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La povertà come concetto duttile e come informatore delle politiche
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La povertà lavorativa
Il contributo si concentra sulla povertà salariale o povertà lavorativa ponendo in evidenza la necessità di interventi di natura multidimensionale per contrastarla. La stessa azione delle organizzazioni sindacali, della Cgil, deve potersi muovere su diverse direttrici nella dimensione contrattuale, sia quella collettiva nazionale che quella aziendale e territoriale.
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La povertà nel diritto del lavoro: reddito di inclusione e di cittadinanza tra Costituzione e vincoli europei
Il contributo affronta il tema del contrasto alla povertà nella prospettiva del diritto del lavoro. Il principio lavoristico che permea la Costituzione osta, di principio, all’erogazione di un reddito a carico della fiscalità generale in assenza di una controprestazione di lavoro. Né tale assunto, ad oggi, è scalfito dalle disposizioni del diritto dell’Unione europea. L’attuale disciplina del cosiddetto reddito di inclusione, peraltro, non appare idonea a favorire l’inclusione sociale, anche per l’ineffettività degli strumenti di condizionalità. Non sembrano poi sufficientemente valorizzati, nella lotta alla povertà, il ruolo conferito dalla stessa Costituzione alla famiglia e agli enti della società civile.
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La povertà non è una colpa
L’articolo, partendo dalla lettura del Rapporto Caritas Oltre l’ostacolo, Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale in Italia, sviluppa un ragionamento sulla situazione della povertà nel nostro paese e su quanto abbia inciso la pandemia, attraverso un’analisi dei dati disponibili e dei principali interventi adottati, sia strutturali (in particolare il reddito di cittadinanza) sia una tantum. Sulla base dell’analisi proposta, sono delineati alcuni provvedimenti che il legislatore dovrebbe adottare per rafforzare la misura di contrasto alla povertà e la rete di servizi pubblici territoriali necessari a prevenire e contrastare le disuguaglianze.
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La povertà tra i giovani europei. Fattori di rischio, persistenza, correttivi
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La povertà tra i minori
L’articolo ha due obiettivi principali. Il primo consiste nel descrivere la dinamica dell’incidenza della povertà tra i minori in Italia per classe di età negli ultimi due decenni, il secondo è valutare, con strumenti di microsimulazione, l’impatto dei trasferimenti monetari del sistema di welfare italiano sull’incidenza della povertà tra i minori, concentrandosi in particolare sugli effetti dei due schemi recentemente introdotti e destinati alle famiglie a basso reddito. Nel confronto internazionale, l’Italia è uno dei paesi europei in cui è più alta la quota di minori in povertà, ma negli ultimi anni sono emersi alcuni significativi miglioramenti nell’insieme degli strumenti politici disponibili contro la povertà. Il risultato è che oggi, rispetto a due decenni fa, l’efficacia del sistema fiscale e previdenziale italiano nel contrastare la povertà infantile è sicuramente migliorata.
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La precarizzazione del lavoro e gli effetti del Jobs Act
La legge 183/2014, il Jobs Act, ha determinato un profondo cambiamento nelle relazioni industriali italiane. Nel contributo, il Jobs Act viene inquadrato all’interno di un ventennale processo di riforma del mercato del lavoro che ha avuto inizio a metà degli anni novanta. Da una preliminare valutazione dei dati di fonte amministrativa e campionaria, relativi al periodo successivo all’implementazione del Jobs Act, emergono i seguenti risultati: l’atteso incremento occupazionale è stato esiguo, piuttosto si è verificato un aumento della quota di contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato e fra questi ultimi aumentano i contratti a tempo ridotto (part-time).
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La prestazione di lavoro e le sue vicende modificative
8.00
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Nel volume vengono analizzati gli elementi fondamentali del rapporto di lavoro: le categorie, qualifiche e mansioni del lavoratore; il luogo della prestazione; il potere direttivo, di vigilanza e di controllo del datore di lavoro; l’obbligo di diligenza, obbedienza e fedeltà del lavoratore. Particolare attenzione è stata posta all’esercizio dello ius variandi da parte dell’imprenditore, soffermandosi sulle modificazioni del rapporto di lavoro che possono far sorgere il diritto del lavoratore all’inquadramento superiore o, in caso di demansionamento, il diritto a svolgere mansioni consone al proprio livello di appartenenza con la conseguente possibilità per il dipendente di richiedere il risarcimento dei danni per violazione dell’articolo 2103 del codice civile. Sono esposte inoltre tutte le ipotesi, previste sia dall’ordinamento giuridico sia dai contratti collettivi, di sospensione del rapporto di lavoro (malattia, infortunio, congedi, permessi, aspettative ecc.), approfondendo particolarmente il tema dei congedi parentali alla luce della normativa recentemente introdotta con il d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità). Sempre in tema di novità legislative viene esaminata la normativa che tutela i diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda, evidenziando la diversa nozione di azienda introdotta dal d.lgs. 2 febbraio 2001, n. 18, e sottolineando gli aspetti lesivi dei diritti dei lavoratori presenti nelle norme oggetto della recente delega al Governo.
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La previdenza complementare
12.00
€
La sempre maggiore diffusione di fondi pensione aziendali o professionali nei paesi dell’Unione Europea pone inevitabili interrogativi sul ruolo della previdenza complementare, che, oltre a costituire una fonte di risorse finanziarie indispensabili nel momento attuale di crisi dei sistemi previdenziali, rappresenta un diverso modello di solidarietà rispetto ai regimi previdenziali obbligatori. In questa prospettiva appare particolarmente utile l’analisi comparata della disciplina della previdenza complementare in alcuni Stati dell’Unione Europea, con l’obiettivo di individuare i tratti comuni e le criticità dei diversi sistemi. In questo volume, attraverso i contributi di esperti nazionali, si descrivono le principali caratteristiche di diversi regimi di previdenza complementare e dei loro rapporti con i regimi obbligatori. Oltre alla prospettiva comparata si è ritenuto indispensabile analizzare la dimensione comunitaria della previdenza complementare, specie in seguito all’emanazione della direttiva relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali. L’intervento del legislatore comunitario in un’area tradizionalmente riservata alla competenza degli Stati membri è infatti un segnale importante della rilevanza del tema delle pensioni complementari, non solo all’interno dell’agenda sociale ma anche all’interno dell’agenda economica e finanziaria dell’Unione Europea.
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La previdenza complementare in Italia. Un quadro di sintesi del sistema e le tendenze in atto
L’articolo presenta un quadro aggiornato del sistema di previdenza complementare in Italia con riguardo alle principali dimensioni del settore (adesioni, contributi, costi, investimenti). Ci si sofferma in particolare sui comportamenti degli iscritti rispetto ai fattori che determinano l’entità della prestazione a scadenza, valorizzando il ruolo che i diversi attori del sistema (fondi pensione, parti sociali, soggetti incaricati della raccolta, oltre all’Autorità di vigilanza) possono svolgere per favorire l’adozione di scelte di partecipazione adeguate. La parte finale è dedicata all’attuazione della Direttiva 2016/2341, cd. «Iorp II», volta a irrobustire la struttura di governo dei fondi pensione e a innalzare il livello dell’informativa agli iscritti, evidenziando in particolare il contributo che questa può dare al rafforzamento dei processi di investimento.
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La previdenza complementare negoziale a vent’anni dalla sua nascita tra difesa dei principi fondanti e bisogni di innovazione
Il sistema di previdenza complementare nei suoi principi fondanti (libertà e volontarietà di adesione, nesso di relazione con la previdenza pubblica, ecc.), nel ruolo della contrattazione collettiva (costituzione della forma di natura negoziale, regolamentazione e promozione delle adesioni, ecc.), così come il sostegno fiscale nella fase di accumulo e nell’accesso alla prestazione previdenziale a vent’anni dalla nascita, merita una riflessione sulla validità dell’attuale normativa al fine di meglio rafforzare questo strumento in relazione alle future prestazioni previdenziali. Dopo aver tracciato un quadro dell’offerta di previdenza complementare, delle innovazioni legislative e dell’evoluzione della gestione finanziaria, l’articolo si concentra su come promuovere le adesioni, vero punto critico del sistema dei fondi pensione negoziali, e rafforzare la previdenza complementare.
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