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Ma dove sta, alla fine, il nodo irrisolto, il punto cruciale che ha portato non solo al crollo dell’Urss e del suo impero, ma più largamente a una sconfitta del movimento operaio mondiale nel chiudersi di questo secolo: insomma dove sta l’errore strategico che ha condotto il comunismo allo scacco? Sta nella linea della dittatura militare imboccata subito e fatalmente dai bolscevichi nel 1917? Oppure ha la sua fonte nello stesso marxismo e socialismo europeo, prima ancora di Lenin, facendo salva (ma non proprio tanto) la barba augusta di Karl Marx? (Pietro Ingrao) Immaginazione nuova di istituzioni e «individualità». Sono temi e concetti ai quali Ingrao ha dedicato da gran tempo una costante riflessione rivolta alla soggettività umana, all’uomo quale universo multiforme. Una ricerca teorica legata ai quesiti emersi nel vivo e attivo operare ad una crescita ed espansione delle libertà, nella situazione storica determinata del «tragico» Novecento. A parere di Ingrao, infatti, è lecito convenire che le realtà, vuoi soggettive, vuoi di relazione, non solo si rivelano intimamente plurali e si affermano poliedriche e multiformi, ma producono complessità e come complessità agiscono. «Dar conto della complessità»: tale, dice, è il compito della politica. Della politica, puntualizza, che sia intesa a «esprimere un allargamento dell’esistere» e si faccia dunque capace di articolare una praxis che determini le condizioni di allargamento dell’esistere, ovvero di espansione delle libertà. Dove, a ben vedere, la locuzione allargamento dell’esistere par qui giunta a sussumere il termine comunismo. (dallo scritto di Alberto Olivetti)
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Il libro racconta la vita di quaranta donne, cui sono dedicate altrettante strade di Roma. Ogni ritratto è precedutoda una breve descrizione del luogo (strada e quartiere) in cui si trova la targa dedicatoria. Le figure femminili, che si succedono in ordine cronologico, sono state scelte cogliendo la loro rilevanza nella storia italiana dal Settecento fino ai giorni nostri, così da evidenziare le presenze femminili nel percorso che va dai primi fermenti del processo unitario fino agli anni Novanta del XX secolo. Si tratta di donne che hanno operato in molteplici campi di attività. Sono scienziate, cantanti, attrici, imprenditrici, scrittrici, giornaliste, politiche, sindacaliste, tra le quali si trovano donne del Risorgimento e della Resistenza e donne che hanno visto il loro destino segnato dal fatto di essere di religione ebraica. Il libro è suddiviso in tre capitoli: «Dall’Illuminismo all’Unità d’Italia (1718-1870)»; «L’Italia liberale 1870-1920)»; «Il fascismo e la Repubblica (1920-1994)». Ogni capitolo è inquadrato storicamente con un rapido excursus introduttivo dei fatti e del clima politico-culturale del l’epoca.
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Il libro si propone di indagare la storia della schiavitù da una prospettiva giuridica che, rispetto agli aspetti sociali, politici ed economici, è rimasta maggiormente nell’ombra. Eppure, il rapporto che permetteva di considerare un individuo proprietà di un altro e pertanto privo di ogni diritto o limitato nel suo esercizio era il frutto di una costruzione eminentemente giuridica. Sia il commercio degli schiavi che la loro condizione si basarono su un’attenta disciplina consuetudinaria e legislativa che, dietro le parvenze della neutralità e del rispetto, seppur minimale, dei diritti degli schiavi, manteneva e perpetuava una situazione di dominio di un uomo su un altro uomo. Il volume dunque, partendo dall’epoca classica, attraverso le servitù medievali, la schiavitù mediterranea e lo sviluppo del commercio atlantico, arriva fino alle nuove forme di schiavitù, che in maniera più subdola, ma non meno drammatica, caratterizzano la realtà contemporanea.
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La crisi più lunga dal dopoguerra ha cambiato l’economia italiana, il lavoro e le re lazioni tra sindacati e imprese. L’innovazione tecnologica in corso può essere una opportunità per il lavoro e le competenze, specie dei giovani, ma anche uno stru mento di discriminazione che produce nuove disuguaglianze sociali, economiche, territoriali e maggiore disoccupazione. La fine dell’intermediazione tra politica e società, i social media che sostituiscono il confronto diretto con le persone, il lea derismo che non ha bisogno di radicamento sul territorio hanno tentato di relegare le organizzazioni sociali e il lavoro ai margini del dibattito. Ma il lavoro è tornato di recente al centro della discussione: la pretesa supremazia della politica non ha funzionato. In questo libro-intervista Susanna Camusso risponde ai quesiti di Massimo Mascini e descrive con orgoglio un sindacato che vuole rinnovare la propria funzione senza rinunciare a essere una organizzazione generale, inclusiva delle diversità del lavoro, plurima e democratica. Ne sono esempi la battaglia per nuovi diritti e il Piano del lavoro, rivolto soprattutto ai giovani. Un bilancio di quello che è stato fatto negli ultimi anni e i sentieri possibili di una nuova democrazia partecipata.
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Il libro è risultato finalista del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2013. Che cos’è la temperatura? Che cosa si nasconde dietro la nostra percezione di caldo e freddo? Le domande più semplici dischiudono la complessità del mondo. In questo caso, una riflessione attenta rivela che la temperatura è una proprietà fisica intimamente legata ad altre due grandezze fondamentali, l’energia e l’entropia. Queste nozioni sono il risultato di almeno tre secoli di ricerche: dall’ipotesi del fluido calorico alla teoria atomica, dalla termodinamica alla fisica statistica, l’evoluzione delle idee si è intrecciata con la nascita e la storia della società industriale. Il libro conduce il lettore alla scoperta di questa triade indissolubile di concetti fisici, fondamentali nella moderna visione della natura. Ancora oggi i ricercatori provano ad estendere i concetti di temperatura, energia ed entropia per descrivere sistemi complessi quali i mercati finanziari, gli ecosistemi o le reti sociali. Tuttavia, al di là delle nuove frontiere della ricerca, tali concetti si rivelano indispensabili per inquadrare e comprendere le sfide del nostro tempo: il problema energetico, i cambiamenti climatici e l’impatto sull’ambiente delle nostre economie.
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I mutamenti in atto nei processi produttivi sono osservati da alcune categorie interpretative introdotte da Karl Marx sul macchinismo industriale. Tale metodologia mostra una differenza significativa tra il modo di produzione specificatamente capitalistico esaminato da Marx e le attuali particolarità del processo lavorativo. Dal «consumo della forza-lavoro acquistata» si passa al lavoratore come sostanza valorificante della produzione. Con l’esperienza e la conoscenza della persona/lavoratore s’inverte significativamente la relazione tra forza-lavoro e macchine, tra lavoro astratto e lavoro concreto, e il lavoro si rivela sempre di più come opera e azione. L’esame della personalizzazione si avvale prevalentemente del gioco elaborativo tra K. Marx, H. Arendt e M. Heidegger per giungere alla definizione di libertà nel lavoro come prima condizione rivendicativa del cambiamento. La persona nel lavoro è il paradigma da cui procedere per rappresentare il lavoratore di fronte ai mutamenti organizzativi e tecnologici, ed è esaminata in alcuni suoi aspetti sociologici e storici, tramite temi sindacali quali il salario professionale, gli orari, la formazione, la struttura contrattuale e gli investimenti aziendali sulle conoscenze.
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idea di solidarietà che negli anni settanta ha portato alla conquista di diritti – e di spazi – comuni è andata affievolendosi così come l’interesse per la politica e per il sindacato, che faticano a riconquistare quello spazio e quel protagonismo necessari per provare a risalire la china di un individualismo Il sempre più pervasivo. Per il sindacato, in particolare, che non ha mai smesso di occuparsi delle condizioni della vita delle persone, significa interrogarsi sugli strumenti e sul modo di entrare in relazione stretta con i bisogni, con la materialità delle esistenze. Per trovare parole nuove adatte a questi tempi difficili, un lessico capace di ridare una prospettiva, un’idea di futuro possibile, serve ascoltare, fermarsi per domandare, cercare di capire. [...] Lavoratori e lavoratrici ci hanno segnalato, rispondendo ad un questionario elaborato e promosso dai loro delegati aziendali, quali sono le «cose che servono davvero», quali sono le loro necessità in tema di welfare, dalla cura dei figli o dei genitori anziani alla salute, a orari di lavoro, flessibilità, servizi che mancano. Partendo dal bisogno individuale abbiamo costruito una mappa per una richiesta collettiva, di tante donne e uomini fuori dai confini del luogo di lavoro e del contratto di appartenenza. Un bisogno comune cui dare risposta attraverso un progetto pensato per quella specifica comunità di imprese, con l’ambizione di un’apertura a una comunità più ampia: il territorio. (dal saggio di Lorella Brusa)
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Con gli scioperi del marzo 1943 nelle fabbriche del nord-ovest ricompare il conflitto sociale che il fascismo aveva negato con la forza della legge, con il sindacato corporativo, con l’apparato repressivo dello Stato. Nei due anni che seguono, nel contesto della guerra “totale”, il conflitto come un flusso carsico attraversa le concentrazioni industriali più importanti del paese. Non solo Torino, Milano, Genova, ma tutti i distretti industriali connessi ai grandi centri urbani. In queste realtà la tensione tra mondo della fabbrica e chi detiene il potere si riproduce: con il governo militare di Badoglio così come con gli occupanti tedeschi e la Repubblica di Salò. La protesta operaia risulterà incredibilmente estesa, avendo nella difesa di condizioni elementari di vita l’elemento di base rispetto al quale si strutturano le relazioni con le direzioni aziendali, con i fascisti, con i tedeschi e con le componenti dell’antifascismo, in primo luogo con il partito comunista. Un gioco complesso, articolato per fabbriche, per aeree, diversificato nel tempo a seconda delle situazioni che la guerra alimenta e produce. Un gioco duro, spesso pericoloso, a volte mortale, ma in cui i lavoratori scoprono la politica, le forme dell’organizzazione, si fanno classe in uno scambio mai scontato con i partiti antifascisti che nel rapporto con questo soggetto attivo della modernità scoprono la possibilità di una nuova Italia. Al volume è connesso un data base dedicato alle dense cronologie delle lotte operaie dagli scioperi del marzo 1943 alla Liberazione.
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Preparatevi a dare un’occhiata a un nuovo mondo, a un mondo che non somigli al nostro, che gli è assolutamente, radicalmente diverso. Siete disposto? Avete dimenticato le magnificenze della reggia e lo squallore della capanna, 1’ubertosità delle campagne e la fame de’ lavoratori, l’ozio dei ricchi e di mille categorie di parassiti e il lavoro omicida dell’operaio, la scienza arrivata a un grado sorprendentissimo di sviluppo e l’ignoranza delle popolazioni? Avete dimenticato i pregiudizi della religione necessaria alla civiltà e ai costumi; della parassiteria e della miseria, necessità sociali; dell’autorità, base e garanzia della libertà del governo, tutore minuzioso, persistente, accanito de’ cittadini, bisogno assoluto d’ogni vivere civile? Avete dimenticato, in una parola, ciò che è, per potermi seguire senza sorpresa in un mondo che non è stato mai, ma che sarà fatalmente? Bene. Montate con me sulla navicella del mio globo aerostatico. Le funicine son rotte; noi voliamo nelle regioni infinite dello spazio». Garibaldino, mazziniano, internazionalista, Antonino Riggio (1842-1901) è stato, con la penna e con la spada, un ardimentoso interprete del suo tempo, una personalità significativa agli albori del movimento operaio italiano. In questo testo inedito immagina il mondo nuovo, illuminato dal Sol dell’avvenire.
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La riduzione delle tutele classiche e inderogabili del lavoro realizzata con le recenti riforme mediante l’ampliamento degli spazi di regolazione concessi ai poteri imprenditoriali e alla contrattazione collettiva, specie aziendale, aumenta i trattamenti differenziali e le diseguaglianze nel lavoro, e, al contempo, sposta l’attenzione sul rispetto dei divieti di discriminazione, sempre più invocati a tutela dei diritti dei lavoratori. Gli studi raccolti in questo volume affrontano il tema delle discriminazioni alla luce delle riforme più recenti, interrogandosi sul ruolo svolto dal diritto antidiscriminatorio nell’attuale sistema normativo, in una prospettiva che tiene conto sia dell’evoluzione del diritto nazionale, sia del contesto e della regolamentazione europea in cui esso si colloca. Alla prima parte, dedicata all’inquadramento generale del tema, seguono i saggi dedicati ai diversi ambiti di applicazione del diritto antidiscriminatorio: dai contratti di lavoro non standard ai licenziamenti, dai comportamenti molesti e ritorsivi alla tutela della salute nei luoghi di lavoro. Chiude il volume una parte dedicata ai profili processuali e ai rimedi giudiziali avverso le discriminazioni. L’opera si caratterizza per il dialogo che si instaura tra gli Autori: accademici, magistrati e avvocati impegnati quotidianamente nello studio e nell’applicazione concreta del diritto antidiscriminatorio. Il volume contiene scritti di Cristina Alessi, Lisa Amoriello, Marzia Barbera, Olivia Bonardi, Silvia Borelli, Laura Calafà, Laura Curcio, Maria Dolores Ferrara, Valeria Filì, Giorgio Fontana, Donata Gottardi, Alberto Guariso, Fausta Guarriello, Andrea Lassandari, Cinzia Meraviglia, Roberta Nunin, Carla Ponterio, Annalisa Rosiello, Rita Sanlorenzo, Stefania Scarponi, Elisabetta Tarquini, Anna Luisa Terzi.
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Le ragioni dello squilibrio sono essenzialmente nell’incapacità delle imprese e delle famiglie di conoscere gli effetti macroeconomici delle loro azioni. Naturalmente, sono le decisioni di impresa che muovono l’economia, ma non è chiaro come tali decisioni siano prese, e quanto influenzino e siano influenzate dall’andamento dell’economia nel suo complesso. Così, se è indubbio che l’economia è trainata dalle decisioni imprenditoriali, tuttavia sono gli effetti non conosciuti di queste decisioni che alterano continuamente la struttura. Una delle ragioni dell’intervento pubblico sta proprio nell’ignoranza dei decisori. Molto rilievo, in questo libro, è dato al progresso tecnico, specialmente nella sua forma di nuove tecniche «superiori» – ovvero quelle che costano di meno e producono di più rispetto a quelle esistenti, quali che siano i rapporti tra i prezzi dei fattori della produzione [...]. Un avanzamento introdotto nel libro è nella qualificazione del progresso tecnico come elemento della domanda effettiva, proprio per gli effetti macroeconomici dell’applicazione delle nuove tecniche. Nello squilibrio, tuttavia, gli imprenditori non sanno se le tecniche scelte siano effettivamente superiori per l’economia nel suo complesso, e così si possono facilmente presentare grandi fallimenti, distorsioni nei prezzi e nei costi, sprechi generalizzati, situazioni che giustificano l’intervento pubblico. Gli autori guardano al progresso tecnico anche per illustrare la poca fondatezza delle politiche europee, che apparentemente incoraggiano l’innovazione, ma chiudono nella prigione del «consolidamento fiscale» l’unico soggetto, lo Stato, capace di mettere in moto l’innovazione. Dalla prefazione di Paolo Leon N.B. nella sezione "sfoglia il libro" potrai scaricare l'errata corrige.
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- Tendenze recenti del decentramento contrattuale
- Crisi e riforme in Spagna e Belgio
- La riorganizzazione desiderabile della pubblica amministrazione