• L’articolo presenta i principali risultati raccolti dalla ricerca Vita da professionisti, dedicata ai bisogni e alle aspettative dei professionisti non dipendenti, di qualsiasi settore, che operano con qualsiasi forma contrattuale, principalmente lavoratori autonomi con partita Iva. Sono qui presentati i principali aspetti che caratterizzano il lavoro dei professionisti: le condizioni di lavoro, gli aspetti economici e retributivi, gli obiettivi di cambiamento e di miglioramento che i lavoratori chiedono al sindacato.
  • La complessità che emerge nell’esplorazione delle figure professionali e delle situazioni di precariato che connotano il settore artistico e dello spettacolo musicale è la chiave di lettura per comprendere gli ambiti entro cui si muovono i musicisti, fluttuanti tra la libertà creativa – condizione essenziale per l’artista – e la difficoltà lavorativa che spesso la limita. L’instabilità occupazionale, conseguenza di politiche culturali non sintonizzate e dell’assenza di percorsi di formazione specifica, viene sentita dagli artisti intervistati in modi diversi, al confine tra opportunità e limite.
  • L’articolo analizza le dinamiche della precarietà del lavoro in un settore – come quello dei servizi di pulizia – cresciuto con l’outsourcing di attività da parte di imprese e pubbliche amministrazioni. Si tratta inoltre di un settore labour intensive, in cui prevalgono le occupazioni low skill. Basandosi sui risultati di uno studio di caso, l’analisi si sofferma soprattutto sui meccanismi che producono precarietà del lavoro. Emerge il ruolo sempre più rilevante delle «terze parti», dei clienti/committenti privati e, ancor di più, pubblici.
  • Lo scopo di questo contributo è quello di definire il sistema dei voucher quale elemento del più ampio processo di gratuitizzazione del lavoro. Per farlo, nella prima parte mi concentro sulle coordinate soggettive e oggettive del processo di gratuitizzazione del lavoro e di desalarizzazione. Nella seconda, invece, entrerò nel vivo della questione voucher concentrandomi su quelle stesse coordinate, così come emerse dal terreno in occasione di una ricerca sul lavoro accessorio nel bolognese.
  • Su vantaggi e svantaggi di diversi livelli di contrattazione esistono teorie, analisi e risultati spesso divergenti. L’analisi di Calmfors e Driffill nel 1988 riteneva che i sistemi centraliz- zati o decentralizzati dessero risultati macroeconomici migliori. Molti ancora oggi danno per confermate queste conclusioni senza considerare i vincoli che il modello richiedeva. La ricerca successiva spesso non ha confermato i risultati. Gli effetti della struttura contrattuale sulla performance aziendale sono meno analizzati, per questo si riportano i risultati della ricerca di Braakmann e Brandl che dimostrano la superiorità, per gli incrementi di produttività aziendale, dei sistemi a due livelli contrattuali regolati negli ambiti di competenza. In Italia per lunghi anni è mancata una rilevazione nazionale sulla presenza e sulle caratteristiche della contrattazione aziendale, mentre il dibattito sulla necessità di modificare la struttura contrattuale era acceso. Finalmente nel 2013 l’Istat ha condotto un’indagine, ma è stata poco utilizzata, e soprattutto non sono stati forniti i microdati che avrebbero favorito un’elaborazione dettagliata e una seria discussione basata sui dati.
  • Lo scopo dell’articolo è di illustrare le attuali caratteristiche del movimento sindacale brasiliano. Il Brasile è uno dei paesi del cd. gruppo delle economie emergenti (Brics) che ha una lunga tradizione nel sindacato corporativo, complice anche l’avvento della dittatura militare per un lungo periodo della sua storia recente (1964-1985). Tale tradizione è rimasta sostanzialmente invariata anche con la fine del regime militare ed è attualmente incentrata sul sindacato unico e sull’assenza della contrattazione collettiva nazionale di categoria. All’inizio degli anni duemila con il miglioramento della situazione economica e l’avvento di governi guidati dal PT i sindacati hanno ritrovato un nuovo protagonismo e hanno tentato di riformare, non riuscendovi, il sistema sindacale ancora fortemente ancorato al modello corporativo. La crisi economia e politica, degli ultimi anni, ha posto però nuovamente il sindacato di fronte a nuove sfide. La nuova coalizione di governo di centro-destra salita di recente al potere, attraverso quello che è stato definito un golpe istituzionale, si è posta l’obiettivo, per uscire dalla crisi economica, di flessibilizzare ulteriormente il mercato del lavoro, di ridurre la spesa pubblica con pesanti tagli al sistema della protezione sociale, e di rivedere il modello di negoziazione sindacale vigente secondo l’ipotesi che il contenuto della contrattazione aziendale possa prevalere sulla legge.
  • Il campo di studi sulle professioni ha riguardato prevalentemente le occupazioni basate su una conoscenza acquisita attraverso un lungo percorso di istruzione ad alto livello e un percorso di formazione specifica per l’esercizio professionale. Tuttavia i cambiamenti avvenuti nelle economie sembrano aver modificato il rapporto tra professioni-Stato-organizzazioni, favorendo lo sviluppo di una nuova categoria composta da lavoratori che hanno l’ambizione (la necessità) di agire «come professionisti», spesso senza avere i requisiti necessari per accedere allo status di professionisti riconosciuti nel senso classico del termine. Le questioni che nascono nella sociologia delle professioni, in modo specifico per le professioni liberali o intellettuali, richiedono, oggi, alla prova dei cambiamenti avvenuti nelle economie, nelle forme di organizzazione e di regolazione del lavoro, nelle modalità di accesso alla conoscenza in tutti i paesi industrializzati, alcune riformulazioni tematiche. Questo articolo intende esplorare, facendo ricorso agli strumenti della sociologia delle professioni e del lavoro, l’intreccio tra professionalismo e organizzazione, cercando di evidenziare i fattori attraverso i quali i lavoratori, siano essi professionisti in senso stretto o lavoratori della conoscenza in senso più ampio, ridefiniscono oggi sia la propria giurisdizione professionale in rapporto a contenuti del lavoro che cambiano, sia quale ruolo assumano, in tale processo, le nuove forme di produzione di conoscenza e di apprendimento.
  • L’articolo analizza l’insicurezza delle carriere lavorative, coniugando il dato alla qualità del lavoro dei lavoratori temporanei, in termini di mansioni, competenze e possibilità di incidere sulle decisioni che riguardano l’organizzazione. È stata effettuata una ricerca comparativa, mettendo in evidenza le differenze tra modelli di capitalismo. Le analisi sono state condotte elaborando i dati presenti nelle cinque indagini della European Working Conditions Survey.
  • Lo studio del processo di professionalizzazione è uno dei temi portanti della sociologia del lavoro, il celebre contributo di Wilensky nel 1964 ha segnato lo sviluppo del dibattitto sull’evoluzione dei gruppi professionali. Tuttavia, la crescita dei cosiddetti knowledge worker che non si riconoscono nel percorso tipico delle professioni regolamentate, ha messo in crisi la capacità euristica del modello proposto da Wilensky, proprio perché il ruolo una volta svolto dalle associazioni professionali è sempre più giocato dal mercato e dalle organizzazioni. Il presente contributo vuole discutere queste problematiche, affrontandole dal punto di vista di una professione emergente come la consulenza di management. Alla luce dei recenti cambiamenti introdotti nella regolazione pubblica delle professioni non regolamentate (legge n. 4/2013), si discuterà il ruolo delle associazioni professionali in un processo di professionalizzazione atipico, che passa prevalentemente per il successo di mercato e la definizione di strategie di branding più che attraverso la partecipazione collettiva a organismi formati da pari.