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Giuseppe Bonazzi
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Giuseppe Di Vittorio – Un giornale del popolo al servizio del popolo
25.00
€
La biografia di Giuseppe Di Vittorio, in virtù dei tanti lavori che in questi ultimi anni hanno ricostruito la sua vita e il suo pensiero politico e sindacale, appare sufficientemente esaustiva. Il ricco patrimonio ideale e valoriale che Di Vittorio ha lasciato al Paese e al sindacato è stato riscoperto e raccontato con dovizia di particolari tanto da poter affermare che la sua figura, tra i grandi leader dell’Italia repubblicana, è sicuramente una di quelle che possono ancora costituire un punto di riferimento in questa difficile fase di crisi economica e trasformazioni sociali e politiche... … Mancava, però, una specifica attenzione ad uno dei passaggi più significativi, che restituisce un Di Vittorio originale e meno conosciuto: gli anni nei quali diresse da Parigi il quotidiano «La Voce degli Italiani», che rappresentò un punto di riferimento fondamentale per l’emigrazione politica e di lavoro degli italiani in Francia nella seconda metà degli anni trenta del Novecento. Il giornale uscì, infatti, negli anni 1937-1939, quando il regime fascista, compiuta ormai la scelta imperialista e bellicista, sperimentata non solo in Abissinia ma soprattutto nella guerra civile spagnola, sembrava raggiungere il massimo livello di consenso e dunque una sorta di integrazione compiuta tra popolo, nazione e Stato. Gli articoli che Di Vittorio firma o scrive in qualità di direttore del giornale, per la prima volta e grazie a un accurato e non facile lavoro filologico di cui dà conto il saggio di Giuseppe Bernardo Milano, vengono raccolti per intero e pubblicati in questo volume… (Dalla prefazione di Adolfo Pepe) Giuseppe Di Vittorio, dirigente politico, sindacalista, antifascista, è stato segretario generale della CGIL.
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Giuseppe Di Vittorio e i fatti d’Ungheria del 1956
8.00
€
È il 27 ottobre del 1956. Di fronte alla decisione dei sovietici di intervenire militarmente in Ungheria, la Segreteria della Cgil assume una posizione di radicale condanna dell’invasione destinata a stroncare nel sangue la domanda di democrazia e di partecipazione reclamata dalla rivolta operaia e popolare ungherese e sostenuta dal governo legittimo di Imre Nagy. La condanna non è soltanto dell’intervento militare: il giudizio è netto e investe tanto i metodi antidemocratici di governo di quelle società, quanto l’insufficienza grave dello stesso movimento sindacale di quei paesi. Due ore di sciopero nazionale vengono indette dalla Cgil in solidarietà con le vittime della repressione. Queste posizioni saranno difese con coerenza e determinazione da Giuseppe Di Vittorio nello scontro durissimo che, partendo da quei fatti, si aprì nel Pci e che oppose il segretario generale della Cgil a Togliatti. Si misuravano in effetti in quella vicenda concezioni assai diverse sullo stesso significato della democrazia, sul ruolo del sindacato nella società e, soprattutto, sull’affermazione della sua autonomia nei confronti del partito. Quelle appartenute a Di Vittorio si affermeranno negli anni segnando la cultura e la storia del movimento sindacale italiano.
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Giuseppe Di Vittorio. “Il lavoro salverà l’Italia”
15.00
€
Giuseppe Di Vittorio è stato il più importante e influente sindacalista del Novecento italiano. Nato a Cerignola (FG) nel 1892, cresciuto nella miseria accanto ai suoi «fratelli» braccianti, divenuto fin da ragazzo il leader del movimento sindacale pugliese, fu deputato dal 1921 al 1924 e convinto antifascista. Costretto all’esilio dalla dittatura, entrato nelle file del PCd’I egli divenne dal 1930 il Segretario della CGL clandestina. Dopo la caduta di Mussolini fu, insieme al socialista Bruno Buozzi e al democristiano Achille Grandi, il principale artefice della rinascita della CGIL unitaria. Deputato nell’Assemblea Costituente, Di Vittorio lottò con tutte le sue forze, contro l’involuzione del quadro politico nazionale e internazionale della «guerra fredda», per evitare fratture nel sindacato. Purtroppo, il suo sogno unitario si infranse nel momento delle scissioni del 1948-49. Ma egli continuò a difendere strenuamente gli interessi e i diritti delle classi più povere e umili, dando vita a una forma inedita e originale di «sindacalismo del popolo», che ebbe nel Piano del lavoro del 1949 il suo momento più alto. La presente antologia raccoglie una selezione di suoi articoli sulla stampa quotidiana e periodica dal 1944 al 1950. Si tratta di scritti mai pubblicati in volume, che permetteranno di sviluppare una analisi più puntuale del linguaggio e del pensiero di Giuseppe Di Vittorio.
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Giuseppe Di Vittorio. “In difesa della Repubblica e della democrazia”
15.00
€
Giuseppe Di Vittorio è stato il più importante e influente sindacalista del Novecento italiano. Nato a Cerignola (FG) nel 1892, cresciuto nella miseria accanto ai suoi «fratelli» braccianti, divenuto fin da ragazzo il leader del movimento sindacale pugliese, fu deputato dal 1921 al 1924 e convinto antifascista. Costretto all’esilio dalla dittatura, entrato nelle file del PCd’I egli divenne dal 1930 il segretario della CGL clandestina. Dopo la caduta di Mussolini fu, insieme al socialista Bruno Buozzi e al democristiano Achille Grandi, il principale artefice della rinascita della CGIL unitaria. Deputato nell’Assemblea Costituente, Di Vittorio lottò con tutte le sue forze contro l’invo luzione del quadro politico nazionale e internazionale della «guer ra fredda», per evitare fratture nel sindacato. Purtroppo, il suo sogno unitario si infranse nel momento delle scissioni del 1948-49. Ma anche nei «duri» anni cinquanta egli continuò a difendere strenuamente gli interessi delle classi più povere, avanzando nel 1952 la proposta di uno Statuto dei diritti dei lavoratori e avviando, con l’autocritica del 1955, il rinnovamento del gruppo dirigente e della strategia sindacale. Celebre fu, nel 1956, la sua denuncia dell’invasione sovietica dell’Ungheria. La presente antologia raccoglie una selezione di suoi articoli sulla stampa quotidiana e periodica dal 1951 al 1957. Si tratta di scritti mai pubblicati in volume, che permetteranno di sviluppare un’analisi più puntuale del linguaggio e del pensiero di Giuseppe Di Vittorio.
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Giuseppe Di Vittorio. Lavoro e democrazia
30.00
€
Giuseppe Di Vittorio è stato il più importante e influente sindacalista del Novecento italiano. Nato a Cerignola (FG) nel 1892, cresciuto nella miseria accanto ai suoi «fratelli» braccianti, divenuto fin da ragazzo il leader del movimento sindacale pugliese, fu deputato dal 1921 al 1924 e convinto antifascista. Costretto all’esilio dalla dittatura, entrato nelle file del PCd’I egli divenne dal 1930 il Segretario della CGL clandestina. Dopo la caduta di Mussolini fu, insieme al socialista Bruno Buozzi e al democristiano Achille Grandi, il principale artefice della rinascita della CGIL unitaria. Deputato nell’Assemblea Costituente, Di Vittorio lottò con tutte le sue forze, contro l’involuzione del quadro politico nazionale e internazionale della «guerra fredda», per evitare fratture nel sindacato. Purtroppo, il suo sogno unitario si infranse nel momento delle scissioni del 1948-49. Ma egli continuò a difendere strenuamente gli interessi delle classi più povere, elaborando nel 1949 l’idea di un Piano del lavoro, avanzando nel 1952 la proposta di uno Statuto dei diritti dei lavoratori e avviando, con l’autocritica del 1955, il rinnovamento del gruppo dirigente e della strategia sindacale. Celebre fu, nel 1956, la sua denuncia dell’invasione sovietica dell’Ungheria. La presente antologia raccoglie una selezione di suoi articoli sulla stampa quotidiana e periodica dal 1944 al 1957. Si tratta di scritti mai pubblicati in volume, che permetteranno di sviluppare un’analisi più puntuale del linguaggio e del pensiero di Giuseppe Di Vittorio.
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Giuseppe Garibaldi
10.00
€
La figura di Giuseppe Garibaldi riveste un ruolo particolare nella storia d’Italia. Nel libro si sottolienea la correlazione tra il mito dell’Eroe dei due Mondi e le forme di impegno sociale e politico da esso scaturite, nell’utilizzo che ne fecero i protagonisti del mondo del lavoro, nel campo associativo e rivendicativo così come sul terreno più direttamente politico e partitico. Si risale alle origini del mito popolare di Garibaldi, quando esso alimentò i caratteri del primo radicalismo italiano sul piano sociale e politico, nel paese e nell’emigrazione. Fu all’indomani dell’unificazione nazionale che le eredità di Garibaldi e le memorie dei suoi volontari influenzarono la contaminazione delle culture politiche laiche e democratiche (repubblicana in primo luogo, ma anche federalistica, massonica, socialista). Furono diverse le generazioni di volontari e quindi di «militanti» garibaldini, dal Risorgimento alla Resistenza e fino alle lotte elettorali dei primi anni della Repubblica. Volontariato e identità generazionale (tanti giovani nel nome del mito di Garibaldi) connotarono sempre le diverse ondate di garibaldini che animarono la storia italiana, facendone comunità ben riconoscibili, dotate di memorie e simboli identitari. Garibaldi non appariva solo il condottiero del Risorgimento ma il possibile simbolo di una sinistra plurale (di volta in volta democratico-repubblicana e libertaria, socialista e comunista) che intendeva accomunare la saldezza dei principi morali e umanitari alla concretezza dell’azione sociale e politica. Saggi di: Eva Cecchinato, Fulvio Conti, Marco Fincardi, Emilio Franzina, Annita Garibaldi Jallet, Mario Isnenghi, Lucy Riall, Maurizio Ridolfi, Luigi Tomassini.
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Gli accordi in deroga in Europa e la sfida ai sistemi contrattuali
Le peculiarità del sistema italiano delle relazioni industriali rilette in una prospettiva comparativa. Le tendenze comuni che la globalizzazione impone ai vari assetti nazionali della contrattazione. Il decentramento attraverso le cluasole di uscita. Dall'esperienza tedesca al caso Fiat. I limiti delle soluzioni esclusivamente nazionali e la necessità di ricercare e trovare soluzioni a livello europeo.
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Gli accordi separati: un vulnus letale per le relazioni industriali
Dieci anni di accordi separati: dal Patto di Milano al CCNL dei meccanici, passando per gli strappi del Patto per l'Italia o della riforma del sistema contrattuale. Fino a Pomigliano. I limiti di un modello di autonomia collettiva privo di regole legali democratiche ed esigibili. Il venir meno dei presupposti politici di un rapporto leale fra le oo.ss. I rischi giuridico-sindacali del nuovo modello contrattuale. I raffronti incongrui con altre esperienze europee. Globalizzazione e gli scenari inquietanti di un sindacato con le spalle al muro sotto il ricatto del prendere o lasciare.
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Gli accordi transnazionali di gruppo
12.00
€
Gli accordi transnazionali di gruppo (TCA nell’acronimo inglese) sono oggi considerati come una delle forme più interessanti e promettenti di quel difficile, e per alcuni aspetti controverso, processo che va sotto il nome di
internazionalizzazione
o europeizzazione delle relazioni industriali. Una nuova prassi sociale, in grado di istituire inediti spazi negoziali a livello sovranazionale, dinanzi al clamoroso gap di governance che oggi si apre fra il carattere sempre più globale e svincolato dell’economia e la natura sostanzialmente territorializzata dell’azione sindacale. Di questi testi se ne contano oggi 225, per un totale di 150 imprese e un numero complessivo di addetti interessati stimato in oltre 10 milioni. Il loro ambito applicativo varia tra scala internazionale ed europea; il loro contenuto spazia fra l’affermazione del valore e del rispetto di alcuni principi e diritti fondamentali, fino all’assunzione di impegni più circostanziati e vincolanti, come in alcuni accordi – più comuni del settore auto – che trattano di ristrutturazioni. In assenza di norme internazionali specifiche a cui richiamarsi, i TCA rappresentano una sottospecie di quegli accordi “liberi” o autonomi previsti dal diritto europeo, la cui implementazione rinvia “alle procedure e alle prassi specifiche degli stati membri”. Una forma di
soft law
che, se da un lato ha consentito il superamento dell’ostilità del mondo datoriale (ma anche di una parte del sindacalismo europeo) verso accordi collettivi sovranazionali più formalizzati, dall’altro rivela i limiti in cui un tale “volontarismo” inevitabilmente incorre in termini di effettività e uniformità in fase di trasposizione, oltre che di esigibilità e trasparenza, del processo negoziale. Questo volume, che scaturisce da un progetto europeo di ricerca (EUROACTA) promosso e coordinato dall’IRES- Cgil in partenariato con istituti accademici e sindacali di 7 diversi paesi, raccoglie i contributi di alcuni fra i maggiori esperti di questa materia. Grazie ad essi si va da una concettualizzazione socio-giuridica di questi accordi, a una loro mappatura tipologica; li si legge in rapporto al diritto sociale europeo e a quello delle relazioni industriali nazionali; se ne confrontano i contenuti e, in un paio di casi (Volkswagen e ArcelorMittal), se ne indaga l’effettiva implementazione, vagliandone empiricamente la tenuta in una fase di crisi acuta come l’attuale. Ci si interroga soprattutto su quali possano essere i modi per favorire una maggiore estensione ed effettività dei TCA, secondo le fonti e la strumentazione regolativa offerte dal diritto dell’Unione. Un contributo particolarmente utile per quanti, mossi da interessi di studio e/o dall’impegno diretto nella pratica del confronto negoziale, fanno oggi i conti con la globalizzazione e coi suoi insidiosi riflessi sul terreno dei diritti sociali e delle pratiche collettive.
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Gli accordi transnazionali d’impresa sulle ristrutturazioni a livello di Unione Europea
Quello delle ristrutturazioni rappresenta il soggetto principale degli accordi transnazionali di gruppo di livello europeo. A partire dal 2000, le federazioni europee di categoria e altre organizzazioni sindacali hanno negoziato e siglato un crescente numero di accordi di questo tipo. Quest’articolo presenta una panoramica di questi accordi, concentrandosi su quelli che consideriamo «sostantivi». Essi prevedono garanzie a fronte dell’eventuale chiusura di stabilimenti, a protezione dell’occupazione e per i lavoratori trasferiti dentro o fuori dall’azienda. Alcuni prevedono regole procedurali in materia di consultazione delle rappresentanze dei lavoratori nonché il monitoraggio sull’implementazione degli accordi. Questi richiedono alla delegazione capacità di negoziare fra livello nazionale ed europeo, con riguardo ad almeno tre generi di coordinamento: fra sindacati nazionali ed europei; fra sindacati nazionali e Cae; fra Cae e una o più federazioni europee di categoria. Questa capacità di coordinamento è evoluta nel corso del tempo. Con un crescente impegno delle federazioni europee di categoria, che hanno adottato regole interne di negoziazione, oggi riconosciute da un numero crescente sia di aziende sia di parti firmatarie di Tca.
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Gli amortali
12.00
€
Sindrome dell’immortalità, mito dell’eterna giovinezza. In questo e in altri modi è stato definito il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione legato all’aumento delle aspettative di vita, un fenomeno su scala mondiale che è destinato a cambiare la geografia politica e sociale del pianeta. Il libro affronta il tema da diversi punti di vista: demografico, economico, sociale, medico e genetico, senza trascurare gli aspetti legati all’etica, al costume e alla vita quotidiana. Il tutto è trattato in modo divulgativo, corredando le informazioni sul fenomeno nel mondo, in Europa e in Italia con una serie di dati aggiornati. Completano il volume tre appendici. La prima è dedicata alla Germania, uno dei paesi più interessati dal fenomeno dell’invecchiamento. La seconda affronta in particolare le questioni legate alla medicina per gli anziani e agli interrogativi etici connessi. La terza è dedicata a una delle malattie tipiche della vecchiaia, l’Alzheimer, che colpisce fasce crescenti della popolazione in tutto il mondo.
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