• Nell’ultimo anno è esplosa, in Italia, una vera e propria «questione Rom». Nel passato ha riguardato prevalentemente aspetti socio-culturali, a volte causa di conflitto con le popolazioni indigene che non gradiscono la vicinanza degli insediamenti di Rom e Sinti. A partire dal 2008, il fenomeno ha assunto particolari caratteri, per l’approvazione di una vera e propria legislazione speciale per questa categoria di persone, spesso cittadini italiani, ai quali, in luogo del diritto comune, si applicano norme del tutto peculiari in materia di residenza e di controlli, con la possibilità di sottoporre anche i minori a forme di identificazione mediante il rilascio delle impronte digitali. Diverse amministrazioni, infine, negano ai Rom l’accesso ai servizi e ai benefici previsti per tutti i cittadini. Il volume traccia un quadro d’insieme del fenomeno, a partire dai presupposti culturali, e approfondisce, sul piano dei diritti, la posizione di Rom e Sinti in riferimento alla Costituzione italiana e alla copiosa normativa comunitaria volta a proteggere questa etnia. Gli autori sono in prevalenza ricercatori che collaborano con università italiane, alcuni di etnia rom, a dimostrazione che anche in Italia questo popolo incomincia a riflettere sulla propria storia e sulle proprie condizioni di vita. Il volume è curato da Gianni Loy, ordinario di Diritto del lavoro nell’Università di Cagliari e autore di saggi in materia di diritto antidiscriminatorio, e Roberto Cherchi, ricercatore di Diritto costituzionale nella stessa università. Contributi di: Massimo Aresu, Luca Bravi, Roberto Cherchi, Paolo Finzi, Gianni Loy, Ester Mura, Djana Pavlovic, Eva Rizzin, Ilenia Ruggiu, Tommaso Vitale.
  • Con la crisi finanziaria in atto, in Europa il tema delle risorse è sempre più al centro del dibattito pubblico: la percezione diffusa è che, da sola, la democrazia rappresentativa non sia capace di far fronte alle nuove sfide. In questo panorama, l’espressione «bilancio partecipativo» offre un ancoraggio alla speranza. Che cambiamenti promette questa utopia concreta? Quali metodi suggerisce per affrontare collettivamente alcuni mali del nostro tempo? Per rispondere, il libro presenta una sintesi della prima ricerca comparativa condotta nel vecchio continente sui bilanci partecipativi. Approfondisce una cinquantina di esperienze e amplia l’orizzonte ad oltre 150 pratiche sviluppatesi dall’inizio del millennio. Alla base della ricerca c’è un’ipotesi forte: le esperienze analizzate dimostrano che, affinché i servizi pubblici possano superare la ristrettezza delle logiche di mercato, essi devono mettersi davvero al servizio del pubblico. La sfida cruciale sta dunque nel capire come la modernizzazione amministrativa e la partecipazione possano procedere insieme. Con la collaborazione di Carsten Herzberg e Anja Röcke.
  • Cosa è stato il femminismo sindacale in Italia? Come è nato? Quali erano i temi che premevano in una società in trasformazione? Ma soprattutto: come lo hanno vissuto e interpretato le protagoniste dell’epoca? Il volume, che attinge a fonti documentarie e orali, offre un approfondimento di quell’importante momento storico e civile, per riproporre alla riflessione e alla discussione dell’oggi una stagione che ha dato un apporto decisivo all’evoluzione di una grande «organizzazione di donne e di uomini», la CGIL. Come ben sintetizza Anna Rossi-Doria, «...i Coordinamenti donne della FLM conducono una lotta per un obiettivo così arduo da rivelarsi alla fine irraggiungibile: affermare autonomamente i bisogni delle donne, trasformandoli in diritti, dentro al sindacato e allo stesso tempo trasformare quest’ultimo sulla base della nuova idea della politica che dalle assemblee e dai gruppi di sole donne era nata. Anche se si dimostrerà impossibile, quella sfida, come questi lavori dimostrano, consentirà, proprio per la sua altezza e carica utopica, lo sviluppo di idee ed esperienze ricche di insegnamenti per il futuro». Il libro, che raccoglie le tesi di laurea di tre giovani autrici, costituisce un significativo contributo offerto alla conoscenza della storia sindacale e della memoria del paese.
  • Questo volume non vuole e non può essere un trattato di sindacalismo a fumetti, né tantomeno la storia a fumetti della CGIL. È «solo» un omaggio, di alcune tra le più belle menti creative del panorama fumettistico italiano ad un’organizzazione che, attraverso l’impegno, l’idealismo, i sacrifici di milioni di persone, ha fatto, e continua a fare, la storia del nostro paese. Gli autori: Claudio Acciari, Alberto Arato, Stefano Babini, Sergio Badino, Bibì Bellini, Michele Benevento, Luca Bertelé, Massimo Bonfatti, Luca Boschi, Laura Braga, Diego Cajelli, Gianni Carino, Emilio Marco Catellani, Marco Cattaneo, Gianluca Costantini, Riccardo Crosa, Michele Dallorso, Aldo Di Gennaro, Luca Enoch, Davide Fabbri, Andrea Ferraris, Francesco Frongia, Cinzia Ghigliano, Vittorio Giardino, Gianfranco Goria, Ro Marcenaro, Giorgio Martignoni, Paolo Martinello, Sonia Matrone, Silvano Mezzavilla, Ivo Milazzo, Paolo Moisello, Andrea Montalbò, Luca Novelli, Giuseppe Palumbo, Stefano Palumbo, Vittorio Pavesio, Davide Reviati, Maurizio Ribichini, Roberto Ronchi, Andrea Rossetto, Pierpaolo Rovero, Fabio Sironi, Sergio Staino, Sergio Tisselli, Alessandro Toccaceli, Marco Tomatis, Alessandro Vitti. Nel volume è presente uno scritto di Tommaso Pincio.
  • Benché l’immigrazione sia ormai un elemento strutturale della società italiana, le politiche migratorie sono concentrate più su norme repressive che su misure di carattere integrativo. La pesante crisi economica e la ricorrenza di episodi di xenofobia e razzismo concorrono inoltre a rendere sempre più pesanti le condizioni lavorative ed esistenziali degli stranieri che vivono in Italia: difficoltà a ottenere un lavoro, a trovare un’abitazione, ad accedere al sistema dei servizi. Il volume si articola in diversi saggi, ciascuno dei quali approfondisce questioni cruciali relative all’immigrazione: la cittadinanza, la normativa, le condizioni di lavoro, le discriminazioni. Ampio spazio viene dato all’analisi del fenomeno nei diversi territori come luoghi naturali dell’integrazione lavorativa e non solo.
  • Il volume vuol contribuire ad una messa a fuoco di buone politiche per lo sviluppo del Sud e fornire spunti per alimentare una riflessione sulla condizione meridionale. Per questo assume una prospettiva di analisi territoriale, centrandosi in particolare sulla dimensione economica, e mette in luce come il mancato sviluppo del Mezzogiorno sia un freno alla crescita dell’intera economia nazionale e al riallineamento alla media europea dei tassi di occupazione, impedendo di fatto la diffusione di modelli sociali più avanzati e la modernizzazione dell’intero paese. Gli argomenti affrontati nei diversi capitoli consentono di leggere le dinamiche più ampie che attraversano la società italiana, e quella meridionale in particolare: dal ruolo del lavoro delle donne nell’economia delle famiglie al peso dell’illegalità nel condizionare le prospettive dello sviluppo nel Sud; dall’inefficacia degli interventi programmatori alla mancanza di un piano di politica industriale. Il testo offre dunque un ampio quadro informativo sulla realtà del Mezzogiorno, riportando una molteplicità di indicatori e di cifre con cui è possibile misurare il dualismo territoriale italiano, che permane nel tempo e sembra anzi essersi aggravato negli ultimi anni.
  • La storia della cooperazione sociale in Italia attraverso quella di Koinè, una delle maggiori imprese del settore. Dalla legge 381 del 1991 ad oggi: uno sviluppo raccontato attraverso le attività della cooperativa, ma, soprattutto, attraverso le storie dei suoi lavoratori e dei suoi utenti. Un universo composto da anziani, disabili, malati psichici e bambini. Uno sviluppo non facile ma saldo, raggiunto e consolidato grazie alla scelta indicata nel titolo del volume. Non più un «grosso gatto» e cioè una cooperativa di grandissime dimensioni, attenta soprattutto ai fatturati ed alle cosiddette logiche di mercato, ma, piuttosto, una «piccola tigre», ancorata saldamente al territorio e ai bisogni delle comunità locali e capace di dare spessore all’innovazione e alla capacità progettuale per rispondere più efficacemente ai bisogni delle persone. Se innovazione e progettualità ne delineano il profilo, l’identità di Koinè è soprattutto riscontrabile nella ricerca, in gran parte coronata da successo, di un modo nuovo di essere impresa collettiva, privo di elementi purtroppo molto diffusi: de-regolazione e riduzione dei diritti del lavoro. Koinè si è distinta, al contrario, per il rispetto e l’estensione dei diritti dei soci lavoratori, per lo sviluppo della partecipazione e la valorizzazione dei saperi condivisi. La storia di Koinè suggerisce due interessanti scenari. Quello di un’economia sociale dove la buona cooperazione è un soggetto forte, sia economicamente che eticamente. Quello di uno Stato sociale dove le persone, soprattutto quelle svantaggiate, sono al centro non di tradizionale assistenza ma di progetti ed azioni innovative e sempre più efficaci. Il futuro cavalca la piccola tigre. Testimonianze raccolte da Antonella Bacciarelli
  • Il saccheggio dei beni comuni, quali l’energia e l’acqua, perpetrato dalle nostre società in nome della crescita economica e dello sviluppo tecnologico, non é una dimostrazione di saggezza, argomentano con accurata dovizia di dati e analisi Agostinelli, Meregalli e Tronconi in questo libro. Né è espressione di saggezza, secondo gli Autori, quella di voler continuare il saccheggio del futuro della vita ricorrendo all’energia nucleare. Essi non credono che i beni comuni possano essere ridotti a merci, oggetto di appropriazione e di uso al servizio della bramosia di potenza e della cupidigia dei pochi. Quando si riferiscono alla necessità di integrare il discorso sull’energia con quello sul clima, sull’acqua e sulla terra indicano il tratto conduttore di un programma sociale e politico che riguarda anche il lavoro e che non può che affascinare i giovani derubati di futuro. Per l’Italia, la riconversione ecologica dell’economia, a partire dall’occasione straordinaria di «passare al Sole», rappresenta una grande opportunità per affrontare l’emergenza ambientale e per contribuire alla soluzione dei problemi occupazionali e di qualità del lavoro che la crisi presenta.
  • La costruzione dell’Europa politica ha scandito l’impegno di Bruno Trentin di fronte alla terza rivoluzione industriale e al panorama internazionale degli anni novanta. Prendendo le mosse dall’elezione al Parlamento europeo nella legislatura 1999-2004, il volume ricostruisce l’attività politica e intellettuale di Trentin nell’ultimo decennio della sua vita. Aperto dalle testimonianze del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di personalità della sinistra politica e sindacale come Martin Schulz, Sergio Cofferati, Guglielmo Epifani e Susanna Camusso, il libro propone una selezione degli interventi di Trentin al Parlamento europeo e un’ampia raccolta dei suoi scritti del decennio (1997-2006). Come attesta l’esperienza del «Gruppo Spinelli» al Parlamento europeo, emerge una forte battaglia per una Europa federale, capace di promuovere un nuovo modello di sviluppo fondato sul lavoro e sulla conoscenza e di esercitare un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Cogliendo le contraddizioni della sinistra nella storia del processo di integrazione, l’elaborazione intellettuale e politica di Trentin si rivela di grande attualità per le sfide del tempo presente.
  • Il riordino del ciclo secondario realizzato dal ministro Gelmini: una lettura critica di una svolta "epocale", in grado di realizzare - fra l'altro - il più imponente taglio di risorse, umane e finanziarie, che la scuola pubblica abbia mai conosciuto.
  • Non tutti sanno che l’Italia detiene un primato internazionale nell’ambito della leadership femminile: dal 1904 al 1922 Argentina Altobelli ha guidato la prima e più importante organizzazione di massa presente nel nostro Paese, la Federazione nazionale dei lavoratori della terra. Nel volume viene così ripercorsa la storia della presenza femminile nel Sindacato agricolo. Quattro periodi storici differenti, quattro donne simbolo. Argentina Altobelli per i primi decenni del Novecento, Regina Terruzzi per gli anni del fascismo, Mina Biagini per gli anni dell’emergenza bellica, della Resistenza e della ricostruzione ed infine Donatella Turtura per il periodo del sindacato unitario, della liberazione sessuale e dell’emancipazione femminile degli anni Sessanta e Settanta. Per la prima volta carteggi privati, diari e articoli di giornali vengono messi a confronto con gli atti congressuali, i verbali delle riunioni e le circolari interne, ponendo l’accento sui meccanismi che hanno consentito alle protagoniste della ricerca di arrivare alla guida di una categoria di tradizionale appannaggio maschile. Il titolo del volume rappresenta il cerchio che lega insieme queste donne: fa riferimento ad uno dei più noti canti di classe nato durante le grandi proteste del 1906, che avevano l’obiettivo di ridurre la giornata lavorativa delle mondine e degli altri lavoratori delle risaie ad otto ore. La battaglia per l’orario di lavoro è iniziata sotto la guida di Argentina Altobelli e si è conclusa alla fine degli anni Settanta, con la conquista da parte dei braccianti della giornata lavorativa di 6 ore e 40 minuti, sotto la guida di Donatella Turtura.
  • A distanza di vent’anni dall’istituzione della cittadinanza europea (Maastricht, 1992), questo volume si propone di riflettere sulla natura e sul contenuto di tale istituto che, come affermato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, è destinato ad essere lo «status fondamentale dei cittadini degli Stati membri». L’indagine sul tema presenta evidenti elementi di peculiarità, considerato che l’idea di cittadinanza è tradizionalmente connessa all’appartenenza allo Stato/comunità politica nazionale. La cittadinanza europea, al contrario, rende necessario immaginare una diversa forma di appartenenza propria dello spazio politico europeo, non più esclusivamente dipendente dalla cittadinanza nazionale ma legata all’effettiva residenza nel territorio dell’Unione. La dimensione di appartenenza così definita non può non riguardare anche i cittadini di paesi terzi che vivono stabilmente nel territorio dell’Unione. La costruzione dello «spazio di libertà, sicurezza e giustizia» costituisce il contesto nel quale è possibile declinare questo nuovo modello di appartenenza. Tuttavia, alla luce delle conseguenze prodotte dalla crisi economica e dalle esigenze di rafforzamento della sicurezza, le aperture che si erano manifestate agli inizi del nuovo secolo sembrano oggi ridimensionate. Con la collaborazione di Laura Montanari