• L’articolo ripercorre i cambiamenti nel mercato del lavoro italiano, a partire dalla fine degli anni ’60, dalla formazione della nuova classe operaia e delle sue conquiste. Esamina l’evoluzione dei fenomeni della partecipazione al mercato del lavoro e della disoccupazione, evidenziando le molteplici differenze (generazionali, di genere, territoriali) che caratterizzano il nostro paese. Fino agli anni più recenti, quelli della precarietà e del riesplodere della disoccupazione giovanile, che trova una delle sue espressioni più evidenti nel Mezzogiorno.
  • Il processo di emancipazione femminile, benché tratto distintivo del XXI secolo, ha solo lambito molte donne e lasciato scoperti numerosi contesti divenendo di fatto una “rivoluzione incompiuta” che ben si evidenzia passando in rassegna temi e questioni quali il lavoro, la fecondità e la famiglia. Proprio a causa della sua incompiutezza, tale processo allo stato attuale risulta portatore di numerosi squilibri sociali e di nuove disuguaglianze di genere arginabili attraverso una politica di welfare attenta in primo luogo all’infanzia.
  • Si discute sulla “rivoluzione incompiuta” descritta da Esping-Andersen: capire come istituzioni si adatteranno al nuovo ruolo delle donne aiuterà a rispondere su come prepareremo i nostri figli all’economia della conoscenza e su come risponderemo ai bassi tassi di fertilità e all’invecchiamento della popolazione con evidenti vantaggi in termini di equità ed efficienza.
  • Un’analisi comparativa tra i modelli di regolazione della formazione per i lavoratori interinali in Italia ed in Francia. La specificità dei due modelli è messa in relazione con il quadro legislativo di riferimento, oltre che con le caratteristiche dei sistemi generali di formazione continua e del mercato del lavoro. La domanda cui il contributo tenta di rispondere è se l’istituzione di Fondi bilaterali in entrambi i casi sia stata sufficiente al raggiungimento di un equilibrio soddisfacente tra le esigenze di occupabilità dei lavoratori e quelle di competitività delle imprese
  • La cosiddetta dottrina della “casa in ordine” ha ri-nazionalizzato la cooperazione internazionale. Pur restando appuntamenti importanti - per un gioco di egoismi incrociati - gli stessi G20 sono sempre meno incisivi. Che fare? E che ruolo ha/dovrebbe avere l’Unione europea? Il contributo si sviluppa intorno a tali interrogativi. L'autrice offre una lettura incrociata di G20 (dal vertice di Washington del 2008 a quello di Los Cabos del 2012) e del processo d'integrazione europea, tentando di far emergere i punti di vista - e le rivendicazioni – degli europei.
  • Capitalismo e democrazia rappresentano istanze intrinsecamente inconciliabili, rispetto alle quali la trentannale stagione postbellica del capitalismo democratico, col suo modello di welfare, è stata un'eccezione storica. La funzione del debito pubblico negli anni '80 per garantire la pace sociale quando la via dell'inflazione e quella della tassazione non erano più perseguibili. La crisi del debito, le politiche di austerità, la sospensione della democrazia, il conflitto sociale, nell'affresco di uno dei maggiori studiosi contemporanei di economia e società
  • Le nuove e drammatiche forme assunte oggi dal conflitto sociale (sequestri, suicidi, atti spettacolari, disordini) interrogano sulle tendenze della più classica delle modalità: lo sciopero. Un'analisi su dati 1950-2008 in 7 paesi industrializzati, Italia inclusa. Un trend generalizzato e trentennale al declino. Un fenomeno non temporaneo ma strutturale, insito nelle grandi trasformazioni di questi decenni. Può la crisi rovesciare il trend, magari con forme inedite e più efficaci di lotta, non misurabili coi tradizionali parametri dello sciopero? E' immaginabile un esito tipo anni '30 (Grecia)?
  • La rappresentanza sindacale ha bisogno più che mai di una ricerca permanente sulle trasformazioni economico-sociali, selezionando con le chiavi della propria autonomia di interpretazione la mole enorme di studi e dati di cui oggi si dispone, assumendo come metodo di lavoro la soggettività e l'esperienza dei propri rappresentati.
  • Ricerca, formazione, comunicazione, condensano il "capitale immateriale" del sindacato, decisivo per la sua vitalità e per la sua reputazione, perchè permette a una organizzazione socio-politica di essere riflessiva, di pensarsi in azione, di progettare il proprio cambiamento.
  • Affinità, differenze e influenze reciproche fra la ricerca sindacale e quella accademica. L'agire per trasformare e l'agire per conoscere nell'esperienza diretta e nell'analisi di una delle maggiori studiose italiane ed europee di relazioni industriali. I temi dell'etica del ricercatore, dell'autonomia e del metodo scientifico e la loro utilità anche per il sindacato e la politica.
  • L'organizzazione sindacale appare oggi, diversamente che in passato, meno attenta alla necessità di stabilire un rapporto non episodico con la ricerca sociale. Essa non sembra disporre di strumenti propri per produrre una forma di pensiero originale, investita dalla pluralità di stimoli raccolti dall'enorme mole di altre fonti disponibili. Una diagnosi e qualche proposta sul difficile rapporto fra il sindacato e la ricerca sociale.
  • Il testo è il resoconto di un’esperienza di collaborazione tra Cgil Veneto e Università Ca’ Foscari Venezia, che ha portato: all’attivazione di due insegnamenti di Storia del lavoro e Storia del lavoro e del movimento operaio, fruiti da funzionari e delegati sindacali, oltre che dagli studenti universitari; all’apertura di nuove ricerche sulla storia del lavoro e del sindacato, che coinvolgono diversi soggetti anche esterni all’università (reti sindacali, istituti per la storia delle Resistenza, rivista “Venetica”); alla nascita di un seminario annuale nazionale dal titolo “Ascoltare il lavoro