• L’articolo analizza le dinamiche e i contenuti delle riunioni del G20, soffermandosi sulla riunione di Cannes del 2011, che secondo l’autrice ha rappresentato un timido passo in avanti, anche se ancora tutto da verificare, nel senso della costruzione di una dimensione sociale della globalizzazione. E proprio quest'ultimo aspetto costituisce il tema fondamentale dell’articolo, sul quale convergono i suoi interrogativi; come quello sul ruolo che potrebbe/dovrebbe svolgere l’Unione europea nel momento peggiore per i diritti sociali e i redditi da lavoro.
  • In questo contributo l’autore esamina l’origine e la declinazione del mito sovietico, che conobbe una straordinaria diffusione nel nostro paese dopo il crollo del fascismo. Il testo si concentra sull’analisi, svolta attraverso diversi documenti (documenti interni alla Cgil, stampa socialista e comunista, documenti di polizia italiana e di provenienza alleata), del complesso rapporto tra Cgil e Urss, partendo da un evento particolare: la presenza di una delegazione sindacale sovietica nell’Italia liberata del 1944.
  • Come potenziare la cultura delle relazioni industriali in Italia e rilanciare il più alto grado di condivisione fra sindacati, imprese e istituzioni. La scelta della Cgil di dotarsi di uno specifico Laboratorio, attraverso un network fra sindacalisti ed esperti, con la prospettiva di contribuire alla definizione di un linguaggio comune fra diversi attori e punti di vista. I mutamenti più recenti e l'anno cruciale che ci attende. Un 2012 nel quale, giunti a scadenza i rinnovi contrattuali della tornata precedente, occorrerà procedere secondo le nuove linee guida tracciate dall'A.I. del 2011.
  • Il nuovo governo ha annunciato una serie di interventi sul mercato del lavoro. La ricetta per il rilancio dell’economia sembrerebbe basarsi – ancora una volta – sulla mobilità del lavoro, sia pure affiancata da misure di flexicurity. L’editoriale di questo numero si interroga allora sull’efficacia delle politiche perseguite sinora, fortemente orientate alla flessibilità del lavoro, nel produrre crescita e occupazione. Lo fa analizzando i trend (degli ultimi trent’anni) dell’accumulazione di capitale, del progresso tecnologico, del rapporto capitale-lavoro, della produttività del lavoro.
  • Un ricordo di Sergio Garavini. Alcuni stralci di un’intervista realizzata nel 1994 nell’ambito di un’appassionata ricerca di Aris Accornero sulla lotta delle maestranze del Cotonificio Valle Susa; una lotta lunga, cominciata nei primi anni sessanta, aspra, diversa. I ricordi, le parole, le frasi riportate, oltre a offrire uno spaccato emozionante della vicenda, aiutano a conoscere meglio una figura straordinaria del movimento sindacale e della sinistra italiana.
  • Un ricordo di Gino Giugni, attraverso il racconto degli anni alla Commissione di garanzia sullo sciopero; un’esperienza vissuta dal giurista e studioso del lavoro con straordinaria intensità, con profondo rispetto per le istituzioni e per la collettività che rappresentano; un’esperienza che ha suscitato interesse anche in altri ordinamenti, per le innovazioni portante nella discussione, nella regolazione della materia, per la capacità di coinvolgere sempre le parti sociali.
  • La frammentazione del nostro sistema di rappresentanza imprenditoriale lungo una pluralità di assi di differenziazione è sempre stato considerato un punto di debolezza che rischia oggi di divenire anacronistico. Debolezza politica delle piccole e medie imprese è stata individuata nella frammentazione del sistema di rappresentanza. La nascita di Rete imprese Italia e dell’ACI per le cooperative sono importanti segnali di aggregazione e integrazione. Altre mancate fusioni e l’uscita di Fiat da Confindustria registrano processi di segno inverso. L’apparizione sulla scena politica di Rete imprese.
  • I risultati, commentati, di un database sugli iscritti alle principali associazioni datoriali italiane negli ultimi 20 anni. Una mappa descrittiva in grado di colmare una forte lacuna conoscitiva della rappresentanza datoriale, da cui emerge una diffusione dell’insediamento molto differenziata fra le regioni del paese. La struttura attuale può avere ancora un senso e un futuro? Meglio meno associazioni, più grandi, o più associazioni, in grado di intercettare meglio le differenze. Le associazioni degli interessi forti sono un bene o un male per lo sviluppo di un paese?
  • Per i possessori di capitali l’organizzazione costituisce una seconda scelta: i capitalisti evitano di organizzarsi fino a quando possono procurarsi la forza lavoro con la contrattazione individuale che consente loro di sfruttare i vantaggi di cui godono sul mercato. L’anomalia italiana e la frammentazione del sistema produttivo. Le divisioni di natura partitico-ideologica e la loro recente fine. Il divorzio Fiat-Confindustria: quali scenari futuri? Un’analisi socio-politologica fra logica della membership e logica dell’influenza.
  • Confindustria celebra i suoi cento anni in un contesto di epocali trasformazioni. L’associazione si è già trovata – rispettivamente nel 1910, nel 1929 e nel 1960 – di fronte ad altri grandi snodi critici. La sfida attuale consiste nel confrontarsi coi tre passaggi e le relative scelte della sua storia: liberalismo e questione nazionale); internazionalizzazione e competitività; democrazia economica attraverso la cogestione. Il problema, ieri come oggi, della responsabilità di classe dirigente.
  • Crisi della rappresentanza e politiche organizzative nei sindacati e nelle associazioni datoriali. La scelte di razionalizzare il numero di sigle e associazioni, con esiti che permangono molto distanti fra il mondo del lavoro e quello delle imprese. I riflessi sulla contrattazione, la cui frammentazione traduce il particolarismo corporativo dell’associazionismo datoriale. L’accordo del 28 giugno e l’art. 8 della manovra di ferragosto: due exit alternativi alla crisi e alla disomogeneità del nostro sistema contrattuale. L’uscita di Fiat da Confindustria e il contratto di gruppo di primo livello