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Le parole di Giuseppe Di Vittorio
12.00
€
Le parole di Giuseppe Di Vittorio sono le parole contenute nella Relazione sul diritto di associazione e sull’ordinamento sindacale (1946) presentata alla Terza Sottocommissione sui temi economici e sociali per la definizione della Costituzione (1948). Sono parole fondative della Repubblica Italiana che rappresentano un fatto inedito, non riscontrabile nella formazione delle Costituzioni dei paesi europei, e identitario della composizione della Carta Fondamentale. Sono parole prime. I saggi che compongono il libro offrono un’interpretazione interdisciplinare (sociologica, storica, giuridica) della relazione, in un testo in cui l’approccio ermeneutico degli autori si rivela scientificamente attento e che, diversamente da una comprensione formalmente rigorosa, manifesta anche il grande interesse di studiosi catturati dal potere delle parole di Di Vittorio. Ne emerge così la qualificazione del diritto di associazione come il presidio più sicuro della libertà della persona, rilevando anche il ruolo fondamentale di Di Vittorio nella definizione del caposaldo lavoristico della Costituzione, e la natura della CGIL. È valutato l’impatto della relazione sulle norme dedicate ai temi del diritto sindacale nonché sul complessivo sistema costituzionale, e il ruolo chiave svolto dal mondo del lavoro nella definizione del Patto costituzionale. Sono, quelle di Giuseppe Di Vittorio, parole prese dalla memoria che, invece di risolversi nell’irrevocabilità di un ricordo, dispiegano ancora tutta la loro forza nella complessa attualità sociale e sindacale.
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Le parole e i corpi
16.00
€
Gli scritti che compongono questo libro coprono un arco temporale di circa venti anni: dal 2000 al 2018. Venti anni è un tempo lungo, tanto più se scandisce la distanza con un presente profondamente mutato. Anche nel femminismo e sulle questioni qui affrontate. Il contesto attuale è contrassegnato dalla presenza di un movimento femminista, del quale sono protagoniste le generazioni giovani. Mi riferisco innanzitutto a «Non una di meno» e a «#Metoo», ma anche ad una più estesa e composita realtà di gruppi, centri, associazioni che operano nei luoghi e negli ambiti più diversi dell’esperienza. È una realtà che vie ne spesso definita come «nuovo» femminismo, proprio per marcare la discontinuità con il femminismo degli anni Settanta. Personalmente questo accento sul nuovo mi è risuonato come una «chiamata» alla mia generazione femminista a dare conto di sé. Voglio quindi dar conto, per me e dunque in modo parziale, del fem minismo della differenza che ho pra ticato nel pensiero e nella politica. Anche per capire se e come è pos si bile metterlo in relazione con altri femminismi, non solo quello più recente. Ripercor rere alcune delle tappe più significative del mio percor so è stato un modo per riflettere sulle politiche comuni tra femministe dif ferenti. Il punto di vista origina le del femminismo della differenza è la pratica del pensare, del significare le soggettività ed il mondo a partire dai corpi. E ho voluto evidenziarlo in questo libro, a cominciare dal titolo. Corpo pensante e pensiero incarnato. dalla Introduzione
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Le pensioni al nodo dell’equità: dalla Riforma Poletti-Renzi alla «Fase 2»
La riforma pensionistica licenziata con la Legge di stabilità 2017 contiene numerose misure che segnano una significativa discontinuità rispetto ai provvedimenti anti-crisi adottati nel periodo 2009-11. Ciò non soltanto per il carattere espansivo dell’intervento, che mira in primo luogo a contrastare le più dure conseguenze sociali delle riforme precedenti, ma anche perché la riforma riconosce il principio che, ove giustificate sul piano dell’equità, regole previdenziali diverse possano sussistere per differenti figure professionali e categorie di lavoratori. Fino a che punto, tuttavia, le misure adottate possono ritenersi adeguate, ed efficaci, nell’affrontare le principali criticità del sistema pensionistico italiano, quale emerso da due decenni di riforme prevalentemente sottrattive, e che ne hanno ridisegnato l’architettura in senso multi-pilastro? L’articolo mira dunque a rispondere al quesito valutando i provvedimenti contenuti nella Riforma Poletti-Renzi rispetto a quattro fondamentali dimensioni: sostenibilità economicofinanziaria, inclusività del sistema e avanzamento del processo di riconfigurazione multi-pilastro, adeguatezza delle prestazioni, equità del sistema.
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Le pensioni di importo elevato: un’analisi distributiva sull’archivio amministrativo Inps
L’articolo esplora le caratteristiche distributive delle pensioni di importo elevato in Italia. L’analisi è realizzata sui dati amministrativi del casellario delle pensioni dell’Inps per l’anno 2017, da cui sono stati selezionati i soggetti che hanno maturato un reddito pensionistico di importo superiore a 65 mila euro annuali. I dati sono arricchiti da informazioni sulle carriere contributive che hanno generato le pensioni da lavoro per la popolazione dei pensionati con reddito più elevato. Le caratteristiche distributive della popolazione esaminata sono valutate alla luce dei concetti di equità verticale, progressività ed equità attuariale. Sotto il primo profilo si evidenzia una forte concentrazione del reddito pensionistico negli ultimi due percentili della popolazione. Sotto quello della equità previdenziale i dati mostrano la presenza di una netta correlazione negativa tra importo del reddito in prossimità del pensionamento e tasso di sostituzione a parità di condizioni sull’età di pensionamento. In termini di equità attuariale è presente una forte correlazione negativa tra importo del reddito permanente e rendimento implicito della pensione e una relazione negativa tra età di pensionamento e vantaggio per il pensionato, spiegata principalmente dalla progressività della formula retributiva. I risultati dell’analisi possono essere di aiuto per valutare quale sia il criterio più opportuno da adottare nel caso di proposte di ricalcolo delle pensioni in essere.
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Le pensioni nella nuova governance europea
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Le periferie nella città metropolitana
13.00
€
Una riflessione della Cgil di Roma e del Lazio sul «Modello Roma», sulle trasformazioni dell’area metropolitana romana e delle sue periferie, a partire dalle varie forme di disagio urbano, sociale e culturale che si manifestano a causa dei processi di trasformazione dei sistemi produttivi e della frantumazione della grande impresa; dei processi di deindustrializzazione e di terziarizzazione dell’economia urbana; del crescente disagio abitativo; della precarizzazione del lavoro; della crescita dei flussi migratori. Un’indagine sulla nuova configurazione urbana e sulla diffusione della città nel territorio; sul rapporto tra rendita finanziaria, rendita immobiliare ed espansione urbana; su quello tra processi di valorizzazione immobiliare, crisi alloggiativa e caro-fitti; sulla trasformazione multietnica della città, sulle politiche di accoglienza degli immigrati e sui conflitti che provocano con le popolazioni residenti; sulle pratiche partecipative dei cittadini e sul governo di prossimità. Le trasformazioni economiche e sociali delle grandi aree urbane in Italia e in Europa come sfida e occasione per rielaborare una rinnovata funzione di rappresentanza sociale del sindacalismo confederale nel territorio nell’epoca della globalizzazione.
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Le piccole e medie imprese al tempo della crisi
12.00
€
«Le Piccole e Medie Imprese (PMI) rappresentano una componente centrale del tessuto economico europeo. In Italia il 99,7% delle imprese industriali attive ha un numero di addetti inferiore alle 250 unità e l’81,7% sono microimprese (meno di 10 dipendenti). Per stare al passo dei cambiamenti richiesti dal mercato in termini di investimenti di qualità, specializzazione e modelli produttivi, diventa sempre più indispensabile puntare su politiche ed interventi che qualifichino il mondo del lavoro, su cui la formazione continua può giocare un ruolo importante apportando valore aggiunto al sistema produttivo delle PMI in Italia. Il FAPI - Fondo Formazione PMI (www.fondopmi.it), costituito da CONFAPI, CGIL, CISL, UIL, promuove le attività di formazione continua dei lavoratori delle Piccole e Medie Imprese con oltre 55 mila aziende associate per poco più di 470 mila lavoratori, ad oggi ha assegnato per la formazione oltre 148 milioni di euro. Il volume dapprima restituisce una ricostruzione delle dinamiche che attraversano questo importante segmento produttivo delle PMI nel contesto della crisi economica globale, attraverso un’analisi del quadro statistico e delle politiche di intervento sia a livello europeo che a livello nazionale. Nell’ultima parte si evidenziano le caratteristiche peculiari degli interventi formativi svolti nonché la funzione che può assumere la formazione continua nei percorsi a sostegno del superamento delle crisi aziendali attraverso l’esame quanti-qualitativo degli stanziamenti messi a disposizione dal FAPI per la formazione continua nel biennio 2010-2011, mirati espressamente alle aziende colpite dalla crisi a supporto dei lavoratori temporaneamente sospesi (Avviso 3-2009) e su cui le Parti Sociali del Fondo hanno scommesso fortemente».
Tania Grandi
(Responsabile Ufficio Formazione del FAPI)
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Le politiche attive del lavoro in Europa occidentale: concezioni e sviluppo
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Le politiche aziendali di conciliazione famiglia-lavoro in prospettiva comparata: Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti
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Le politiche della casa in un’ottica comparativa
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Le politiche di bilancio e la spesa per il welfare dei paesi europei negli anni novanta
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Le politiche di reddito minimo in Italia
Il lavoro ricostruisce sul piano storico-analitico le politiche di reddito minimo in Italia dell’ultimo ventennio. Delle varie misure introdotte si analizzano le caratteristiche distintive, mettendone in rilievo i pro e i contro. Il lavoro si conclude con un esame sintetico delle principali questioni che il consolidamento di una misura di reddito minimo pone all’attenzione del policy maker, anche alla luce dell’accelerazione che il governo Conte intende dare a tali politiche con il progettato reddito di cittadinanza.
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