddetta «marcia dei quarantamila») e la sconfitta del sindacato metalmeccanico. Questo articolo descrive le operazioni di ricerca (popolazioni interessate, campionamento, modalità di distribuzione dei questionari, ecc.), le reazioni dei media, e i principali risultati della ricerca. Emerse una chiara differenziazione sociale, politica e morale dei lavoratori Fiat e il tramonto di una concezione tradizionale della classe operaia come soggetto sociale antagonista rispetto alla proprietà e al management della maggiore impresa industriale in Italia.
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Il saggio ricostruisce il contesto e la committenza politica e culturale della ricerca di massa sui lavoratori Fiat, descrive le controversie suscitate, presenta il quadro di ricerche militanti di cui è stata parte e stimolo, offre una spiegazione del contesto avverso allo sviluppo di relazioni industriali e della particolarità del caso torinese dell’epoca, richiamando anche tesi di Aris Accornero.
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L’articolo discute l’analisi di Aris Accornero su tre questioni presenti nei suoi scritti: la tutela nell’epoca dei lavori differenziati; la cooperazione, il conflitto e la partecipazione nella fase della produzione postfordista; l’unità sindacale nel periodo del tramonto delle tradizionali sicurezze sociali. Sulla tutela del lavoro Accornero sostiene la tesi che si debba passare da un tutela livellatrice ad una tutela basata su cornici normative più comprensive, differenziate e solide di quelle del passato. Sull’autonoma partecipazione dei lavoratori nelle imprese postfordiste Accornero osserva che essa sarà il risultato di un complesso e anche aspro processo di negoziazione e conflitto tra i diversi attori proprio perché la posta in gioco è il potere gestionale. Sulla disunione sindacale Accornero ritiene che sia stata generata da cause «interne» più che «esterne» al sindacato, le quali sono state a loro volta originate da eventi positivi più che negativi.
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L’articolo presenta i principali risultati di una ricerca sulla contrattazione di secondo livello realizzata a Bologna nel triennio della ripresa economica, tra il 2015 e il 2017. Lo studio si basa sull’analisi di 150 contratti di natura acquisitiva e di alcune variabili economiche tratte dai bilanci aziendali delle imprese firmatarie. L’obiettivo della ricerca è stato quello di individuare possibili relazioni della contrattazione non solo con aspetti strutturali delle imprese firmatarie ma anche con variabili di performance economiche. Dalla ricerca emerge come il modello «classico» di contratto integrativo aziendale, mono o più spesso pluri-tematico, rinnovato ogni tre anni è stato progressivamente affiancato da un nuovo stile negoziale caratterizzato dalla presenza di un contratto «madre» da cui discendono una serie di accordi più piccoli, di natura gestionale, che disciplinano argomenti specifici. In seconda battuta, la ricerca evidenzia che la capacità dei contratti di includere più materie non si estende in modo lineare, ovvero con l’aggiunta di una materia alla volta, ma si caratterizza per «salti di qualità» contrattuale dove le materie più rare ed avanzate si presentano più frequentemente insieme e vengono gestite sinergicamente. Infine, struttura e performance aziendale sono correlate a caratteristiche contrattuali differenti: nelle imprese di maggiori dimensioni è più probabile trovare contratti più ricchi dal punto di vista delle materie e con tetti massimi del premio più elevati mentre affinché il premio di risultato esista assume maggiore importanza aver registrato buone performance economiche sul lungo periodo.
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In questo lavoro sono analizzate le modalità di reclutamento e formazione dei dipendenti adottate all’interno delle piccole e medie imprese italiane. È evidenziato come tali attività siano realizzate seguendo un approccio soprattutto di tipo informale, contrariamente a quanto avviene nelle grandi imprese nelle quali il Management delle Risorse Umane si bassa su processi formali e sistematici.