• Questo contributo approfondisce la questione della domanda di rappresentanza dei giovani professionisti a elevata qualificazione, sulla base delle prime analisi delle interviste condotte nell’area milanese, integrando idealmente l’articolo precedente. Nel quadro di un’elevata frammentazione, gli intervistati fanno scarso riferimento a bisogni e diritti di carattere generale. Emerge un arretramento diffuso nella percezione e nella coscienza dei diritti, la questione delle tutele e della rappresentanza viene percepita in modo disomogeneo. L’articolo identifica profili diversi di professionisti: c’è chi concepisce i diritti come conquiste individuali, chi ambisce a forme di protezione e supporto all’interno del proprio settore professionale, chi rivendica più radicalmente diritti e tutele.
  • La virtù più attuale di Franco Basaglia, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è il coraggio di opporsi all’establishment e non soltanto a quello della psichiatria ma anche a quello della ideologia medica. Questa opposizione è fatta di pratiche trasfor-mative concrete e di complesse analisi teoriche e ha permesso all’Italia di chiudere i mani-comi e creare un’assistenza basata sulla dimensione psicosociale della malattia mentale più che su quella psichiatrica. La rottura pratica ed epistemologica operata da Basaglia va ben oltre le istituzioni della medicina e si estende a tutte le istituzioni che opprimano, che tolgano diritti e neghino la soggettività: carceri, istituzioni per anziani e spesso anche gli universi istituzionali della giustizia e della educazione. Basaglia esige e, là dove opera, realizza non una società senza diversi, ma una società diversa, permeata da un forte senso di cittadinanza e democrazia. La sintesi fra l’umanesimo derivatogli dalla fenomenologia e dall’esistenzialismo e l’ade-sione alla visione gramsciana delle disuguaglianze sociali ed economiche fa di Basaglia un gigante del pensiero scientifico e politico del Novecento.
  • Un’analisi comparativa tra i modelli di regolazione della formazione per i lavoratori interinali in Italia ed in Francia. La specificità dei due modelli è messa in relazione con il quadro legislativo di riferimento, oltre che con le caratteristiche dei sistemi generali di formazione continua e del mercato del lavoro. La domanda cui il contributo tenta di rispondere è se l’istituzione di Fondi bilaterali in entrambi i casi sia stata sufficiente al raggiungimento di un equilibrio soddisfacente tra le esigenze di occupabilità dei lavoratori e quelle di competitività delle imprese
  • In questo contributo si propone una riflessione sulle fenomenologie sociali del lavoro cognitivo a partire dai risultati di una ricerca empirica Ires-Cgil il cui scopo è stato, primariamente, quello di interrogare la capacità (o meglio, l’incapacità) del sindacato a interpretare le radicali trasformazioni del mondo produttivo che caratterizzano in senso neoliberale il capitalismo contemporaneo. Si propongono quindi a questo scopo alcune riflessioni teorico-generali sul processo di cognitivizzazione del lavoro e sulla questione sindacale che deriva dalla crescente diffusività di tale processo. In altre parole si tenterà di indicare, sulla base dell’analisi delle risultanze empiriche, una proposta di «riforma» dell’organizzazione sindacale al fine di adeguare quest’ultima alle inedite posture sociali del lavoro cognitivo. La questione che vede il sindacato affrontare con difficoltà le novità sociali ed economiche del processo di cognitivizzazione del lavoro è, infatti, una questione urgente e niente affatto marginale e/o periferica sullo stato della sua complessiva salute sociale e politica.
  • Fra i massimi teorici della cultura contemporanea, Fredric Jameson è l’esponente di punta dell’attuale critica marxista. Le sue analisi della postmodernità capitalistica hanno rivoluzionato l’alfabeto della teoria estetica e sociale. La sua difesa della dialettica continua a rappresentare un modello di resistenza filosofica alla liquidazione del pensiero critico. Questo volume si propone di attraversare le fasi più rilevanti di un’avventura intellettuale di lungo corso e di ampio respiro: dal confronto con i modelli del marxismo novecentesco all’elaborazione di una teoria politica del testo letterario, sino al tentativo di costruire una mappa delle ideologie attive nel presente. Letteratura, musica, cinema, nuove forme d’arte: nulla sfugge all’attenzione analitica di Jameson e al bisogno di mantenere vivo il punto di vista della totalità.
  • Fra i massimi teorici della cultura contemporanea, Fredric Jameson è l’esponente di punta dell’attuale critica marxista. Le sue analisi della postmodernità capitalistica hanno rivoluzionato l’alfabeto della teoria estetica e sociale. La sua difesa della dialettica continua a rappresentare un modello di resistenza filosofica alla liquidazione del pensiero critico. Questo volume si propone di attraversare le fasi più rilevanti di un’avventura intellettuale di lungo corso e di ampio respiro: dal confronto con i modelli del marxismo novecentesco all’elaborazione di una teoria politica del testo letterario, sino al tentativo di costruire una mappa delle ideologie attive nel presente. Letteratura, musica, cinema, nuove forme d’arte: nulla sfugge all’attenzione analitica di Jameson e al bisogno di mantenere vivo il punto di vista della totalità.
  • Il libro ricostruisce la vita di Argentina Altobelli, nata ad Imola nel 1866 e morta a Roma nel 1942, fondatrice nel 1901 della Federazione nazionale dei lavoratori della terra. Dopo aver delineato la realtà politica e sociale dell’area romagnola e bolognese nella fase di costruzione dell’Unità italiana, viene tracciato il percorso che porta l’Altobelli ad avvicinarsi al movimento socialista e ai problemi del mondo agricolo e se ne esamina l’impegno nel corso dei primi decenni dell’Italia unita, quelli cioè della costituzione dei partiti politici e delle organizzazioni sindacali. Pur con alcuni riferimenti alla sua vita familiare, viene seguito lo svolgersi delle sue molteplici attività, quale segretaria nazionale della Federterra e membro della direzione del PSI, nonché protagonista delle battaglie per il diritto di voto alle donne e per la parità salariale, in un intreccio continuo con la storia delle lotte contadine negli anni del Novecento, fino all’avvento del fascismo. Le vittorie e le sconfitte di questo impegno per il riscatto dei lavoratori della terra e per l’emancipazione femminile sono inquadrate nel contesto politico e sindacale e nelle travagliate vicende del partito socialista e dei suoi protagonisti di quegli anni.
  • Ordinato in quattro parti, insieme a un’ampia raccolta di testimonianze e a una ricca sezione iconografica, il volume propone una lettura puntuale della vicenda delle donne nella CGIL del Lazio, ne ripercorre luoghi e forme della rappresentanza, dà conto dei momenti importanti del dibattito che ha attraversato la loro esperienza, come quello fra «emancipazioniste» e «liberazioniste», documenta le tante conquiste raggiunte e il contributo significativo dato alla loro affermazione nazionale. Le donne della Cgil Lazio hanno concorso in modo significativo e a volte esemplare ai percorsi nazionali e territoriali di lotta per il cambiamento: dalla grande stagione popolare dell’occupazione delle terre incolte alle battaglie per la riduzione dell’orario di lavoro, per la parità salariale, per la difesa del posto di lavoro, per la scuola materna e i consultori; dal nuovo diritto di famiglia ai referendum sul divorzio e a difesa della - maternità consapevole - e, in seguito, alle leggi sulle pari opportunità e sui congedi parentali, alle lotte per il superamento di una precarietà senza diritti. Alle battaglie si è sempre affiancata una forte azione per la promozione di quadri femminili negli organismi dirigenti come grande questione di democrazia e di rappresentatività nell’organizzazione. Le donne della Cgil del Lazio sono state dunque animatrici e protagoniste della storia sindacale, sociale, politica e democratica italiana e regionale. Fuori dall’ombra documenta e illumina episodi e circostanze di questo protagonismo, dando conto anche di una forte continuità generazionale: «un percorso che può essere di aiuto nel vivere il presente in modo consapevole - come spiega Francesca Santoro nell’introduzione - benché i cambiamenti del ventesimo secolo ci abbiano condotto in una realtà enormemente distante dal Novecento».
  • Le operazioni di fusione e acquisizione delle imprese, con i conseguenti processi di ristrutturazione, su scala europea e internazionale, si sono intensificate dalla seconda metà degli anni novanta. Hanno favorito l’espansione di questo fenomeno il processo di globalizzazione dell’economia e dei mercati, l’affermazione del principio di shareholder value, il rapido sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la deregolamentazione e la liberalizzazione avviate negli anni ottanta. Alla base delle decisioni del management di avviare un processo di fusione e acquisizione di un’impresa ci sono motivazioni economiche, strategiche e opportunistiche. Gli effetti economici e sociali che ne derivano, è questa la tesi dell’autore, richiedono che tali operazioni siano realizzate nel rispetto di una «razionalizzazione sociale» delle loro ricadute per l’insieme degli attori coinvolti: lavoratori, clienti, fornitori, comunità locali e così via. È fondamentale quindi minimizzare gli effetti negativi di tali operazioni, fornendo un quadro normativo europeo di riferimento certo e chiaro, rivitalizzando il ruolo dei Comitati aziendali europei, conferendo ai lavoratori e ai loro rappresentanti un ruolo chiave nella valutazione di questi processi. Il volume sottolinea la scelta della formazione continua dei lavoratori, vera e propria discriminante per affrontare la complessità delle conseguenze sociali dei processi di fusione e acquisizione di impresa.
  • Crisi della rappresentanza e politiche organizzative nei sindacati e nelle associazioni datoriali. La scelte di razionalizzare il numero di sigle e associazioni, con esiti che permangono molto distanti fra il mondo del lavoro e quello delle imprese. I riflessi sulla contrattazione, la cui frammentazione traduce il particolarismo corporativo dell’associazionismo datoriale. L’accordo del 28 giugno e l’art. 8 della manovra di ferragosto: due exit alternativi alla crisi e alla disomogeneità del nostro sistema contrattuale. L’uscita di Fiat da Confindustria e il contratto di gruppo di primo livello