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CM 5/6-2020
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Editoriale
Aldo Tortorella
, La fraternità universale e la legge di Caino
Osservatorio
Massimo Cavallini
, La sconfitta di Trump e le anomalie della democrazia americana
Cesare Salvi
, Crisi del governo rappresentativo e modelli alternativi
Piero Di Siena
, Emergenza per il paese e nuove ipotesi a sinistra
Iacopo Scaramuzzi
, Chiesa aperta in mare aperto. La strategia di Francesco
Stefania Limiti
, La Palestina nel buco nero degli “accordi di Abramo”
Laboratorio culturale
Luciana Castellina
, La compagna Rossana Aldo Tortorella, La inquieta fedeltà a una idea
Rossana Rossanda
, Gli operai, le donne, i ritardi della sinistra. Tre scritti
Antonio Di Meo
, Giuseppe Prestipino, un ricordo Il Pci e le nuove generazioni. Una discussione del 1975 tra Pasolini, Luporini e Amos Cecchi
Amos Cecchi
, Discutendo con Pasolini. Ieri e oggi
Giuseppe Guida
, Frammenti da un “paese rosso”
Giovambattista Vaccaro
, Sartre, la morale, la sinistra
Giulio Di Donato
, Il concetto di philía in Aristotele e in Hegel
Antonio Coratti
, Proprietà, Volontà generale e politica in Rousseau
Mavì De Filippis
, Metrica e biografia nella poesia di Franco Fortini
Schede critiche
Pasquale Voza
, Benedetto Croce “autonarratore”
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Le trasformazioni dei modelli nazionali di politiche attive del lavoro per i giovani Neet in Italia, Germania e Regno Unito
Il presente contributo si inserisce nel dibattito della political economy comparata ed esamina le caratteristiche qualitative dei modelli di politica attiva del lavoro (Almp) rivolte espressamente ai giovani Neet in tre paesi: Regno Unito, Germania e Italia. I tre modelli di Almp sono esaminati alla luce delle riforme attuate dal 2000 al 2019. Il principale interrogativo di ricerca è comprendere se e come tali modelli siano cambiati nel tempo e se le trasformazioni siano state influenzate dall’azione sovranazionale europea. L’analisi qualitativa comparata mostra che i tre modelli di Almp presentano proprie specificità nazionali e i cambiamenti introdotti nella fase successiva alla crisi economica hanno contribuito a differenziare il modello inglese e tedesco. Tale processo di divergenza non è attribuibile all’influenza del programma comune europeo Garanzia giovani (Gg). Nel caso inglese, che non ha adottato il programma Gg, i cambiamenti del modello di Almp sono da ricondurre alle scelte politiche attuate dal governo conservatore. Nel caso tedesco i cambiamenti hanno riguardato la maggiore personalizzazione delle misure già erogate e l’influenza europea è limitata alla disponibilità di risorse aggiuntive europee per l’implementazione nel contesto tedesco del programma Gg. Infine il modello italiano di Almp ha compiuto importanti passi avanti che lo hanno avvicinato alle caratteristiche del modello inglese e tedesco della fase pre-crisi. In questo caso le trasformazioni che si verificano in particolare dal 2014 al 2019 sono state favorite dall’implementazione del programma europeo Gg. Ciononostante il modello italiano di Almp continua a rimanere «incompiuto».
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Sei mesi per cambiare. La presidenza di turno tedesca nel Consiglio dell’Ue
Dopo il Brexit e la crisi del Covid-19, il semestre di presidenza tedesco segna il ritorno di un grande paese a coordinare le attività nel Consiglio dell’Unione europea. Si tratta di una risorsa da non sprecare, visti i limiti dello schema che assegna a tutti i governi continentali un turno semestrale di presidenza. La fragilità d’azione dimostrata ad oggi da paesi non ancora pronti a coordinare per sei mesi l’attività comunitaria, rischiava di mettere ancor più in crisi l’Ue in un momento d’emergenza socioeconomica e sanitaria che non si preannuncia di breve periodo.
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La centralità dei dati per un welfare che cambia: una sfida per la ricerca sociale
Il cosiddetto welfare digitale dipende fortemente dai dati. Quale che sia la funzione loro attribuita – anticipare, stimare, localizzare fabbisogni o sostenere in modo più o meno automatizzato processi decisionali – la rinnovata centralità dei dati per il welfare, legata anche alle innovazioni tecnologiche che rendono possibili forme di rilevazione ed elaborazione delle informazioni inimmaginabili in passato, implica anche un’altra centralità: quella dei cittadini, principali stakeholders dei servizi di welfare e ora, nella cosiddetta «società digitale», anche fornitori insostituibili dei dati e delle informazioni di cui il welfare si serve. Tutto ciò rende l’etica della ricerca un campo strategico di riflessione e di intervento, non solo di per sé, ma anche fattore che influenza la qualità dei dati raccolti. Nel saggio si sostiene la tesi secondo cui l’etica dei mezzi – approccio deontologico, rispetto della persona e della riservatezza dei suoi dati – debba essere più sistematicamente affiancata da un’etica dei fini – approccio consequenzialista, condivisone con i cittadini delle beneficialità pubbliche, estese e democratiche delle campagne di raccolta dati.
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Luci e ombre dell’innovazione digitale nel welfare dei servizi alla persona in Italia
In questo articolo, dopo aver introdotto il tema dell’innovazione digitale nei servizi del welfare, si presentano alcune sperimentazioni di utilizzo di soluzioni avanzate di intelligenza artificiale e di robotica nei servizi alla persona (bambini, anziani e persone con disabilità), nelle quali l’adozione di questi strumenti integra, senza sostituire, l’azione umana. Si cercherà, quindi, di mettere in luce in che modo il binomio di innovazione sociale e ricorso alle nuove tecnologie possa costituire un potente agente di miglioramento della qualità della vita delle persone assistite, delle loro famiglie degli operatori e le operatrici professionali coinvolti. Allo stesso tempo, nella seconda parte del contributo, ci si propone di mettere a fuoco i complessi e delicati risvolti di carattere etico e i potenziali rischi che un uso indiscriminato di questi nuovi strumenti può portare: la progressiva smaterializzazione e disumanizzazione della relazione tra fruitore del servizio e operatore; la pericolosa deriva della sostituzione del rapporto umano con quello dei robot e degli umanoidi-androidi; l’amplificarsi delle disuguaglianze socio-sanitarie nell’accessibilità e nella fruibilità di alcuni servizi.
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Politiche sociali e istituzioni del benessere. Che cosa insegna la parabola del social investment
In questo contributo si argomenta che – come dimostrano i deboli risultati delle politiche sociali orientate al sostegno della competitività e della flessibilità – le politiche sociali possono conseguire obiettivi di perequazione soltanto entro un’architettura istituzionale che renda lo spazio economico meno incline alla produzione di disuguaglianze. In quest’ottica, si approfondiscono due questioni spesso sottovalutate: il carattere strutturale delle disuguaglianze in una sfera economica in cui domina l’orientamento alla massimizzazione della redditività degli investimenti e le crescenti difficoltà di accesso a beni e servizi essenziali quando il principio di massimizzazione della redditività viene adottato nello spazio dell’economia fondamentale.
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Investimenti immateriali, crescita e regole europee
Il volume Politiche di welfare e investimenti sociali, curato da Andrea Ciarini per il Mulino, raccoglie una serie di contributi che legano il tema del welfare a quello della crescita, dell’investimento e della sostenibilità del nostro modello di sviluppo. Quasi tutti i contributi del volume partono dal progressivo disimpegno dello Stato dal settore del welfare; un disimpegno che è iniziato negli anni ottanta del secolo scorso, accelerando dopo la crisi del 2008. Lo scopo del volume è quello di indicare, ora che il contesto è mutato e che l’investimento pubblico è tornato al centro della scena, possibili strade per rilanciare il ruolo di welfare e investimenti sociali nel garantire crescita e inclusione.
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La tutela dei lavoratori nell’emergenza Covid-19
Il saggio prende in esame le problematiche determinate dal complesso incrocio tra le misure normative emergenziali Covid-19 e la normativa generale e speciale sulla sicurezza del lavoro (art. 2087 c.c; d.lgs. n. 81/08) e gli infortuni e le malattie professionali (d.p.r. 1124/65). Tale incrocio ha determinato problemi interpretativi e applicativi quali: natura delle fonti di produzione delle regole cautelari e loro vincolatività; natura del rischio Sars-Cov-2 (rischio «generico», esterno all’azienda, o «specifico», interno all’azienda?), con importanti conseguenze a cascata sugli obblighi e le responsabilità, civili e penali, dei datori di lavoro. L’autore prende posizione sui diversi profili interpretativi, privilegiando una lettura rigorosa ma allo stesso tempo equilibrata, che contempera la tutela della salute dei lavoratori con la tutela dell’impresa e dell’occupazione.
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Lavoratori e Rls garanti della sicurezza anticoronavirus
In un mondo del lavoro funestato dal coronavirus, è abituale concentrare l’attenzione su obblighi e responsabilità delle imprese. Eppure, più che mai, è oggi indispensabile porre in luce anche la posizione di garanzia dei lavoratori così come degli Rls. Non v’è adempimento, tra gli obblighi previsti dall’art. 20 d.lgs. n. 81/2008 a carico dei lavoratori, che non assuma rilievo nella prevenzione anticoronavirus: dall’utilizzo in modo appropriato dei dispositivi di protezione messi a loro disposizione all’immediata segnalazione di qualsiasi eventuale condizione di pericolo. Ma la responsabilità può gravare non necessariamente sul datore di lavoro, bensì anche o soltanto su altri garanti della sicurezza quali un dirigente, l’Rspp, il medico competente, e non escluso lo stesso lavoratore inadempiente agli obblighi contemplati dall’articolo.
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Il mercato dei servizi di welfare: relazioni di lavoro, traiettorie recenti di trasformazione e risposte alla crisi pandemica.
Interviste a Maria Grazia Gabrielli, Serena Sorrentino, Francesco Sinopoli
La prospettiva di Fp Cgil, Flc Cgil e Filcams Cgil. Tre interviste ai segretari generali delle federazioni Cgil di categoria dei lavoratori di: Commercio, turismo e servizi, Funzione pubblica, Conoscenza (scuola, università, ricerca).
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Nuovi attori, temi e conflitti: le relazioni industriali nel settore pubblico dopo la crisi finanziaria
Numerosi studi hanno messo in evidenza l’intensificarsi delle pressioni sulle relazioni di lavoro del settore pubblico, soprattutto dopo la crisi finanziaria. L’articolo, basato sui risultati di un progetto internazionale di ricerca, esamina i cambiamenti avvenuti, dalla crisi del 2008, nelle relazioni industriali nei sotto-settori della scuola primaria e degli ospedali, proponendo una comparazione tra cinque paesi europei (Danimarca, Paesi Bassi, Francia, Italia e Spagna). I risultati evidenziano diverse tendenze generali; insieme alla crescita dell’unilateralismo, una maggiore frammentazione della rappresentanza, con l’emergere di sindacati di mestiere e occupazionali, e una maggiore conflittualità; ma si osservano anche maggiori investimenti per alleanze e coalizioni con movimenti sociali e organizzazioni della società civile. E in tale ambito, l’erosione della qualità dei servizi pubblici è diventata una questione centrale nelle richieste dei sindacati, che enfatizzano il legame tra questa e la buona qualità del lavoro dei dipendenti pubblici.
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Relazioni industriali e servizi di cura: frammentazione degli attori e della contrattazione tra pubblico e privato
Negli ultimi decenni in Europa i servizi di welfare sono stati oggetto di profonde trasformazioni: di fronte alla necessità di soddisfare una domanda crescente di prestazioni di cura in un’epoca di crisi o di bassa crescita economica e, quindi, di risorse limitate, la pubblica amministrazione ha intensificato i processi di affidamento all’esterno dei servizi a privati. In tale contesto le relazioni di lavoro e le condizioni di lavoro sono state sottoposte a notevoli pressioni, per contenere il costo del lavoro e aumentare la flessibilità di utilizzo del personale. Il presente contributo vuole offrire una ricostruzione dello stato dell’arte delle relazioni di lavoro nel settore dei servizi di welfare e, specificatamente, dei servizi sanitari, socio-educativi e della scuola, focalizzandosi in particolare sulle principali traiettorie di trasformazione che questi servizi hanno vissuto nell’ultimo decennio, sulla frammentazione degli attori nelle relazioni di lavoro di questo segmento produttivo e sulle relative tendenze e problematiche in atto nella contrattazione collettiva.
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