• Il volume raccoglie contributi originali di ricerca e di studio dedicati al percorso intellettuale e politico di uno dei maggiori protagonisti della storia della sinistra italiana e internazionale del Novecento. Insieme e oltre ai temi e ai periodi storici trattati, il dato di originalità è rappresentato dal punto di osservazione degli autori: tutti appartenenti a una giovane generazione che non ha vissuto i contesti culturali e politici della biografia di Lelio Basso. Ciò ha permesso uno sguardo più libero che si confronta con maggiore forza con le domande del presente. La seconda parte del volume è dedicata all’esperienza dei Comitati di solidarietà democratica, dal 1948 impegnati nel patrocinio dei processi penali e civili intentati contro i partigiani, di cui Basso fu protagonista e di cui si offre una prima importante guida archivistica. Promosso dalla Fondazione Basso, il volume è curato da Giancarlo Monina e contiene contributi di Claudio Corradetti, Sergio Falcone, Antonio Fanelli, Andrea Mulas, Tommaso Nencioni, Michela Ponzani, Ilaria Romeo.
  • Una doppia recensione alla luce delle trasformazioni più recenti nelle relazioni industriali, nel settore privato e in quello pubblico. Il libro di Cella e Treu "Relazioni industriale e contrattazione collettiva", e quello di Carrieri e Nastase "Spazio e ruolo delle Autonomie nella riforma della contrattazione pubblica".
  • Il saggio guarda agli effetti della crisi sulla partecipazione delle donne nel mercato del lavoro italiano, nelle politiche e nei numeri. A fronte della diffusa convinzione che la crisi abbia colpito prevalentemente la componente maschile, le analisi mostrano gli effetti corrosivi della già debole presenza femminile, la cui recente crescita di offerta è sintomo di un grave affanno più che di una spinta virtuosa. Ciò risulta evidente dagli indicatori del mercato del lavoro, dalla frammentarietà e incoerenza degli interventi attuati da cui non emerge una tensione verso la partecipazione paritaria tra i sessi, come pure dal prefigurarsi di nuovi rischi quali l’accorciamento del percorso di studi delle giovani nella fascia universitaria, che rinunciando così al principale fattore di promozione e protezione, le espone a rischio di esclusione.
  • I cambiamenti dell’economia, del lavoro e della società inducono una nuova domanda di rappresentanza e tutela, rispetto alla quale il sindacato confederale appare in difficoltà a causa dei vincoli posti dalla sua struttura organizzativa (Zan, 1992). In questo saggio cercherò di evidenziare come per rispondere a questa nuova domanda sia necessario un nuovo modo di intendere la confederalità. ...
  • Nel secolo scorso, e ancor più in quello precedente, la maggior parte delle utopie prefiguravano radicali trasformazioni della natura del lavoro; non tanto la sua abolizione, quanto una sua progressiva riduzione, in particolare della parte determinata dalla necessità, e per tale via prospettavano crescenti possibilità di liberazione, autodeterminazione e realizzazione di sé per tutti gli individui. Ronald Dore comincia la sua riflessione (Il lavoro nel mondo che cambia) proprio rammentando quelle «utopie varie»; una rievocazione che permette all’autore di sottolineare, ancora una volta,...
  • Le trasformazioni del mercato hanno determinato in questi anni un crescente allargamento delle distanze tra insider e outsider, tra un nucleo cioè di lavoratori più protetti dal punto di vista della contrattazione e dal sistema di welfare e un crescente e variegato insieme di lavoratori periferici, a bassi salari, con meno tutele contrattuali ed esclusi dai dispositivi ordinari di protezione sociale. In questo quadro il problema della rappresentanza dei soggetti poco o solo parzialmente rappresentati è venuto al centro del dibattito sulle relazioni industriali. In questo articolo si è scelto di focalizzare l’attenzione su quelle forme emergenti di auto-rappresentanza che iniziano a diffondersi per ben delimitate aree del lavoro periferico, spesso a cavallo tra il lavoro dipendente e il lavoro autonomo, combinando mix diversi di tutela mutualistica, rappresentanza collettiva e vertenze per il riconoscimento di diritti contrattuali e nuovi diritti sociali. Senza alcuna pretesa di rappresentatività, l’articolo cerca di mettere in evidenza le caratteristiche salienti, le forme organizzative e le metodologie di rappresentanza e tutela adottate da alcune di queste nuove formazioni, che tendono ad aggiungersi e in alcuni casi a interagire con le grandi organizzazioni sociali.
  • I cambiamenti nella protezione sociale degli ultimi venticinque anni hanno ampliato il ruolo dei sistemi di welfare locale, con l’assegnazione ai livelli decentrati di maggiori e più complesse competenze, non sempre accompagnate da un corrispondente accesso alle risorse finanziarie necessarie per un’adeguata offerta di servizi. Diverse analisi hanno cercato di dare spiegazioni plausibili a questo processo. Negli approcci economici hanno prevalso le ragioni che sottostanno alle teorie del federalismo fiscale, mentre i sociologi hanno più insistito sull’adattabilità dell’offerta di servizi di welfare locale, pubblici e privati, come risposta a una domanda di protezione sociale più diversificata e frammentata che caratterizza il periodo post fordista. Alcune analisi politologiche, rilevando la crescente ibridazione degli originali modelli di welfare, sostengono che l’importanza dei livelli locali non è ascrivibile a un particolare modello, ma ha le sue radici in fenomeni culturali e nelle vicende storico politiche che hanno configurato le istituzioni della democrazia e le forme di partecipazione in ogni paese. La crisi di questi ultimi anni ha messo a dura prova i sistemi di welfare locale che si sono trovati nella morsa di una domanda di protezione crescente, in presenza di vincoli finanziari molto più stringenti. Di conseguenza, hanno dato avvio a una serie di sperimentazioni nelle forme di intervento, in cui si è andato ampliando il peso dei soggetti non pubblici, mentre la funzione dell’amministrazione locale si è andata trasformando da un ruolo di governo a un compito di governance. All’analisi di queste trasformazioni è dedicata la sezione monografica del fascicolo, che mette in luce una serie di aspetti particolarmente interessanti, riassunti nella seconda parte di questa nota introduttiva.
  • Nel dibattito sul cambiamento degli assetti produttivi si sono poste in rilievo prevalentemente le modificazioni nelle forme e nel governo del mercato del lavoro. L’ipotesi formulata nel volume è che i mutamenti delle forme di progettazione e funzionamento delle organizzazioni siano all’origine, rispetto al lavoro «standard», di differenze che investono sia i contenuti del lavoro sia il modo di regolare la prestazione lavorativa. I cambiamenti che coinvolgono il lavoro «non standard» sono di varia natura e generano esigenze di tutela e di rappresentanza che costituiscono un nuovo campo di impegno per il sindacato. Questa tesi, sostenuta nel saggio introduttivo di Marida Cevoli, sociologa dell’organizzazione, è stata confermata dai risultati della ricerca sulla prima generazione di iscritti a Nidil («Nuove identità di lavoro»), struttura della Cgil che da alcuni anni si occupa della tutela del lavoro non standard o «atipico». L’indagine, diretta dall’autrice del volume e realizzata dall’Istituto superiore per la formazione (Isf) su incarico di Nidil e della Cgil nazionale, si è posta l’obiettivo di comprendere le caratteristiche e le aspettative di un campione rappresentativo del primo gruppo di iscritti a Nidil, analizzando le dimensioni del lavoro e i suoi contenuti in contesti diversi e per aree professionali molto differenziate.