• La pandemia nel sistema penitenziario è stata solo in parte (e forse in minima parte) una questione di salute. Nel discorso pubblico e negli «atti» del decisore politico essa è stata trattata anche e soprattutto come una questione di sicurezza e ordine pubblico, ribadendo, di fatto, la subalternità del diritto alla salute rispetto alle istanze securitarie. La pandemia non ha prodotto nessun cambio di paradigma, ma significativi cambiamenti sul piano micro che possono durare anche nel lungo periodo.
  • La microfinanza ha acquisito una crescente rilevanza nel campo delle politiche di welfare a partire dall’assunto che esclusione finanziaria ed esclusione sociale si rinforzino reciprocamente. L’articolo riflette su questo nesso attraverso un’analisi dei processi di inclusione-esclusione nel microcredito sociale. La ricerca, basata su uno studio di caso e interviste semi-strutturate condotte con diversi attori di policy, conferma il ruolo delle logiche paternalistiche del microcredito nella separazione tra meritevoli e non meritevoli. Tuttavia, i risultati evidenziano la rilevanza ancora maggiore dei limiti strutturali all’inclusione finanziaria. Da un lato, l’impossibilità di superare tali limiti è insita nello stesso microcredito che, in quanto strumento finanziario, può riprodursi solo a specifiche condizioni. Dall’altro, è soggetta all’agency degli attori che, coerentemente con i loro obiettivi, agiscono per limitare il rischio che il microcredito possa innescare ulteriori processi di esclusione finanziaria e sociale. Lo studio contribuisce così a fare luce sulla necessità di problematizzare la capacità degli strumenti della microfinanza, e di quelli finanziari in generale, di colmare i deficit del welfare e contrastare la povertà e la vulnerabilità sociale.
  • QRS N. 1/2021

    22.00 
    • Landini: la necessità di una svolta
    • La didattica a distanza
    • Perché tornano in campo le organizzazioni
    • Lavorare in fabbrica oggi
  • L’articolo presenta i risultati di un’indagine rivolta ai docenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, in merito alla didattica a distanza attuata durante la fase emergenziale della pandemia di Covid-19 (aprile-maggio 2020). L’Indagine è stata condotta su tutto il territorio nazionale, tramite questionario online, con un campione di 1197 questionari validi. L’analisi approfondisce le condizioni di lavoro dei docenti considerando, in particolare, le competenze e le esperienze pregresse, la formazione, i carichi di lavoro e le difficoltà di conciliazione tra lavoro e vita privata. I risultati mostrano le numerose difficoltà incontrate dai docenti in un contesto emergenziale caratterizzato da forte unilateralità nell’introduzione della didattica a distanza, scarsi strumenti e scarsa programmazione. L’indagine è stata promossa dalla Flc-Cgil (Federazione Lavoratori della Conoscenza) e condotta in collaborazione con Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Università di Teramo e Laboratorio LO-Lavoro e organizzazioni del Dipartimento di Scienze sociali ed economiche della Sapienza Università di Roma.
  • L’articolo mira ad analizzare gli impatti della pandemia sul composito universo del lavoro autonomo. Attraverso una analisi per gruppi tipologici legati allo status dei lavoratori autonomi (ordinistici; non ordinistici e altri autonomi es. coadiuvanti, commerciati e artigiani) la ricerca consente da un lato di ragionare sulle trasformazioni del lavoro e l’impatto in termini di condizioni, qualità del lavoro, tutele e sistemi di rappresentanza. Dall’altra l’obiettivo è quello di confrontare le percezioni dei tre gruppi su comuni atteggiamenti, opinioni e prospettive. Inoltre, la possibilità di approfondire le percezioni soggettive e gli elementi di maggiore criticità percepiti consente anche di individuare le aspettative, i bisogni e le richieste da intercettare a livello di policy e di rappresentanza.
  • La normativa emergenziale emanata per far fronte all’epidemia da Covid-19 ha introdotto una serie di disposizioni volte a precludere l’avvio e la prosecuzione delle procedure di licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo e collettivo. Il “blocco dei licenziamenti”, come viene comunemente definito, costituisce uno degli interventi più incisivi dell’intero panorama delle norme eccezionali adottate dal Governo per arginare le conseguenze socio-economiche della pandemia. L’interrogativo che ci si pone nel presente contributo, che parte dai precedenti storici del blocco dei licenziamenti, è relativo al ruolo che saprà svolgere il sindacato per fronteggiare ed arginare la “valanga” che potrebbe abbattersi sui lavoratori dipendenti il cui rapporto è stato “fittiziamente” mantenuto in vita attraverso gli ammortizzatori sociali Covid-19.
  • Gli autori sostengono che almeno nel caso italiano, dopo un periodo nel quale aveva prevalso la disintermediazione, le grandi organizzazioni di rappresentanza stanno recuperando un maggiore protagonismo. Questo fenomeno è legato al fatto che esse di-spongono di una forza sociale e organizzativa che ha mostrato un alto grado di resilienza. Inoltre la pandemia da Covid ha favorito una opportunità che ha spinto tali organizzazioni a rafforzare il collegamento materiale con tutti rivoli delle domande e degli interessi colpiti. In questo modo ne è uscito confermato il loro importante e non facilmente sostituibile ruolo di collante sociale.
  • L’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha investito l’Italia continua a rappresentare una fase di forte turbolenza, specialmente per il mondo del lavoro. Negli ultimi mesi il decisore pubblico ha dovuto rispondere prontamente a questioni di salute pubblica, economia, lavoro e coesione sociale. Il momento di estrema difficoltà ha favorito un più ampio coinvolgimento degli attori sociali nella gestione dell’emergenza, tanto che si è iniziato a parlare di una ripresa delle pratiche concertative tra governo e parti sociali. L’obiettivo principale del contributo qui presentato è quello di ricostruire ed interpreta-re le attività e le strategie sindacali nella ripresa delle pratiche concertative, cercando di mettere in luce i fattori che hanno favorito e sfavorito il dialogo sociale dal punto di vi-sta delle organizzazioni sindacali. In conclusione, alcune riflessioni sul possibile futuro delle relazioni industriali nello scenario post-pandemico.
  • L’agendina CGIL 2022 vuole confermarsi come agile strumento da mettere a disposizione degli iscritti alla Confederazione, realizzando un modello unitario e ufficiale dell’agendina CGIL valido per tutte le strutture della Confederazione, personalizzabile con metodo già sperimentato. A tal fine il modello di agendina che vi proponiamo viene arricchito da un inserto a colori di quattro pagine dedicato ad una delle campagne di maggior rilievo che la CGIL si propone di lanciare per il prossimo anno. La copertina dell’agendina sarà fotografica e rappresenterà anche il logo della vostra struttura. Le caratteristiche tecniche dell’agendina sono le seguenti: - blocco fisso e taglio bianco con una settimana su due pagine - formato interno finito: cm. 8x14; - interno composto da 128 pagine di notiziario, diario e rubrica in carta uso mano bianca da gr. 60/mq stampate a    due colori in 7 lingue; - risguardi neutri, dicitura in copertina del millesimo e del logo, allestimento fresato; - stampa e inserimento avanti testo di 1/16 - 1/24 – 1/32  di personalizzazione a uno o quattro colori (file fornito dalle strutture); - copertina fotografica, quadranti rigidi, angoli tondi con stampa del frontespizio a 1 colore.
    L’agendina CGIL si completa con la possibile personalizzazione delle strutture e con la possibilità di realizzarla anche a colori, infine si caratterizza per un rapporto qualità prezzo che non ha riscontri sul mercato, infatti i costi già fortemente contenuti anche quest’anno non subiranno aumenti secondo la scaletta seguente:
    Agendine con personalizzazione (ordinativi non inferiori a 500 copie) - solo il logo della struttura e il millesimo stampati in copertina e frontespizio € 0,77 la copia- - personalizzazione di 16 pagine + inserto a colori                   € 0,79 la copia; - personalizzazione di 24 pagine + inserto a colori                   € 0,82 la copia; - personalizzazione di 32 pagine + inserto a colori                   € 0,85 la copia. 

    Per gli ordini contattare  Futura s.r.l.

    g.maggioli@futura.cgil.it 0644870325 - 3382697090

     
  • Nel Centenario della nascita del PCI, l’autore – per quattro legislature deputato e stretto collaboratore di Enrico Berlinguer – ci regala, sotto forma di memoriale, la ricostruzione dettagliata della sua esperienza maturata quando giovanissimo, non ancora inquadrato in ruoli di funzionariato politico, viene chiamato dal partito a trasferirsi a Mosca – dove rimane dall’aprile 1958 alla fine del 1964 – per frequentare dei corsi di formazione (alla Scuola superiore di partito e poi all’Accademia di scienze sociali).  Un’esperienza intensa, fatta di luci e di ombre e, sul piano politico, di conferme e di frustrazioni, che Rubbi condivide con una delegazione di giovani militanti italiani (tra cui un simpatico «spilungone milanese», un poco più che ventenne Antonio Pizzinato, destinato a diventare quasi trent’anni più tardi segretario generale della CGIL) e che sarà in quegli anni vissuta, altrettanto intensamente, da diverse migliaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo – in particolare dai tanti paesi del pianeta dove erano in corso guerre d’indipendenza anti-coloniali – tutti o quasi accomunati da esistenze segnate da ristrettezze e povertà e dall’impossibilità, da parte delle famiglie di provenienza, di provvedere ai loro studi universitari. Un’esperienza certo non agevole – studi così severi ad una certa età, scrive Rubbi, «quando ormai più che allo studio ci si insegna a come costruirsi una vita» – e che, dopo alterni episodi (a cominciare dal matrimonio contratto nel 1963 con una ragazza moscovita), volgerà al termine, affrettando il rientro in Italia, a seguito di un avvenimento di politica interna sovietica giunto «inatteso e scioccante» a metà ottobre ’64: la brusca liquidazione dai vertici del Cremlino di Nikita Chruščëv. I miei anni a Mosca è indirizzato da Antonio Rubbi ai suoi nipoti americani Giacomo e Giulia, da cui, malgrado l’enorme affetto, si sente doppiamente separato: dal l’immenso Oceano Atlantico e dalla lingua; ma a trarne beneficio siamo anche noi lettori, affascinati dal racconto di dense vicende personali, capaci nello stesso tempo di assumere un valore storico e politico generale.

    Ora, miei cari Giacomo e Giulia, vorrei che mi accompagnaste nel viaggio a Mosca dove, impegnato negli studi, trascorrerò poco meno di sette anni […] io allora ero partito per un viaggio del quale neanche conoscevo l’itinerario e con… mezzo passaporto! […]  Per noi che eravamo destinati alla Scuola superiore di partito (VPŠ) il riserbo era una condizione imposta e voluta sin dall’inizio per non offrire ai nostri avversari politici ulteriori pretesti per alimentare la campagna propagandistica, già senza questo assai nutrita, sulla nostra presunta sudditanza ideologica al comunismo di marca sovietica.

  • Nei primi mesi del 1988 viene demolita a Pesaro una storica fonderia, già legata al gruppo Montecatini e successivamente parte integrante della Montedison. Si appresta a lasciare il posto al primo centro commerciale della città, il Miralfiore. Il passaggio è il simbolo di una cesura tra due epoche: finisce infatti la vicenda di una delle poche fabbriche pesaresi di dimensioni relativamente grandi, che per oltre un secolo ha segnato profondamente la morfologia, l’economia e il tessuto sociale provinciale. Il volume ne ripercorre la storia, a partire dalla fondazione dell’antica fonderia avvenuta nell’Ottocento, analizzandone, in rapporto al contesto socio-economico e politico territoriale, l’evoluzione, i momenti di crisi e infine la chiusura e lo smantellamento. I principali snodi temporali vanno di pari passo con il mutare della denominazione dello stabilimento – Albani, Trezza-Albani, Montecatini, Montedison, Costruzioni Meccaniche Pesaro – e si intrecciano alle complesse storie delle maestranze che in quel microcosmo lavorano, socializzano, si organizzano e agiscono sia sindacalmente che politicamente. La ricostruzione storica si è basata su una pluralità di fonti (documentarie, iconografiche, orali) che, per quanto non esaustive, hanno acceso una prima luce su un importante capitolo di storia locale altrimenti dimenticato.
  • CM 4-2021

    12.00 

    Editoriale

    • Aldo Tortorella, Chi ha perso e chi ha vinto in Afghanistan

    Osservatorio

    • Vincenzo Vita, E le stelle non stanno a guardare
    • Pierre Dardot, La Convenzione rifonda il Cile
    • Massimo Cavallini, Il “patto col diavolo” di Haiti

    Laboratorio culturale

    • Marcos Del Roio, L’arresto di Gramsci: le questioni ancora aperte
    • Francesco Aqueci, Colletti, il marxismo e Hegel 
    • Giovambattista Vaccaro, Alle origini del dibattito sull’automazione: Friedrich Pollock 
    • Andrea Fedeli, Sindacato e partecipazione: le lotte operaie del 1968-1969 come paradigma della democrazia 
    • Igor Piotto, L’«immaginazione realistica». Uno studio sul metodo di Lenin 

    Schede critiche

    • Maurizio Auriemma, La Costituzione come progetto di cambiamento 
    • Pasquale Voza, Nella «società di mercato» 
    • Fabio Vander, Populismo e crisi della politica 
    • Antonino Infranca, Marxismo e comunismo in Tosel 
    • Giuseppe Cospito, Marx nel XXI secolo 
  • Coronadelirius

    13.00 
    La pandemia raccontata dalla matita di Vauro. I lunghi mesi vissuti sotto l’incubo del virus ripercorsi in una serie di vignette che ricostruiscono l’impatto del Covid-19 in Italia: dai lockdown ai vaccini, dalla zona rossa a quella bianca, dalla vita quotidiana alla politica. Le paure, i dubbi, le speranze di un Paese narrato con lo strumento della satira, con il sorriso – a volte amaro – che aiuta a difenderci dalle nostre angosce. I protagonisti e le loro scelte: dal governo alla società
  • QRS N. 2/2021

    22.00 
    • Il sistema sociale europeo nella nuova fase internazionale
    • Il modello sociale italiano alla prova
    • Il tassello mancante
  • Nella prima parte l’articolo confronta diversi approcci su come affrontare la ricostruzione economica e sociale dopo la pandemia. Una prima comparazione è tra la scelta di Biden e quella dell’Unione europea su come affrontare i danni causati dalla pandemia, sostenendo che l’impostazione americana testimonia una svolta radicale di impostazione politica alla cui radice c’è un ripensamento del ruolo dell’economia. La scelta europea rappresenta un’analoga svolta sul piano delle politiche, ma una parte dell’establishment europeo considera tale svolta un’eccezione dovuta a circostanze eccezionali, terminate le quali bisogna tornare alla politica neomercantilista alla Kalecki-Luxemburg che viene criticata come insostenibile. Una seconda comparazione è all’interno dell’Unione europea argomentando perché l’impostazione tedesca è una vera e propria politica industriale mentre quella italiana si affida molto di più ai meccanismi di mercato con un largo uso delle incentivazioni. Nella seconda parte l'articolo analizza la struttura del Pnrr italiano sia per quanto riguarda la distribuzione di fondi tra le varie missioni, sia analizzando criticamente i contenuti delle principali missioni mostrandone potenzialità e limiti.
  • Il saggio ricostruisce il dibattito e i passaggi salienti delle trasformazioni che hanno riguardato la governance macro-economica europea dalla crisi finanziaria del 2008-2009 alla pandemia. Al centro della riflessione vengono posti i grandi temi legati alla costruzione economica e sociale europea. Colpita da due crisi epocali in poco più di dieci an-ni, l’Unione europea ha a lungo fatto i conti con tutte le insufficienze di un modello istituzionale imperniato sulla presunta superiorità dei mercati per la stabilizzazione macroeconomica. In questo quadro, il programma Next Generation Eu e il Recovery costituiscono un momento di svolta nel processo di integrazione europea, introdu-cendo per la prima volta una significativa condivisione del rischio. Senza cadere in facili ottimismi, il saggio ripercorre le tappe che hanno portato alla svolta dell’ultimo anno, mettendo in evidenza gli elementi cardine della nuova governance europea nei rapporti tra istituzioni comunitarie e stati nazionali.
  • Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è al centro dell’attenzione ormai da qualche tempo. Originaria-mente redatto dal precedente governo, il Conte II, la versione attuale è il risultato dell’intervento del nuovo esecutivo, guidato da Mario Draghi. Il piano è piaciuto a Bruxelles, che ha consegnato al governo Italiano una vera e propria pagella con un voto molto positivo. La calda accoglienza riservata al piano di un paese in genere indisciplinato come l’Italia non deve sorprendere – né deve essere attribuita al potere taumaturgico di Draghi. Il piano presenta infatti delle differenze rispetto alle versioni precedenti, ma con il medesimo impianto. Si tratta di un massiccio piano di in-vestimenti che, a parere di chi scrive, va nella direzione di contribuire al percorso di ristrutturazione delle catene del valore europee iniziato già da qualche decennio, con l’Italia a ricoprire il ruolo di sub-fornitore di catene aventi la propria testa nel centro manifatturiero del continente – vale a dire in Germania e Francia. In quanto segue, ci con-centreremo sugli aspetti puramente industriali, e tralasceremo completamente il tema delle condizionalità. Queste ul-time, ne siamo ben consapevoli, ci sono e sono anche piuttosto pesanti. Meriterebbero tuttavia una trattazione a parte, e ci porterebbero lontano dalla tesi che intendiamo sostenere in queste poche pagine.
  • Questo articolo focalizza l’attenzione sul modello sociale italiano alla luce del Piano nazionale di resilienza e ripresa. L’analisi proposta mira a esaminare se e quanto le innovazioni introdotte a livello europeo siano attrez-zate per rispondere alle nuove domande di protezione sociale sorte in seguito alla pandemia, riconsiderando le op-zioni percorribili per intervenire sui nodi critici del sistema di welfare italiano, sia quelli di lungo periodo (l’infrastrutturazione sociale e la carenza di servizi di welfare), sia quelli che si sono manifestati più di recente con l’ultima tornata di riforme che hanno riguardato in particolare le politiche di contrasto alla povertà e l’inserimento attivo nel mercato del lavoro.
  • Scopo del lavoro è analizzare la composizione del pacchetto di interventi destinati al Mezzogiorno nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo il Governo tale pacchetto ammonta a 80 miliardi. Tuttavia una attenta analisi del testo consente di verificare che solo 35 miliardi sono certamente allocati, così che l’impatto del Piano sul Mezzogiorno è soggetto a notevole incertezza.
  • Questo articolo si propone di dare un contributo all’analisi del ruolo del sindacato nella costruzione di una transi-zione energetica giusta, considerando i risultati di alcune recenti ricerche condotte sul tema a livello nazionale ed eu-ropeo. Partendo dal quadro delle policy per la trasformazione verso una economia a zero emissioni di carbonio, si illu-strano alcuni percorsi di intervento del sindacato come agente attivo del cambiamento in favore della sostenibilità dello sviluppo. Il ruolo chiave assunto nella promozione di una just transition mostra come l’identità sindacale si stia riconfigurando in risposta alle trasformazioni socio-tecniche generate dalla crisi ambientale.