• Lelio Basso

    18.00 
    Lelio Basso è stato una delle personalità più importanti nella storia politica dell’Italia del Novecento. Giurista di formazione e rivoluzionario per vocazione, Basso diede un contributo decisivo alla stesura della Costituzione repubblicana e fu teorico del socialismo, della democrazia pluralista e dei diritti civili. Questo libro ne ricostruisce la biografia nei dieci anni più significativi della sua esperienza di dirigente del PSI. Convinto antistalinista, Basso subì negli anni della guerra fredda l’ostracismo del suo partito e del PCI. Riemerse gradualmente dall’emarginazione grazie al processo di destalinizzazione culminato nel 1956. Fu allora che s’impose come un originale interprete dell’autonomia socialista, coniando la formula dell’«alternativa democratica»: un programma di governo antagonista alla DC, che, unendo le forze della sinistra, avrebbe dovuto realizzare una piena democrazia politica, sociale ed economica, sul modello dei più avanzati Paesi occidentali.
  • Lavoratrici e lavoratori domestici e assistenti familiari sono un esercito. Presidiano le case di moltissime famiglie, garantendo che siano pulite e accoglienti. Assicurano assistenza ad anziani e portatori di handicap. Tappano i buchi di un sistema di welfare carente. Fanno da zeppa a equilibri di coppia messi in crisi dalla difficoltà di ridefinire i ruoli di donne e uomini nella sfera familiare al crescere della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Ma di quali diritti godono queste lavoratrici e questi lavoratori tanto importanti per il funzionamento della vita quotidiana? Frutto della collaborazione di studiosi con competenze diverse, questo libro ricostruisce il percorso che ha portato le lavoratrici e i lavoratori domestici a vedersi riconosciuti, seppur in ritardo e in modo parziale, diritti come ferie, tredicesima, contrattazione collettiva, ecc.: conquiste comunque importanti, alle quali pare però aver fatto spesso da contraltare l’allargarsi del ‘lavoro nero’. In questo scenario, gioca naturalmente un ruolo di rilievo la crescente presenza di immigrati. Il tema dei diritti di domestici e assistenti familiari sempre più s’intreccia, infatti, con quello dei diritti dei migranti. Ma si intreccia anche con il tema del welfare e dei diritti di chi, per trovare risposta al proprio bisogno di cura e assistenza, si avvale del loro lavoro. Il libro s’interroga, pertanto, su una possibile diversa organizzazione del lavoro domestico e di cura che assicuri maggiori diritti a colf e assistenti familiari e migliori prestazioni alle famiglie.
  • In occasione del cinquantesimo anniversario degli avvenimenti del giugno-luglio 1960, quando il Governo Tambroni, retto dai voti decisivi del MSI, fu costretto alle dimissioni da imponenti manifestazioni di piazza, il volume rilegge la successione di quegli eventi e ne esamina le ragioni. Si trattò di una svolta drammatica nella storia repubblicana, segnata dal sangue di dieci cittadini innocenti. La ricostruzione degli eventi è affidata ad un ampio saggio storico di Fabrizio Loreto, che analizza la crisi politica e istituzionale del 1960 ed esamina il ruolo dei diversi attori politici e sociali in campo, offrendo un’originale interpretazione anche sulla base delle acquisizioni storiografiche più recenti e di un ricco patrimonio documentario. Il volume raccoglie inoltre relazioni e contributi dei convegni realizzati nel 2010 dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio a Genova, Roma, Catania, Palermo e Reggio Emilia, cioè nelle città dove più alta si levò allora la protesta popolare in difesa della democrazia e della Repubblica. Fra i contributi, molti sono quelli di protagonisti diretti di quella stagione, di intellettuali e di studiosi come Pietro Ingrao, Guido Bodrato, Armando Cossutta, Alfredo Reichlin, Aldo Tortorella, Fulvio Cerofolini, Guglielmo Epifani, Marco Revelli, Adolfo Pepe, Curzio Maltese, Moni Ovadia, Fernanda Contri. Con un saggio di Fabrizio Loreto Nel volume è anche contenuto in omaggio un Dvd del film documentario di Mimmo Calopresti «1960 I Ribelli»..
  • Vittorio Foa è l’uomo plurale che più di ogni altro ha ispirato i lavori e le iniziative prese dall’Associazione Biondi Bartolini nei suoi dieci anni di vita. È perciò stato naturale cogliere l’occasione del centenario della nascita di Foa per dar vita prima a un importante convegno, tenuto a Firenze nell’ottobre 2010, e poi a questo volume, che ne riprende parzialmente i contenuti, ma arricchendolo di materiale originale, elaborato e raccolto ad hoc per la pubblicazione. La prima parte presenta analisi e riflessioni di vari campi disciplinari –di Chiara Colombini, Andrea Ginzburg, Pietro Marcenaro, Stefano Musso, Emanuele Zinato –su questo grande intellettuale del Novecento, gettando luce su quei territori così diversi ai quali Foa rivolgeva il suo sguardo lungo sul tempo. La seconda parte raccoglie testimonianze e ricordi di tre protagonisti e compagni d’avventura e di vita di Vittorio Foa –Elio Giovannini, Andrea Ranieri e Vittorio Rieser –, raccolti e ordinati dai curatori del volume durante una libera e informale discussione. Ne viene fuori una fresca rappresentazione di Foa nella sua fase sindacale e in quella della sua «splendida vecchiaia», ricca di novità e capace di illuminare aspetti poco noti della sua vita. Chiudono il volume uno scritto di Foa sul Piano del Lavoro, del 1975, e due lettere più recenti, inedite, con brevi ma interessanti commenti alle vicende degli anni Novanta. Nel volume il DVD sulla vita di Foa «Per esempio Vittorio» del regista Pietro Medioli.
  • Il volume raccoglie saggi sulla figura di Vittorio Foa di studiosi di diverso orientamento tutti in qualche modo a lui legati: A. Andreoni, I. Ariemma, S. Boffo, L. Ferrajoli, P. Ferraris, A. Foa, A. Ginzburg, E. Giovannini, F. Montevecchi, C. Pavone, E. Pugliese, G. Ragozzino, A. Ricciardi, U. Romagnoli, L. Zani. Le riflessioni si incentrano sul ruolo svolto da Foa nel corso del Novecento sul piano politico e sindacale, ma anche sul suo contributo all’analisi della società italiana e sul suo metodo di ricerca basato sull’«impegno a bucare i tabù, a sbloccare le rigidità, a contrastare le analisi fondate su un autoinganno». Gli interventi mostrano come dall’insieme delle sue opere emerga un principio fondativo: il primato della persona e della libertà. Al cuore dell’azione di Vittorio Foa c’è infatti il convincimento che «la politica non è solo comando, è anche resistenza al comando … non è solo governo della gente … è aiutare a governarsi da sé». Il metodo e i contenuti del lavoro di Vittorio Foa politico e studioso ci lasciano un messaggio particolarmente valido per il momento presente, dato che ancora più sentita è la necessità della «mossa del cavallo»: un cambio di scenario da perseguire con tenacia e immaginazione. Nel volume il DVD sulla vita di Foa «Per esempio Vittorio» del regista Pietro Medioli.
  • Eternit

    18.00 
    Il graphic novel Eternit – Dissolvenza in bianco vuole raccontare in maniera inedita una storia locale che ha però avuto, per le sue drammatiche conseguenze, un interesse nazionale: quella della fabbrica Eternit a Casale Monferrato, che portò dapprima il benessere e poi la morte agli operai e alle loro famiglie, a causa della polvere d’amianto respirata nell’azienda e in giro per la città. La storia è raccontata attraverso le vicende, pubbliche e private, di più personaggi, anche di altre realtà italiane legate all’Eternit, ispirati a persone reali che hanno avuto un ruolo significativo nella vicenda: per questo ha una ricchezza e un impatto emotivo che scrittori estranei alla realtà casalese non potrebbero esprimere. Viene evidenziata la progressiva presa di coscienza tra i cittadini dei rischi legati all’inquinamento da questo materiale, la necessità della bonifica e della ricerca scientifica, l’esigenza di giustizia che si è manifestata nella costituzione di più di tremila parti civili per il processo ora in atto a Torino contro i dirigenti svizzero-belgi della multinazionale Eternit. Il libro diventa dunque non solo la cronaca di fatti avvenuti nel passato, ma anche un messaggio di consapevolezza e speranza per le nuove generazioni. Il racconto a fumetti è integrato da un’appendice di documenti contenenti una cronologia dei fatti principali della vicenda, dall’origine dell’Eternit all’attuale fase del processo e della bonifica, e alcuni interventi volti a far riflettere su ciò che resta da fare da adesso in avanti.
  • Questo libro, omaggio a due combattenti per la libertà, Tina Anselmi e Aung San Suu Kyi, e ai loro compagni di lotta, nasce dalla consapevolezza che in un mondo globalizzato le vittorie si sostengono reciprocamente, così come le sconfitte ingenerano altre sconfitte. Di diversa generazione, nazionalità e fede, esse hanno in comune la stessa serena determinazione nell’impegno per la giustizia sociale e contro le notti della democrazia: la feroce alleanza nazifascista, combattuta dalla diciassettenne staffetta partigiana Tina; lo spietato regime militare birmano, al quale da anni resiste con la non violenza il premio Nobel per la Pace Aung. Tina e Aung, due donne che sono state presenti e hanno risposto quando il paese è stato in pericolo. In sintonia con la propria gente, si sono messe in gioco insieme agli altri, con intelligenza e coraggio. Questo libro, nato dall’esigenza di focalizzare alcuni tragici eventi che hanno intaccato la democrazia e l’avanzamento civile in un paese, e che li hanno cancellati del tutto nell’altro, è stato possibile grazie alle persone che, nella condivisione della militanza democratica, hanno aderito con slancio e generosità. Hanno partecipato con le loro testimonianze e, per quanto riguarda le vicende italiane, con un’analisi approfondita del Piano di Rinascita democratica di Licio Gelli, il cui progetto eversivo piduista ha attraversato la storia d’Italia negli ultimi trent’anni, lasciando a volte dietro di sé una scia di sangue. I due curatori si sono avvalsi del fondamentale contributo di saperi e convinzioni variegate, senza prendere posizione, pur restando di parte: dalla parte di chi sente il bisogno di non dimenticare, di capire perché il nostro paese si è consegnato per così lunghi anni a un potere in maschera, corrotto e di matrice piduistica. Contributi di: Giuseppe Amari, Margherita Bebi, Francesco M. Biscione, Paolo Bolognesi, Susanna Camusso, Pierre Carniti, Tullio De Mauro, Giovanni Di Ciommo, Guglielmo Epifani, Giorgio Frasca Polara, Carlo Ghezzi, Vincenzo Giaccotto, Ashin Kovida, Giovanna Leone, Giuseppe Malpeli, Luigi Mariucci, Michele Prospero, Alessandro Roncaglia, Albertina Soliani, Mauro Storti, Giuliano Turone, Anna Vinci, Nita Yin Yin May, Beaudee Zawmin.
  • Per le femministe di oggi pren dere la parola sul mondo è diventato sempre più compli cato. Che dire del velo, delle veline, delle modificazioni genitali e della chirurgia estetica? Della famiglia, del sex work, del postporno? Di Dio, della poligamia, del welfare e della globalizzazione? Come dialogare con la teoria queer e con la ricerca postcoloniale? Le identità sono un bene o un male? E che significato assumono ora parole chiave della tradizione femminista come sesso, genere, differenza, autodeterminazione e riproduzione? Intorno a questi grovigli nasce un dizionario ragionato, frutto del confronto tra femministe con esperienze e percorsi diversi, con lo scopo di aiutare a chiarirsi le idee e riattivare la capacità di convivere con le contraddizioni, caratteristica del pensiero delle donne. Autrici delle voci Elisa A.G. Arfini, Chiara Bonfiglioli, Rachele Borghi, Francesca Brezzi, Beatrice Busi, Sara Cabibbo, Giulia Cortellesi, Silvia Cristofori, Daniela Danna, Andrea D’Atri, Barbara De Vivo, Angela D’Ottavio, Suzanne Dufour, Liliana Ellena, Olivia Fiorilli, Giulia Garofalo, Gaia Giuliani, Inderpal Grewal, Alessandra Gribaldo, Barbara Mapelli, Maria Rosaria Marella, Lea Melandri, Catia Papa, Renata Pepicelli, Isabella Peretti, Elisabetta Pesole, Monica Pietrangeli, Flavia Piperno, Ambra Pirri, Tamar Pitch, Valeria Ribeiro Corossacz, Enrica Rigo, Annamaria Rivera, Caterina Romeo, Laura Ronchetti, Sonia Sabelli, Alessandra Sciurba, Smaschie ramenti, Anna Vanzan, Stefania Vulterini, Giovanna Zapperi.
  • Se il sindacato non riconquista il «centro» del lavoro e se il lavoro non riconquista il «centro» della società, l’Italia e l’Europa non riusciranno più a progredire. Ecco l’asse attorno a cui ruota questo libro, Viaggio al centro del lavoro, che Antonio Pizzinato ha scritto avvalendosi della collaborazione di Saverio Paffumi. Si tratta di un saggio un po’ fuori dagli schemi, essendo ricco di riferimenti biografici, sempre finalizzati, però, a trarre riflessioni utili per l’oggi e per il domani. Nell’anno del suo ottantesimo compleanno (8 ottobre 2012) Pizzinato, succeduto nel ruolo di segretario generale della Cgil a Luciano Lama, non ha voluto raccontare la sua vita, ha voluto «dire delle cose» attraverso l’esperienza che ha vissuto, dagli anni della Resistenza all’assunzione alla Borletti, alle prime lotte in Fiom, a Sesto San Giovanni, e poi via via – affrontando gli anni del terrorismo – fino al vertice della Cgil e alla remissione del mandato. Al centro del suo impegno, in quella fase, ci sono la ricostruzione dell’unità dopo lo scioglimento della Federazione Cgil, Cisl, Uil e un’idea di rifondazione della Cgil stessa e del movimento sindacale. Un grande cambiamento che non si è ancora del tutto compiuto come lui l’aveva immaginato e iniziato a costruire. Smessi i panni del sindacalista, nella sua agenda di parlamentare e sottosegretario entrano la sicurezza sul lavoro, i diritti degli immigrati e dei disabili, la messa al bando dell’amianto, un killer silenzioso non ancora sconfitto. L’ultimo capitolo è dedicato all’attualità e al futuro: dalla vicenda Fiat alla questione del peso, sul terreno della rappresentanza, del più grande sindacato metalmeccanico d'Italia, che rischia di restare escluso da ogni forma di governo dei processi reali per evidente volontà del vertice aziendale del Lingotto… Fino alle scelte del governo Monti, sulle quali Pizzinato esercita la sua critica puntuale, perché quel futuro non sia un drammatico, insensato ritorno al passato. In collaborazione con Saverio Paffumi. Testo conclusivo di Bruno Ugolini. Il volume è corredato da un prezioso inserto fotografico.
  • Che ne è, oggi, dell’articolo 3 della Costituzione nel suo secondo comma? I cittadini, e i lavoratori in particolare, riescono a partecipare effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese? Questo è stato il punto di partenza della ricerca La partecipazione politica e sociale tra crisi e innovazione. Il caso della Toscana, condotta dal Dipartimento di diritto pubblico e dall’IRES Toscana, grazie al sostegno dello SPI-CGIL e della Regione Toscana. La ricerca, sebbene focalizzata sulla Toscana, Regione che ha sperimentato possibili risposte innovative – sia quelle introdotte dalla l.r. 69/2007, sia quelle avviate con altre esperienze autonome di vario tipo –, trascende la dimensione locale e mira a comprendere le trasformazioni in atto, le tendenze dei processi politici e sociali sia a livello nazionale che sovranazionale. L’indagine si è concentrata prevalentemente sulle espressioni partecipative relative all’esercizio delle forme più classiche della democrazia rappresentativa, su alcune manifestazioni dell’autonomia di base e sulle pratiche di «democrazia partecipativa». L’intento è stato quello di focalizzarsi sulle modalità più generali di partecipazione politica e sociale, su quelle che coinvolgono tutti i cittadini.
  • Il fenomeno degli Indipendenti di sinistra, una vicenda finora mai studiata, ma che si intreccia con gli avvenimenti più importanti della storia dell’Italia repubblicana, ha una sua assoluta originalità in Europa e forse nel mondo: non ci sono altri esempi, infatti, di un partito politico, nella fattispecie il Pci, che abbia messo a disposizione tra il 10 e il 15 per cento dei propri seggi per l’elezione di candidati indipendenti, permettendo la costituzione di un gruppo autonomo, scisso da vincoli di appartenenza ideologica e con pieno diritto di dissenso. Dal Sessantotto a Tangentopoli la Sinistra indipendente rappresenta una pluralità di matrici culturali – socialista (come Lelio Basso, Stefano Rodotà, Gianfranco Pasquino), cattolica (come Mario Gozzini, Adriano Ossicini, Claudio Napoleoni), azionista (come Ferruccio Parri, Carlo Levi, Franco Antonicelli, Altiero Spinelli) – tentando di sintetizzarle in una terza forza alternativa, una sorta di riformismo «militante», che, da sinistra, rivendicava come valori irrinunciabili la libertà, la democrazia, il pluralismo, la laicità, rifiutando sia l’ideologismo e il centralismo democratico del movimento operaio, sia la stretta dipendenza dalla gerarchia ecclesiastica e l’interclassismo democristiano. La storia della Sinistra indipendente funziona bene da cartina di tornasole della società e della politica italiana degli anni Settanta e Ottanta, ed è stata ricostruita utilizzando i documenti reperiti in importanti archivi storici italiani, le testimonianze scritte dei suoi protagonisti e i racconti di quelli ancora in vita.
  • Il volume offre un’interpretazione e spunti di riflessione sulla legge n. 92/2012 «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», come modificata dal c.d. decretosviluppo (legge n. 134/2012), da molti assunta quale ultimo prodotto della «modernizzazione» dell’edificio del diritto del lavoro italiano, costruito nel trentennio 1960-1990. Né la legge n. 30/2003 né il c.d. Collegato lavoro (legge n. 183/2010) avevano investito i due capisaldi della condizione lavorativa: la tutela «reale» di cui all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e le integrazioni salariali di lunga durata. Con l’articolo 8 della legge n. 148/2011 la regola di stabilità «reale» del contratto di lavoro a tempo indeterminato (articolo 18 Stat. lav., nella versione ante riforma 2012) poteva essere modificata con un contratto collettivo aziendale o territoriale. Con la legge n. 92/2012 si è preferito, invece, ricorrere ad un sistema più tradizionale, distinguendo i casi in cui resta la stabilità reale e i casi nei quali viene reintrodotta la stabilità c.d. «obbligatoria» anche nelle unità produttive con più di 15 dipendenti. Secondo un’opinione diffusa la modifica in senso peggiorativo dell’articolo 18 avrebbe una compensazione nella riduzione delle forme contrattuali «atipiche» e nel miglioramento delle tutele di sicurezza sociale. Sono ipotesi, queste, che vengono verificate nel presente volume, salvo poi essere riscontrate sul piano giudiziario.