• Le pressioni per la de-regolazione e per una maggiore flessibilità che la crescente interconnessione economica internaziona-le ha innescato, necessitano di una riflessione sulle azioni e strategie degli attori sociali. Tra questi le associazioni degli imprenditori che non sempre attraggono l’attenzione degli studiosi di relazioni industriali. Gli ambiti tradizionali di azione di queste associazioni sono mutati in maniera differente tra i vari paesi Europei. Schmitter e Streeck (1999) mo-strano come il ruolo delle associazioni dei datori di lavoro sia modellato da due logiche compresenti, «appartenenza» e «influenza». In questo articolo esploreremo come le associazioni datoriali europee si muovono, e si adattano ai mutamenti sociali ed economici, all’interno di queste due logiche. Il principale elemento che emerge dalla disamina è che le differenze tra i paesi persistono all’interno però di un generale allargamento dei confini della rappresentanza.
  • Un’indagine sulle associazioni italiane nel mondo, tra le generazioni di migranti del dopoguerra e i flussi di nuova emigrazione degli ultimi 20 anni, che hanno portato all'estero oltre un milione di giovani italiani.
  • Un’indagine sulle associazioni italiane nel mondo, tra le generazioni di migranti del dopoguerra e i flussi di nuova emigrazione degli ultimi 20 anni, che hanno portato all'estero oltre un milione di giovani italiani.
  • Seguendo il recente percorso di evoluzione dell’associazionismo migrante a Napoli, questa analisi riporta due casi studio che descrivono un viaggio di ritorno compiuto dai leader senegalesi di due associazioni miste verso il loro paese di origine, attraverso la cooperazione allo sviluppo. Da un punto di vista metodologico, la ricerca si avvale degli strumenti propri delle scienze sociali, con riferimento all’indagine qualitativa, facendo uso di osservazione diretta e interviste approfondite condotte alle associazioni di immigrati a Napoli, con un’attenzione particolare a quelle di recente costituzione.
  • Le misure di contrasto alla povertà, in specie gli schemi di reddito minimo iscritti nel para-digma del social investment e dell’attivazione, hanno incorporato in Europa la logica di fondo dell’inclusione attiva e della condizionalità. In questo solco si inserisce, con alcune specificità, l’Italia. L’articolo si concentra sui Progetti utili alla collettività (Puc), inseriti tra le forme di condizionalità e attivazione dal Reddito di cittadinanza e – guardando anche alle recenti misure introdotte dal Governo Meloni, l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro – ne analizza l’attuazione. L’obiettivo è investigare le implicazioni che derivano dall’obbligatorietà di adesione ai Puc per tutti i beneficiari del Rdc privi di esenzioni, senza considerare l’effettivo grado di occupabilità dei percettori. Più ampiamente l’articolo si interroga sulla torsione workfarista delle politiche di contrasto alla povertà inquadrando l’Italia nel contesto europeo, utilizzando i Puc come punto di osservazione per cogliere le ambievalenze che caratterizando questo tipo di condizionalità in tensione tra welfare ordeals e capacitazione.
  • Come si coniugano gli interventi professionali volti al benessere delle persone in stato di necessità con le funzioni di controllo ed espulsione contenute nel «Decreto sicurezza»? Quali i rischi di pratiche discriminatorie nell’intervento sociale all’interno dei centri di accoglienza? Questi alcuni dilemmi che si trovano ad affrontare gli operatori delle strutture di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e in particolare gli assistenti sociali, come professionisti dell’aiuto, espressione della solidarietà della società. Per comprendere quali effetti sta portando la nuova normativa e come affrontare la complessità dell’aiuto in presenza del decreto all’interno della professione vengono riprese nell’articolo sia le analisi delle recenti modificazioni normative nel sistema di accoglienza, sia le riflessioni su quanto le stesse normative incidano sul rapporto tra «aiuto» e «controllo» e sulla capacità di voice degli operatori sociali.
  • Il 2006 è l’anno nel quale la Cgil celebra il suo centenario, un appuntamento culturale di grande rilevanza che si pone a conclusione di una lunga stagione durante la quale le strutture territoriali e quelle di categoria hanno festeggiato la stessa ricorrenza. I tanti centenari hanno riproposto l’originale percorso attraverso il quale è nato e si è sviluppato il movimento sindacale italiano a partire dagli ultimi due decenni dell’ottocento. Infatti, negli anni novanta hanno aperto le celebrazioni le tre Camere del lavoro di Milano, Piacenza e Torino, i primi tre territori che videro...
  • Avvicinarsi al tema dei confini è spesso un rischio. Anche volendo contenere la propria ricerca all’interno di un campo d’analisi specifico si devono fare i conti con l’insidiosa polisemia di questo termine-concetto. Ogni approccio non può trascurare il fatto che sono ambiti del sapere assai distanti che vengono chiamati in causa (geografico, storico, sociologico, giuridico, antropologico, psicologico); ambiti che bisogna saper governare, pur mantenendo salda la specificità del proprio approccio disciplinare. ...
  • Mimmo Carrieri e Serafino Negrelli recensiscono il recento volume di Guido Baglioni, intitolato "L'accerchiamento" e dedicato ai temi della crisi sindacale nell'epoca della globalizzazione e del post-fordismo.
  • Nel toyotismo le relazioni di lavoro possono deteriorarsi fino a deflagrare in situazioni di crisi e conflittualità gravi e drammatiche, come accaduto nel caso, raccontato dall’articolo, del transplant della Toyota a Valenciennes in Francia. Qui si analizza in maniera dettagliata l’origine e la dinamica della crisi dello stabilimento francese. La tesi principale dell’autore è che anche se “eccezionale” per gravità e durata, quel tipo di situazione è il risultato “normale” del toyotismo, quando è applicato al di fuori di quelle che sono considerate le sue condizioni storiche di sostenibilità.