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QRS N. 1/2018
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Attualità di Trentin
Sinistra da riformare
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Riccardo Terzi
16.00
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Riccardo Terzi, dopo essere stato un importante dirigente del Pci, ha percorso un lungo tratto della sua vita nella Cgil. Vi è entrato nel 1983, lasciando gli incarichi di partito dopo lo scontro con Enrico Berlinguer sulla questione del «compromesso storico». La scelta degli scritti di Terzi segretario nazionale dello Spi Cgil copre un periodo (2006-2014), in cui la politica e il conflitto sociale, la funzione di governo e la rappresentanza sindacale si divaricano. Vengono avanti profondi sconvolgimenti di identità e di significati. Le parole (sinistra, riforme, partecipazione) cambiano di senso. Vien meno la centralità del lavoro. Occupano la scena gli individui, i loro bisogni di legalità, di diritti civili, di buon vivere. La democrazia si riduce all’esercizio del voto nelle nuove forme, dalle primarie alle consultazioni sul web. I lavoratori e gli anziani, e con loro le periferie, le nuove povertà, gli immigrati, non hanno più voce, storia e rappresentanza. In questo vuoto crescono i populismi e la xenofobia. Sono le grandi questioni che segnano il cambiamento politico e sociale in atto e che la politica dei talk televisivi come gli scambi di battute, se non di insulti, sui social non comprendono. Anche per questo rimane utile il metodo che si ricava dagli scritti di Terzi, che tiene strettamente insieme l’analisi critica, il processo storico e la sfida progettuale.
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Il lavoro è dignità
16.00
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Qualcuno lo chiama «il Papa sindacalista», qualcuno dice che è «il leader della sinistra globale», ma la vera ispirazione di Francesco è il Vangelo. È da questa prospettiva che Francesco guarda ai problemi sociali di oggi, alle vittime della cultura dello scarto e di un’economia che uccide, ai giovani abbandonati alla precarietà, agli anziani trattenuti troppo a lungo al lavoro per pagarsi una pensione spesso non dignitosa, ai migranti che rischiano la vita per trovare un luogo in cui costruire un avvenire per sé e le proprie famiglie e faticano a trovare accoglienza. Francesco ama la concretezza e non ha paura di misurarsi con il conflitto sociale, che ci invita ad assumere. Per questo, quando parla di impresa, investimenti e finanza, non usa giri di parole, anche quando deve andare contro il pensiero dominante. E nella concretezza delle iniziative di solidarietà e di auto-organizzazione di chi sta ai margini sa riconoscere i semi di un’alternativa che sta già germogliando. In questo libro padre Giacomo Costa e Paolo Foglizzo raccolgono e commentano gli interventi più significativi del Papa sul tema del lavoro: ci viene offerto un quadro di riferimento adeguato alla realtà contemporanea, in cui collocare la nostra riflessione sul lavoro e la nostra azione a favore delle donne e degli uomini che lavorano. Come Papa Francesco stesso ha detto, «il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare».
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Lavoro e innovazione
18.00
€
I saggi raccolti in questo volume riflettono su una problematica oggi assai dibattuta, a livello mediatico come accademico e istituzionale, ma poco indagata in modo approfondito: la relazione tra innovazione e occupazione. L’obiettivo della «piena e buona occupazione», questa la tesi di fondo del volume, va rilanciato proprio quando tanta incertezza grava sulle conseguenze della rivoluzione tecnologica in atto, mentre il capitalismo, lasciato a se stesso, si acconcerebbe alla jobless society, la «società senza lavoro». Si ripropone dunque la crucialità del tema degli investimenti e, insieme, del nuovo modello di sviluppo. La profondità della trasformazione è enorme e, di conseguenza, è decisiva la qualità delle istituzioni pubbliche che dovrebbero dirigerla. L’innovazione può e deve essere guidata, nei suoi indirizzi di fondo, dalla collettività, anche perché la diffusione delle nuove tecnologie coincide con un approfondimento delle diseguaglianze e una polarizzazione del potere senza precedenti. Si tratta anche di cogliere le straordinarie potenzialità che, tra tante difficoltà, la fase presenta. Le nuove tecnologie racchiudono forti istanze cooperative e aprono eccezionali «finestre di opportunità» che, anziché essere lasciate al solo capitalismo animato dalla volontà di consolidare i tradizionali rapporti di forza, possono essere attivate da una nuova politica industriale e, in generale, una nuova economia pubblica – così come pensata anche nel Piano del Lavoro – nonché utilizzate dal sindacato, intenzionato a rinnovare la rappresentanza sociale, la contrattazione, la partecipazione dei lavoratori, rilanciando un progetto di democrazia economica.
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L’altipiano
13.00
€
Scritto in esilio tra il ’36 e il ’37, apparso in Francia nel ’38, in Italia da Einaudi nel ’45, Un anno sull’Altipiano è universalmente considerato uno dei capolavori di tutta la letteratura europea sulla Grande Guerra. A ottant’anni dalla pubblicazione storici, scrittori, critici letterari, uomini di spettacolo riflettono su un testo esemplare scritto da chi la guerra l’ha combattuta in prima linea e per tutti i quattro anni della sua durata. Uno stile asciutto ed essenziale, l’uso corrosivo dell’ironia e del comico dietro i quali si nasconde la tragedia: Lussu mette a nudo la logica assurda della guerra, la ferocia e la stupidità degli Alti Comandi, il disprezzo per i soldati considerati pedine da destinare al massacro. Un libro che ha ispirato maestri del cinema come Stanley Kubrick, Mario Monicelli, Francesco Rosi. Pagine che continuano a parlare agli uomini del Duemila in un mondo sempre più insanguinato dalla disumanità della guerra.
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Gli spaesati
16.00
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I terremoti del centro Italia del 24 agosto e del 30 ottobre 2016, insieme a quello del 18 gennaio 2017, hanno devastato e cambiato per sempre uno dei cuori del nostro paese, quella geografia fatta di piccoli centri di montagna tra l’Umbria, il Lazio, le Marche e l’Abruzzo, alcuni dei quali completamente distrutti. Uno scrittore e un fotografo raccontano il loro viaggio durato otto mesi dentro il Cratere. Lo fanno rinnovando la pratica del reportage, che in Italia ha prodotto libri indimenticabili, a cominciare da Un paese di Cesare Zavattini e Paul Strand. Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini attraversano le zone rosse, dove tutto improvvisamente è cambiato nella vita di intere comunità che per secoli hanno vissuto in simbiosi con la natura. Ma raggiungono anche le frazioni più remote, si spingono dentro il cuore della montagna attraversando luoghi di rara bellezza. Raccontano i paesaggi feriti, le strade abbandonate, le comunità provvisorie fatte da chi è rimasto e cerca di sviluppare strategie di sopravvivenza per non arrendersi alla malora. Lo fanno in modo naturale usando al minimo i mezzi espressivi. Ne viene fuori un racconto onesto nell’intersezione tra parola e immagine, dove la condizione umana vive un profondo spaesamento, tra esodi nelle strutture alberghiere della riviera adriatica e forme di resistenza. Un’epica minore nelle vite di Evaristo, che ha spostato le sue capre a valle, Daniele Testa, agricoltore e allevatore nella piana di Castelluccio di Norcia, il Cesetti, abile raccontatore delle macerie di Amatrice, il vecchio pastore Ezio Pierantozzi che abita in una roulotte a Nottoria, Francesca Leli, la pastora di Mascioni, il monaco Tadeusz Wrona, che vive solo nell’eremo di San Fiorenzo, incastonato dentro la montagna, l’uomo più vicino alla faglia. Un’Italia nascosta e più vera, cuore antico della nazione, che prima del terremoto sembrava non esistere.
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Con parole loro
15.00
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Il lavoro negli anni della crisi è l’ingegnere neolaureato che ringrazia la sua buona stella per essere stato assunto come commesso in un supermercato e che fa il suo vero mestiere quando si rompe l’impianto di aria condizionata del punto vendita. È la ragazza trentenne, con laurea e master, che finisce per lavorare in una catena di abbigliamento come finta imprenditrice di se stessa. Poi ci sono gli operai, quelli come ce li immaginiamo, con la tuta da lavoro e i turni alle catene di montaggio. Più tecnologiche di una volta, ma con tempi di produzione sempre più stretti. Aziende in salute e aziende quasi decotte, fabbriche che viaggiano a pieno regime e fabbriche occupate per impedire il trasloco dei macchinari. Un mondo che è stato un piacere e un onore raccontare attraverso la lente di ingrandimento di chi non è solo lavoratore ma anche delegato sindacale, sempre in produzione. Nel segno di quella antica massima – l’unione fa la forza – che è alla base del movimento operaio fin dalla rivoluzione industriale.
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L’epigenetica
14.00
€
ll volume introduce il lettore all’epigenetica, lo studio biologico della continuità tra organismi e ambienti, attraverso la sua storia e le sue attuali applicazioni nella salute pubblica e nella ricerca scientifica. Sulla scia della divisione del mondo nei blocchi delineati durante la guerra fredda, l’epigenetica venne osteggiata dalle più importanti istituzioni scientifiche occidentali di inizio Novecento e dimenticata fino alla fine degli anni sessanta. Uno dei motivi di questo ostracismo da parte degli ambienti accademici risiedeva nel carattere di forte interdisciplinarità della sua genesi – prerogativa propria della scienza sovietica – mentre nell’assetto scientifico del blocco occidentale la specializzazione disciplinare e il conseguente ruolo degli esperti nelle istituzioni democratiche iniziava a prendere piede. Dopo aver percorso le tappe storiche dello sviluppo dell’epigenetica, vengono analizzati casi di studio in cui questa disciplina interagisce con la zoologia, la botanica e la sfera della salute pubblica per le generazioni presenti e future, nonché le linee di ricerca più recenti che aprono al ripensamento dei cardini culturali e scientifici delle nostre stesse società.
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La sinistra è un fiore di campo
12.00
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Ferrara ripercorre tutte le tappe della sua vita, le umili origini contadine, le prime esperienze di lavoro, le lotte in fabbrica da sindacalista, l’impegno politico, l’esperienza da deputato. Parla di politica industriale, di quella passata e futura, delle più grandi aziende italiane e del Mezzogiorno, di come quel modello di fabbrica entri in crisi intorno agli anni Ottanta e Novanta per colpa di scelte politiche ben pre cise, di un’eco nomia che cambia e di un Paese che non si adegua e non ha una visione strategica. Il libro racconta i luoghi vissuti dal protagonista, i campi di granturco, l’Alfasud di Pomigliano, i Regi Lagni, l’Alenia di Pomigliano, gli acquisti a Forcella, il rito contadino dell’uccisione del maiale. Racconta i prodotti della terra dove è nato, il San Marzano, il «piennolo», la pasta fatta in casa, le conserve. Il filo rosso che unisce tutto è la politica, il rapporto tra questa e la sinistra, tra il sindacato e i lavoratori, vista attraverso gli occhi di un uomo che non ha mai dimenticato le sue origini e ancora oggi si interroga su come si possano riannodare i fili tra la sinistra e quel popolo che sembra aver smarrito, e offre interessanti spun ti di riflessione per il futuro.
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Annali Fondazione Giuseppe Di Vittorio 2016
14.00
€
L'Annale 2016, il primo vero anno della «nuova» Fondazione Giuseppe Di Vittorio, è dedicato all’attività che in Europa svolgono tante strutture che, in modo analogo alla nostra, per il sindacato si occupano di formazione e di ricerca storica e sociale. Abbiamo coinvolto istituti con i quali abitualmente cooperiamo, rappresentativi delle realtà del Sud, Nord ed Est Europa (ETUI, ISTUR CITUB, Fondazione Hans Böckler, INE-GSEE, Istituto Bento de Jesus Caraça IBJC, Fundación Cultural 1° de Mayo, SALTSA, ESRITU, DIEESE, SEWA Academy), ampliando – a livello internazionale – l’esame ad altri due importanti paesi come India e Brasile. La scelta di fondo nel lavoro degli istituti sindacali, riscontrabile nei saggi pubblicati, è rappresentata dalla necessità di rimettere al centro le persone e i lori diritti, le condizioni di vita e di lavoro, gli interessi e le domande che esprimono. Le attività si svolgono attraverso campagne di informazione, rapporti di ricerca, corsi di formazione sindacale, pubblicazioni e libri che aiutano a sviluppare reti di esperti sindacali, a formare i rappresentanti dei sindacati ed anche a sviluppare un rapporto con università ed altri centri di ricerca esterni al sindacato stesso. L’approfondimento, la conoscenza e i saperi, la loro divulgazione, costituiscono un obiettivo fondamentale di un sindacato moderno, favorendo la discussione e il dibattito sia interno che esterno, e rappresentano sempre più un caposaldo dell’attività del sindacato per il futuro.
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Tra solidarismo, assistenza e istruzione popolare
18.00
€
Attraverso un ampio lavoro di ricognizione e mappatura delle realtà associative di stampo mutualistico operanti in Sicilia tra l’Unità e i primi del Novecento, il volume offre una panoramica sulla natura, l’attività e il ruolo esercitati da questi sodalizi nel contesto isolano. Nonostante un generale ritardo nella diffusione delle Società di Mutuo Soccorso rispetto ad altre regioni del Nord e del Centro del Paese, la crescita di questa forma di associazionismo popolare in Sicilia fu costante nel corso degli ultimi decenni dell’Ottocento, fondandosi su una tradizione risorgimentale sempre viva, nelle versioni sia democratica che liberale, su cui si andarono ad innestare successivamente la componente socialista e quella cattolica. Partendo dal quadro di riferimento nazionale, l’indagine si è focalizzata sul caso regionale secondo un’articolazione per provincia o incentrata su quelle realtà territoriali specificamente connotate nell’area siciliana. Dalle forme di assistenza erogata alle pratiche e rituali socializzanti (feste, banchetti, uso di simboli e bandiere) agli aspetti organizzativi, normativi e finanziari, l’esame del fenomeno mutualistico si rivela un’utile chiave di lettura per valutare dinamiche politiche e socio-economiche più complessive legate allo sviluppo del movimento dei lavoratori in Sicilia in età liberale.
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Fabrizio Barca Viaggio nell’Italia disuguale
13.00
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La disuguaglianza è il peggiore nemico del tempo presente. Essa può assumere molte forme: c’è quella economica, quella sociale, ma c’è anche quella di «riconoscimento». L’Occidente è attraversato da queste faglie di disuguaglianza, che hanno una natura fortemente territoriale: faglie fra aree rurali e urbane, fra periferie e centri, fra città in decadenza e fiorenti. Se queste sofferenze non trovano la strada dell’avanzamento sociale, si trasformano in rabbia verso élites e istituzioni e in deriva autoritaria. L’Italia non fa eccezione. C’è una parte importante del Paese che avverte l’abbandono. Sta nelle periferie. E nell’Italia delle due «erre», rurale e rugosa, l’Italia delle aree interne. Qui si combatte una sfida tra innovatori e rentiers, ovvero quelle parti di classe dirigente locale più preoccupate di difendere rendite di posizione che di invertire il declino. Quando sono questi ultimi a vincere, per i giovani e gli innovatori le possibilità sono due: una è la fuga, l’altra è l’insubordinazione ai rituali del passato. Fabrizio Barca è un sostenitore convinto di questa seconda ipotesi. Perché per costruire una nuova stagione di avanzamento serve uno shock, affinché le aree interne possano diventare motore di nuovo sviluppo per l’Italia. Il cambiamento va però innescato attraverso un processo «rivolto ai luoghi», che parta cioè dall’azione delle comunità e dei cittadini organizzati, che, nel vuoto lasciato dai partiti, diventano i protagonisti. È l’insegnamento della travagliata esperienza aquilana, dopo il sisma del 2009. Ed è un metodo che, in forme diverse, vale anche per le grandi città, persino per Roma. Questo piccolo viaggio fatto di domande e risposte, tra aree interne, zone terremotate e degrado urbano, vuole provare ad offrire spunti per la costruzione di un progetto, certamente ambizioso, ma possibile. In cui una parte del paese è già impegnata
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