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L'articolo discute su il volume "La lunga marcia della Cisl" di Guido Baglioni edito da Il Mulino nel 2011.
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Il saggio analizza il pluralismo delle culture sindacali nella storia dell’Italia repubblicana. Se la guerra fredda alimenta negli anni ’50 una profonda divisione ideologica tra i diversi modelli confederali, dal decennio successivo il miracolo economico facilita la contaminazione e il cammino unitario, specie in ambito industriale. Nell’ultimo trentennio la crisi del fordismo, la caduta dei partiti e gli effetti della globalizzazione colpiscono duramente i sindacati, impegnati in un costante e complesso processo di ridefinizione delle proprie identità e strategie.
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Dopo aver rilevato l’importanza di una prospettiva storica per comprendere le dinamiche della transizione socio-politica italiana in relazione agli orientamenti del movimento sindacale, l’intervento inserisce i percorsi storici dei sindacati italiani nel contesto dell’evoluzione del sindacalismo internazionale. Esaminate le ragioni che hanno frenato nel ‘900 una piena affermazione della soggettività sociale del sindacalismo confederale italiano, ci si sofferma sulle tendenze di un’associazione sindacale libera e responsabile in grado di partecipare alla governance socio – economica.
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Tra le forme più significative di regolazione globale del diritto del lavoro sta emergendo e diffondendosi la pratica degli accordi transnazionali di gruppo e dei codici di condotta. Una forma autonoma di dialogo sociale, realizzata principalmente ma non solo, a livello europeo. Il ruolo dei CAE e delle federazioni sindacali internazionali di settore. Quale futuro per la regolazione del lavoro nella globalizzazione?Un'attenta disamina dei profili giuridici e politico-sindacali su un tema destinato ad assumere un ruolo sempre più cruciale nel sindacato di oggi e di domani.
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La proposta del leader del partito conservatore e primo ministro britannico, David Cameron, di una “Big Society” si inserisce all’interno del più ampio dibattito internazionale sulla “trasformazione dello Stato sociale” e sulla riforma del welfare. Il saggio analizza i caratteri dell’attuale riforma della politica economica e sociale britannica e tenta di individuare i punti di continuità e rottura del progetto di costruzione di una “grande società” rispetto alla tradizione del conservatorismo progressista britannico, passando attraverso le grandi trasformazioni imposte da Margharet Thatcher.
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Cosa è andato storto? Qual'è stata la causa della peggiore crisi finanziaria dopo la Grande Depressione degli anni trenta? Contrariamente alle diagnosi convenzionali, incentrate sulla crisi dei mutui 'subprime' o della mancanza di regole adeguate per il sistema bancario, l'A. propone un'analisi che pone al centro il tema della diseguaglianza sociale come origine dell'attuale dissesto.
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A partire da un recente volume a cura di F. Totaro, "Il lavoro come questione di senso" (2011), l'A. ripercorre il tema del lavoro da un punto di vista antropologico e filosofico, rivisitando il contributo di alcuni classici studi su questo argomento, come quelli di Arendt e Sennet. Lavoro e vita, persona e lavoro, lavoro e libertà, sono alcuni degli snodi attraverso i quali Cantaro si interroga su un grande tema, alla luce dei mutamenti che lo hanno percorso nell'arco degli ultimi decenni.
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Una introdiuzione ai contributi che su questo numero della rivista animano la sezione "Tema", dedicata ai problemi della rappresentanza e della rappresentatività sindacale. Sullo sfondo delle vicende che - in una accelerazione impetuosa e altalenante - investono l'intero sistema nazionale delle relazioni industriali, l'A. anticipa e presenta le analisi e le tesi avanzate dagli autorevoli studiosi negli articoli che pubblichiamo.
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Gli autori analizzano i dati che mostrano la crisi di rappresentanza dei sindacati europei. Ritengono che questa sia una buona ragione perche i sindacati aumentino l'attenzione a meccanismi di coinvolgimento democratico dei lavoratori, dal momento che gli associati sono molto spesso, come nella realtà italiana, una minoranza. Nel caso italiano gli autori ritengono maturo il passaggio a regole generali per la misurazione della rappresentatività. Ritengono anche utile la introduzione, dosata e selettiva, di meccanismi di più estesa partecipazione democratica.
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E‘ opinione diffusa che esista una correlazione fra lo stato dei rapporti sindacali e la difficile situazione che attraversa il paese. L'A. suggerisce un discussione senza pregiudiziali che permetta di riconsiderare in maniera approfondita e critica le radici stesse delle culture sindacali cosiddette modernizzatrici, quale la CISL. La sfida dei valori e delle culture sindacali. Il confronto con il modello europeo e quello americano.
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La Uil forte della sua cultura laica e riformista ha sempre ricercato modelli di democrazia e rappresentanza per affermare il ruolo di sindacato della partecipazione. Lo scenario contrattuale futuro prevede sempre più un mix tra contratto nazionale, territoriale ed aziendale e rende indispensabile procedere su questa strada. Il movimento sindacale italiano nella sua pluralità deve mantenere il suo profilo di rappresentatività degli iscritti e di tutti i lavoratori attraverso una certificazione verificabile e trasparente.
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L’unità sindacale è parte della complessità dei rapporti intersindacali e, perciò stesso, problema che condiziona l’equilibrio e l’efficienza del sistema di relazioni industriali. L’esperienza storica sembra indicare che l’unità di azione è possibile nel sostegno di necessarie condizioni. Non così l’unità organica che è invece possibile nei Paesi ove prevalgono, in un buono equilibrio pluralismo e pragmatismo.