• Senza memoria non c’è futuro. Cosa successe a Valdagno, nel profondo Veneto, quando la statua del padrone fu gettata nella polvere e la democrazia entrò in fabbrica? Avvenimenti che hanno scavato in profondità, lasciando una eredità importante che si proietterà negli anni settanta. Le testimonianze dei protagonisti di quel movimento, raccolte nel volume, ne rilanciano i valori profondi e costituiscono un’indiretta risposta ai conservatori di tutta Europa che esortano ancor oggi, dopo quarant’anni, a «liquidare l’eredità del sessantotto». Uno sguardo agli anni della speranza per scrutare il futuro.
  • 4 novembre 2008, l’attesa che il mondo riserva all’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti e l’entusiasmo per la vittoria di Barack Hussein Obama sono senza precedenti. Chi è il «messia nero» che ha vinto promettendo un cambiamento, e che cos’è l’aspettativa messianica che scatena? «Il cambio è niente altro che un cambio di leadership, nel tentativo di riacchiappare un’egemonia che scappa», scrive Mario Tronti nella sua «lettera provocatoria», realista e disincantata, ai collaboratori del Centro studi per la riforma dello Stato. Ma il realismo è la chiave giusta, o l’unica, per interpretare cause ed effetti del «passaggio Obama» negli Stati Uniti e nel mondo globale? Nella comunità dei collaboratori del Crs nasce una discussione appassionata, senza censure e senza diplomatismi, che questo libro riproduce. Ordine politico e ordine simbolico, disincanto e entusiasmo, mito democratico e derive autoritarie, «american dream» e sinistra europea, impero e globalizzazione: il «passaggio Obama» parla anche di noi. Testi e interventi di Mario Tronti, Rita di Leo, Ida Dominijanni, Mattia Diletti, Luisa Valeriani, Stefano Rizzo, Roberto Ciccarelli.
  • Caro Peppino

    9.00 
    L’iniziativa promossa dalla Camera del Lavoro di Reggio Emilia e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio si è posta l’obiettivo di avvicinare le giovani generazioni al tema del lavoro e della sua storia nel nostro paese, attraverso la figura di Giuseppe Di Vittorio, la cui vita incarna la stessa evoluzione storica che il valore «lavoro» ha seguito nel secolo scorso, quale fattore di emancipazione, di progresso e di estensione della democrazia nel nostro paese. Semianalfabeta, si istruì da solo cogliendo la carica di liberazione insita nel sapere e nella cultura; lavorando nei campi sin da bambino, intuì che solo attraverso la rivendicazione di migliori condizioni di lavoro poteva aprirsi una prospettiva di dignità sociale e di libertà concreta per tutti i lavoratori. Di Vittorio rappresenta ancora oggi una grande figura di riferimento non solo per la CGIL ma anche per l’Italia. Eletto nel PCI all’Assemblea Costituente, si adoperò affinché nella Carta costituzionale fossero trasfusi i valori del lavoro e della democrazia economica. I valori che Di Vittorio ha sostenuto e messo in pratica nella sua vita personale e sindacale aiutano a comprendere e a fornire risposte anche alla condizione difficile e complessa che incontrano oggi i giovani. (Dall’introduzione di Mirto Bassoli, segretario generale della CGIL Reggio Emilia)
  • Lo spunto per questo libro è stata la lettura dell’opera di Lord Ponsonby, pubblicata a Londra nel 1928 e intitolata Falsehood in Wartime, ovvero falsità in tempo di guerra, una stimolante riflessione sulla propaganda bellica nel primo conflitto mondiale. L’autore, barone, nato nel castello di Windsor e appartenente a una delle più nobili famiglie britanniche, ostile all’entrata in guerra della Gran Bretagna nel 1914, abbandonò il partito liberale per iscriversi al partito laburista, del quale divenne rappresentante alla Camera dei Comuni e successivamente alla Camera dei Lords. Arthur Ponsonby era un pacifista convinto e nel suo libro si dedicò a smascherare un certo numero di menzogne inventate e propagandate durante la prima guerra mondiale per giustificarla agli occhi delle masse popolari, e a descrivere alcuni meccanismi elementari della propaganda di guerra che l’autrice di questo agile volume riassume nei dieci principi che ne costituiscono i capitoli. Partendo da qui, per ciascuno di tali principi di propaganda, Anne Morelli, docente presso l’Université Libre de Bruxelles, dimostra come i loro meccanismi non siano stati messi in azione solo nella prima guerra mondiale, ma al contrario siano poi stati regolarmente utilizzati negli altri successivi conflitti, fino ai più recenti. Il saggio introduttivo di Giulietto Chiesa completa l’analisi illustrando le tecniche di persuasione peculiari del «villaggio globale», veicolate dal sistema mediatico contemporaneo.
  • L’istituto delle primarie, tipicamente americano, è ormai approdato su quest’altra sponda dell’Atlantico, anche nel nostro paese. Se dovesse espandersi esso non modificherebbe solo la modalità di selezione dei candidati, ma l’intero funzionamento del sistema democratico. Infatti, l’attrattiva che le primarie esercitano deriva dal fatto di essere viste come una possibilità di partecipazione più diretta dei cittadini alla vita politica. Ma siamo sicuri che queste aspettative siano ben riposte? E' proprio l’esperienza americana che dovrebbe invitare a una maggiore cautela. Servendosi di una documentazione di prima mano, questo libro ricostruisce appunto il contesto, le ragioni e le modalità che un secolo fa diedero luogo negli Stati Uniti alla prima comparsa delle primarie, per iniziativa del movimento progressista. E mostra come gli effetti di quest’innovazione abbiano deluso molte delle aspettative, provocando piuttosto una drammatica smobilitazione dei partiti e della partecipazione di massa. In base all’analisi di quest’esperienza, quindi, il libro avanza indirettamente una serie di domande sulle problematiche che l’uso delle primarie propone al di fuori del contesto originario in cui furono concepite.
  • [...] non dimentichiamo mai questa grande ed eroica prova vissuta dal nostro popolo: vite spezzate, sofferenze e sacrifici indescrivibili, una lotta senza sosta che pareva, a volte, senza speranza. Qui è la radice prima della nostra libertà riconquistata e della nostra democrazia. In questo contesto di guerra guerreggiata da tre anni, di occupazione tedesca tante volte spietata e sanguinosa, si è preparato, studiato e portato a temine il patto di unità sindacale noto come il Patto di Roma. Un fatto non solo di valore sindacale del tutto eccezionale, ma soprattutto di grande valenza politica [...] Fu dunque questo patto una nuova e più pesante sfida alla dittatura ormai in crisi irreversibile. Diventa evidente che l’apporto del mondo del lavoro alla risurrezione della nostra libertà è stato vasto, ben determinato, essenziale. Fondamentali gli scioperi del 1943 e 1944. Non era solo una ribellione alla dittatura che aveva scritto nel Codice penale lo sciopero come reato, ma per la prima volta si manifestava una contestazione corale del mondo del lavoro di fronte al prepotere del regime [...] (Dalla prefazione di Oscar Luigi Scalfaro) Il volume raccoglie le relazioni svolte a due importanti convegni: - quello di celebrazione del Patto di Roma, firmato il 3 giugno 1944 da Di Vittorio, Grandi e Lizzadri, che nell’Italia divisa dalla guerra segna la rinascita del sindacato unitario; quello di celebrazione degli scioperi delle lavoratrici e dei lavoratori milanesi del marzo 1943 e 1944, da cui venne un grande contributo alla liberazione nazionale dal nazifascismo. La terza parte del libro è costituita da un saggio di ricostruzione del primofesteggiamento del 1° Maggio dell’Italia liberata, che fu quello celebrato a Roma appunto il 1° maggio 1945. I saggi e i contributi raccolti nel volume sono di: Luigi Angeletti, Aldo Aniasi, Maria Luisa Cassanmagnago, Guglielmo Epifani, Francesco Morisano, Adolfo Pepe, Savino Pezzotta, Alfredo Reichlin, Gianni Salvarani, Paolo Serventi Longhi, Carlo Vallauri, Sergio Zaninelli.
  • Con il termine scuole reggimentali ci si riferisce all’apparato organizzativo e alle classi scolastiche che furono create in seno ai Corpi dell’esercito e della marina militare del regno di Sardegna a partire dalla metà del XIX secolo. Scopo delle scuole era insegnare a leggere e a scrivere ai militari di truppa analfabeti durante il periodo della ferma militare. L’oggetto della ricerca, inedito nel nostro paese, si riferisce in particolare al momento dell’Unificazione nazionale e al periodo giolittiano, all’interno del quale viene ricostruito lo sviluppo costitutivo di queste scuole e il loro svolgimento pratico, aspetti connessi ai mutamenti politici della nazione e, in più in particolare, alle esigenze proprie dell’esercito. Vengono presentati approfondimenti sulla storia della legislazione scolastica e su episodi poco noti relativi alla pubblica istruzione del nostro paese, riferiti in particolare al problema dell’analfabetismo e al tema dell’educazione degli adulti, a partire dalla legge Boncompagni del 1848 fino alla legge Daneo-Credaro del 1911 che segnò l’importante passaggio delle scuole elementari dall’amministrazione dei Comuni a quella dello Stato. Le scuole reggimentali, che rappresentano una componente trascurata dall’indagine sull’educazione pubblica, svolsero una funzione di qualche rilievo nella redenzione degli analfabeti nel nostro paese, e il contributo che si presenta vuole essere uno stimolo a indagarne meglio ruolo e funzione.
  • La legge 194 ha compiuto trent’anni. Dalla sua approvazione la questione dell’aborto non ha mai smesso di essere un nervo scoperto del dibattito pubblico italiano, pronto a farsi sentire a ogni delicato passaggio della vita politica e culturale del nostro paese. A partire da una rilettura dei testi femministi e del dibattito politico e istituzionale dell’epoca, questo libro ricostruisce il processo di elaborazione del principio di autodeterminazione da parte delle donne e le vicende che portarono nel 1978 all’approvazione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Sin da allora la questione dell’aborto rese evidente lo scarto tra la nuova coscienza della donne e le norme che avrebbero dovuto riconoscerla. L’autrice riparte da questo scarto e dalla diversità di piani tra le riflessioni del movimento femminista e il dibattito tra le forze politiche per offrire una rilettura di trent’anni di conflitti che hanno al centro il riconoscimento della soggettività femminile, della sua libertà e responsabilità.
  • Il processo di ampliamento dell’Unione Europea, che prosegue nel 2007 con l’ingresso della Romania e della Bulgaria, induce a riflettere sulla capacità delle istituzioni comunitarie e nazionali di gestire la complessità di tale sfida e in particolare sulla «tenuta» dei sistemi di rappresentanza e tutela collettiva, nonché del modello sociale europeo nel suo complesso. Sono pertanto utili in questa fase contributi, come quello offerto da Casale nel presente volume, che ricostruiscono le discipline nazionali del diritto del lavoro e sindacale vigenti nei dodici Stati membri entrati a far parte della UE tra il 2004 e il 2007.
  • L’esito delle consultazioni referendarie di Francia e Olanda per la ratifica del Trattato costituzionale dell’Unione Europea ha creato serie preoccupazioni per il futuro dell’integrazione. La Fondazione Basso - che da anni ha dedicato attenzione e studio al processo di costituzionalizzazione dell’Unione Europea - intende fornire con questo volume un ulteriore contributo all’esame dei problemi posti dalla battuta d’arresto subita dal processo di ratifica del Trattato costituzionale. La riflessione è rivolta, in particolare, ai rischi che si prospettano per la democrazia e per i diritti fondamentali delle persone. Se il Trattato costituzionale non dovesse entrare in vigore, le fondamentali garanzie che esso introduce, appunto in tema di democrazia e di rispetto dei diritti delle persone, non vedrebbero la luce e il processo di integrazione europea andrebbe avanti attraverso accordi sempre più faticosi fra i governi, in violazione dei principi costituzionali comuni ai paesi dell’Unione. Le due sezioni del volume, dedicate rispettivamente a «I diritti» e «La democrazia», sono destinate ad approfondire i problemi accennati e le prospettive future. Contributi di: Baron Crespo, Bronzini, De Capitani, Denninger, Ferrajoli, Fioravanti, Galli, Luciani, Manzella, Marramao, Paciotti, Rescigno, Resta.
  • Analizzando il «nuovo» capitalismo attraverso la filosofia del lavoro, emerge con chiarezza come l’ideale lavoristico che aveva dominato il mondo occidentale sia ormai in declino: il lavoro vocato, con la sua aura di sacralità, nasce all’interno della tradizione cristiana e viene successivamente assorbito dal pensiero liberale, che ne ha fatto il pilastro ideologico del modo di produzione capitalistico fino al fordismo. Il «nuovo» capitalismo, che sta sorgendo come reazione alla grave crisi in cui il capitalismo stesso è caduto a partire dagli anni ’70, ha dato vita ad un nuovo paradigma imprenditoriale, il post-fordismo, che si alimenta della traduzione occidentalizzata di quella forma orientale di organizzazione del lavoro detta toyotismo ed è incompatibile con il principio del lavoro vocato. Il nuovo capitalismo post-fordista sta sostituendo il lavoro vocato con un nuovo ideale lavoristico che può essere definito lavoro flessibile e che si sta già manifestando come un potentissimo strumento di asservimento dell’uomo alle necessità del capitale.
  • L’Iran, con la sua politica nucleare e con le minacciose parole del suo presidente Ahmadinejad, è ora divenuto un problema mondiale. Improvvisamente la comunità internazionale, i governi, i massmedia e l’opinione pubblica si sono accorti di doversi confrontare con le velleità nucleari del potente stato persiano. L’agile approfondimento curato da Maurizio Simoncelli - esperto di Geopolitica dei conflitti -, guardando oltre la cortina mediatica, vuole trovare le ragioni profonde dello scontro e fornire alcuni strumenti di lettura della questione nucleare e dell’attuale politica iraniana, riconducibile agli interessi e agli equilibri geopolitici dell’area che da anni guidano lo scenario del riarmo internazionale. Inoltre, ripercorrendo l’itinerario storico della proliferazione nucleare, si delinea l’evoluzione politica dei Paesi ufficialmente in possesso dell’arma atomica (Usa, Francia, Gran Bretagna, Cina, Russia) e di quelli successivamente aggregatisi al club del nucleare (Israele, India, Pakistan e Corea del Nord); nonché le possibilità per un’azione mediatrice dell’Unione europea su un tema sempre più scottante.