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Fernando Santi
14.00
€
«Fernando Santi è una delle figure più straordinarie del sindacalismo italiano del Novecento... La sua vita ha attraversato un cinquantennio di storia italiana: una fase cruciale compresa tra gli anni dieci e gli anni sessanta, segnata dalla crisi dello stato liberale nel primo dopoguerra, dall’avvento e dalla parabola della dittatura fascista, dal difficile impianto della democrazia repubblicana nel secondo dopoguerra... Santi fu riformista nel metodo, sempre improntato a un gradualismo privo di indecisioni, ritenendo improbabili ed illusorie le scorciatoie rivoluzionarie. Quanto ai contenuti della sua concezione socialista, maturata all’interno della grande tradizione riformista padana, il primo obiettivo doveva essere la rottura radicale degli equilibri del capitalismo ed il netto superamento delle iniquità sociali più odiose... Il lavoro di Francesco Persio, le cui fonti spaziano dalle carte archivistiche del Casellario politico centrale alle riviste degli anni sessanta, passando per le belle e toccanti pagine del diario personale di Santi, ci descrive allo stesso tempo l’uomo, il sindacalista e il politico. Una biografia completa costruita anche attraverso episodi inediti ed aneddoti particolari che rendono avvincente la narrazione, ma che soprattutto arricchiscono il quadro di una vita che fu piena di umanità, di coraggio e di speranza per un mondo migliore». (dalla prefazione di Guglielmo Epifani) Completa la biografia una raccolta, a cura di Sergio Negri, di saggi e testimonianze presentati in occasione della giornata di studi organizzata a Torino l’11 Ottobre 2004 dalla Cgil e dallo Spi Piemonte in collaborazione con l’Istituto «Fernando Santi» di Roma, con l’Ires «Lucia Morosini» del Piemonte e con l’Istituto di studi storici «Gaetano Salvemini» di Torino. Saggi e testimonianze di: Enzo BARTOCCI - Fausto BERTINOTTI - Piero BONI - Guido BODRATO - Guglielmo EPIFANI - Vittorio FOA - Federico FORNARO - Emilio GABAGLIO - Carlo GHEZZI - Rino GIULIANI - Pietro MARCENARO - Giovanni RAPELLI - Mario SCOTTI - Vincenzo SCUDIERE - Bruno TRENTIN - Roberto VILLETTI. Conclude il volume il ricordo di Santi scritto da Ferruccio Parri su «l’astrolabio».
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Fiat 1955
7.00
€
...Sarebbe tuttavia un grave errore se noi, individuando e denunciando l’azione illegale e ricattatoria del grande padronato sottovalutassimo la gravità del colpo inferto alla FIOM e alla CGIL nelle recenti elezioni della FIAT; se noi, cioè, tentassimo di scagionare ogni nostra responsabilità nella sconfitta. Ciò non sarebbe degno di una grande organizzazione come la CGIL la quale affonda le sue radici in tutta la gloriosa tradizione del movimento sindacale italiano, ne rappresenta la continuità storica ed ha tutto l’avvenire davanti a sé... ...Una nostra responsabilità, pertanto, vi è certamente nella sconfitta subita alla FIAT. Il compito nostro è quello di scoprire, assieme a tutti i lavoratori della FIAT, quali sono stati i nostri errori, le nostre lacune, le nostre debolezze... Alla FIAT, dunque, hanno vinto momentaneamente i padroni, ha vinto la paura della fame... Nessuno si illuda che l’insuccesso del 29 marzo abbia inflitto un colpo decisivo alla CGIL. La più grande organizzazione, libera e unitaria, dei lavoratori italiani si è temprata e sviluppata nelle alterne vicende della lotta per l’emancipazione del lavoro. Essa è stata scalfita da vari insuccessi ma non è mai stata vinta... (Da «La "vittoria democratica" della FIAT», editoriale di Giuseppe Di Vittorio sul n. 15, del 10 aprile 1955, di «Lavoro», settimanale della CGIL).
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Figli dell’immigrazione a scuola. Forme della discriminazione
Attraverso una ricognizione di dati e studi italiani e stranieri sui figli delle migrazioni internazionali nella scuola e sui processi di discriminazione sociale e istituzionale che li colpiscono nel sistema scolastico, il contributo presenta alcuni ostacoli che il sistema educativo italiano pone a un’equa partecipazione degli alunni di origine straniera, in particolare: la segmentazione dei corsi di vita (con i ritardi scolastici), la canalizzazione formativa (con l’accessibilità selettiva dei percorsi educativi) e la segregazione spaziale (con segnali di concentrazione delle minoranze in alcune aree territoriali). Se ne conclude che le politiche restano un importante predittore dei processi di selezione e incorporazione degli immigrati e dei loro figli, e che il caso italiano presenta politiche strutturalmente deboli: le criticità che coinvolgono gli alunni figli dell’immigrazione rispecchiano e amplificano problemi più generali nel modo di governare traiettorie e transizioni educative.
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Fine dell’Occidente?
12.00
€
Ultimo lavoro dello storico Lucian Boia, questo volume svolge un’analisi del ruolo capitale che ha avuto e che certamente, secondo l’autore, continua ad avere l’Occidente, in prima istanza soprattutto europeo ma anche traslato oltreoceano, negli Stati Uniti. Nella successione dei capitoli che compongono il volume, Lucian Boia tiene le redini di un discorso molto ampio, ripercorrendo secoli di storia europea e universale, nel tentativo di rispondere al quesito basilare: l’Occidente ha perso o no il ruolo di motore del mondo? Quali saranno in futuro i rapporti e gli equilibri tra le potenze mondiali, ora che il miracolo occidentale è finito come fase storica? Il punto di partenza dell’autore è l’osservazione di un semplice dato di fatto: il futuro rimane imprevedibile, non solo in quanto tale, ma soprattutto perché viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti, affascinante o sconcertante in base alla percezione e al grado di adattabilità di ciascun individuo. Una storia si conclude e un’altra prende forma. Non è la fine del mondo, ma qualcosa che in un certo modo le assomiglia: è la fine di un mondo quella che Boia ci racconta attraverso i successi e le cadute, gli eccessi e le evoluzioni che, nel bene e nel male, hanno reso l’Occidente un nucleo centrale della storia dell’uomo.
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Fine dell’orario come misura del lavoro? Tecnologie, smartworking, lavoro digitale
In soli pochi anni, le tecnologie, i mercati e la pressione dei lavoratori per un migliore equilibrio tra vita e lavoro hanno aperto spazi, prima inimmaginabili, di flessibilità dell’orario per le imprese e di libertà per chi lavora. Il lavoro da remoto ha rafforzato questa tendenza e la presenza non rappresenta più una misura del lavoro. Un percorso recente, che per ora riguarda solo alcune attività e alcuni gruppi occupazionali, ma che lascia presagire sviluppi veloci nella misura in cui la tecnologia libera molte posizioni di lavoro e molti lavoratori dal vincolo taylor-fordista del tempo-luogo unico per il lavoro. Tuttavia il venire meno dei limiti precisi dell’orario fordista ha aperto alcuni rischi. Il primo è quello dell’invasione del lavoro nella quotidianità. Il secondo riguarda le nuove forme di controllo del lavoro.
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FIOM
26.00
€
La Fiom ha compiuto 121 anni di vita. Nata a Livorno il 16 giugno del 1901, ha attraversato tutto il Novecento, le sue conquiste e le sue tragedie. Dopo due guerre mondiali e il fascismo i metalmeccanici hanno contribuito, a partire dagli scioperi del marzo 1943, alla cacciata del regime fascista e alla conquista della democrazia e, successivamente, all’affermazione dei diritti nel e del lavoro, con la straordinaria stagione dell’unità sindacale e dei Consigli di fabbrica. A partire dagli anni Ottanta si è confrontata poi con la globalizzazione e le ristrutturazioni capitalistiche, per affacciarsi alle soglie del nuovo millennio con nuove sfide: la democrazia, l’autonomia, l’indipendenza, lo spazio europeo. La Fiom ha indissolubilmente legato la propria storia a quella del Paese, ne ha interpretato i sentimenti, la voglia di giustizia sociale e di crescita collettiva dentro e fuori le fabbriche. Questo volume ricostruisce la storia della Fiom dalle origini ai giorni nostri, focalizzandosi in particolare sugli ultimi quarant’anni, quelli che, dalla sconfitta operaia alla Fiat nel 1980, hanno segnato un nuovo paradigma politico, sociale ed economico: la fine delle grandi ideologie politiche di massa, la precarizzazione e il neoliberismo. Sfide a cui la Fiom ha voluto e saputo reagire. Lo fa sia con uno sguardo storico, attraverso la vita dell’organizzazione e dei suoi dirigenti, sia con uno sguardo sociologico, analizzando la contrattazione e le strutture della rappresentanza a partire dai luoghi di lavoro. Il volume contiene inoltre interviste con i segretari generali degli ultimi vent’anni e approfondimenti tematici su questione di genere, precarietà, ambiente e salute.
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Fisco e welfare locale nella crisi
Nella crisi le risposte degli enti locali si sono allineate a quelle nazionali (ed europee), nel solco del pensiero liberista, che ha trovato nel rigore dei conti l’unica soluzione possibile, frustrando un mondo del lavoro già in difficoltà e senza prendere in considerazione cambi di paradigma che puntassero sul lavoro, sui servizi e sugli investimenti, anche locali. Se consideriamo il taglio del welfare locale e l’aumento dei costi di compartecipazione, che una patrimoniale è stata trasformata in service tax e spostata in parte sugli inquilini, che il costo dei servizi indivisibili dei comuni dovrà essere coperto esclusivamente dai relativi tributi, e che il resto delle entrate comunali è costituito dall’addizionale Irpef in gran parte pagata da dipendenti e pensionati, giungiamo alla conclusione che in una crisi straordinaria ci si è appiattiti su soluzioni ordinarie, che ne hanno aggravato gli effetti specie per le categorie che già ne risentivano maggiormente.
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Flessibili e garantite: le pensioni ideali
In questo articolo si discutono i limiti dell’attuale sistema pensionistico italiano e si individuano possibili linee di riforma. Nella prima parte si ragiona sull’opportunità di introdurre forme di pensionamento flessibile che, sulla base di una riduzione attuariale sull’importo della quota retributiva della pensione, offrano la possibilità di ritirarsi prima del conseguimento dei requisiti per la vecchiaia. Nella seconda parte si discute di come migliorare le prestazioni pensionistiche future dei lavoratori interamente aderenti allo schema contributivo e si propone l’idea di «pensione di garanzia» di carattere previdenziale, ovvero un’integrazione dell’importo della pensione di entità variabile a seconda della storia lavorativa individuale.
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Flessibilità del lavoro ed equilibri precari
10.00
€
Un tratto caratteristico degli attuali cambiamenti nel lavoro è la contrazione delle protezioni collettive, non solo con l’erosione del diritto del lavoro, ma anche con lo «smontaggio di fatto» di tutele e prestazioni sociali. La diffusione dei rapporti di impiego temporanei rappresenta uno dei capitoli più importanti della decollettivizzazione dei rischi e dei meccanismi per prevenirli, ridurli, fronteggiarli. I lavoratori con occupazioni instabili – soprattutto nel modello di f
lex-insecurity
italiano – precipitano in una condizione di elevata esposizione al mercato, di elevata «mercificazione». La conseguenza è un progressivo deteriorarsi degli «equilibri» individuali e sociali. L’autore muove dalla ricostruzione delle trasformazioni nei modelli di organizzazione produttiva, delle strategie e dei comportamenti adottati dalle imprese per flessibilizzare il lavoro, grazie anche agli interventi legislativi promossi dai governi dei paesi europei. Quindi, attraverso le storie di lavoratori parasubordinati (con lunghe esperienze nella precarietà), racconta i tentativi di regolazione individuale del lavoro e delle sue condizioni, l’indebolimento di identità, culture e azioni collettive, il deficit di prestazioni del
welfare state
, la difficile sostenibilità a lungo termine di protezioni «fai da te».
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Flessibilità e ristrutturazione delle catene del valore
L’articolo analizza gli effetti che la ristrutturazione della catena del valore ricopre rispetto alla flessibilità organizzativa e dell’occupazione. Ciò che si è riscontrato è che tramite le ristrutturazioni le richieste di flessibilità sono distribuite lungo tutta la catena. Le aziende tentano di esternalizzarla così da trasferire il rischio e il costo fuori dall’impresa e in special modo sui lavoratori.
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Flexicurity
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Flexicurity e indebitamento, un’analisi multidimensionale
Dalla fine degli anni novanta quasi tutti gli Stati europei hanno intraprese interventi per attuare il programma dell'Ue sulla stabilità dei fondamentali macroeconomici, per riformare i sistemi pensionistici e per avviare politiche del lavoro imperniate sul concetto di flessibilità. Un ulteriore fenomeno emerso con grande intensità in Europa, negli stessi anni, è il costante aumento dell'indebitamento privato familiare, con modalità similari a quanto emerso nel resto del mondo occidentale e in particolare negli Stati Uniti. L'obiettivo di questo lavoro è quello di indagare sull'esistenza di una relazione tra i due fenomeni, considerando anche le diverse rappresentazioni teoriche già esistenti. Si analizzerà, così, il rapporto tra la deregolamentazione del lavoro e l'indebitamento, esaminandoli come due distinti processi generati, però, da una stessa comune radice culturale: la politica neoliberista di riorganizzazione dei sistemi economici.
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