• Il ciclo pandemico ha aggravato le diseguaglianze e le emergenze politico-sociali esistenti, non ultime quelle fondate sul genere. In risposta all’acutizzarsi del fenomeno della violenza domestica, nel dicembre del 2020 il governo italiano ha approvato una nuova misura, denominata Reddito di libertà (Rdl), che destina alle donne vittime di violenza un contri-buto di 400 euro mensili diretto a sostenerne quell’autonomia economica e abitativa con-siderata essenziale per sottrarsi al contesto di violenza. Gli obiettivi della misura sono solo contenitivi, o sono piuttosto diretti a far emergere il fenomeno nelle sue dimensioni effettive: una policy sentinella? Il disegno della policy pre-senta la stessa efficacia di copertura e la stessa capacità di intercettare la domanda di accesso alla prestazione tra donne italiane e straniere residenti? L’articolo intende rispon-dere a queste domande. Partendo dalla letteratura su immigrazione e violenza di genere, e usando un frame di analisi delle politiche sociali, la ricerca prova ad avanzare un modello di stima delle potenziali eleggibili alla misura (target) e a misurare l’efficacia del Rdl per incrocio della domanda sociale (take-up). L’obiettivo è quello di verificare due ipotesi: che si tratti di una policy sentinella, e che la misura funzioni, per come è disegnata, in modo insoddisfacente rispetto alla domanda proveniente dalle donne immigrate vittime di vio-lenza.
  • La cura dei figli è un tema cruciale per le implicazioni con il sistema di welfare, la partecipa-zione femminile al mercato del lavoro e la fecondità. Il tema assume particolare rilievo per le madri immigrate in Italia che vivono la rarefazione dei loro legami familiari, causata dalla migrazione e dalla regolamentazione sui ricongiungimenti, in un contesto di arrivo fortemente familistico. Ricorrendo all’Indagine «Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri» (Istat, 2011-2012), l’articolo analizza le strategie di cura informale per conciliare lavoro e famiglia delle lavoratrici immigrate. I risultati mostrano come le madri occupate, rispetto a quelle non occupate, abbiano maggior bisogno di delegare la cura dei figli, indipendentemente dal tipo di contratto di lavoro. La presenza all’interno della famiglia di persone che possono occuparsi dei figli aumenta il ricorso alla cura informale. Circa il tipo di cura informale, emergono scelte diverse per paese di origine: rispetto alle romene, le albanesi e le madri prove-nienti da altri paesi dell’Asia sono più propense a ricorrere alla cura familiare, mentre le madri provenienti dall’Africa subsahariana sono le meno propense.
  • L’inserimento nel mercato del lavoro degli immigrati è stato studiato con grande interesse nelle scienze economiche e sociali degli ultimi decenni. Lo scopo del presente contributo è valutare, attraverso l’utilizzo di un modello di tipo Probit, l’associazione tra l’essere o meno occupato e il livello di integrazione misurato con approccio multidimensionale distin-guendo tra gli ambiti culturale, sociale e politico. A tale scopo si fa ricorso ai dati dell’in-dagine campionaria su «Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri», condotta dall’Istat nel 2011-2012. I risultati indicano che integrazione culturale e sociale sono fortemente associate alla probabilità di occupazione degli immigrati, mentre la dimensione dell’integrazione politica non pare svolgere un ruolo di rilievo. Tali evidenze sottolineano il ruolo centrale giocato dall’integrazione nell’inserimento lavorativo, sebbene con impor-tanti differenze in base a età e genere.
  • Con la crescita delle seconde generazioni di immigrati, sta diventando sempre più impor-tante monitorare la transizione all’istruzione terziaria dei minori di origine straniera, anche in base alle aspirazioni di ciascuno. Utilizzando le informazioni provenienti dall’in-dagine campionaria Istat sull’Integrazione delle seconde generazioni del 2015, il presente contributo analizza le aspirazioni degli studenti delle scuole superiori. Successivamente, effettuando il linkage con i dati amministrativi del Miur sugli studenti universitari, è stato possibile valutare quanti degli studenti intervistati durante la scuola superiore si siano effettivamente iscritti all’università. L’integrazione dell’informazione sui cittadini italiani per acquisizione ha consentito di considerare tra la popolazione con background migratorio anche quella componente naturalizzata. I risultati evidenziano come gli stu-denti con background migratorio frequentino l’istruzione terziaria in misura minore rispetto ai coetanei autoctoni. Tale gap è presente anche tra coloro che hanno aspirazioni di alta formazione durante la scuola secondaria, con conseguenti ripercussioni negative sull’equità sociale e sulle pari opportunità.
  • L’immigrazione straniera in Italia, iniziata almeno cinquant’anni fa, ha dato origine a una sedimentazione delle presenze che ha reso la popolazione di origine straniera sempre più complessa, composta da una pluralità di profili demografici e sociali la cui individua-zione necessita di criteri e strumenti informativi mirati. Con i dati del Censimento perma-nente del 2020 sono state analizzate le caratteristiche demografiche e le differenze in ter-mini di istruzione di sei specifici gruppi di popolazione, con o senza background migrato-rio. Si è cercato di comprendere in che misura essere stranieri, nuovi italiani o italiani da sempre, nati in Italia o all’estero, comporta delle differenze nei livelli di istruzione degli adulti e nei percorsi formativi dei giovani. Il divario con gli autoctoni si presenta molto ampio per gli stranieri immigrati ma anche per le seconde generazioni e abbastanza rile-vante pure per i nuovi italiani, a conferma che l’origine straniera influisce sulla buona riuscita del percorso formativo. Situazione che pone la necessità di superare nella raccolta dei dati, nell’analisi delle informazioni statistiche e nelle conseguenti scelte politiche ap-procci e letture inadeguati a descrivere e affrontare la complessità della realtà attuale.
  • Nell’ultimo trentennio le politiche migratorie hanno goduto in Italia di una visibilità pub-blica e di un’attenzione retorica via via crescenti, cui ha però corrisposto, in misura spesso inversamente proporzionale, un’attenzione disordinata e priva di visione programmatoria alle reali esigenze di governo sociale e dei diritti da parte dei differenti decisori, se non limitatamente ad alcuni aspetti – dalle sanatorie di regolarizzazione alla gestione dei flussi – o momenti, in particolare quelli elettorali. E tuttavia, il consolidarsi di un approccio di policy restrittivo, in prevalenza concentrato sulla gestione dei flussi, sembra lasciare ulte-riormente scoperta l’area delle politiche di integrazione degli immigrati e dei loro figli. Il contributo propone un profilo evolutivo dell’interazione tra dinamiche migratorie e poli-tiche di controllo e integrazione nel caso italiano, mostrando come questo si avvicini, più di quanto generalmente considerato, all’esperienza di altre democrazie continentali, sebbene con un più marcato ritardo nell’agenda delle politiche per gli immigrati.
  • RPS N. 1/2023

    22.00 
    Gli immigrati in Italia: tessere di una realtà in cambiamento
    • L’evoluzione delle politiche immigratorie
    • Pensioni: superare i «miti» previdenziali e allargare la riflessione
    • I paradossi del mercato del lavoro italiano
    • Autonomia differenziata. Rischi e conseguenze di una riforma
  • QRS N. 3/2022

    22.00 
    Numero speciale La Cgil mi ha dato le ragioni più profonde e grandi di vita e di lotta 1921-2021 CENTENARIO DELLA NASCITA DI LUCIANO LAMA
  • Questa Guida vuole essere un agile strumento di orientamento informativo per le generazioni di nuova e più recente emigrazione nel loro percorso di insediamento e di integrazione lavorativa nei Paesi di arrivo e contribuire a connettere questi giovani con la vasta rete di presenze organizzate all’estero che sono cresciute nel corso di molti decenni di impegno associativo e di servizio; tra queste le centinaia di strutture di Patronato diffuse in tutti i principali Paesi meta di flussi emigratori dall’Italia.
  • Questa Guida vuole essere un agile strumento di orientamento informativo per le generazioni di nuova e più recente emigrazione nel loro percorso di insediamento e di integrazione lavorativa nei Paesi di arrivo e contribuire a connettere questi giovani con la vasta rete di presenze organizzate all’estero che sono cresciute nel corso di molti decenni di impegno associativo e di servizio; tra queste le centinaia di strutture di Patronato diffuse in tutti i principali Paesi meta di flussi emigratori dall’Italia.
  • Il volume focalizza l’attenzione sul rapporto intercorso tra la crisi pandemica Covid-19 – iniziata nel marzo 2020 e ancora sotto osservazione delle autorità sanitarie nazionali e mondiali, sebbene con caratteristiche molto differenti rispetto al biennio precedente – e l’impatto differenziato che essa ha determinato nelle comunità italiane all’estero. Tale correlazione è stata affrontata coinvolgendo studiosi, sindacalisti e operatori sociali di nazionalità italiana che vivono e lavorano in altri Paesi europei e nelle Americhe. Le loro argomentazioni offrono uno spaccato significativo che permette di comprendere quali sono stati i punti di forza e di debolezza degli interventi di ricovero socio-sanitario messi in campo dalle istituzioni dei Paesi esteri di residenza abituale, ed anche quelli delle istituzioni italiane. Queste ultime – come il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero impegnati, l’Unità di crisi della Farnesina, ai Com.It.Es., le Associazioni italiane e i Patronati – hanno instancabilmente, anche in regime di volontariato, operato per assicurare sostegni di diversa natura a centinaia di migliaia di cittadini italiani distribuiti nei cinque diversi continenti.