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Un diritto all’autodeterminazione parziale
I problemi sollevati dal ricorso massiccio all’obiezione di coscienza e ai vincoli che questa pone alla possibilità effettiva di ricorrere all’aborto legale costituiscono un esempio di un nodo irrisolto della legge 194 oggetto di una controversia che ha anche diviso il femminismo e il movimento delle donne prima e dopo l’approvazione della legge: se, cioè, il diritto all’autodeterminazione fosse meglio garantito dalla «semplice» depenalizzazione o, all’opposto, da una legge che per definizione avrebbe definito i limiti dell’autodeterminazione, subordinandoli a requisiti definiti a priori e al di fuori delle condizioni soggettive. Dopo aver ripercorso sinteticamente i termini del dibattito che ha diviso il movimento delle donne, e di come questi sono stati trasformati nel tempo anche a seguito delle nuove problematiche aperte dalla riproduzione assistita, viene discusso in che misura l’introduzione della Ru486 e della pillola del giorno dopo possano modificare i termini della questione. In conclusione si ripropone la possibilità di affrontare la questione dell’aborto volontario nella prospettiva di un utilizzo mite, non univocamente prescrittivo del diritto.
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Un futuro per Roma
10.00
€
Dopo la crisi del «Modello Roma», il volume, a partire da una serie di considerazioni critiche sui lavori della Commissione Marzano, offre idee e spunti di riflessione per un possibile e diverso futuro della città che superi la stretta tra edilizia e turismo come motore tradizionale del suo sviluppo. Tra gli obiettivi considerati vi è quello di fare di Roma un esempio di città sostenibile, da ripensare in una dimensione policentricae metropolitana, incentrata su un’economia verde diffusa e a forte innovazione energetica; di mettere fine all’espansione urbana nel territorio dell’Agro romano e riqualificare le periferie con un forte decentramento di attività direzionali, di beni e servizi pubblici; di fare della città un bene pubblico usufruibile da tutti i suoi cittadini; di pensare ad uno sviluppo locale che valorizzi le risorse ambientali, culturali e partecipative del territorio metropolitano.
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Un giorno e una vita
10.00
€
Il 6 luglio 1960 a Porta San Paolo, luogo-simbolo della Resistenza romana, una manifestazione antifascista contro il governo Tambroni venne dispersa dalle violente cariche della polizia e, per la prima volta in epoca repubblicana, dei carabinieri a cavallo. Questo libro propone una puntuale ricostruzione dei fatti, una ricca selezione di immagini e documenti, ma soprattutto le testimonianze di chi c’era, come i «ragazzi con la maglietta a strisce», che si affacciarono allora alla ribalta politica e sociale. Il ricordo di una giornata particolare diventa lo spunto per un viaggio nella memoria, il racconto appassionato e intenso di vite vissute nel segno della militanza.
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Un giovane sguardo sulla vecchiaia. Nuove proposte per un sostantivo povero, precario e femminile
Nell’ultimo secolo, la vecchiaia è stata fatta coincidere con la fine del lavoro ovvero con l’inizio della pensione: è vecchio chi smette di essere un elemento produttivo all’interno della società. La vecchiaia è una questione di classe, più di quanto si pensi. Ma il nesso tra vecchiaia e improduttività è molto antico: nel 1400 nascono i primi ospedali per poveri in cui venivano rinchiuse le persone ai margini della società, coloro che non producevano valore: anziani, matti, criminali, malati. È da questi luoghi che nascono, successivamente, le residenze per anziani – istituzioni totali che, nell’ultimo anno, hanno dimostrato il loro essere luoghi di morte e non di cura. In un mondo sempre più povero e precario ha ancora senso legare la vecchiaia alla fine del lavoro? Finiamo per non smettere mai di lavorare e di non avere tempo, per esempio, come ci insegna lo scrittore Italo Svevo, per scrivere. Vedendo che la maggior parte della popolazione anziana è composta da donne, si approfondisce infine il concetto di vecchiaia al femminile e il concetto di lavoro di cura e di assistenza verso le persone anziane, sempre declinato al femminile.
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Un intenso percorso locale
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Un lungo addio a Bismarck? Le riforme del welfare nell’Europa continentale
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Un lungo addio?
12.00
€
Il volume analizza i cambiamen ti nei rapporti tra i sindacati e i partiti intervenuti negli ultimi trent’anni nei principali paesi dell’Europa Occidentale. Ven go no individuate tendenze e processi che si sono verificati in Francia, Germania e Gran Bretagna, ma nel lo stesso tempo il focus si concentra intorno alle più importanti vicende italiane: le quali attraversano la fuoriuscita dai vecchi partiti di massa (e in particolar modo dal Pci), lo scontro D’Alema-Cofferati, e arrivano al tentativo di disintermediazione operato da Renzi. Per quanto lo sguardo sia generale l’attenzione prevalente è dedicata al principale partito della sinistra (nelle sue diverse configurazioni storiche post-Pci), e al principale sindacato (la Cgil). Il legame tra questi attori, che è stato molto stretto nella tra dizione del movimen to operaio, è diventato nel corso degli ultimi decenni progressivamente più esile e incerto. Il punto di arrivo attuale consiste nel forte ridimensionamen to di una comune base di identi fi ca zione, dovuto alla crescen te collocazione del partito al di fuori dell’orbita laburista, cosa che ha coinciso con lo smarrimento del suo ruolo centrale nella elaborazione della cultura politica di riferimento comune. A questa caduta identitaria si è accompagnato anche il venir meno delle relazioni organizzative formali, specie in ambito nazionale e centrale. Il volume intende esplorare le cause di questo fenomeno, si interroga intorno alla sua reversibilità, e indaga inoltre sulle piste intorno a cui possono prendere forma gli scenari e le strategie del futuro.
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Un lungo addio? I rapporti tra i partiti e i sindacati
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Un lungo addio? I rapporti tra i partiti e i sindacati
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Un lungo percorso per una partita ancora aperta
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Un mercato del lavoro atipico
18.00
€
Dopo più di un decennio di deciso abbattimento delle rigidità (presunte ed effettive) del mercato del lavoro italiano, non sembrano evidenti quegli effetti positivi che avevano pronosticato i fautori della flessibilità del lavoro. Anche i media, che al suo affacciarsi sulla scena raccontavano la flessibilità come la strada «necessaria» per raggiungere la piena occupazione, pongono ormai l’accento sull’altro volto del fenomeno, ossia quello della precarietà del lavoro, e sul «furto del futuro» a cui stiamo condannando intere generazioni. Il propagarsi della crisi finanziaria mondiale all’economia reale, già a partire dalla seconda metà del 2008, sta producendo un nuovo incremento del numero dei disoccupati, fenomeno che non si verificava da quindici anni. Ciò apre nuovi interrogativi a cui i policy makers sono chiamati a rispondere nel breve e nel medio periodo e, se ce ne fosse bisogno, conferma il primato dell’economia nella creazione di lavoro rispetto alla legislazione del lavoro. Il tema della flessibilità viene trattato nel volume attraverso un approccio multidimensionale del fenomeno: dalle dinamiche del mercato del lavoro al quadro empirico che emerge da una serie di ricerche realizzate dall’IRES nell’ultimo decennio, alla scansione delle tappe normative, alla giungla delle tutele sia di tipo contrattuale che di welfare, fino alla dimensione culturale e comunicativa.
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Un mondo in crisi di identità
Il contributo evidenzia come al centro del conflitto ci sia oggi una questione identitaria e non più ideologica. Ciò implica che se in passato le ideologie potevano fungere da collante e tenere insieme popoli e nazioni molto diversi, fondare tutto sull’identità significa frammentare culturalmente, e poi geopoliticamente, lo spazio mondiale. Proprio le tre maggiori potenze – Stati Uniti, Cina e Russia – sono attraversate da profonde crisi interne che ne mettono in questione l’identità, le strutture e il senso di sé. Per quanto riguarda l’Italia, che con la guerra assume un ruolo strategicamente più rilevante in quanto centrali nel Mediterraneo, ha dinnanzi due priorità: dal punto di vista geopolitico, la sicurezza alle frontiere orientale e meridionale; dal punto di vista socio-economico e finanziario, la battaglia sul patto di stabilità, che sarà decisiva.
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