- Non puoi aggiungere questa quantità di "Parità di genere nello sport: una corsa ad ostacoli" al carrello perché le scorte di magazzino non sono sufficienti (disponibili ).
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Nel toyotismo le relazioni di lavoro possono deteriorarsi fino a deflagrare in situazioni di crisi e conflittualità gravi e drammatiche, come accaduto nel caso, raccontato dall’articolo, del transplant della Toyota a Valenciennes in Francia. Qui si analizza in maniera dettagliata l’origine e la dinamica della crisi dello stabilimento francese. La tesi principale dell’autore è che anche se “eccezionale” per gravità e durata, quel tipo di situazione è il risultato “normale” del toyotismo, quando è applicato al di fuori di quelle che sono considerate le sue condizioni storiche di sostenibilità.
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Anche questo contributo si sofferma sull’importanza dei caratteri ambientali e istituzionali della produzione snella, esaminando le specificità della situazione nelle medio-grandi imprese tedesche, in cui i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro sono stati quasi sempre discussi/negoziati con i sindacati. L’autore analizza il modo in cui hanno funzionato gli istituti della partecipazione, in particolare quello della codecisione, il ruolo assunto dalle rappresentanze della forza lavoro, le ibridazioni del modello giapponese.
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Il contributo porta la discussione sull’intero sistema produttivo italiano, comprendendo anche le piccole-medie imprese. La sua analisi si concentra su alcuni fondamentali debolezze dei processi di riaggiustamento in corso. Le innovazioni nell’organizzazione del lavoro e della produzione hanno una diffusione limitata, sono poco coraggiose, si impantanano a metà strada. Inoltre, la stragrande maggioranza delle imprese affronta la globalizzazione con un approccio orientato prevalentemente alla riduzione dei costi, che si concretizza spesso in iniziative opportunistiche di breve respiro.
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L’influenza di una precisa ideologia (conservatrice) nelle politiche economiche europee e, conseguentemente, nelle scelte in materia di diritto del lavoro appare ormai evidente. È questa la tesi principale del contributo, che sottopone a critica la richiesta/proposta prevalente nel dibattito politico-sociale: l’aumento della flessibilità del lavoro, in particolare di quella in uscita.
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L’articolo propone una lettura della recente storia sindacale italiana seguendo un approccio attento alla sua collocazione nelle dinamiche delle relazioni internazionali. L’analisi si concentra in particolare sull’inserimento nell’Europa comunitaria, scostandosi dall’interpretazione più diffusa in quegli anni, che raccontava la posizione confederale come semplice e riduttiva espressione dell’appartenenza politica.
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Dal rassicurante paradigma della political economy comparata - incentrata sulla variabilità dei capitalismi e sulla loro relativa stabilità - alla converngenza neoliberista. Una presentazione delle tesi di Baccaro e Howell e del dibattito che intorno ad esse viene ospitato su questo numero della rivista. Lo scenario globale e le sue ripercussioni nella vicenda italiana degli ultimi tre anni.
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A dispetto di perduranti differenze istituzionali, i sistemi nazionali tendono a convergere in direzione di policies neoliberiste. Sotto l'assedio della globalizzazione, i sindacati perdono iscritti, la contrattazione collettiva si decentra, il conflitto industriale crolla. Pur dove i mutamenti sono stati meno intensi e drammatici (tipo GB e USA), vi è stata una 'conversione istituzionale' e funzionale dei vecchi assetti garantisti. Così in Germania, Svezia o Italia, dove concession bargaining, decentramento e individualizzazione stanno lentamente erodendo il potere sindacale.
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Una breve ma densa riflessione metodologica sugli studi comparati delle relazioni industriali. Varietà dei capitalismi e tendenze alla convergenza neoliberale. Comparare funzioni e non solo strutture. La condivisibilità delle analisi di Baccaro e Howell
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L’autore esamina le tesi di Baccaro e Howell, allocandole nel dibattito fra teorici della divergenza e della convergenza nelle relazioni industriali. Riconosce la fondatezza empirica che le sorregge, apprezzandone la provocazione intellettuale ma sottolineandone anche il pessimismo e il disincanto che le ispira. La sottovalutazione degli strumenti posti dal diritto sociale europeo. Il caso italiano e i vari modelli di decentramento che si stanno fronteggiando.
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Una disamina dei mutamenti che stanno investendo gran parte dei sistemi nazionali di r.i., da parte di chi li ha seguiti in veste di segretario CES con delega per la contrattazione. Il modello tedesco delle clausole di uscita; il caso spagnolo, quello finlandese e nordico. La concession bargaining e il decentramento contrattuale. Gli insegnamenti per il sindacato italiano.
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L’attuale programma di liberalizzazioni europee sta minando il consenso sociale che era alla base dell’integrazione europea. Le ripercussioni gravissime sui sistemi sociali e di r.i. nei paesi più in difficoltà. Il carattere a-democratico di queste politiche. La previsione, e la speranza, di un periodo di crescenti conflitti sociali contro questa politica di austerità, in grado di scardinare definitivamente il modello sociale europeo.
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Genesi e connotati del modello tedesco di decentramento contrattuale a partire dal modello pilota del settore metalmeccanico, e di quello dell’auto in particolare. Lo scambio fra contrattazione concessiva e mantenimento dei posti di lavoro. Il “corporativismo della crisi”, il bilancio della gestione della crisi. Un prezioso contributo per conoscere in dettaglio un modello che sta fortemente influenzando il dibattito europeo sulla contrattazione collettiva.