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Luci e ombre dell’innovazione digitale nel welfare dei servizi alla persona in Italia
In questo articolo, dopo aver introdotto il tema dell’innovazione digitale nei servizi del welfare, si presentano alcune sperimentazioni di utilizzo di soluzioni avanzate di intelligenza artificiale e di robotica nei servizi alla persona (bambini, anziani e persone con disabilità), nelle quali l’adozione di questi strumenti integra, senza sostituire, l’azione umana. Si cercherà, quindi, di mettere in luce in che modo il binomio di innovazione sociale e ricorso alle nuove tecnologie possa costituire un potente agente di miglioramento della qualità della vita delle persone assistite, delle loro famiglie degli operatori e le operatrici professionali coinvolti. Allo stesso tempo, nella seconda parte del contributo, ci si propone di mettere a fuoco i complessi e delicati risvolti di carattere etico e i potenziali rischi che un uso indiscriminato di questi nuovi strumenti può portare: la progressiva smaterializzazione e disumanizzazione della relazione tra fruitore del servizio e operatore; la pericolosa deriva della sostituzione del rapporto umano con quello dei robot e degli umanoidi-androidi; l’amplificarsi delle disuguaglianze socio-sanitarie nell’accessibilità e nella fruibilità di alcuni servizi.
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Luciano Lama
20.00
€
Lungo una più che secolare vicenda storica, la Cgil e il sindacato italiano hanno ridefinito la propria identità in relazione tanto ai mutamenti intervenuti nel mondo del lavoro, passando da una società rurale a una società industriale e infine a una società dell’informazione, quanto alle istanze della cittadinanza democratica. Nel pensiero e nell’azione di Luciano Lama (1921-1996) sussiste un fecondo «corto circuito», continuamente riemergente, tra il sindacato, le trasformazioni del lavoro e la «qualità» della democrazia repubblicana. Attraverso la sua vicenda è possibile ricongiungere la storia dell’«Italia del lavoro» alla storia della Repubblica, temi che negli studi risultano ancora troppo spesso separati. Per oltre un quarantennio Lama ha impersonato le sfide del mondo del lavoro nell’Italia del secondo dopoguerra. La storia di Lama è quella di un leader - nella Cgil e nel sindacato italiano - che ci offre l’opportunità di mettere in correlazione l’azione di un’istituzione sociale di massa con i valori fondativi della Repubblica (l’antifascismo e il primato del lavoro) e con le pratiche volte ad elevare i lavoratori a cittadini consapevoli del loro ruolo nella vita democratica.
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Luciano Lama – il riformatore unitario
23.00
€
La ricerca di Montali si avvale delle fonti ufficiali: libri, giornali, interviste, dichiarazioni pubbliche, testimonianze, e dei documenti interni, custoditi nell’Archivio storico della Cgil. Si inserisce in una serie di iniziative editoriali della Cgil, mostre, convegni che testimoniano l’attenzione e l’affetto della Confederazione per Luciano Lama. Potrebbe persino sembrare normale, visto il ruolo di segretario generale, la sua lunga militanza. Vorremo rendere evidente, invece, l’attualità del suo pensiero e delle sue scelte. Per questo abbiamo voluto ricordare quel periodo e quelle battaglie: pensiamo possano dire qualcosa anche oggi... Lama diventa segretario generale in una fase di avanzamento e rafforzamento sindacale nei luoghi di lavoro. Cambiano i rapporti di forza, e i nuovi strumenti di democrazia e contrattazione nei luoghi di lavoro, figli di un ciclo lungo e fortunato di lotte sindacali unitarie e dello Statuto dei lavoratori, sanciscono nuovi equilibri nel conflitto tra capitale e lavoro, conferendo al sindacato un potere significativo. Lama si batte per usarlo tutto quel potere, dentro e fuori dei luoghi di lavoro, per avviare una fase di riforme e investimenti: per cambiare, in meglio, il paese... Questa ostinata ricerca di una cornice generale, confederale, alle iniziative sindacali è la cifra del sindacato italiano: di un sindacato confederale, aperto, non corporativo, unitario, attento ai cambiamenti europei e a quel che succede nel mondo... Dalla prefazione di Susanna Camusso
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Luciano Lama. Il sindacalista che parlava al Paese
20.00
€
Il 31 maggio 1996 muore a Roma Luciano Lama, partigiano protagonista della stagione fondativa della democrazia italiana, dirigente sindacale e uomo di sinistra, costruttore del sindacato e della Repubblica. Per ricordarlo il volume propone gran parte dei documenti esposti nella mostra storico-documentale Luciano Lama, il sindacalista che parlava al Paese, svoltasi a Lecce dal 27 al 29 maggio 2016, nell’ambito dell’iniziativa nazionale della CGIL «Le giornate del lavoro». Cinque sono i focus principali del volume: gli anni della formazione e la Resistenza; il passaggio da Forlì a Roma; la segreteria generale della CGIL; l’impegno istituzionale come vicepresidente del Senato; le sue passioni. Dai documenti spesso inediti riprodotti emerge un forte spirito di ricerca che permarrà in Lama tutta la vita, spirito di ricerca e volontà di conoscenza che a volte lo faranno parzialmente discostare dall’ortodossia del Partito e dalla dottrina tradizionale comunista. I documenti ci restituiscono anche un Lama sotto certi aspetti poco conosciuto, raccontandoci di un uomo riservato e a volte schivo, dalla immensa personalità e carica umana: un uomo circondato di vero affetto, amato dai suoi compagni e dai lavoratori, stimato dagli avversari come avversario duro ma leale. «Un uomo che parlava al Paese» lo definisce sulle colonne de l’Unità Giorgio Napolitano il giorno seguente alla sua morte. Scriverà il 3 giugno Bruno Trentin nel suo diario personale, riservato e ancora inedito: «Venerdì scorso è morto Luciano Lama. E da quel momento [...] mi sono ritrovato immerso nella tristezza e nei ricordi [...] Molte cose ci hanno diviso durante la sua direzione della CGIL e dopo; e certamente le nostre ‘ansie’ erano diverse. Ma egli resta il dirigente migliore che la CGIL poteva esprimere nel lungo periodo della sua reggenza e ha segnato una parte importante della nostra vita. Certamente della mia».
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Luciano Romagnoli
Luciano Romagnoli, nato nel 1924 ad Argenta, in provincia di Ferrara, appartiene a quella generazione di giovani che iniziò la militanza politica negli anni della seconda guerra mondiale, prima della caduta del fascismo. Aderisce al Partito comunista nel 1942, svolge attività antifascista fra gli studenti universitari e liceali di Bologna. Capo partigiano dopo l’8 settembre del 1943, tra i principali organizzatori della lotta armata e delle lotte sociali nelle campagne del triangolo Bologna-Ferrara-Ravenna, è artefice del grande sciopero generale delle mondine del giugno 1944, che ebbe un peso decisivo per il rafforzamento e l’estensione della Resistenza. Il 26 gennaio 1948, al primo Congresso della Federbraccianti, svoltosi a Ferrara, fu eletto segretario generale del più grande sindacato italiano. Segretario confederale della Cgil nel 1957, deputato del Pci nel 1958 e nel 1963, muore a Roma la mattina del 19 febbraio 1966, a soli 42 anni, vittima di un male incurabile. «... un forte e generoso figlio della vostra terra, un eminente dirigente del movimento operaio e contadino dell’Emilia rossa, dell’Emilia democratica e civile, che è stato una delle figure centrali del movimento operaio e contadino italiano, un costruttore del sindacato unitario e della democrazia italiana... protagonista, con le masse, nella lotta per la costruzione di un nuovo Stato... dirigente comunista e uomo della nuova Italia sorta dalla Resistenza...». (Dalla commemorazione di Emanuele Macaluso ad Argenta, nel decennale della scomparsa di Luciano Romagnoli)
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Ludovico Ariosto
12.00
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Prosegue la scoperta dei grandi classici attraverso la collana dedicata ai saperi di base "Fondamenti". La figura di Ludovico Ariosto è caratterizzata dalla delusione, vissuta con distacco ma anche all’insegna di una malinconia «storica». Il tramonto dei valori e la registrazione dello spregiudicato presente fa del poeta un testimone in prima linea alla pari di Machiavelli e Guicciardini, benché con diverse motivazioni di fondo. Questo soprattutto nel Furioso, ma anche nelle opere minori là dove felici spunti di critica della società, risolti in modi di stile e vivacemente rappresentati in prospettiva letteraria, contribuiscono a configurare l’intera opera di Ariosto lungo questa linea. Alla materia cavalleresca, Ariosto attinge come in un fondo comune in cui tanti poeti del suo tempo o a lui precedenti hanno trovato le tematiche centrali del loro poetare. Le continuazioni e imitazioni danno luogo ad un fenomeno che si potrebbe dire di «multiautorialità»: una categoria non teorizzata ma realizzata di fatto in un intrecciarsi di voci contemporanee e precedenti o seguenti quella di Ludovico.
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Lungo il corso della vita
12.00
€
L’apprendimento per tutto il corso della vita è una priorità dei nostri tempi, così importante da configurarsi come un nuovo diritto, sociale e individuale. Circoscriverlo alla sola formazione continua è riduttivo. Il Memorandum europeo sull’istruzione e la formazione permanente illustra con chiarezza sia la sua duplice finalità - l’occupabilità ma anche la cittadinanza attiva - sia le relazioni tra tenuta nel mercato del lavoro e partecipazione civile: e la portata strategica, per entrambe, della padronanza di strumenti culturali e professionali. Ciò è tanto più importante in Italia dove la deprivazione culturale di settori ampi di popolazione, anche giovane, determina rischi diffusi di marginalità sociale e lavorativa, e difficoltà individuali e collettive di vario tipo. Sono indispensabili, anche per rispettare gli impegni comunitari, politiche ad ampio raggio di sviluppo delle competenze della popolazione. Negli ultimi anni, in verità, i cantieri della formazione permanente si sono finalmente aperti. Si moltiplicano offerta e domanda, in collegamento con il lavoro e anche fuori, ma con limiti che denotano l’insufficienza delle culture politiche e sociali prevalenti. Questo libro offre un’informazione puntuale sullo stato dell’educazione degli adulti, ma anche strumenti per chi voglia utilizzare le opportunità esistenti o sia interessato, nei diversi ambiti, a svolgere ruoli attivi in questo campo.
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Luoghi comuni e distorsioni insidiose nel dibattito sulla sanità pubblica
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Luoghi comuni e pregiudizi strumentali sulla condizione degli anziani
La pandemia sta mettendo in luce i problemi strutturali dell’assistenza agli anziani, in termini di qualità, efficacia e sicurezza della presa in carico, di disponibilità di professionisti e di qualità del lavoro. Molto resta ancora da fare per promuovere una cultura rispettosa delle persone anziane, per contrastare pregiudizi e luoghi comuni e per offrire supporto nelle comunità in cui vivono.
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Luoghi e immagini della classe operaia
Da alcuni anni stiamo assistendo a un’evidente ripresa di ricerche storiche sul mondo del lavoro. Si tratta di un’inversione di rotta rispetto a una stagione di studi, iniziata nei primi anni ottanta e proseguita per circa un ventennio, durante la quale, dopo la «sbornia» del decennio precedente, era mutata la scala delle priorità e la gran parte degli storici, fatte salve alcune significative eccezioni, aveva concentrato l’attenzione su altri temi e altri soggetti. Il libro di Andrea Sangiovanni (Tute blu. La parabola operaia nell’Italia repubblicana, Roma, Donzelli, 2006) rappresenta...
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L’ enforcement della Carta di Nizza e l’attuazione dell’ European social pillar : due strade convergenti verso lo stesso fine?
Si individua il nesso tra l’enforcement giudiziaria della Carta dei diritti e l’attuazione del pilastro sociale europeo di cui alla Joint Declaration di Göteborg del Novembre 2017. Nell’ultimo periodo la Corte di giustizia ha rilanciato la prima così come il dibattito sul Pilastro sociale ha messo in agenda le iniziative più urgenti in campo sociale.
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L’abitare condiviso letto con la teoria dei commons: due possibili scenari di sviluppo
L’articolo utilizza il paradigma economico dell’homo cooperans e l’impianto teorico delle common-pool resources per analizzare l’abitare condiviso come infrastruttura abilitante di processi di produzione di beni relazionali, quali fiducia, senso di appartenenza, reciprocità, cooperazione, benessere sociale, costruiti a partire dal coinvolgimento degli abitanti e dalla loro capacità di agire collettivamente. Nella seconda parte dell’articolo sono illustrati due possibili scenari di sviluppo dell’abitare condiviso: da un lato il cooperative ecosystem, ancorato al paradigma dell’homo cooperans, nel quale i beni relazionali diventano collettivi e producono valore sociale diffuso, dall’altro le community-oriented islands paragonabili a monadi comunitarie, che trattengono al loro interno i beni relazionali che vengono prodotti limitando notevolmente l’impatto sulla società. Condizione necessaria affinché si realizzi lo scenario di ecosistema collaborativo è poter contare su una regia istituzionale orientata alla condivisione e governata da logiche pubbliche, cosa che oggi sembra ancora mancare in Italia.
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