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Le Casse di resistenza nascono e si sviluppano in Italia tra autotutela mutualistica e sindacalizzazione dei lavoratori. Nell’età liberale concorrono a definire i caratteri distintivi dei principali modelli sindacali nel rapporto tra solidalità di classe, sindacalizzazione e forme di lotta. Il fascismo distrugge con la violenza, con la dittatura politica e con il sindacato di Stato l’autotutela sindacale del lavoro. Nella Repubblica democratica, ancorata alla costituzione, questo istituto diretto della solidarietà operaia si integra nel complesso meccanismo finanziario della sindacalizzazione confederale del lavoro. La discussione sul ruolo specifico delle Casse, dopo la lunga onda della riscossa padronale, riemerge con l’inversione a livello internazionale del ciclo conflittuale prolabour.
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Dalla fine degli anni Novanta, i progetti di riforma delle pensioni e delle leggi sul lavoro hanno provocato diversi movimenti sociali con la mobilitazione dei lavoratori sotto forma di manifestazioni, occasionalmente accompagnate da scioperi mirati. Gli scioperi erano concentrati nei settori della pubblica amministrazione e dei trasporti pubblici, ma non si estendevano a tutte le aziende del settore privato. I movimenti hanno talvolta assunto proporzioni considerevoli, ma raramente sono riusciti a fermare i piani dei governi. Possono, tuttavia, avere un impatto politico a lungo termine, segnando un cambiamento nel rapporto di forze.
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Questo studio si concentra sull’analisi della mobilitazione sindacale in Italia negli ultimi tre decenni utilizzando la metodologia Protest Event Analysis (Pea), alla luce del concetto di Social Movement Unionism emerso dalla contaminazione del campo delle relazioni industriali con quello dei movimenti sociali. I risultati indicano che i sindacati tendono a impegnarsi in un lavoro di ridefinizione dell’identità collettiva, includendo attori sociali marginali, adottando nuove forme di espressione collettive e ampliando il loro frame al di là delle questioni lavorative e dei confini nazionali, quando coordinano la loro protesta in coalizione con altri attori sociali. In particolare, i sindacati di base sono più propensi a catalizzare il Social Movement Unionism più dei sindacati confederali. Questa discrepanza ha implicazioni significative per l’inclusività sociale delle proteste e per la rivitalizzazione dell’identità sindacale.
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L’articolo analizza l’uso di varie risorse di potere da parte diversi attori che intervengono nel corso di campagne di protesta contro forme estreme di sfruttamento sul lavoro, in particolare nel settore della logistica. Costruendo su un approccio alle risorse di potere che collega gli studi sui movimenti sociali con quelli sulle relazioni industriali, e inquadrando le azioni dei lavoratori all’interno delle lotte di riconoscimento, lo studio prende in considerazione le mobilitazioni avvenute a Mondo Convenienza, in particolare a Campi Bisenzio (Fi). La ricerca mostra come diverse risorse di potere siano state attivate grazie all’intervento di diversi tipi di sindacato, ma anche di soggetti diversi quali organizzazioni di movimento sociale, associazioni di società civile, e istituzioni locali. In particolare, e in linea con la ricerca su nuovi conflitti sul lavoro legati innanzitutto al riconoscimento, emerge l’importanza delle risorse di solidarietà mobilitate sul territorio
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L’articolo esamina le recenti forme di rappresentanza dei lavoratori distinguendo tra sindacati confederali e autonomi e alcune nuove forme di auto-organizzazione dei lavoratori emerse di recente. A partire da alcuni risultati ottenuti dall’analisi di dati relativi alle azioni collettive dei lavoratori registrate in Italia tra il 2008 e il 2018 e i risultati di una ricerca condotta tra il 2021 e il 2023 su alcune forme di rappresentanza e organizzazione alternativa nel settore agricolo in Italia, si delinea un quadro che segnala la diversità delle pratiche sindacali e di auto-organizzazione dei lavoratori. I sindacati confederali sono attivi in forme di conflitto istituzionale mediante un’ampia partecipazione alle contrattazioni con la controparte datoriale e politica e negli scioperi; i sindacati autonomi sostengono sia lo sciopero che forme di protesta più dirompente come le occupazioni. La novità è rappresentata dalla diffusione di forme alternative e innovative di auto-organizzazione e rappresentanza dei lavoratori agita all’interno di forme partecipative comunitarie
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L’articolo analizza la storia della vertenza della fabbrica dell’ex-Gkn di Campi Bisenzio (Fi). A partire dalla genesi della lotta operaia, viene analizzata la capacità degli operai, in collaborazione con alcuni accademici solidali con la loro lotta, di proporre un progetto di reindustrializzazione della fabbrica dal basso e orientata alla transizione ecologica. La loro lotta rappresenta un tentativo riuscito di dialogo tra il movimento operaio e il movimento ambientalista
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I sistemi democratici sono in crisi ed è una crisi di portata storica, che va di pari passo con l’evoluzione dei diversi modelli capitalistici compresenti a livello mondiale e con la frammentazione e l’indebolimento delle istanze dei lavoratori, in particolare nei paesi occidentali. In questi paesi le difficoltà della rappresentanza sociale si accompagnano al venir meno della funzione di filtro e di mediazione della domanda sociale a cui i partiti politici per alcuni decenni hanno assolto. In questo contesto il sindacato è obbligato ad andar oltre la sfera della sua rappresentanza più consolidata e a ripensare le forme e gli strumenti attraverso i quali esprime la propria influenza sulle scelte e le decisioni di carattere generale.
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La bracciante digitale e le altre protagoniste di questo libro vivono tra le rovine del neoliberismo e del maschilismo. In poche battute raccontano il lavoro e la sua assenza, la guerra, l’ingiustizia sociale, sempre con l’intento di farci ridere e sorridere. Con leggerezza evocano e risvegliano la bracciante che è in noi, quella presenza antica che cova in chi non ha potere ma tiene acceso il desiderio di una libertà condivisa. Cinque capitoli scandiscono il percorso: Braccianti in lotta, Multitasking, Bombe e margherite, SOS Sanità, Bracciante del fumetto. Pagina dopo pagina, vignetta dopo vignetta, lottano contro i latifondisti del web e del pianeta, in cerca di un senso e di una terra in cui radicarsi. Braccianti di tutto il mondo, uniamoci!
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Editoriale
- Aldo Tortorella, Libertà e liberal-schiavismo
- Vincenzo Vita, Chiamale se vuoi estrazioni
- Piero Di Siena, La destra avanza ma non sfonda. La crisi europea ora rischia la catastrofe
- Franco Astengo, Geografia politica dell’Italia che non vota
- Donald Sassoon, Più che la vittoria del Labour è la grande sconfitta dei tories
- Aldo Tortorella, Rossana e la Antigone ricorrente
- Michele Prospero, Tutto il potere ai soviet o al partito?
- Stefano Petrucciani, Tempi storici e tempo della rivoluzione in Lenin
- Roberto Finelli, Lenin come «individuo cosmico-storico»
- Nerio Naldi, Tatiana Schucht e la numerazione dei quaderni gramsciani
- Sebastiano Taccola, Cesare Luporini e l’autofondazione della critica dell’economia politica
- Lelio La Porta, Lukács tra etica e politica
- Marcello Mustè, Angell: interdipendenza mondiale e inutilità della guerra
- Guido Liguori, Storie di dissidenti del Pci
- Lelio La Porta, Dialoghi con Fortini
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Il saggio offre una chiave di lettura storica e geopolitica sull’importanza globale del Medio Oriente, sugli interessi e i conflitti delle potenze mondiali per l’egemonia nell’area mediorientale, sul piano micidiale del sovranismo sionista israeliano nella realizzazione della Grande Israele che mira, non nto all’annessione dell’intera Palestina allo Stato sovrano di Israele, ma anche ai territori limitrofi del Libano e della Siria. L’attacco efferato di Hamas del 7 ottobre 2023 e il massacro degli israeliani da parte dei miliziani di Hamas hanno prodotto la guerra totale a Gaza. Guerra e Vendetta, la risposta di Israele al massacro di Hamas. Obiettivo del Primo ministro Bibi Netanyahu e dei sionisti ultra ortodossi nazionalisti, membri del «gabinetto di guerra del governo israeliano», è stato: radere al suolo la Striscia, attuare il Nishul dei palestinesi, identificati come nazisti. La nazificazione dei palestinesi ha avallato la percezione degli israeliani di essere vittime che devono difendersi e giustifica gli interventi militari, la guerra distruttiva a Gaza e l’annientamento dei palestinesi. La posizione dei governi occidentali di fronte al massacro di Hamas, e alla conduzione della guerra israeliana a Gaza, è di sostegno a Israele, con invio di armi e finanziamenti soprattutto da parte americana. Israele è stato più volte criticato dall’Occidente per la violazione dei diritti umani a Gaza, ma i paesi occidentali hanno sempre sostenuto il diritto di Israele a difendersi. Di fatto, Israele funge da testa di ponte degli interessi occidentali in Medio Oriente. L’autrice testimonia, a partire dalla data dell’8 ottobre 2023, la conduzione distruttiva israeliana della guerra. Una conduzione che non ha, in apparenza, una strategia. Ma la guerra ha un piano: annullare la Palestina dalle carte geografiche.
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Viviamo un periodo di trasformazioni epocali che comportano una rivoluzione del nostro mondo e un riassetto dei rapporti di forza globali, con rischi per la stessa sopravvivenza della specie umana. Le emergenze planetarie sono tre, in crescita e collegate tra loro: guerre, cambiamenti climatici, disuguaglianze. Queste tre crisi sono frutto e corrispondono a una situazione di cambiamento politico e culturale traumatico. Con un approccio interdisciplinare, questo saggio offre una bussola per orientarsi nel dibattito odierno e nuove lenti per interpretare il presente e immaginare il futuro.
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La sociologia ha fin dai suoi esordi ciclicamente individuato espressioni suggestive per descrivere il prodursi del mutamento sociale. In quest’ottica la descrizione del quadro attuale di riferimento deve fare necessariamente i conti con il precisarsi del cosiddetto paradigma neoliberale. Più specificamente, il neoliberismo definisce un modello di governo sociale legato da un lato alla destrutturazione del tradizionale sistema di regolazione sociale dell’economia, dall’altro alla diffusione della competitività come criterio fondamentale di giudizio sul valore della soggettività. Tali processi, uniti alla crescente individualizzazione delle carriere di vita, delineano i contorni di un nuovo tipo di configurazione economica e sociale che possiamo definire con il termine di società della prestazione. Quest’ultima non solo manifesta la centralità crescente della retorica manageriale d’impresa nella società contemporanea, ma prefigura la nascita di una nuova antropologia e di un nuovo discorso sociale basato sulla centralità della performance come imperativo sociale.
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Per il settimo anno una fotografia dettagliata dei diversi fenomeni di sfruttamento che riguardano i lavoratori e le lavoratrici della filiera agro-alimentare.
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Quante Saman ci sono? E dove sono? Sono nelle scuole, nelle famiglie, ragazze che sanno già di essere destinate a un matrimonio non voluto. Sono ragazze che fuggono, rischiano, assumono una nuova identità e cercano di rifarsi una vita in altri luoghi. E quante madri ci sono ancora, assoggettate alla violenza patriarcale, che accompagnano le figlie alla morte, come la madre di Saman? I casi segnalati di matrimoni forzati sono stati 24 dal 2019 al 2021, ma sono decisamente di più, e giungono fino all’uccisione delle donne che li rifiutano, i cosiddetti femminicidi d’onore. Fino al caso più famoso: l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Saman Abbas, che qui ci viene raccontato in tutto il suo orrore dalle avvocate di parte civile nel processo. C’è un crinale tra “culture barbare” e un Occidente dei diritti, o piuttosto sono forme diverse, ma pur sempre violente, con cui ovunque si esprime e persiste il patriarcato? Abbiamo costituito noi, femministe, un Tribunale alternativo, un Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione, in cui le vittime diventano testimoni, in cui una Giuria non giudica ma ascolta, i cui esiti sono appelli alle istituzioni internazionali, europee, nazionali, e le risposte da ottenere. «Avevano tutte una gran voglia di parlare» le migranti che parlano in questo libro. Donne afghane, pakistane, nigeriane, ivoriane, indiane ci raccontano di matrimoni forzati e fughe; violenze ai confini e violenze nella tratta; discriminazioni religiose e razziste; audizioni presso le Commissioni per l’asilo in cui le loro storie non sono credute; di permessi di soggiorno negati o legati al capofamiglia che tolgono loro l’autonomia necessaria e limitano l’accesso al welfare; di essere considerate “cattive madri”.
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Aree interne: un caso limite per l’equità e la sostenibilità delle politiche pubbliche
- Politiche di cura della non autosufficienza degli anziani
- Autonomia differenziata e servizi sociali territoriali
- Franco Basaglia oggi
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L’articolo si sofferma sui percorsi di sviluppo possibili nelle aree interne, da un’ottica che privilegia le interazioni con le istituzioni. I luoghi sono analizzati come contesti regolativi nei quali si può esprimere adattamento o innovazione in relazione alla diversa capacità dei soggetti protagonisti dello sviluppo di recepire le opportunità di cambiamento. Le aree interne si configurano anche come contesti sperimentali nei quali ristabilire connessioni e creare sviluppo, creare punti di equilibrio tra coesione sociale ed efficienza economica, ter-ritorio nel quale condurre esperimenti di disegno istituzionale consapevole. L’intento è sof-fermarsi sul valore delle istituzioni la cui forza o debolezza incide sulle funzioni di pro-grammazione e di pianificazione, sulle possibilità di integrare i diversi bisogni e rilanciare nuove e ampie progettualità affinché si creino le opportunità per le aree interne di essere protagoniste sulla scena politica ed economica, conquistando nuovi margini di autonomia e nuove capacità politiche.