Debito e colpa
Una riflessione sulla connessione tra "debito" e "colpa" nell'epoca dell'austerità  e del capitalismo come «culto indebitante».
Maggio 2015
ISBN: 978-88-230-1956-0
Collana: Fondamenti
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Descrizione
«Austerità» è stata la parola d’ordine che ha prevalso nelle politiche economiche europee degli ultimi anni guidate dal «modello tedesco», promotore di una visione «colpevolizzante» dei paesi indebitati. Ma cos'è il debito? Uno strumento della governance globale. Il debito generalizzato non è altro che la manifestazione di una forma di potere capillare, non solo coercitivo e repressivo, fondato su un sistema di esclusione in cui Stato e mercato sono coimplicati. «L’indebitamento non è semplicemente una condizione da emendare. È uno stato che viene continuamente riprodotto e alimentato perché è ciò su cui è possibile investire unicamente oggi. Un debito infinito che proviene da forme ossessive di consumo». La questione del debito è sempre più di scottante attualità. Elettra Stimilli intende mettere a nudo i nodi teorici contenuti nella relazione semantica tra “debito” e “colpa”, attraverso un confronto con i più recenti studi sul debito. Seguendo la scia di ricerche già note – come quella classica di Max Weber o quella più recente di Michel Foucault – e ritornando sulle profetiche parole di un frammento di Walter Benjamin sul capitalismo come «culto indebitante», questo lavoro intende collocare il problema del debito in un contesto più articolato rispetto a quello strettamente tecnico della scienza economica, nel tentativo di condurre un’indagine in cui l’economia riacquisti il respiro più ampio che le spetta. Le forme di consumo illimitato basate sull’indebitamento privato sono diventate per lungo tempo il motore principale dell’economia americana, e non solo. Dal 2009, quando la crisi aveva ormai chiaramente coinvolto l’economia globale, si è poi assistito a una progressiva e gigantesca trasformazione: i problemi inizialmente legati a un inedito aumento del debito privato hanno coinvolto il debito pubblico di molti paesi economicamente avanzati. Fino ad arrivare ai debiti sovrani, l’ultimo stadio della “militarizzazione del capitalismo”. Se una forma di indebitamento planetario risulta alla base degli ingranaggi dell’economia mondiale, vale allora la pena chiedersi che cosa è in gioco in essa e perché la figura centrale che emerge ai nostri giorni è diventata quella del debito come colpa. Secondo l’autrice il paradigma del debito non è altro che un sistema in cui le soggettività vengono totalmente coinvolte: un dispositivo attraverso cui si esercita il potere neoliberista. La finanziarizzazione della vita quotidiana, ovvero la “democratizzazione” del credito, ha prodotto uno stato di indebitamento generalizzato che non è altro che il segno più evidente della violenza perpetrata da un sistema di potere e di esclusione. Ognuno è diventato “imprenditore di sé”, sia come lavoratore - o “risorsa umana” - sia come consumatore, diventando, così, debitore all’interno di un sistema che alimenta il potere assoluto del mercato. Il capitalismo è un culto che non consente espiazione, bensì produce colpa e debito (WALTER BENJAMIN 1921)
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