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Un nuovo sviluppo in risposta ai bisogni delle persone e del territorio
L’Unione europea a 28 paesi membri è il maggior produttore di ricchezza del mondo: il più grande importatore e il più grande esportatore di beni e servizi. È un gigante economico inconsapevole (e un nano politico). Le politiche economiche fondate sulla «austerità accrescitiva» e il fiscal compact condannano l’Europa a una bassa crescita e a una disoccupazione strutturale. La specializzazione manifatturiera europea è progressivamente in competizione con quella asiatica (sia nella gamma alta della produzione che in quella bassa). Nel frattempo la crisi ha cambiato i bisogni sociali e ridotto gli investimenti sul welfare. L’assenza di politiche industriali di indirizzo e il contenimento della spesa pubblica hanno portato a un impoverimento progressivo del territorio: per crescita inquinamento e scarsità di manutenzione. L’Europa ha bisogno di un nuovo «modello di sviluppo» basato sulle sue caratteristiche e le sue vocazioni storico-economiche e orientato ai bisogni delle persone e dei territori (sostenibilità sociale e ambientale). Questo salto di politica non è realistico si compia a partire da decisioni top down. La nuova crescita nasce da risposte locali ai nuovi bisogni (delle persone e dei territori). Da questa domanda si creeranno nuovi mercati su cui orientare le produzioni innovative di merci e servizi. «La domanda locale determinerà l’offerta globale». Il sindacato può essere agente e protagonista di questa svolta con la contrattazione sociale territoriale e la microconcertazione con i governi locali, a partire dalle città.
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Un ordine normativo futuro per equilibri instabili
Si discute sulla “rivoluzione incompiuta” descritta da Esping-Andersen: capire come istituzioni si adatteranno al nuovo ruolo delle donne aiuterà a rispondere su come prepareremo i nostri figli all’economia della conoscenza e su come risponderemo ai bassi tassi di fertilità e all’invecchiamento della popolazione con evidenti vantaggi in termini di equità ed efficienza.
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Un paese a metà
16.00
€
Il volume di Antonio Sassu si occupa principalmente del ruolo che hanno avuto, e che ancora hanno, le istituzioni – soprattutto quelle economiche – sulla società e lo sviluppo del Sud. A partire dal la seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di passaggio da un sistema economico-giuridico a un altro, sia il governo centrale, sia le amministrazioni locali hanno svolto un’influenza molto negativa sul progresso della società meridionale. C’è da dire che soprattutto in termini di risorse e di politiche, le istituzioni si sono comportate nel Sud in maniera nettamente diversa rispetto al Nord del paese. Oggi, e in particolare a partire dagli ultimi trent’anni, questa differenza è strumentalizzata dalla politica della Lega e da alcuni intellettuali e alimentata anche dalla corruzione, dalle mafie e dalla disuguaglianza dei redditi. Dopo un momento di scarsa attenzione verso la questione meridionale e il divario fra le due grandi aree del paese, attualmente il Pnrr fornisce più di 80 miliardi di risorse al Sud e potrebbe risvegliare l’interesse del paese e dell’Europa su un problema mai risolto in ben 160 anni.
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Un paese a metà [EBOOK]
8.99
€
Il volume di Antonio Sassu si occupa principalmente del ruolo che hanno avuto, e che ancora hanno, le istituzioni – soprattutto quelle economiche – sulla società e lo sviluppo del Sud. A partire dal la seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di passaggio da un sistema economico-giuridico a un altro, sia il governo centrale, sia le amministrazioni locali hanno svolto un’influenza molto negativa sul progresso della società meridionale. C’è da dire che soprattutto in termini di risorse e di politiche, le istituzioni si sono comportate nel Sud in maniera nettamente diversa rispetto al Nord del paese. Oggi, e in particolare a partire dagli ultimi trent’anni, questa differenza è strumentalizzata dalla politica della Lega e da alcuni intellettuali e alimentata anche dalla corruzione, dalle mafie e dalla disuguaglianza dei redditi. Dopo un momento di scarsa attenzione verso la questione meridionale e il divario fra le due grandi aree del paese, attualmente il Pnrr fornisce più di 80 miliardi di risorse al Sud e potrebbe risvegliare l’interesse del paese e dell’Europa su un problema mai risolto in ben 160 anni.
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Un paese da scongelare
10.00
€
Un libro di denuncia: disuguaglianze e povertà collocano l’Italia tra i paesi più arretrati d’Europa; sistema educativo e meccanismi di ingresso nel lavoro irrigidiscono la scala sociale e comprimono merito ed impegno; la bassa mobilità sociale ne fa un «paese bloccato». Un libro di analisi: all’origine di questi fenomeni sta una iniqua distribuzione del reddito che prelievo fiscale e prestazioni sociali non riescono a modificare sostanzialmente. Un libro di documentazione: i dati riportati e la documentazione statistica in appendice ne fanno un vero e proprio manuale per gli operatori politici, sindacali, sociali. Un libro di indicazioni politiche soprattutto per le forze di sinistra: modificare la distribuzione del reddito, agire con prelievo fiscale e prestazioni sociali per ridurre disuguaglianze e povertà, favorire la mobilità tra classi sociali e nei percorsi di vita.
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Un paese in bilico
14.00
€
Dagli anni ottanta ad oggi l’Italia ha visto crollare il ritmo di crescita del Pil, della produttività del lavoro, degli investimenti e del progresso tecnologico. Si è ridotta la sua capacità produttiva in settori industriali nei quali era stata fra i primi al mondo. È assente in quelli nuovi tecnologicamente avanzati. Le sperequazioni nella distribuzione del reddito e della ricchezza nazionale si sono ampliate. All’origine della complessa crisi italiana sta il mutamento del suo «modello di sviluppo», con, da una parte, le riforme del lavoro, dall’altra quelle del sistema dell’euro. Il volume riflette sulle cause e le conseguenze di questa grande trasformazione; una trasformazione, però, in negativo, che alimenta da almeno vent’anni il perdurante riflusso dell’economia italiana e che fa oggi temere per un ripiegamento definitivo delle sue capacità di crescita. I tre saggi che compongono il volume forniscono un quadro organico che invita ad una riconsiderazione critica delle politiche economiche e del lavoro che sono sullo sfondo di questo epocale mutamento, indicando alcune vie d’uscita.
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Un passaggio di fase e una scommessa per il futuro. Intervista a Susanna Camusso
Intervista a Susanna Camusso
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Un Patto che stimoli la crescita della produttività e della competitività. Un invito alle parti sociali affinché non perdano l’occasione di contribuire a fermare il declino, ed al Governo di sostenere concretamente tale impegno
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Un patto faustiano con il neoliberismo? Ascesa e caduta dei patti sociali nella Repubblica d’Irlanda
Fino a poco tempo fa quasi tutti i sindacati irlandesi hanno accettato la massima del «corporativismo competitivo»: accontentarsi di una fetta minore della torta per ricevere una torta più grande. Tuttavia, quando la bolla della «tigre celtica» è scoppiata e la social partnership è collassata, è divenuto evidente come gli anni della social partnership e di una crescita economica rivelatasi insostenibile avessero creato un movimento sindacale privo della sua capacità di agire in maniera indipendente. Il modello della «tigre celtica» può essere perciò compreso in maniera migliore se inserito nel contesto di un’applicazione pragmatica ed efficace dell’agenda neoliberale, nonostante l’inclusione dei patti sociali al suo interno sembri contraddire la teoria neoliberista.
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Un percorso di genere sui diritti sociali in Italia. Nota introduttiva
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Un percorso di genere sui diritti sociali in Italia. Nota introduttiva
Come noto, nella storia del pensiero occidentale e nelle scienze umane per lungo tempo l�??appartenenza e le differenze di genere sono state assenti: non nominate, trascurate nelle analisi, date per scontate.
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Un percorso di genere sui diritti sociali in Italia. Nota introduttiva
16.00
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La sezione monografica di questo numero di RPS esplora vari aspetti del welfare state italiano, mostrando e riflettendo sulle sue connotazioni e implicazioni di genere. Lo fa attraverso tre blocchi di contributi, ognuno dei quali si concentra su uno dei nodi sollevati dal dibattitto su genere e welfare. Il primo blocco si rivolge al nodo del diritto al lavoro, quello retribuito, come canale di indipendenza delle donne (e degli uomini), che per essere raggiunta richiede innanzitutto politiche di sostegno alla conciliazione. Il secondo blocco di contributi guarda al nodo del diritto alla cura, sia data che ricevuta, e sia per donne che per uomini. Il terzo blocco, sul diritto all’autonomia e alla diversità, sposta l’attenzione dalla questione della conciliazione e della cura per ragionare sui rischi di povertà (la cui struttura di genere è connessa alla questione della conciliazione e della cura ma non solo), o per concentrarsi su un’altra fase del corso di vita o su altri tipi di famiglia. La sezione Attualità affronta il tema dell’alternanza scuola-lavoro mente il Dibattito si concentra sul Bes e il rapporto tra benessere e politiche.
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