-
L’inserimento nel mercato del lavoro degli immigrati è stato studiato con grande interesse nelle scienze economiche e sociali degli ultimi decenni. Lo scopo del presente contributo è valutare, attraverso l’utilizzo di un modello di tipo Probit, l’associazione tra l’essere o meno occupato e il livello di integrazione misurato con approccio multidimensionale distin-guendo tra gli ambiti culturale, sociale e politico. A tale scopo si fa ricorso ai dati dell’in-dagine campionaria su «Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri», condotta dall’Istat nel 2011-2012. I risultati indicano che integrazione culturale e sociale sono fortemente associate alla probabilità di occupazione degli immigrati, mentre la dimensione dell’integrazione politica non pare svolgere un ruolo di rilievo. Tali evidenze sottolineano il ruolo centrale giocato dall’integrazione nell’inserimento lavorativo, sebbene con impor-tanti differenze in base a età e genere.
-
L’articolo discute del tema al centro dell’ultimo libro di Maurizio Ferrera (Rotta di collisione. Euro contro welfare?, 2016) sul rapporto tra il processo d’integrazione economica dell’Ue e i sistemi di welfare nazionali; un rapporto che si dipana lungo quattro ordini di conflitto e rispetto ai quali si avanzano possibili manovre e strumenti correttivi per superarli e riconciliare Europa e welfare. Linee di tensione e vie d’uscita che il contributo ripercorre per poi evidenziare come di fronte all’ampiezza e alla intensità della crisi occorra dar vita a una radicale inversione di rotta, una rivoluzione profonda, da intraprendere con estremo coraggio prima che i risentimenti, i rancori, il rifiuto di accettare i sacrifici imposti dalla recessione da parte di porzioni sempre più vaste di popolazione prendano la strada dell’intolleranza e della reazione disperata.
-
Una ricognizione delle politiche contrattuali in Europa, nel segno di una pressocché generalizzata tendenza alla moderazione salariale.
-
-
Gli ultimi decenni hanno visto una estesa privatizzazione della conoscenza che è diventata una delle componenti più importanti del capitale delle imprese. Le rendite monopolistiche della conoscenza privata hanno fatto crescere i profitti ma hanno avuto effetti negativi sulla crescita economica e sulla distribuzione della ricchezza. Nuove economie di scala e di scopo hanno favorito imprese di grandi dimensioni. Questo contesto ha visto un declino dell’eco- nomia italiana che richiede interventi pubblici adeguati alla natura monopolistica dell’economia della conoscenza.
-
Il contributo presente in appendice è estratto dal volume di Giuseppe Amari (a cura di) "In difesa dello Stato, al servizio del paese. La battaglia di Giorgio Ambrosoli, Paolo Baffi, Silvio Novembre, Mario Sarcinelli e di Tina Anselmi, Ediesse, Roma, 2010.
-
-
-
-
-
-